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Venezia Il secondo test (13 – 15 marzo 2013)

4.6 La sperimentazione del LabCity

4.6.6 Venezia Il secondo test (13 – 15 marzo 2013)

Il forte turnover dei MSNA nelle comunità, al quale anche la realtà di Tessera è soggetta, ha modificato sostanzialmente il gruppo di minori che hanno partecipato al secondo test del LabCity. Innanzitutto il gruppo era più ridotto perché era composto da sette ragazzi, di cui quattro di origine albanese-kosovara e tre bengalesi. Gli albanesi avevano un livello d'italiano migliore rispetto ai bengalesi. Infatti frequentavano i vari CTP di Venezia per conseguire la licenza media. Invece i bengalesi erano iscritti ad un corso pomeridiano di sola alfabetizzazione presso un'associazione di Venezia centro storico. La formula laboratoriale sperimentata è stata la stessa di Firenze e Catania. Ed erano presenti alle prime due giornate anche dei tirocinanti che hanno aiutato i ragazzi soprattutto nella fase della compilazione della scheda, e per quanto è stato possibile anche nel tenere il gruppo concentrato, nonostante l'irruenza di due, tre ragazzi. Il giorno più critico è stato l'ultimo, dovuto anche al fatto che uno dei loro educatori ha accompagnato un ragazzo che non aveva potuto partecipare alle due giornate precedenti e mi ha chiesto se poteva rimanere. Non è stato facile integrarlo e fargli capire il senso di quello che avevamo fatto e perché quando è entrato nella sala tv, si è trovato con un gruppo di ragazzi che stava cercando di intonare assieme la canzone dei Litfiba "La mia valigia". Comunque gli ho spiegato in maniera sommaria cosa stavamo facendo e ha cercato di partecipare anche attivamente alla discussione sulla cittadinanza. Purtroppo in comunità erano presenti in quel periodo un gruppo di ragazzi che non partecipavano a nessuna delle attività del mattino perché erano ospiti della pronta accoglienza. In particolare un ragazzo proveniente dall'Olanda, che gironzolava con le mani in tasca e cuffiette. Al gruppo avevo già concesso una pausa, credendo che avesse partecipato prima del mio arrivo al corso di alfabetizzazione. La discussione basata su riflessioni sulla lettera di Lamia era

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animata ed interessante. Il nuovo ragazzo era fra i più interessati ed esponeva le sue opinioni con fermezza e chiarezza fino a quando si è affacciato il ragazzo olandese ad una finestra e lo ha chiamato. Hanno iniziato così a chiacchierare fra di loro a tono sostenuto, disturbando l'attività in corso e la qualità della registrazione audio. Richiamato più volte, il ragazzo si è alzato in piedi e con fare brusco è uscito dalla stanza brontolando ad alta voce. Si sono messi a ridere e scherzare anche i kosovari sfruttando la situazione. Purtroppo li ho dovuti riprendere pesantemente e sospendere momentaneamente il laboratorio. Claudia con gli altri operatori erano in pausa caffè e quindi ho potuto parlare con lei della situazione che si era venuta a creare. Anche lei mi confermava che questo genere d'inconvenienti erano all'ordine del giorno e che anche lei era fortemente provata. Ho proposto di parlarne appena possibile con il loro educatore. Pietro giunto per il caffè, quando è stato informato di cos'era successo, ha scrollato le spalle dicendo che da una parte il fatto di dare una dimensione ludica – la canzone dei Litfiba - all'attività con questi ragazzi, favoriva una situazione poi d'ilarità e che comunque era da indagare l'aspetto culturale per capire meglio come improntare i percorsi educativi della comunità. Sebbene non abbia replicato, se mi è parsa condivisibile la seconda parte del suo commento – l'aspetto culturale – la prima parte mi è sembrata un giudizio frettoloso sull'attività che stavo svolgendo in quanto: 1) il laboratorio lo avevo già sperimentato con un gruppo più numeroso a Tessera e aveva dato tutt'altri risultati; 2) non si può giudicare l'attività complessiva di un laboratorio da tre minuti di presenza, in attesa di parcheggiare un ragazzo mentre è in corso la giornata conclusiva di un laboratorio, parte di una ricerca; 3) credo che la preoccupazione invece di focalizzarla solo sulla questione ludica e culturale, dovesse anche soffermarsi sul fatto che in comunità ci fossero dei minori che gironzolavano senza far niente e con la possibilità di disturbare attività di ricerca in corso, che solo lontanamente hanno il mero scopo di creare illarità fra i partecipanti. Renzo comunque ha raggiunto i ragazzi e ha fatto loro un discorso, che io ho sentito per metà. Anche lui però ha fatto fatica a tenere i ragazzi perché c'erano i due albanesi che continuavano a ridere per conto loro, non curandosi della situazione. L'attività del LabCity è ripresa ovviamente sottotono. Un ragazzo irritato e solito a comportarsi così anche a scuola, si era appoggiato al tavolo addormentandosi, mentre gli altri hanno seguito svogliatamente. Il BF è stato

