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2. Secondo capitolo Le problematiche di agenzia nelle società a proprietà diffusa,

2.4 Le imprese familiari: possibili definizioni

E’ possibile analizzare con la “lente dell’agenzia” altre tipologie di strutture proprietarie oltre a quelle ad azionariato diffuso trattate nei precedenti paragrafi; in particolare risulta d’interesse riferirsi alle società familiari al fine di comprendere quali siano le inefficienze che i sistemi di Governance si occupano di monitorare e minimizzare in questo tipologia di assetto proprietario. Tuttavia, prima di analizzare queste problematiche, risulta necessario comprendere quali realtà societarie possano essere considerate a proprietà familiare, in quanto esistono innumerevoli definizioni, fra cui quella civilistica, tributarista, economico-aziendale, spesso confliggenti fra loro e non sovrapponibili. Il fine non è approfondire la ratio alla base delle diverse definizioni, ma piuttosto si vuole stabilire il significato del termine “impresa familiare” (Baschieri, 2014). All’interno dell’ordinamento italiano l’istituto giuridico dell’impresa familiare (tutelato per la prima volta nel 1975 con la riforma del diritto di famiglia) è oggi disciplinato dall’ Art. 230 bis del Codice Civile, secondo il quale si rientra nella definizione di impresa familiare ogni volta che i familiari dell’imprenditore prestano la

propria attività di lavoro in modo continuativo nell’impresa o nella famiglia23. La letteratura aziendalistica sul tema è ampia e ha fornito definizioni che si discostano dai concetti espressi dai codici e dalle norme di legge definite all’interno degli ordinamenti giuridici nazionali. Nell’accezione più generale la tipica family firm è identificata come una società controllata e di solito gestita da più membri di una famiglia spesso appartenenti a diverse generazioni (Lansberg, 1999). Di conseguenza le imprese familiari sono quelle in cui i membri della famiglia esercitano un’influenza significativa sulla politica e la direzione aziendali, includendovi anche le decisioni relative alla proprietà e al management. Secondo queste interpretazioni, le imprese familiari possono avere anche proprietari e manager non necessariamente facenti parte della famiglia. Questo significa che i componenti di questa sono comunque coinvolti nel management in modo continuativo e soprattutto che sono gli unici ad avere un’influenza predominante in merito alle decisioni relative alla gestione del business. Volendo dare una definizione invece più ristretta, McConaughy (1998) considera come family firm ogni azienda gestita dal fondatore o da un membro della famiglia fondatrice, escludendo dunque quelle imprese acquisite da una famiglia attraverso una transazione di mercato. Altre definizioni significative vengono fornite da Anderson e Reeb (2003), i quali considerano imprese familiari qualsiasi società in cui la famiglia fondatrice o il fondatore da solo detengono una quota di proprietà o fanno parte del Board. Di conseguenza, secondo questa definizione, non è necessaria la presenza di più membri della famiglia, ma anche una ditta individuale gestita dal fondatore rientra nella definizione. Secondo Chrisman, Chua e Litz (2003) l’essenza della family firm è definita dalla presenza contemporanea dei seguenti elementi, ovvero: l’intenzione di mantenere nelle mani della famiglia il controllo dell’impresa, una vision di impresa 23 Codice Civile italiano, Libro primo, Sezione VI, Art. 230 bis: “ […] si intende come familiare il coniuge, i parenti entro il terzo grado, gli affini entro il secondo; per impresa familiare quella cui collaborano il coniuge, i parenti entro il terzo grado, gli affini entro il secondo.”

definita dalla famiglia e pianificata per essere perseguita a livello transgenerazionale, risorse e competenze uniche e sinergiche che nascono dal coinvolgimento e dalle interazioni dei membri della famiglia.

Dalle suddette definizioni è possibile comprendere come risulti complesso riuscire a fornire una definizione univoca di family firm, ciò dipende anche dal grado di dettaglio che si vuole attribuire a questa fattispecie definendo requisiti specifici o maggiormente ampi. Con il fine di fornire una panoramica completa delle diverse prospettive che sono state adottate per fornire questa definizione, la Tabella 2 riassume i criteri che sono stati utilizzati dalla letterature aziendalistica appartenente a diversi paesi di analisi.

