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F. CONSIDERAZIONI STILISTICHE, CONFRONTI ICONOGRAFICI E INTERPRETAZIONE DEI VARI INSIEMI DECORAT

F. 1 LE FIGURE IN STUCCO DELLA ZONA PRINCIPALE DEI MUR

Muro Nord

L‟interpretazione della statua della nicchia 1 come Ermes non è sicura ma molto probabile, lo stesso si può dire per la presenza di Dioniso bambino sul suo braccio. Il contemporaneo Ermes di Minturno282 è raffigurato in una posizione simile e tiene il dio scostato dal corpo

nello stesso modo.

La figura è più grande di quelle adiacenti, inoltre spicca per la sua posizione centrale, proprio davanti all‟ingresso della camera funeraria H: in questo modo chi entrava aveva subito l‟impressione che il soggetto costituisse il punto centrale dell‟intero programma figurativo, in quanto protettore del proprietario della tomba, legato a lui anche nel nome. La statua di Atena della nicchia 2 ripete il tipo Velletri283: la posizione e il drappeggio della

veste appaiono molto simili e l‟aggiunta dello scudo è la differenza più significativa rispetto al modello. Anche la testa appare fedele, in particolare nella posizione dell‟elmo spinto molto indietro.

Nella nicchia 3 si riconosce chiaramente Selene per la falce di luna sul capo, ma non corrisponde al tipo consueto e al momento non si conoscono confronti precisi. Le pieghe rigidamente verticali della veste ricordano abbastanza le Cariatidi del Triopion di Erode Attico284, ma sono in contrasto con il modellato morbido che assume la veste nella parte

superiore del corpo.

Interpretazione poco condivisibile risulta essere quella di Margherita Guarducci, la quale identificò le tre figure del muro nord con la triade Apollo-Arpocrate (al centro), Minerva (a sinistra) e Iside-Selene (a destra). Secondo questa lettura l‟accostamento di Apollo- Arpocrate e Iside-Selene rappresenterebbe una chiara allusione al sole e alla luna con un profondo valore soteriologico quale simbolo di immortalità. Sempre secondo la studiosa, la

282 Jhonson J., in AJA, 39, 1935, pp. 448 e seg., fig. 1; Siebert G., in LIMC, V, 1, 1980, p. 395, tav. 231, s. v.

Hermes.

283 Harrison E. B., in AJA, 81, p. 1977, p. 137 e seg.; Vierneisel-Schlörb B., Glyptothek München, Klassische

Skulpturen, Monaco, 1979, p. 136.

presenza di Minerva, dea protettrice delle arti e delle scienze, ben si spiegherebbe in una tomba di persone colte che, secondo il pensiero dell‟epoca, avevano maggiori probabilità degli altri di godere di una vita ultraterrena.

Secondo Zander285, inoltre, le osservazioni e le informazioni acquisite a seguito delle recenti opere di restauro sembrerebbero invalidare alcuni elementi portati a sostegno delle interpretazioni sopra ricordate. Egli afferma, infatti, che la testa di Selene non è pertinente e fu erroneamente collocata nel secolo scorso sulla figura posta alla sinistra della nicchia centrale. Più grande doveva essere la testa mancante della divinità, che aveva certamente il capo velato e forse coronato, come mostra la sinopia incisa sul fondo della nicchia.

La figura centrale della parete nord, purtroppo distrutta nel IV secolo per la costruzione del muro costantiniano, non offre sufficienti informazioni per una fondata identificazione. I segni attorno alla mano sinistra non sarebbero da attribuire a presunti attributi del dio o a Dioniso bambino, ma, al mantello avvolto sull‟avambraccio, proteso in avanti. Sarebbero inoltre accidentali i solchi all‟altezza del tallone sinistro della divinità, mentre sul piede destro si conserverebbe la caratteristica “linguetta” del sandalo simile a quello delle figure dei filosofi che compaiono nelle altre nicchie è non, come affermato invece da Mielsch e da Von Hesberg, ciò che resta dei calzari alati di Mercurio.

