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Le condizioni di vita dei minori migranti

La decisione di migrare verso le città principali del proprio paese o d’intraprendere viaggi anche di parecchi mesi verso altri paesi da parte di minori, soprattutto adolescenti, è determinata da vari fattori che possono essere di natura sociale, individuale o anche dovuti al contesto ambientale in cui questi ragazzi si ritrovano a vivere. Dal Rapporto dell’UNICEF del 201126, titolato “Adolescenza. Il tempo delle opportunità”, viene messo in risalto che nel mondo sono circa 33 milioni i bambini e gli adolescenti che emigrano con le loro famiglie e da soli. Il gruppo dei minori di 20 anni costituisce la fascia più rappresentativa delle migrazioni provenienti dall’Africa (28%), dall’Asia e Oceania (20%). Infatti, come descritto nel primo capitolo, questi sono i due continenti che presentano la popolazione più giovane a livello mondiale. Dalle stime delle Nazioni Unite sulla popolazione, riprese dal Rapporto Unicef già citato, gli adolescenti, fra una fascia d’età dai 10 ai 19 anni, rappresentavano il 18% della popolazione mondiale nel 2009 e un adolescente su sei vive nei paesi meno sviluppati, soprattutto in Africa e in Asia. Si stima inoltre che entro il 2050, circa il 70% di questi minori andrà ad abitare in zone urbane, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Ma quali sono i rischi per la sopravvivenza di questi ragazzi? Innanzitutto le condizioni di vita e di salute che spesso sono precarie e sebbene siano stati fatti dei progressi a livello di vaccinazioni dei bambini, ancora molti sono i rischi a cui possono essere soggetti gli adolescenti. Dovuti alla scarsa e sana nutrizione, soprattutto delle ragazze rispetto ai ragazzi, che le rende più deboli anche considerando che in determinate culture viene acconsentito il matrimonio di bambine. Questo significa affrontare sia rapporti sessuali che le espongono a malattie virulente e anche mortali, sia a gravidanze precoci che mettono a serio rischio la vita sia del neonato, sia della

26 Cfr. Unicef (2011), La condizione dell’infanzia nel mondo. Adolescenza. Il tempo delle

opportunità, in: www.unicef.it/Allegati/Condizione_infanzia_nel_mondo_2011.pdf. Si confronti anche Unicef (2012) , Progress for children. A report card on adolescents, nr.10, in:

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madre-bambina. Nel campo di ricerca svolto, ho incontrato nella comunità di Catania (Acireale), l’unica minore straniera non accompagnata. Dall’intervista con il responsabile della sua comunità per ragazze, viene descritta la fuga di questa minorenne per non doversi sposare con un uomo adulto e violento che la voleva in moglie, pena aver ucciso tutta la sua famiglia. Da lì è iniziato il lungo viaggio migratorio di S. fino ad arrivare in Libia e poi in Italia a Lampedusa. “S. parte da...dalla Somalia a gennaio 2011 per motivi legati alle guerre interne, tra la fazione estremista dell' Eshabab e il governo nazionale. Questo governo, non c'è governo in Somalia, quindi questo gruppo terrorista che poi è fondamentalista, che governa in qualche modo in maniera indiretta o comunque fa il bello e il cattivo tempo, aveva chiesto, uno di questi, aveva chiesto in moglie S.. Questa, lei chiaramente aveva negato questa possibilità, questo esponente di questa corrente ha detto:"O tu te ne vieni con me immediatamente o io uccido tuo padre e tuo fratello." [Fanio, 23:25]. Inoltre, in condizioni socio economiche di povertà, per gli adolescenti e soprattutto per le loro famiglie, diventa un lusso il poter consentire ai propri figli di proseguire gli studi alla scuola secondaria. Infatti, anche i ragazzi che ho incontrato nei vari contesti della ricerca sul campo, presentavano una condizione di base di scarsa scolarizzazione. Il più delle volte avevano abbandonato la scuola per andare a lavorare ed aiutare la propria famiglia, o perché erano finiti per strada. Solo in rari casi, alcuni dei MSNA avevano ricevuto una buona scolarizzazione nel proprio paese d’origine poiché avevano una famiglia agiata, ma per motivi relazionali poi questa rete familiare si era sfaldata e loro si erano ritrovati ad immigrare e soprattutto in una comunità d’accoglienza in Italia. Nel Rapporto Unicef 2009 si precisa che sebbene ci sia stata una massiccia campagna per promuovere la frequentazione della scuola primaria a livello mondiale, molti milioni di adolescenti non l’hanno completata e questo non ha permesso poi di poter accedere alla scuola secondaria ed avere una migliore istruzione con cui confrontarsi poi con la società dove vivono. Questo dato è soprattutto molto pesante in Africa, dove più di 70 milioni di adolescenti non vanno a scuola e questo dato interessa i paesi della fascia sub sahariana27.

