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Come descritto nei paragrafi precedenti, il sistema alimentare attualmente dominante a livello mondiale, basato sul modello dell’agrobusiness, si caratterizza per il suo ampio raggio d’azione, considerato sia in termini geografici, collegando mercati e produzioni provenienti da una parte all’altra del globo, e sia dal punto di vista tematico, andando a coinvolgere vari settori/ambiti economici quali, l’industria, i servizi, i trasporti o la finanza. La stretta connessione esistente tra il mondo agricolo e quello finanziario non è un fenomeno nato negli ultimi anni; l’aspetto rilevante del fenomeno, nella storia recente, è la sua “esplosione” a livello internazionale. Le cause scatenanti di tale fatto vanno ricercate, ancora una volta, nella crisi finanziaria degli anni 2007-2008, legata alla questione dei mutui subprime96. In tale occasione, alcuni dei più importanti gruppi finanziari a livello globale furono letteralmente travolti dalla portata del fenomeno: in pochi mesi, esso portò al fallimento colossi del calibro di AIG, Lehman Brothers, Merrill Lynch, Washington Mutual,

Wachovia, Citigroup97. Data la portata e la gravità di questi avvenimenti, molti investitori, colpiti dall’instabilità e dalla fragilità dell’intero sistema finanziario, decisero di ripiegare su beni considerati più stabili e sicuri, i classici “beni rifugio”: materie prime e prodotti alimentari.

96 Tipici del contesto statunitense, i subprime sono dei mutui concessi a persone con

caratteristiche di affidabilità precarie e hanno delle caratteristiche peculiari che li differenziano da quelli tradizionali: vengono finanziati attraverso prodotti finanziari simili a obbligazioni vendute in tutto il mondo. Dal momento che i clienti di questi mutui pagano interessi superiori della media, anche gli interessi derivanti dalle obbligazioni presentano rendimenti superiori alla media. In altre parole, sono proprio i sottoscrittori dei mutui coloro che ripagano i rendimenti delle obbligazioni, tramite il pagamento del proprio prestito. La crisi mondiale del 2007 ha avuto origine proprio dall’impossibilità nel ripagamento di molti di questi mutui, che ha provocato danni a catena in tutto il sistema finanziario internazionale. Cfr. http://www.finanzautile.org

97 Cfr. MARTIN NEIL BAILY,ROBERT E.LITAN,MATTHEW S.JOHNSON, The Origins of the Financial Crisis,

59 Il centro di questi meccanismi finanziari è il Chicago Board of Trade98, la borsa merci di Chicago, in cui si trattano le quotazioni e i prezzi delle materie prime: in altre parole, il costo dei beni di prima necessità - come riso, grano, mais - vengono decisi in larga parte dall’esito delle transazioni effettuate nella città americana. Tali transazioni si basano sul concetto finanziario di future, o contratti derivati: i future sono dei contratti che permettono di vendere o acquistare una certa quantità di beni, a un prezzo fissato, in un determinato momento futuro99. La nascita di questo tipo di contratti non è recente; secondo

alcune teorie, le sue origini possono addirittura essere ricercate nella società dell’Antico Egitto, in cui nascevano come una sorta di “assicurazione” per il contadino, che in caso di cattivi raccolti o carestie era in qualche modo protetto da questi meccanismi. Infatti, la procedura consisteva nel fatto che i “notabili” della società potevano comprare in anticipo una certa quantità del raccolto dal contadino. Solitamente il prezzo, che veniva fissato prima della maturazione del raccolto stesso, era leggermente inferiore al reale valore dei prodotti agricoli una volta pronti; tuttavia, in caso di cattivi raccolti o carestie, il contadino era in ogni caso protetto dal momento che i raccolti (buoni o cattivi che fossero) erano già stati venduti100. In altre parole, in termini economici questi strumenti

permettono di effettuare il cosiddetto hedging, cioè il processo attraverso il quale si assume sul mercato dei future una posizione opposta a quella che si tiene nell’economia reale. Ciò vuol dire che il produttore agricolo, oltre a una sua produzione di beni agricoli nell’economia reale, può comprare una quota di

future di natura agricola con scadenza futura: quindi, prodotti virtuali. Tramite

questo meccanismo, infatti, egli può premunirsi in caso di cattivi raccolti: se il raccolto sarà andato male, i future saliranno di valore e vendendoli potrà compensare in tal modo la perdita ricevuta sulla produzione reale; se invece il raccolto andrà bene, i contratti da lui stabiliti avranno un valore più basso, ma le sue perdite “virtuali” saranno compensate dai guadagni “reali”. In sintesi, tali meccanismi nascono con la funzione di stabilizzare le transazioni economiche e

98 Cfr. http://www.cmegroup.com

99 Cfr. http://www.finanzalive.com/strumenti-finanziari/cosa-sono-i-futures 100 Cfr. ANDREA BARANES, Finanza per indignati, Ponte alle grazie, Roma, 2012.

