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Il lavoro non standard

Nel documento I TEMPI DELLA VITA QUOTIDIANA 2 (pagine 73-76)

Le dimensioni del benessere legate ai tempi di vita

3. LA CONCILIAZIONE TRA I TEMPI DI VITA 1

3.2 I bilanci del tempo e la conciliazione dei tempi di vita degli occupati

3.2.2 Il lavoro non standard

Finora si è descritta la composizione e l’articolazione di un giorno medio settimanale delle persone occupate, di quanti cioè hanno dichiarato di aver svolto almeno un’ora di la-voro nella settimana precedente l’indagine. Tuttavia, soltanto una parte degli occupati svol-ge il proprio lavoro nella tradizionale architettura della giornata feriale, caratterizzata da una chiara distinzione tra tempi di lavoro e non lavoro e da una articolazione degli orari di inizio e fine della giornata lavorativa piuttosto strutturata. Per una parte consistente di occupati la giornata è molto più variabile sia per quanto riguarda le ore in cui si svolge l’attività sia per il tipo di giorno (feriale, prefestivo o festivo).

4 Le differenze di genere nel tempo dedicato al lavoro retribuito e al lavoro familiare sono notevoli. Per una analisi approfondita si veda capitolo 2.

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% 04:00 04:30 05:00 05:30 06:00 06:30 07:00 07:30 08:00 08:30 09:00 09:30 10:00 10:30 11:00 11:30 12:00 12:30 13:00 13:30 14:00 14:30 15:00 15:30 16:00 16:30 17:00 17:30 18:00 18:30 19:00 19:30 20:00 20:30 21:00 21:30 22:00 22:30 23:00 23:30 00:00 00:30 01:00 01:30 02:00 02:30 03:00 03:30

Lavoro Lavoro familiare Studio Spostamenti Tempo libero Cura personale

Figura 3.5 - Frequenza cumulata degli occupati impegnati nelle diverse attività quotidiane durante un giorno feriale per unità di tempo (indicatore Unece) - Anni 2013-2014 (valori percentuali)

L’Italia, con il 41,8 per cento di occupati che lavorano in orari atipici5 nel 2014, è tra i paesi dell’Ue con il più alto tasso di lavoratori che svolgono la propria prestazione con una organizzazione oraria non standard (Figura 3.6).

Nel 2014, secondo le stime provenienti dalla Rilevazione sulle forze di lavoro, nell’arco delle 4 settimane precedenti l’intervista, un occupato su 5 ha lavorato almeno una volta in orario serale (tra le 20 e le 23) ed uno su dieci ha lavorato di notte (dopo le 23). Il lavoro serale e notturno non sono soluzioni occasionali per i lavoratori coinvolti: il 15,3 per cento di chi ha lavorato di sera e il 7,8 per cento di chi ha lavorato di notte lo ha fatto 2 o più volte a settimana (su un totale, rispettivamente, di 19,8 per cento e 10,5 per cento).

Il lavoro è organizzato su turni, che comportano una variabilità degli orari e/o dei giorni, per il 18,3 per cento di occupati; quasi la metà degli occupati (43,2 per cento) ha lavorato di sabato almeno una volta nel corso del mese e il 19,7 per cento di domenica6.

Gli uomini sono più esposti al lavoro in orari disagiati, anche in virtù di una normativa che regolamenta e limita il ricorso al lavoro notturno femminile; le differenze sono meno nette per il lavoro nei giorni festivi e prefestivi. La Rilevazione sulle forze di lavoro rileva informazioni relative ad un periodo definito7 e a comportamenti abituali dei rispondenti e fornisce una stima dei principali aggregati dell’offerta di lavoro. Con le informazioni derivate dai diari giornalieri è possibile aggiungere a queste informazioni una stima più accurata del

5 Vengono definiti orari atipici quelli che prevedono un lavoro serale (dalle 20 alle 23), notturno (dopo le 23), a turni, di sabato o di domenica.

6 Lavoro su turni, serale e notturno, nei giorni festivi sono solo alcuni dei regimi orari “non standard” che processi come l’avanzare della società terziaria e la crescente discontinuità dei flussi produttivi hanno contribuito a far crescere. Tra le possibili forme di orario di lavoro non standard rientrano anche le diverse forme di part time, il lavoro straordinario, il monte ore su base annua e non settimanale, le diverse forme di flessibilità oraria connesse alle esigenze organizzative delle aziende. Poco o per nulla standardizzata risulta essere inoltre l’articolazione oraria delle diverse forme di lavoro parasubordinato. In questo capitolo, tuttavia, la definizione di lavoro non standard si limita a quella proposta dalle linee guida Unece e seguita anche da Eurostat con la pubblicazione degli indicatori qui esaminati.