27 In un articolo uscito su Repubblica.it del 09 settembre 2013, viene analizzata dalla giornalista,

Marta Rizzo, la situazione dell’analfabetismo in Africa. “Gli analfabeti sono 776 milioni. Il 75% si trova in Africa e Asia”, titola e aggiunge poi all’interno:” In molti paesi poveri, i bambini sono costretti ad abbandonare la scuola a causa di diversi fattori, tra cui il lavoro minorile, che coinvolge circa 150 milioni di bambini in età compresa tra i 5 e i 14 anni (il 30% della

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Sommando i quasi 69 milioni di bambini che non frequentano la scuola primaria agli adolescenti che hanno abbandonato la scuola secondaria o non l’hanno mai iniziata, si arriva ad una cifra ragguardevole e che dovrebbe far riflettere sull’efficacia delle politiche messe in atto a livello internazionale per combattere l’analfabetismo. In Africa, in particolar modo, del totale degli adolescenti che non frequentano la scuola secondaria, il 54% è rappresentato dalle ragazze. Il 38% poi degli adolescenti nell’Africa sub sahariana non si è mai iscritto alla scuola secondaria28. Gli adolescenti che non vanno a scuola, vanno a lavorare. Nelle società tradizionali le ragazze come detto sopra iniziano presto ad occuparsi delle faccende domestiche e dei fratelli più piccoli. I ragazzi magari sono impiegati nell’agricoltura o ai pascoli. Ma si assiste anche al fenomeno dell’abbandono delle aree rurali per recarsi nelle periferie delle aree urbane per poter trovare lavoro per mantenere se stessi e la propria famiglia. Il Rapporto più volte citato dell’UNICEF, stima che siano circa 150 milioni di bambini fra i 5 e i 14 anni che sono sfruttati in qualche tipo di occupazione lavorativa, senza alcuna protezione e sicurezza. Purtroppo questi minori sono anche vittime di soprusi e di violenze e possono entrare nei circuiti illeciti dello sfruttamento, della tratta gestita dalle organizzazioni criminali internazionali che lucrano su queste vittime che non si possono difendere e che vivono nell’anonimato, in clandestinità29. Nell’analizzare le condizioni dell’infanzia a livello internazionale, UNICEF nel suo Rapporto del 2012, descrive quali siano le situazioni di disagio che i minori migranti si trovano ad affrontare quando arrivano in aree urbane. Si legge nel terzo capitolo: “ Secondo una recente analisi di dati censuari e familiari provenienti da 12 nazioni, un bambino migrante su cinque tra i 12 e i 14 anni, nonché metà di quelli tra i 15 e i 17, si sono trasferiti senza genitori. Spesso i bambini e i giovani seguono modelli migratori consolidati. In Africa occidentale e in Asia meridionale, dove le

popolazione dell’Africa sub-sahariana); la povertà; l’analfabetismo dei genitori e la mancanza di infrastrutture. Asia meridionale e Africa sub sahariana, rispettivamente con 19 e 32 milioni di bambini analfabeti, raggruppano il 75% dei bambini analfabeti a livello mondiale, 53% dei quali sono bambine”, Repubblica.it, in:

http://www.repubblica.it/solidarieta/emergenza/2013/09/09/news/gli_analfabeti_sono_776_milioni _il_75_si_trova_in_africa_e_asia-66214298/, consultato il 14 luglio 2013.

