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Il questionario sul bullismo: gli scopi

6 LA RICERCA E I RISULTATI

6.3 Il questionario sul bullismo: gli scopi

6.3.1 Una analisi di tipo fenomenologico.

Come discusso nei capitoli precedenti al presente il termine bullismo è entrato a far parte del lessico comune, con una serie di accezioni, di connotazioni e di si- gnificati delle volte piuttosto lontani da quello assegnato dalla ricerca scientifi- ca. Sono bulli, infatti, per i programmi televisivi o per la maggior parte dei gior- nali i ragazzi che compiono atti di teppismo all'interno della scuola, coloro che guidano in modo spericolato o si vestono in modo piuttosto appariscente.

Ciò nonostante nel primo capitolo sono stati individuati quelli che sono gli ele- menti essenziali unanimemente ritenuti dalla letteratura mondiale come le com- ponenti che denotano l'atto di bullismo.

Essi sono:

1) l'atto lesivo, a sua volta diviso in fisico, verbale o indiretto; 2) La ripetizione nel tempo di tale atto lesivo;

3) la sproporzione tra chi perpetra tale atto e chi lo subisce;

4) i soggetti che perpetrano tale azione lesiva (il singolo o il gruppo); 5) l'elemento psicologico del senso di oppressione patito dalla vittima; 6) l'elemento psicologico del piacere di danneggiare provato dal bullo.

È nostro interesse verificare quali e quanti tra questi elementi sono presenti nel- la descrizione che gli intervistati compiono quando vengono somministrate le due domande aperte del questionario :” secondo lei cosa è il bullismo?” e “ cosa ne pensa di questo fenomeno di cui tutti parlano?”. Oltre a verificare quali tra gli elementi della definizione canonica di bullismo sono presenti all'interno del- le descrizioni date dagli intervistati scopo ulteriore è quello di applicare un ap- proccio di tipo fenomenologico all'argomento studiato .Con il termine fenome- nologico intendiamo ciò che Berger e Luckman descrivono come: “quello che la gente conosce come realtà della vita quotidiana a livello pre- teoretico e non teoretico” (Berger e Luckman , citati in G. Gennaro, 1997, 73) , ossia quella che Gennaro definisce una conoscenza di senso comune (G.Gennaro ,cit.).

6.3.2 Una verifica delle ipotesi delle lacune del super io della Johnson

Quella che è dà considerarsi come la parte centrale della presente ricerca è quella riguardante il concetto di lacune del super io, elaborato dalla psicologa statunitense A.M. Johnson e ampiamente descritto nel terzo capitolo.

Tale verifica avviene mediante i 13 items centrali all'interno del questio- nario.

Il primo mira a verificare la supposta continuità tra la lacuna del super io del genitore è quella del figlio, domandando se egli - il genitore - da giovane si sia comportato, o si sia trovato in procinto di comportarsi da bullo.

Il secondo gruppo di item ha lo scopo di verificare la sussistenza di una modalità educativa di tipo permissivista , ampiamente descritta nella casistica esaminata dalla Johnson. Molto spesso tale approccio permissivista si accompa- gnava , secondo la scienziata statunitense, a tutta una serie di scuse - è una fase della crescita - o paure - meglio non far sentire in colpa il bambino - che ne se- gnavano la sicura riuscita .

Tale gruppo di domande è composto dal quesito riguardante l'opportunità di condannare il comportamento da bullo o se esso possa essere tollerato in quanto trattasi di una fase della crescita del ragazzo che verrà superata in età adulta; da quello che chiede se sia opportuno colpevolizzare i ragazzi anche quando sbagliano, da un'altro riguardante le modalità di gestione del conflitto tra ragazzi con o senza l'intervento di un adulto e, per finire, da uno più esplici- to riguardante quale stile educativo sia più opportuno tenere con i propri figli.

Un altro gruppo di domande ha lo scopo di accertare in che misura il ge- nitore è orgoglioso del comportamento da bullo del proprio figliuolo e se prova piacere nella descrizione di tali episodi. Infatti, si chiede in quale quantità - da 1 a 10 - il genitore è soddisfatto del proprio figlio. Un'altra domanda, sempre fa- cente parte di questo gruppo, è stata impostata, invece, in maniera proiettiva. In- fatti si è domandato se, secondo loro, la maggior parte dei genitori venissero a conoscenza del comportamento da bullo del proprio figlio, sotto sotto ne sareb- bero orgogliosi. Infine si è chiesto al genitore se fosse a conoscenza di episodi di bullismo e, in caso affermativo, quali fossero i particolari che lo avessero colpito.

L'ultimo gruppo di domande riguardante la teoria della Johnson tratta le forme genitoriali di ostilità e ipercontrollo. Quest'ultimo è stato operazionaliz- zato con la domanda : “ quando si vieta qualcosa ai ragazzi occorre verificare subito che obbediscano alle istruzioni impartite oppure si deve lasciare che agi- scano e solo dopo un buon lasso di tempo verificare se le istruzioni sono state rispettate”. L'ostilità genitoriale e gli atteggiamenti svalutativi sono , invece, stati operazionalizzati indagando le motivazioni che, potremmo definire gene-

comportamento .Esse in realtà servono ai genitori come scusa per giustificare il comportamento ostile e svalutativo nei confronti del figlio mirante a trasformar- lo nel capro espiatorio . Infatti, come ampiamente esposto nel secondo capito- lo, spesso la madre identificava il figlio con un parente del marito che ha avuto una carriera deviante - tipicamente uno zio finito male- .I quesiti che compon- gono questo gruppo sono quello riguardante la somiglianza del figlio all'intervi- stato o all'altro genitore e quello riguardante la somiglianza nei difetti a parenti dell'intervistato o del coniuge.

6.3.3 Verificare in che termini i genitori sono coscienti dei comportamenti dei propri figli bulli

Si chiede se credano che il loro figlio abbia necessità di essere difeso, possa cadere vittima di atti di bullismo ed infine, possa comportarsi, magari tra- scinato da altri, da bullo.