60 dunque il mercato, per evitare grossi fallimenti o perdite sostanziose. In realtà, nel contesto attuale, la situazione è ben diversa: l’utilizzo di questi strumenti ha spesso l’effetto contrario, quello di destabilizzare il mercato.

Nel contesto del mercato borsistico, quello del Chicago Board of Trade, questi strumenti permettono agli speculatori finanziari di guadagnare o perdere “scommettendo” sul valore futuro delle commodities. Ad esempio, se si prevede che un certo bene, come il grano, in un futuro prossimo aumenterà il suo costo (per esempio a causa di cattivi raccolti), converrà acquistare future su quella determinata merce, in modo da venderle in un secondo momento; al contrario, se si prevede che il costo scenderà, per via di buoni raccolti e quindi di grande disponibilità del bene sui mercati, converrà vendere prima che si perda ulteriore valore101. Non si tratta, tuttavia, di previsioni ad ampio raggio; di

transazioni come queste se ne effettuano milioni ogni giorno102. Si punta sul

guadagno da un istante all’altro; spesso anche una frazione di secondo in più o in meno rispetto agli avversari significa ingenti guadagni o perdite. Per comprendere al meglio le dimensioni del fenomeno, basti pensare che le quantità “virtuali” dei beni scambiati supera di gran lunga la quantità “reale” dei beni stessi. Per quanto riguarda il petrolio, ad esempio, a ogni barile scambiato nel mondo “reale”, cioè fisicamente, corrispondono ben dodici barili scambiati nel mondo “virtuale”: sono 80 i milioni di barili “reali” scambiati contro il miliardo circa dei future scambiati virtualmente. È come se, in pratica, ogni bene venisse assicurato dodici volte103.

È un mercato borsistico, dunque, particolarmente sconnesso con l’economia reale; scambia quantità di contratti e opzioni che in realtà non esistono realmente. È come un gioco in cui gli speculatori possono scommettere, per tentare di guadagnare vere e proprie fortune. Tuttavia, tale meccanismo non è esente dal provocare effetti sul mercato reale. È infatti dal risultato di queste

101 Cfr. STEFANO LIBERTI, Land Grabbing. Come il mercato delle terre crea il nuovo colonialismo,

Minimum Fax, Roma, 2011, pp. 140 – 141.

102 Secondo alcuni dati, riferiti a luglio 2010, si effettuano in media più di 10 milioni al giorno, di

cui l’83% negoziati sulla piattaforma elettronica. Cfr. ANDREA BARANES, Finanza per indignati, cit.

61 negoziazioni che dipende il prezzo dei prodotti alimentari di tutto il mondo; in base all’operato degli speculatori finanziari viene definito il prezzo di un bene, come il riso: di conseguenza, viene determinata anche la sorte di milioni di persone che possono o non possono permettersi tali prodotti alimentari. La stessa Conferenza delle Nazioni Unite per il Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD) conferma questo legame tra borsa e prezzo del cibo reale: “la speculazione ha

talmente amplificato i movimenti dei prezzi che questi non rispecchiano più i fondamentali del mercato104”; in altre parole, i prezzi delle derrate alimentari non dipendono più dalla produzione reale. Si tratta, inoltre, di una tendenza in forte crescita: in dieci anni il giro d’affari delle commodites agricole è cresciuto del 1400%. Le conseguenze sui prezzi alimentari sono evidenti: tra il 2006 e il 2008, ad esempio, i prezzi sul mercato mondiale del grano e del riso sono cresciuti rispettivamente del 136 e del 217%105.

