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Sicilia Nella terra degli sbarchi (01 – 14 ottobre 2012)

4.6 La sperimentazione del LabCity

4.6.5 Sicilia Nella terra degli sbarchi (01 – 14 ottobre 2012)

La realtà incontrata in Catania è stata molto diversa per certi aspetti dagli altri contesti che avevo già conosciuto nei vari momenti di ricerca sul campo. I ragazzi che erano presenti nella struttura di Aci Reale per la maggior parte erano arrivati dalla struttura realizzata ad hoc dalla Croce Rossa a Marina di Massa per affrontare l'Emergenza Nord Africa. Quindi i minori provenivano da vari paesi africani ed erano per lo più partiti dalle coste libiche o tunisine per sbarcare poi a Lampedusa. Oltre a loro c'erano dei ragazzi bengalesi. Il gruppo era abbastanza numeroso e alquanto irrequieto per questioni legate alla concessione dell'asilo politico e l'avvicinarsi della maggior età per molti di loro. Avendo a disposizione due settimane di permanenza a Catania, ho sperimentato prima il laboratorio sul lavoro, che è stato seguito con attenzione da tutti i ragazzi, assieme a qualche operatore e dal mediatore culturale, che mi supportavano nella attività di traduzione e nel mantenere attento il gruppo. Nella seconda settimana, fra il 9 e l'11 ottobre, avevo fissato il LabCity. Le attività si svolgevano in una grande sala che fungeva anche da sala da pranzo o riunioni nella normale routine della comunità. Non avendo in trasferta la mia valigia blu, elemento coreografico del

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laboratorio, per introdurre i ragazzi al tema del “viaggio”, avevo scelto d’iniziare le attività facendo cantare il testo dei Litfiba “La mia valigia”. Era un modo ludico per iniziare l'attività del LabCity136, senza dargli la pesantezza della formalità di una lezione in classe. L'ambiente infatti dove si svolgevano i test erano le comunità e quindi contesti non formali di apprendimento. Era presente nelle varie attività anche Dante che si occupava della formazione dei ragazzi. Oltre ad aiutarmi in attività di segreteria – preparare le fotocopie, aiutarmi ad organizzare i tempi e capire gl'impegni dei vari ragazzi - dava una mano anche durante il laboratorio, se i ragazzi non capivano cosa fare. I tre giorni di svolgimento del programma non sono stati però consecutivi. L'ultimo giorno è dovuto slittare di 24 ore, perché durante i campi di ricerca sono varie le attività da svolgere e in particolare in questo non avevo la possibilità di ritornare facilmente a Catania. Ho dovuto giorno per giorno rivedere la mia agenda in modo da conciliare i vari appuntamenti e le modifiche dell'ultimo minuto. Non so se l'aver spezzato il ritmo sia stato il fattore che abbia influito sull'andamento della terza giornata. All'indomani, mentre allestivo la stanza, avevo notato che mancavano diversi ragazzi e quelli rimasti non avevano molta voglia di partecipare alle attività. Quel giorno poi Dario era a casa ammalato e il responsabile Luciano fra mille cose da fare non poteva anche affiancarmi. Durante tutta la mattinata i pochi ragazzi presenti erano alquanto nervosi e irrequieti. Dopo la presentazione dei singoli lavori, con qualche lamentela e disagio, la lettura della lettera di Lamia è stata difficile da poter svolgere. Quando dissi di aver incontrato la ragazzina marocchina e averla sentita leggere personalmente in Parlamento quello scritto, Hassan mi ha provocata dicendo:"Eh sì, chissà se è vero?! Facci vedere in internet". Non avendo la connessione non ho potuto far veder il video e quindi i ragazzi si sono insospettiti137. Il resto del gruppo che era assente era uscito per cercare lavoro. Nella tarda mattinata quando stavo per terminare le attività, i

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Quando anni addietro, avevo svolto uno stage per il progetto Erasmus dell’Unversità di Venezia presso la Fondazione Parada, Bucarest (2008), il capo animatore mi aveva insegnato che con i ragazzi di strada che per la prima volta venivano al centro diurno, applicava questa piccola regola:"Prima giochiamo e poi ti chiedo come ti chiami". Ossia prima entro in relazione con te, costruisco un rapporto di fiducia e amicizia e poi passo alle attività formali e formative.

