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II. 2.4 «Naturae clamat ab ipso vox tumulo»: Jacopo e l’etica sepolcrale

II.3. F RAGMENTA EPISTOLARI

II.3.3. Le date tra tempo privato, storico e sociale

La comparsa della data nel romanzo epistolare monodico costituisce un elemento di innovazione rispetto al romanzo epistolare settecentesco. Nella tradizione del genere essa era solitamente assente (non è presente né nelle Lettres portugaises, né nelle Lettres de la

Marquise de M***) oppure, se inserita, la data era posta alla fine della lettera (nelle Lettres Persanes ad esempio, dove, tra l’altro, l’impiego del calendario lunare persiano rende le

date “opache” al lettore occidentale). L’annotazione del giorno all’inizio della pagina è, invece, una prerogativa della tradizione diaristica molto in voga negli ambienti protestanti settecenteschi326.

Per mezzo della data l’evento privato assurge alla funzione di elemento di raccordo temporale. Tassello di una storia, si fa esso stesso Storia: i più infimi oscillamenti del cuore vengono iscritti nel calendario, ossia, nel tempo sociale e collettivo. La presenza della data consente di stabilire una connessione con la successione cronologica del tempo storico, e, al

Scherz dazusetze»: J. W. Goethe, Von Frankfurt nach Weimar. Briefe, Tagebücher und Gespräche vom 23. Mai 1764 bis 30. Oktober 1775, herausgegeben von Wilhelm Große, Sämtliche Werke. Briefe, Tagebücher und Gespräche. II Abteilung: Briefe, Tagebücher und Gespräche, herausgegeben von Karl Eibl zusammen mit

Horst Fleig et. al., Band I, Frankfurt am Main, Deutscher Klassiker Verlag, 1997, p. 260.

326 Nel 1771 Johann Gaspar Lavater aveva pubblicato il proprio Geheimes Tagebuch: lo scrittore e filosofo

svizzero fu così tra i primi a valicare la soglia che separava la funzione privata del diario dalla sua fruizione pubblica, contribuendo alla nascita di un genere che si affermerà a pieno titolo solo a partire dai primi dell’Ottocento. Cfr. Sul passaggio del diario da pratica privata a genere letterario: Pierre Pachet, Les

baromètres de l’âme. Naissance du journal intime, Paris, Le bruit du temps, 2015 e Alain Girard, Le journal intime, Paris, Presses universitaires de France, 1963. Sulla specifica questione del tempo all’interno del genere

diaristico si veda Béatrice Didier, Le journal intime, Paris, PUF, 1976, in particolare, pp. 159-176. Sull’introspettività esacerbata che il diario condivide con alcune forme romanzesche coeve si interroga Ralph- Rainer Wuthenow, Europäische Tagebücher. Eigenart, Formen, Entwicklung, Darmstadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, 1990. In Italia, invece, il genere diaristico pare affermarsi solo più tardi come genere letterario e, in generale, conosce una minore popolarità rispetto all’autobiografia. Cfr. Anna Dolfi (a cura di),

Journal intime e letteratura moderna, Atti di seminario. Trento marzo-maggio 1988, Roma, Bulzoni editore,

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contempo, permette agli autori di appropriarsi di questo tempo estraneo, imposto dalla vita sociale, e riconfigurarlo come un tempo intimo, interiore, personale. La datazione delle lettere scrive una nuova storia, quella di una vicenda personale inserita in un destino collettivo: il tempo del calendario, della storia, della comunità viene riscritto attraverso il prisma della visione del singolo.