28 Cfr. United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization Institute of Statistics

(2010), Out-of-School Adolescents, UIS, Montreal.

29 Cfr. Save the Children (2013), I piccoli schiavi invisibili. Dossier tratta 2013, in:

www.minori.it/sites/default/files/dossier_tratta_2013.pdf.

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percentuali di migrazione infantile indipendente sono particolarmente elevate, la maggior parte dei bambini migranti lascia la propria casa tra i 13 e i 17 anni. Molti di loro crescono in zone rurali degradate dove è comune viaggiare in cerca di lavoro per integrare il reddito familiare per una parte dell’anno, soprattutto nei periodi di crisi, o per più tempo. Si ritiene che, nella solo India, almeno quattro milioni di bambini migrino stagionalmente, da soli o con le famiglie”30. Gli studi di caso raccolti con questa ricerca confermano quanto questo Rapporto ribadisce in merito alle cause che portano questi minori a migrare: “l’emigrazione è un tentativo di assicurarsi una vita migliore, in termini di opportunità economiche o educative, o semplicemente di fuggire dalla povertà. Altri si trasferiscono a causa di circostanze familiari […], oppure in seguito a conflitti o disastri naturali e alla penuria di cibo”31. Scappare di casa perché le condizioni familiari non permettono un clima sereno è un argomento che avevo affrontato in passato con la mia precedente tesi riguardante i ragazzi di strada in Romania. Il passato comunista e le folli politiche economiche e sociali del regime, avevano affamato la popolazione e le famiglie non avendo di che sfamare i propri figli o li abbandonavano negli istituti o i bambini stessi cercavano condizioni di vita migliori nelle periferie delle città ed in particolar modo della capitale Bucarest32. La realtà degli street children purtroppo è diffusa a livello internazionale e spesso si abbina alla denominazione di MSNA: diventano due volti della stessa medaglia. Nel paese di origine si vive per strada, poi per qualche motivo si decide di migrare e si diventa un minore straniero non accompagnato. Ma l’identità del minore rimane la stessa, ossia, è una storia di vita che continua e alla quale si attaccano delle etichette sociologiche, dietro alle quali a volte si perdono le necessità e i bisogni affettivi e relazionali che questi minori non hanno mai conosciuto o hanno dimenticato a causa delle loro precarie condizioni di vita. In questi anni vi è anche un altro fenomeno che causa anche enormi disastri nel mondo: il cambiamento del clima a livello mondiale. Solo qualche settimana si è assistito alla forza del tornado che ha devastato le Filippine e quasi contemporaneamente, in uno stesso giorno, ottanta tornado interessavano tutti gli Stati Uniti. Tutte queste calamità

30 UNICEF (2012), La condizione dell’infanzia nel mondo 2012. Figli delle città, pp. 35 – 36, in:

www.unicef.it/Allegati/SOWC_2012_ITA.pdf , consultato il 15 luglio 2013.

31 Ivi, p. 36, consultato il 15 luglio 2013.

32 Lucia De Marchi (2009), Tesi di Laurea in Lettere e Filosofia, Parada. Dalla povertà alla

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naturali, associate a fenomeni come quelli della siccità che durano da anni, sono alla base di enormi masse di profughi che si devono spostare per ricostruire una propria vita. Il Rapporto Unicef 2011 sull’adolescenza affronta anche questo argomento e lo descrive come una vera e propria sfida con cui le generazioni sia attuali, sia future dovranno confrontarsi. Secondo questo Rapporto, sono due gli elementi che gravano sugli adolescenti dovuti ai cambiamenti climatici. Innanzitutto le conseguenze dirette dei tentativi per mitigare il clima, si abbatteranno sulle giovani popolazioni delle aree maggiormente interessate da questi fenomeni naturali. In secondo luogo, il peggioramento del clima può portare ad un’esasperazione delle condizioni di vita delle popolazioni e l’inasprimento dei conflitti per il controllo dei territori e delle risorse33.