Figura 3 - Andamento dei prezzi di alcuni cereali (riso, grano, mais) nel periodo 2006 – 2008106

La correlazione esistente tra l’azione dei mercati finanziari e la volatilità dei prezzi agricoli è confermata anche da altre istituzioni operanti nel campo

104 Cfr. Price Formation in Financialized Commodity Markets, UNCTAD, 2011, p. 23.

105 Cfr. MATTEO CAVALLITO,ELISABETTA TRAMONTO, Cibo di carta. Fame vera, in Valori, 2008, p. 21. 106 Cfr. http://www.sis-statistica.it/magazine/spip.php?article122

62 economico e finanziario; in un rapporto promosso congiuntamente da alcune delle principali organizzazioni internazionali (tra cui, FAO, OECD, WTO), si sottolinea il ruolo svolto e il grado di influenza delle speculazioni finanziarie in ambito agricolo che, se da un lato permettono ai mercati alti livelli di liquidità, dall’altro rischiano di causare frequenti e drastici variazioni di prezzi, con conseguenze dirette nell’economia reale. A tal fine, le organizzazioni in questione concludono la loro analisi con delle raccomandazioni nei confronti della comunità internazionale (in particolare, nei confronti dei membri del G20), basate sulla necessità di una maggiore trasparenza e più consistenti regolamentazioni dell’ambito finanziario (in particolare, del mercato dei derivati), e sull’utilizzo di adeguati meccanismi finanziari e di gestione del rischio, in grado di controbilanciare l’effetto distorsivo delle speculazioni sui prezzi107. Allo stesso modo, la Banca Mondiale riconosce l’enorme minaccia per

la sicurezza alimentare delle fasce più svantaggiate della popolazione mondiale costituita dalla volatilità e l’oscillazione dei prezzi agricoli, che comporta altresì conseguenze dirette sull’aumentata imprevedibilità dei mercati e sull’effetto disincentivante per gli investimenti in ambito agricolo (soprattutto nelle aree che necessiterebbero in maniera maggiore di tali investimenti)108.

In sintesi, è anche dal risultato di queste transazioni finanziarie che viene determinato il prezzo delle più importanti derrate alimentari; spesso, anche una piccola variazione di questi prezzi può determinare chi può e chi non può accedere al cibo. Dal risultato di queste speculazioni, quindi, dipende la sopravvivenza di milioni di persone in tutto il mondo, che ogni giorno lottano per la propria sicurezza alimentare.

107 Cfr. Price Volatility in Food and Agricultural Markets: Policy Responses, FAO & OECD joint

report to G-20, 2011.

108 Cfr. Food Price Volatility a Growing Concern, World Bank Stands Ready to Respond (Press

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CAPITOLO II

I principali riferimenti giuridici del concetto di

Autodeterminazione Alimentare dei Popoli nel Diritto

Internazionale

L’analisi della situazione attuale del settore agroalimentare mondiale, compiuta nel capitolo precedente, sottolinea il fatto che la struttura stessa della società odierna relega l’alimentazione a un ruolo puramente strumentale. Essa costituisce, secondo questa ottica, solamente un mezzo per raggiungere fini specifici, quali la sopravvivenza dell’essere umano, la soddisfazione di piaceri corporali o l’ottenimento di profitto attraverso meccanismi commerciali. L’intera struttura configura il cibo come una merce, da acquistare e vendere, subordinata alle leggi del mercato e del sistema alimentare egemone a livello mondiale, fondato sui principi capitalistici e industriali. Non c’è spazio per altri ruoli o altre visioni.

Allo stesso tempo, il diritto internazionale non prevede strumenti che riconoscano adeguatamente il ruolo centrale svolto dall’alimentazione nel processo di costruzione e di affermazione dell’identità di ogni popolo, né tantomeno la pluridimensionalità dell’ambito alimentare. Gli elementi connessi all’alimentazione, secondo la presente prospettiva, sono presentati in maniera frammentaria e incompleta e non risultano essere adeguatamente connessi fra loro all’interno di un concetto integrato.

A fronte di ciò, la ricerca qui esposta si propone di restituire all’alimentazione un ruolo centrale e predominante nell’affermazione dell’identità dei popoli e dell’intera società umana. L’alimentazione è, secondo questa visione, espressione stessa della natura e dello spirito di ogni popolazione o gruppo umano presente sul pianeta, e come tale riveste un ruolo cardine nel processo di autodeterminazione di un popolo e nella sua affermazione. A tal fine, il progetto di ricerca si propone di formulare un nuovo concetto di diritto internazionale,