Infine, afferma Zander, la perduta figura in stucco al centro della parete di fondo aveva il ginocchio sinistro piegato, la mano sinistra aggettante e la destra sporgente verso l‟esterno e forse appoggiata a un‟asta, ipotizzata sulla base di una sequenza di sei fori, per gli eventuali perni del sostegno, perfettamente allineati lungo il fianco destro del dio. Ipotetica, ma forse per Zander la più verosimile, resta l‟identificazione delle tre divinità del mausoleo dei Valerii con la triade capitolina composta da Giove, Giunone e Minerva, anche se solo per quest‟ultima dea gli attributi dell‟elmo e dello scudo rendono certa l‟identificazione.

Come si dirà più avanti, la lettura di Zander appare meno pertinente di quella antecedente di Mielsch e Von Hesberg e di quella successiva di Zanker.

I due filosofi che occupano le nicchie 4 e 5 derivano il loro aspetto da modelli ellenistici. L‟oggetto o un oggetto del loro pensiero viene mostrato nelle calotte con Oceano e Tellus. È difficile stabilire se si tratti di precisi personaggi del tempo o di epoche precedenti o

semplicemente di figure di filosofi, un‟indicazione a riguardo potrebbe derivare dalle loro teste che però sono molto mal conservate.

Il filosofo con la barba corta ricorda vagamente, per quest‟ultima e per il tipo di pettinatura, Teofrasto286. La barba ricciuta corrisponde alla moda di età antonina e, al

momento del rinvenimento, i capelli ai lati si sovrapponevano in più strati l‟uno sull‟altro. Contemporanea appare anche la pettinatura dell‟altro filosofo: i lunghi riccioli che cadono sulla fronte ricordano i ritratti di Erode Attico287, insolita appare invece la lunga barba, che

diventa di moda solo nel III secolo. I ritratti dei filosofi cinici, caratterizzati da barbe simili, non presentano nessuna concordanza tipologica288.

In definitiva si può affermare che le due figure del muro nord non possono essere messe in relazione con ritratti di filosofi noti, potrebbero rappresentare o i maestri di Valerius Herma o semplicemente filosofi. Dal momento che la figura del muro est si può interpretare come il patronus di Herma, anche i due filosofi possono essere persone realmente esistite, ma se così fosse mal si adatterebbero a un contesto funerario.

Un confronto a riguardo viene però offerto da una nota erma di Ippocrate289 trovata in un tomba dell‟Isola Sacra, in questo caso si ha la raffigurazione di un personaggio noto.

Nella nicchia del muro nord della stanza adiacente alla camera funeraria H, grazie alle ali di pipistrello, che hanno anche gli eroti nella calotta, e grazie allo stelo di papavero si riconosce facilmente Hypnos. Questo tipo di ali compare solo in un‟altra raffigurazione di questa divinità290, ma si adatta pienamente alle sue caratteristiche; la cornucopia con semi

di papavero rientra tra i suoi attributi. Per il resto non c‟è alcuna relazione con i tipi noti raffiguranti Hypnos291.

Muro ovest

Il togato della nicchia centrale indossa la toga tipica del II secolo con umbone dritto, mentre le scarpe, che sono mal conservate, hanno il loro pendant nella statua corrispondente del muro opposto e sono comuni calcei con pieghe parallele. Si tratta

286 Richter G. M. A., Portraits of the Greeks, II, Londra, 1965, p. 176, fig. 1022. 287 Id., 1965, III, figg. 2044-2049.

288 Id., 1965, II, p. 179 e seg., figg. 1037-1080. 289 Id., 1965, I, p. 151, fig. 855.

290 Cochin C., in LIMC, V, 1990, p. 604, n. 137, s. v. Hypnos. 291 Id., in LIMC, V, 1990, p. 597, s. v. Hypnos.

molto probabilmente del proprietario della tomba raffigurato insieme ad altri membri della sua famiglia: la toga, i calcei, il capo velato indicano lo stato di cittadino romano.