Nel caso dell’opera di Goethe, la critica ha ben messo in evidenza la stretta correlazione tra la parabola della vicenda dell’eroe e la successione temporale, tutta concentrata nell’arco di un anno e mezzo e scandita dal susseguirsi delle stagioni, come nota Eliza Marion Butler: «from an intoxicating spring and glorious summer through a particularly sad and Ossianic automn to a cold and cruel Winter»327. Franck G. Ryder ha ipotizzato che anche la data del suicidio rientri all’interno di questa simbologia: l’eroe si spara un colpo di pistola nella notte tra il 22 e il 23 dicembre. La scelta sembra essere legata sia al calendario liturgico (anti- vigilia di Natale) sia al ciclo delle stagioni: «In this system the symbolic point d'appui of Werther's death is obviously the solstice. The night of his suicide is indeed "one of the longest of the year." The solstice, however, is not only an end but also a beginning, and on this ambiguity rests the effectiveness and complex impact of the date as metaphor»328. Il passaggio dalla primavera vivificante e “intossicante” al gelido e mortifero inverno è inoltre sottolineata dalla sostituzione della lettura di Omero, simbolo della poesia eroica e energica del Sud, a quella di Ossian, simbolo del Nord melanconico. La prosa goethiana non sembra dunque essere estranea alla teoria dei climi che era stata formulata all’inizio del secolo da Montesquieu nell’Esprit des lois e che avrà tanto successo nell’epoca romantica. Werther, concludendosi nel solstizio d’inverno con il suicidio dell’eroe, diventava l’emblema della modernità “nordista” e affetta da una patologica malinconia.

Jacopo Ortis riprende dal romanzo goethiano la durata della vicenda - anch’essa si

sviluppa su un anno e mezzo -, ma variandone il ciclo stagionale. Nel romanzo di Foscolo si passa da un autunno che racchiude già presentimenti funesti a una primavera gioiosa dove la rinascita naturale corrisponde con il momento dell’innamoramento. Jacopo bacia Teresa per la prima e unica volta il 14 maggio, ore 11: «La mia bocca è umida ancora di un bacio di Teresa, e le mie guance sono state inondate dalle sue lagrime»329. Il risveglio dei sensi, secondo il topos classico del locus amoenus, corrisponde qui con il risveglio della natura

327 Eliza Marian Butler, «The element of time in Goethe’s Werther and Kafka’s Prozess», in German Life and

Lettres, XII, 1958-1959, p. 250.

328 Frank G. Ryder, «Season, Day, and Hour: Time as Metaphor in Goethe's Werther», in The Journal of

English and Germanic Philology, 63, No. 3 (Jul., 1964), p. 393.

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stessa come si evince in modo ancora più evidente dalla missiva seguente del 14 maggio, a sera: «Sì ho baciato Teresa; i fiori e le piante esalavano in quel momento un odore soave; le aure erano tutte armonia; i rivi risuonavano da lontano»330.

Se la scelta delle date è legata al calendario liturgico (il suicidio di Jacopo coincide con la morte stessa di Cristo331), anche Foscolo pare non essere del tutto estraneo alle teorie dei

climi e al nuovo paradigma organico/biologico della caratteriologia. È Foscolo stesso a sottolineare, nella Notizia bibliografica, la differenza tra il suicidio di Werther e quello di Jacopo, mettendo l’accento proprio sulle due diverse stagioni: «Werther in una notte burrascosa di verno arrampica su per le rupi […] l’altro in una notte serena di primavera va per le campagne che gli erano state sì care»332. Per Jacopo, a differenza di Werther, l’incontro con la donna amata non coincide con l’inizio del cupio dissolvi dell’eroe, bensì costituisce una pausa felice, un’illusione – per ricorrere a un vocabolo così caro a Foscolo - all’interno di un vicenda che è comunque proiettata verso una conclusione tragica.