7 La settimana precedente all’intervista per quanto riguarda la definizione degli occupati; le 4 settimane precedenti per le persone in cerca di lavoro.

4,5 2,7 8,0 5,7 15,3 7,8 35,2 14,0 18,3 41,8

Serale Notturno Turni Sabato Domenica Atipici

A volte Spesso Totale

Figura 3.6 - Occupati con orario di lavoro atipico per tipologia di regime orario e giorno lavorativo (indicatori Unece) - Anno 2014 (valori percentuali)

numero di ore lavorate, identificare quanti hanno effettivamente svolto la propria prestazio-ne al di fuori della cornice temporale standard e analizzare la composizioprestazio-ne e il ritmo delle loro giornate lavorative.

Restringendo quindi l’analisi ai diari in cui è presente almeno un episodio lavorativo risulta che, in un giorno medio settimanale, la durata effettiva dell’attività lavorativa retri-buita è di 7h33’ (Figura 3.7). Esistono però delle differenze nei tempi di lavoro a seconda dei diversi regimi orari di lavoro settimanale in cui si è inseriti. La giornata lavorativa di quanti prestano la propria attività in orario standard – definita secondo le indicazioni delle linee guida Unece qui seguite come svolta dal lunedì al venerdì tra le 8:00 e le 18:00 – è più breve rispetto a quella dei lavoratori non standard (7h26’ contro 8h20’), che risultano cioè a lavoro tra le 18:00 alle 8:00. Il lavoro in orari disagiati interessa una casistica articolata di lavoratori e ha effetti diversi sulle loro vite: accanto a quanti sono obbligati al lavoro serale o notturno per la natura stessa del settore in cui sono occupati (si pensi agli esercizi commerciali o al settore della ristorazione e dell’intrattenimento che per loro stessa natura prevedono il protrarsi dell’attività oltre le 18:00) ci sono i casi di lavoro straordinario o di sconfinamento del lavoro nella vita privata, di occupati cioè che dichiarano di lavorare al di fuori degli orari e dei luoghi tradizionalmente a ciò deputati (si veda paragrafo 3.3). Hanno invece orari di lavoro mediamente più brevi quanti lavorano nel fine settimana: chi ha lavo-rato di domenica è stato impegnato per 6h12’, di sabato 6h44’.

L’analisi dei diari permette inoltre di analizzare come la modulazione dell’orario di lavo-ro sia diversa in un giorno prefestivo o festivo rispetto a quello feriale (Figura 3.8). La curva della partecipazione alle attività lavorative (la quota cioè di occupati che in quell’intervallo di tempo sta lavorando) per chi ha un lavoro standard ha un andamento con una partecipazio-ne massima partecipazio-nelle ore centrali del mattino che arriva al circa il 95 per cento, un calo partecipazio-nelle ore prossime al pranzo ed una ripresa più contenuta nelle ore pomeridiane. Questo andamento è comune anche ai lavoratori non standard ma la differenza tra quanti lavorano di mattina e

7:33 6:44 6:12 7:26 8:20 1:46 1:53 1:48 1:49 1:36 1:32 1:34 1:24 1:36 1:24 2:52 3:22 3:38 2:48 2:45 10:14 10:24 10:54 10:19 9:52

Totale (a) Lavoratori del sabato Lavoratori della domenica Lavoratori standard Lavoratori non standard Lavoro Lavoro familiare Studio Spostamenti Tempo libero Cura personale

Figura 3.7 - Composizione della giornata della popolazione di 15 anni e più che ha svolto attività lavorativa per tipologia di regime orario e tipo di giorno lavorativo (indicatore Unece) - Anni 2013-2014 (durata media generica in ore e minuti)

Fonte: Indagine Uso del tempo

quanti di pomeriggio è più contenuta e il calo della partecipazione in corrispondenza della pausa pranzo è molto meno accentuato.

Nel week end la giornata lavorativa inizia mediamente un po’ più tardi e finisce dopo: i livelli di partecipazione all’attività lavorativa di sabato e domenica, che nell’arco della giornata sono sempre più bassi rispetto a quelli dei lavoratori standard, dopo le 18:00 sono più elevati di quelli registrati nei giorni feriali. La domenica in particolare, per effetto dell’incidenza di oc-cupati nei servizi della ristorazione e dell’intrattenimento, oltre il 17 per cento degli ococ-cupati lavora anche dopo le 21:00, percentuale che per i lavori standard è pari solo al 2,3 per cento.

Tra i lavoratori non standard feriali rientrano coloro che lavorano nelle ore serali e not-turne, infatti il 16,0 per cento degli occupati lavora alle 21:00 e una quota simile alle 6:00 del mattino.

Nel documento I TEMPI DELLA VITA QUOTIDIANA 2 (pagine 73-76)