Gli oggetti raffigurati nella calotta contengono un chiaro riferimento alla sua formazione letteraria.

Zander292 è favorevole all‟interpretazione che vede in questa figura un illustre antenato di Caius Valerius Herma, insignito di una carica sacerdotale293.

Nella nicchia 3 compare Flavia Olympia, la figura non sembra confrontabile con nessun tipo noto. Il manto arrotolato intorno al petto, le pieghe sopra e intorno al braccio piegato e la porzione che scende ricordano il tipo di Formai294, ma in generale la statua appare

leggermente diversa. Il braccio destro di Flavia Olympia corrisponde fedelmente al modello, ma è più vicino al mento, inoltre il manto appare più corto e la posizione è senza dubbio diversa. È difficile dire se si tratti di una variante del modello o se si rifaccia a un altro tipo statuario.

I simboli del lavoro domestico raffigurati nella calotta potrebbero confermare l‟identificazione della donna della statua con la moglie di Herma.

Anche la nicchia 2 del muro ovest è occupata da una figura femminile panneggiata che ricorda il tipo Formai. La mano destra però si discosta dal modello, infatti è vicina al corpo e trattiene l‟orlo del mantello che copre anche la testa, perciò il rigonfiamento obliquo dello stesso è molto ridotto.

La calotta, con oggetti legati al mondo femminile, potrebbe confermare la presenza nella nicchia sottostante di Valeria Maxima, la figlia del proprietario, morta a dodici anni, che comunque nella pettinatura mostra corrispondenze con quella della madre.

Muro est

Il togato della nicchia centrale appare molto simile al suo pendant sul muro opposto. Sul rotolo scrittorio che tiene in mano si leggono le lettere M A E che dovrebbero riferirsi a

292 Zander P., 2007, p. 81.

293 Margherita Guarducci volle riconoscere nella figura al centro del muro ovest Marco Aurelio, ma tale interpretazione, sostanzialmente basata sul confronto con il volto dell‟imperatore del monumento equestre del Campidoglio, è da ritenersi inverosimile. Le nicchie con statue di divinità al centro della parete nord non hanno, infatti, nella parte superiore, bassorilievi di oggetti legati alla vita del defunto. Invece, nella calotta sopra questa nicchia, che supera in grandezza quella degli altri membri della famiglia dei Valerii, sono riprodotti, come abbiamo visto, un rotolo semiaperto, una cassa libraria e un astuccio per calamai.

294 Schmidt E. E., Römische Frauenstatuen, Monaco, 1967; Kruse H. J., Römische weibliche Gewandstatuen

des 2. Jh. n. Ch., Gottinga, 1975, p. 177; Bol R.: “Das Statuenprogramm des Herodes-Atticus-Nymphämus” in OF, XV, 1984, p. 179, tavv. 46-47.

Caius Valerius Herma, forse si tratta della statua di un suo antenato295. In realtà il

proprietario della tomba è un liberto, come ricorda il titulus maior sulla facciata, mentre il patronimico della moglie indica che la donna era nata libera, ciò vuol dire che se il padre di Herma fosse raffigurato nel suo mausoleo non poteva presentarsi come un cittadino romano.

La statua della nicchia centrale potrebbe quindi raffigurare il patronus di Herma, il cui nome deve essere stato Caius Valerius, del resto la figura appare anziana e senza barba, in conformità con una moda più antica.

Gli attributi della calotta indicano anche per lui un‟attività connessa con la scrittura, ma l‟aspetto letterario è meno evidenziato: forse il dittico e gli stili indicano un‟attività legata al commercio o nell‟amministrazione.

Se anche il patronus di Herma era raffigurato in questa nicchia non è detto che sia stato sepolto nella tomba dei Valerii, del resto il suo nome non compare nell‟iscrizione in facciata.

F. 2 LE FIGURE IN STUCCO DELLA ZONA PRINCIPALE DEI MURI – INTERPRETAZIONE