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completato con scarsa partecipazione. Come si può spiegare la differenza di risultati non tanto in termini numerici, fra i due test di Tessera? E cosa emerge di significativo da tale confronto? Se da una parte le costanti sono rimaste pressoché identiche:

 ruolo dei conduttore del gruppo;

 contesto ambientale (comunità, sale utilizzate);

 programma attività del LabCity

Le variabili che hanno influenzato l'andamento sono state molteplici:

 il numero dei ragazzi presenti

 la composizione etnica del gruppo;

 la presenza o meno di operatori della comunità;

 la presentazione e/o considerazione del laboratorio da parte degli operatori Quando ho chiesto a Claudia di poter rifare il test a Tessera nella sua formula completa e finale, mi ha detto che dovevamo parlare con Pietro, l'educatore dei ragazzi che avrebbero partecipato all'attività. La proposta non è stata accolta con il massimo dei favori perché l'educatore ha premesso che i ragazzi in quel periodo erano particolarmente impegnati fra scuola e tirocini. Inoltre ha aggiunto: "Parliamoci chiaro, lo facciamo perché ti conosciamo. Se fosse un'altra persona che ce lo chiede con questi tempi ristretti, le avremmo detto di no". A parte alcune mie considerazioni del tutto personali che non sto a riportare, credo che sebbene i tempi fossero ristretti, è altrettanto vero che i ragazzi avrebbero avuto l'opportunità di discutere di cittadinanza e quindi visto che stavano frequentando la terza media, avrebbero potuto approfondire questi temi proponendoli anche ai propri insegnati, comporre un tema o una scheda per l'esame. Avevo anche proposto alle insegnati del CTP di Venezia di fare un lavoro congiunto, ossia, di approfondire nel pomeriggio i temi affrontati durante le attività laboratoriali del mattino. Purtroppo non siamo riuscite a realizzare quest'attività perché non tutti i ragazzi del gruppo frequentavano quello specifico CTP e agli altri due, di Mestre e di Marghera, a causa di una burocrazia scolastica ottusa non ho potuto aver accesso. Resta comunque il fatto che il laboratorio non è stato concepito ai fini della mera raccolta di materiale per la mia ricerca, ma è stato costruito passo,

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passo per creare quell'ambiente non formale, dove finalmente i minori potessero esprimere le loro opinioni, senza vincoli e ostacoli burocratici di sorta. Un altro fattore che ha influenzato l'andamento del secondo test è stata la scissione del gruppo dei minori presenti in comunità. Se nel primo test, la maggioranza vi ha preso parte, con la presenza e l'affiancamento di Claudia e degli altri operatori, in quest'occasione invece il gruppo è stato scisso. Una parte ha continuato l'alfabetizzazione del mattino con Claudia e volontari. L'altro gruppo più ristretto ha partecipato al LabCity. Questa gestione, secondo me, ha influito indirettamente sull'atteggiamento con cui i ragazzi hanno affrontato le attività. Se nel primo test, l'alfabetizzazione del mattino coincideva con il mio laboratorio, nel secondo test questo appariva come un'attività secondaria, subalterna all'alfabetizzazione. Purtroppo non si è potuto lavorare assieme perché il livello d'italiano degli altri ragazzi era troppo basso e le attività di laboratorio, soprattutto la discussione sulla cittadinanza poteva risultare difficile. Credo che questo sia stato il fattore principale per cui i ragazzi che hanno partecipato al laboratorio hanno potuto tenere un atteggiamento generale d'indifferenza e ilarità. Anche nel primo test, alcuni ragazzi non avevano partecipato volutamente e ogni tanto venivano a curiosare e magari cercavano di invitare altri ragazzi del laboratorio ad uscire con una scusa qualsiasi. Ma essendoci più operatori e soprattutto la figura di Claudia, queste incursioni non sortivano l'effetto sperato. La mia posizione non è tale per cui io possa prendere provvedimenti, riprendere i ragazzi più di tanto o avere voce in capitolo in materia di punizioni. Se è vero che posso riferire dell'andamento a Claudia o agli educatori, è anche vero che sarebbe stato meglio ai fini del buon andamento del secondo test, se fosse stato presente un operatore di comunità a sancire che quello che si stava facendo non era un'attività per impegnare in qualche modo i ragazzi, ma un momento di crescita personale, di formazione utile soprattutto a loro in futuro, voluto e condiviso dalla comunità. Si possono qui di seguito sintetizzare le variabili e le costanti dei vari test condotti e che spiegano assieme alle descrizioni del campo di ricerca limitatamente al LabCity la diversità di risultati ottenuti.

COSTANTI  conduttore del gruppo;

 durata del laboratorio: tre giornate di 2 ore, 2 ore e trenta per ciascuna giornata;

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elaborato; compilazione scheda; discussione, BF;

VARIABILI  n.ro ragazzi per gruppo;

 composizione etnica del gruppo;  livello d'italiano dei MSNA;

 presenza/assenza operatori, volontari o tirocinanti;

 materiale a disposizione per l'elaborato;

 calendario di svolgimento del LabCity per singolo contesto;

 interferenza di attività della comunità con il LabCity;

 impegno dei MSNA in attività della comunità;

 disponibilità di spazi;

 facilità nel reperire materiali per lo svolgimento del laboratorio in loco;  dimestichezza dei MSNA con attività

didattiche di varia natura;  stato d'animo dei ragazzi;

 stato d'animo del conduttore del gruppo

Fra le constanti ho ricompreso anche la scaletta delle attività perché le modifiche apportate non hanno modificato sostanzialmente l'ordine delle attività principali da svolgere e gli obiettivi di giornata e quello generale. Le variabili possono essere distinte in variabili quantitative (numero ragazzi per gruppo), variabili qualitative (composizione etnica; stato d'animo dei ragazzi) e anche di contesto (ubicazione comunità; routine comunità; facilità nel reperire materiali).