Tabella 2: “Le definizioni di impresa familiare utilizzate in letteratura”

Autori Definizione: partecipazione della famiglia inferiore al 50% Claessens,

Djankov e Lang (2000)

I gruppi familiari sono quelli che controllano più del 5% dei diritti di voto di una società. Un gruppo familiare è identificato in ogni paese da un albero genealogico e può comprendere una o più famiglia.

Villalonga e Amit (2006)

Si ha impresa familiare se il fondatore o un membro della famiglia è amministratore della società e detiene almeno il 5% del capitale sociale dell’impresa.

Mauri (2006) Si ha impresa familiare se l’azionista di maggioranza detiene almeno il 10% dei diritti di voto ed è una famiglia, un individuo o un’impresa non quotata.

Faccio e Lang (2002)

Si ha un’impresa familiare se una famiglia, un individuo o un’impresa non quotata sono identificati come ultimate owner (con una quota superiore al 20% dei cash flows o dei diritti di voto).

Barth,

Gulbrandsen e Schone (2005)

Si ha impresa familiare quando almeno il 33% delle azioni di un’impresa sono detenute da una persona o da una famiglia.

Autori Definizione: partecipazione della famiglia superiore al 50% Holderness e

Sheehan (1988)

Si ha impresa familiare se un azionista di maggioranza o un’organizzazione detengono almeno il 50.1% delle azioni.

Claessens et al. (2002)

Si ha impresa familiare quando in una società la quota di maggioranza del capitale è detenuta da un gruppo di persone con legami di sangue o di matrimonio.

Barontini e

Caprio (2006)

Si ha impresa familiare quando l’azionista di maggioranza detiene almeno il 10% del capitale di un’impresa e se la famiglia o l’azionista di maggioranza controllano almeno il 51% dei diritti di voto o controllano almeno il doppio dei diritti di voto del secondo azionista di maggioranza. Autori Definizione: Ruolo cruciale del fondatore nella gestione dell’impresa Anderson e Reeb

(2004)

Si ha impresa familiare quando una parte del capitale sociale di un’impresa appartiene alla famiglia fondatrice e vi è la presenza dei membri della stessa nel Board.

Anderson, Mansi e Reeb (2003)

Si ha un’impresa familiare quando una parte del capitale sociale di un’impresa appartiene al fondatore o ai membri della sua famiglia. Perez-Gonzalez

(2006)

Si ha impresa familiare se due o più amministratori o azionisti hanno legami di sangue, se un individuo ha almeno il 5% delle azioni, se il fondatore è o è stato un amministratore della società.

Bennedsen et al. (2007)

Si ha un’impresa familiare ogni volta che l’amministratore entrante è imparentato per sangue o matrimonio all’amministratore uscente.

Gomez-Mejia et al. (2007)

Si ha impresa familiare se la società è posseduta e gestita dalla famiglia fondatrice.

Fonte: adattato da Baschieri, 2014.

Dalle definizioni menzionate si comprende che in generale le family firm sono tutte quelle realtà societarie caratterizzate dal complesso sistema di relazioni fra impresa e famiglia. Ai fini delle trattazioni successive si utilizzerà la definizione più ampia fornita dalla dottrina aziendalistica, la quale individua le family firm come società possedute e gestite dai membri di una o più famiglie, le quali detengono quindi una quota di capitale e sono responsabili della Governance e della gestione. Le imprese familiari dunque, essendo caratterizzate dalla partecipazione attiva dei membri della famiglia, presentano delle dinamiche che non si ritrovano nelle altre realtà societarie. Queste ultime possono tradursi in effetti positivi, come il legame che i familiari hanno con la vision aziendale,

ma anche negativi, in quanto è possibile che si verifichino comportamenti opportunistici o conflitti legati a questioni ereditarie. Queste dinamiche peculiari possono essere colte analizzando la realtà delle imprese familiari con la prospettiva della teoria dell’agenzia, al fine di comprendere anche il ruolo dei sistemi di Governance nel risolvere le possibili problematiche.