di Thomas Gilardi *
2. Le fotografie per insegnare o per apprendere?
L’uso delle fotografie nella didattica della geografia dovrebbe avere come semplice obiettivo un apprendimento più efficace, con una particolare attenzione per gli studenti con problemi specifici di apprendimento (DSA). Per questa ragione l’uso della fotografia non dovrebbe mai perdere di vista il fatto che si tratta di uno strumento e che come tale ha senso solo quando permette di migliorare appunto l’apprendimento. Dunque la prima domanda corretta a cui si dovrebbe rispondere è: fotografie per insegnare o fotografie
per apprendere? Data la complessità della relazione educativa è evidente che i termini in questione non devono essere intesi come una rigida dico- tomia, ma sono utili per orientare l’interesse sul tema: quale dev’essere l’efficacia della didattica con le immagini fotografiche.
Un possibile punto di partenza, per affrontare questo argomento, è l’os- servazione del ruolo che ricoprono attualmente le fotografie nella didattica della geografia nelle scuole. Le immagini fotografiche, infatti, trovano am- pio spazio nella didattica della disciplina, ma il loro uso è spesso limitato alla mera illustrazione di un luogo o di un concetto, a volte anche in modo poco efficace, limitando fortemente il loro enorme potenziale didattico. Infatti, troppo spesso, la fotografia “pronta” e “finita” acquista più impor- tanza del processo cognitivo che ha portato alla sua realizzazione e restano ancora poche le iniziative che tentano di spostare l’attenzione, anche dei docenti, dalla semplice immagine come il concorso Fotografi di classe
dell’AIIG1. A tal proposito si può affermare che l’attenzione continua a
prevalere sul “prodotto” piuttosto che sul “processo”.
Per decenni solo gli appassionati di fotografia si sono confrontati con i problemi di inquadratura, tempo di scatto, punto di ripresa, o si sono misu- rati con i grandi fotografi, nel tentativo di riprodurre una certa prospettiva, una certa luce, ecc. È vero che, in tempi più recenti, il successo degli appa- recchi fotografici digitali ha permesso una maggiore diffusione di quelle esperienze e competenze, ma resta evidente che, nella maggioranza delle occasioni, chi scatta una fotografia si limita a premere più volte un pulsan- te, con la speranza che il proprio dispositivo (macchina fotografica, smart- phone, tablet, ecc.) riesca a realizzare l’immagine desiderata. Ogni proble- ma di composizione si riduce alla sola riproduzione di un’immagine vista su di una rivista, un libro, un catalogo, un sito internet. La comprensione del processo, che ha portato a scattare una certa foto piuttosto che un’altra, resta qualcosa di limitato a pochi. Dunque si profila la seconda domanda a cui si dovrebbe rispondere prima di utilizzare le immagini fotografiche nel- la didattica: fotografie selezionate dall’insegnante o prodotte dagli studenti? Senza le adeguate competenze come può il docente effettuare delle scelte consapevoli? Quali criteri può utilizzare per selezionare un’immagine foto- grafica e preferirla a un’altra o a un dipinto?
Le diversità tra la fotografia e gli altri mezzi figurativi possono essere
1 «Lo scopo del concorso è quello di sollecitare i ragazzi ad andare oltre la pura perce-
zione visiva, osservando criticamente il paesaggio dei luoghi che vivono e che conoscono, attraverso la scuola e l’impegno dei propri docenti, per accrescere la consapevolezza del valore del paesaggio come bene comune» (AIIG, 2016 – regolamento del concorso http://aiig.it/concorso-fotografico-2016/).
espresse graficamente da due cerchi secanti fra essi, mai totalmente sovrap- ponibili e la cui intersecazione massima non supera i rispettivi centri (Fig. 1). Nell’area in comune è possibile trovare per esempio la pittura verista e la fotografia pittorialista, ma nella restante parte è possibile trovare la foto- grafia in grado di rappresentare il mondo con un linguaggio specifico pro- prio: l’istantaneità.
Fig. 1 - Fotografia e arti visive.
Fonte: elaborazione dell’autore da Dorfles, 1959.
Da questo punto di vista, anche se la teoria del linguaggio specifico re- sta una semplificazione, essa permette di mettere in evidenza che l’oggetto specifico che si coglie con la macchina fotografica è l’accadere dei feno- meni: il mondo in forma dinamica.
Riprendendo un soggetto, il fiume e la sua foce, sempre presente nei te- sti scolastici di ogni ordine e grado, è particolarmente evidente la diversa lettura e interpretazione che può essere fatta di un’immagine, anche se scat- tata da un satellite e riprodotta in falsi colori (Fig. 2). Infatti, una lettura che non considera l’accadere dei fenomeni si concentra sugli aspetti cromatici e sulla forma a “delta” della foce della Lena in Siberia, con i suoi meandri e le sue ramificazioni. Ma gli stessi aspetti acquistano un significato più pro- fondo, se si arriva ad evidenziare ciò che accade: un equilibrio tra fiume che avanza lentamente e mare che lo respinge con forza. Tenendo presente ciò che sta accadendo, l’osservazione delle immagini, la loro descrizione e comprensione risulta essere più significativa e di maggior efficacia didatti- ca.
fotografia
altre arti
Fig. 2 - Il delta del fiume Lena, Siberia, in falsi colori. Fonte: Earth Observatory NASA, 2007.
Il mondo visivo che si mostra davanti agli occhi non è la semplice copia del mondo fisico, ma anche un “prodotto” del sistema visivo dell’uomo che, attraverso una complessa serie di operazioni, elabora i messaggi senso- riali. Imparare a realizzare le immagini fotografiche permette di imparare a leggerle e comprenderle. Limitarsi alla sola visione delle immagini per coinvolgere tutti gli studenti significa escludere chi ha la necessità di un processo differente per associare ciò che vede a dei significati. Similmente al metodo pedagogico per l’insegnamento della lettura e della scrittura: che sia quello che enfatizza l’interconnessione semantico-visiva o quello che privilegia l’interconnessione fonetico-visiva, un solo metodo non è suffi- ciente per insegnare a tutti gli studenti, date le differenze nello sviluppo neurologico tra un individuo e l’altro (Geake, 2016). Dunque lo scatto di
immagini fotografiche dovrebbe essere il prodotto di un processo che sti- mola gli studenti ad identificare un fenomeno nella sua dinamica, attraverso le diverse combinazioni di alcuni fattori fotografici detti fotemi: quali il soggetto, l’angolazione, l’effetto focale e la luce. A questi si aggiungono altri fattori secondari e infine alcuni occasionali, ma che è opportuno lascia- re a chi intende frequentare un vero e proprio corso di fotografia.