Possiamo notare ulteriori differenze nelle scelte degli autori, con una maggiore rilevanza del calendario storico nei romanzi post-rivoluzionari rispetto a Werther. Anche se l’evento storico in sé è rimosso dalla narrazione, alcuni indizi nella scelta delle date fanno pensare a una “negazione freudiana”: si afferma l’importanza dell’evento pubblico nel momento stesso in cui esso viene celato. Per Foscolo, ad esempio, la scelta delle date richiama i grandi eventi della storia contemporanea. A partire dall’edizione del 1802, la prima lettera è datata 11 Ottobre 1797: un periodo in cui Napoleone aveva iniziato le trattative con gli Austriaci per la stipula del Trattato di Campoformio (firmato il 17 Ottobre)333. Sebbene

l’evento storico non entri direttamente nelle lettere di Jacopo, la storia personale dell’eroe viene iscritta, tramite la scelta cronologica, all’interno di un contesto politico ben noto, di cui diviene testimonianza a partire dal punto di vista dei vinti e degli esiliati.

Nell’Oberman la situazione è ancora diversa: l’autore sembra qui voler prendere le distanze dagli eventi collettivi, poiché, se rimane l’annotazione del giorno e del mese, l’anno del calendario viene sostituito da una sequenza temporale che va dall’anno I all’anno

330 Ibidem, p. 200. Anche nella Nouvelle Héloïse incontri amorosi e vitalità della natura coincidono; si veda

Enzo Neppi, Il dialogo dei tre massimi sistemi: Le “Ultime lettere di Jacopo Ortis” fra il “Werther” e la

“Nuova Eloisa”, Napoli, Liguori Editore, 2014, pp. 236-240.

331 Cfr. M. A. Terzoli, Il libro di Jacopo: scrittura sacra nell'Ortis, op.cit., pp. 188-194.

332 U. Foscolo, «Notizia bibliografica intorno alle Ultime lettere di Jacopo Ortis per l’edizione di Londra

MDCCCXIV», op.cit., pp. 525-526.

333 Nella prima edizione dell’Ortis (1798) la prima lettera è datata 3 settembre. Secondo Christian del Vento

questa scelta è da ricollegarsi al colpo di stato dell’ambasciatore francese Claude Trouvé il 3 settembre 1797: «l’avvenimento che, al di là della stessa cessione di Venezia, aveva drammaticamente chiarito le intenzioni del Direttorio parigino verso l’Italia»: Christian del Vento, Un allievo della rivoluzione. Ugo Foscolo dal

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IX. Michel Delon ha scritto che «Oberman data le proprie lettere a partire dalla sua personale riforma, ossia da quella conversione che gli fa prendere coscienza del nulla che lo circonda e decidere di partire per la Svizzera»334. La scelta sembra infatti confermare la

vocazione anacoretica del protagonista e suggerisce un tentativo di iscrivere le lettere di Oberman all’interno di una dimensione atemporale: tramite i propri scritti, Senancour persegue una “verità” astorica, in questo fedele al modello rousseauiano. Il fatto che egli conservi l’annotazione del giorno e del mese indica che lo scrittore desidera comunque configurare il proprio racconto su una successione basata sul ciclo delle stagioni. Senancour iscrive la storia del proprio eroe all’interno di un tempo compitato grazie alle variazioni meteorologiche, rifiutando invece il tempo nella sua dimensione socio-storica.

Ad ogni modo, che l’evento storico sia solo evocato, come nel caso di Foscolo, o negato come in quello di Senancour, la data sembra essere necessaria per riconfigurare il tempo collettivo, sovrapponendo ad esso un tempo privato, scandito dalle personali annotazioni dell’eroe.

Vorremmo ora soffermarci sulla questione del susseguirsi delle stagioni, in relazione con il cambiamento degli stati d’animo del protagonista. La contiguità tra il paesaggio e la psicologia dell’eroe stabilisce una relazione di similitudine tra situazione metereologica e coscienza del personaggio. Questo rapporto simbolico è assicurato ancora una volta dalla lettera: annotando il proprio stato d’animo sulla pagina, l’eroe lascia una traccia della propria situazione “climaterica” interiore esattamente come il susseguirsi delle stagioni costituisce la traccia del passaggio del tempo atmosferico. La lettera funge così da ponte tra tempo esteriore e tempo interiore dell’uomo, la cui natura - scrive Pierre Pachet - è «inconstante, météorologique, d’une variabilité sans règle»335.