137 Mi ero ripromessa da quell'esperienza di recuperare il video o comunque di far vedere ai

ragazzi il sito della Campagna Nazionale per la modifica della Legge sulla Cittadinanza. Non sempre però la visione è stata fattibile perché nei vari contesti mancava la connessione internet. Inoltre il tempo a disposizione non permetteva di aggiungere e quindi di modificare nuovamente l'ordine delle attività laboratoriali.

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ragazzi erano rientrati. La tensione era salita alle stelle in comunità perché volevano boicottare il BF finale sostenendo che loro andavano già a scuola. Luciano dopo poco ha indetto una riunione con tutto il gruppo e il personale presente. Io ero andata a sedermi in sala tv e da lì si sentivano bene le urla di entrambe le parti. I ragazzi da qualche giorno erano molto nervosi perché erano in attesa dei documenti e alcuni di loro avevano già compiuto diciotto anni. Non avevano prospettive per il futuro, si sentivano franare la terra sotto i piedi. La Commissione per la Concessione degli Asili Politici si riunisce nelle varie regioni italiane e l'attesa per chi sta aspettando i documenti, o meglio, di conoscere la propria sorte si faceva estenuante. Le comunità avevano le mani legare e non sapevano cosa rispondere alle insistenti richieste dei ragazzi, dettate dal loro stato d'animo. Dopo l'intervista ad Angela, l'assistente sociale della comunità di Catania, mi ribadiva che:

"i ragazzi sono sospesi in un limbo. La situazione è tragica per i ragazzi che devono aspettare. Tu gli chiedi come stai e loro ti rispondono Sto aspettando i documenti. Ma io ti ho chiesto altro. Però è il loro chiodo fisso" [nota di campo, 04 ottobre 2012].

La riunione è durata tanto, forse più di un'ora. I ragazzi erano andati in centro città in cerca di lavoro, senza chiedere l'autorizzazione a nessuno. Erano usciti e basta dalla comunità. Una sorta di protesta contro la situazione che stavano vivendo e che non accettavano. Luciano ha dovuto urlare molto, soprattutto con alcuni che volevano sapere a che punto erano le pratiche dei loro documenti. Poi sono state affrontate due questioni legate a quella mattinata: l'aver trasgredito alle regole della comunità in quella maniera e non aver partecipato alle attività previste per il mattino, ossia la conclusione del laboratorio sulla cittadinanza. Io sono stata chiamata a partecipare alla riunione verso la fine per un chiarimento con i ragazzi. E di nuovo ho dovuto parlare di responsabilità, di vita fuori dalla comunità, del mondo del lavoro e della scelta di non partecipare alle attività era un'occasione sprecata per dire e discutere anche dei problemi legati alle loro prospettive future. Le attività della terza giornata non sono state ripetute. I ragazzi mi avevano detto di raggiungerli per fare una passeggiata riconciliatoria, ma ormai era tempo di preparare le valigie e di fare nuove riflessioni alla luce di quest'ultima esperienza vissuta.

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"Mi trovo sempre con qualcosa che non va e a rimetterci è il risultato del laboratorio. I ragazzi non lo capiscono. Allora credo dovrò sperimentarlo, spiegando le varie fasi, ma soprattutto perché lo facciamo. Di sicuro devo: 1) capire meglio la legislazione italiana sulla cittadinanza; 2) foto di Roma [convegno "L'Italia sono anch'io"]; 3) avere un ritmo costante nel laboratorio. Es: se invece di saltare un giorno (giov) avessi terminato il lab. Sarebbe stato meglio perché i ragazzi forse non avrebbero avuto il tempo per pensare ad altro. Ma forse... perché le variabili in campo sono molte. Chi si aspettava che DAVIDE cadesse ammalato con la febbre? Comunque tempi brevi (2h- 2h 30); tre mezze giornate e tutte consecutive; un operatore sempre o quasi presente alle fasi del lab" [nota di campo del 13 ottobre 2012]