64 che possa tener conto delle necessità rilevate e che riesca a ricollocare l’alimentazione in un più adeguato quadro di riferimento, quello relativo all’espressione dell’identità stessa di un popolo. Nello specifico, la ricerca si propone di definire il “Principio di Autodeterminazione Alimentare dei Popoli”. Nel seguente capitolo, saranno descritti i principi cardine di questo concetto, declinati in quattro specifiche componenti: il “Cibo”, le “Risorse Produttive”, l’”Ambiente” e la “Dimensione Spirituale”. Ognuna di queste componenti rappresenta uno degli elementi costituitivi del Principio di Autodeterminazione Alimentare dei Popoli, che verrà poi presentato nel corso del terzo e ultimo capitolo del presente lavoro. Allo stesso modo, ogni componente intende intervenire su diverse dimensioni del diritto: individuale, nazionale, internazionale e collettivo. Il principio di autodeterminazione alimentare dei popoli, presentato alla fine della presente ricerca, tenterà di proporre una sintesi completa e integrata di tali dimensioni.

La metodologia utilizzata in tale analisi e, nello specifico, nel corrente capitolo, consisterà nel ricercare una base di riferimenti concettuali e giuridici da cui si possano ricavare i principali elementi e caratteristiche delle quattro componenti sopracitate. Tali riferimenti giuridici non saranno esclusivi per ciascuna componente, ma potranno presentare caratteristiche applicabili a più di una. La rielaborazione dei contenuti delle quattro dimensioni del principio oggetto della presente ricerca sarà effettuata nel terzo e ultimo capitolo della stessa.

Nello specifico, in primo luogo, lo studio verterà sul principale riferimento giuridico relativo alla componente “Cibo”, ovvero il Diritto all’Alimentazione. In particolare, nel rispettivo paragrafo, saranno descritte le principali caratteristiche del principio nel Diritto Internazionale, attraverso un’analisi dei preminenti strumenti giuridici internazionali e regionali in materia. Inoltre, ampio spazio sarà dedicato al tema del Diritto all’Alimentazione nel Diritto Umanitario e al concetto di “sicurezza alimentare”, principio alla base delle politiche dei principali organismi internazionali impegnati nel settore

65 agroalimentare. Infine, verrà presentato il celebre caso giuridico relativo all’edificazione di un muro nei territori palestinesi occupati, in cui la Corte Internazionale di Giustizia ha riconosciuto espressamente la sussistenza di una violazione del Diritto all’Alimentazione.

In secondo luogo, l’attenzione sarà focalizzata sulla principale base giuridica relativa alla componente “Risorse Produttive”: il principio di sovranità permanente sulle risorse naturali. Dapprima verrà effettuato un excursus storico sul dibattito internazionale riguardo il tema; in seguito, saranno analizzati i principali strumenti internazionali che trattano del Principio in questione, con particolare riferimento ai criteri consuetudinariamente utilizzati per l’allocazione delle risorse. Infine, ampio spazio sarà dedicato a uno dei fenomeni globalmente più diffusi di accaparramento di risorse (nello specifico, la terra): il Land Grabbing; in particolare, saranno descritte le principali caratteristiche del fatto e verrà analizzata la questione dei “Codici di Condotta” in materia, recentemente adottati dai principali organismi internazionali impegnati nel settore.

In seguito, la ricerca verterà sulla terza componente del concetto qui proposto, l’”Ambiente”, intesa nella sua accezione di tutela della biodiversità e del patrimonio genetico naturale. Al fine di analizzare le principali caratteristiche relative a questi temi, verranno dapprima analizzati i principali strumenti giuridici in materia di tutela della biodiversità biologica e del patrimonio genetico naturali, con ampio spazio dedicato alla “Convenzione sulla Diversità Biologica” del 1992. Successivamente, verranno descritti e presi in esami alcuni dei più grandi fattori di rischio percepiti a livello globali, quali la diffusione degli Organismi Geneticamente Modificati (soprattutto in relazione alle sementi) e al fenomeno della “Biopirateria”.

Infine, l’analisi sarà incentrata sulla componente “Dimensione Spirituale” del concetto, vale a dire il legame identitario degli esseri umani con la terra e con i territori d’appartenenza. La base giuridica ricercata è quella che più di ogni altra esprime questa accezione del tema e che dona il giusto peso e importanza a tale

66 legame: i Diritti dei Popoli Indigeni. Nel corso della ricerca, saranno inizialmente descritte le principali caratteristiche distintive di queste popolazioni, universalmente riconosciute; in seguito, saranno presi in esami i meccanismi di tutela messi in essere dal sistema delle Nazioni Unite e i principali strumenti giuridici di riferimento sul tema a livello internazionale.