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CAPITOLO I La condizione del patrimonio edilizio italiano

6. Le principali cause di danno nel territorio italiano

Da metà del XX secolo in avanti il susseguirsi di eventi eccezionali sul territorio ha fatto sì che la normativa esistente venisse revisionata e aggiornata nei suoi diversi punti al fine di poter considerare gli effetti degli gli eventi appena accaduti rimanendo dunque al passo con i tempi. Se questo aspetto può sembrare corretto e logico, dall’altro sussistono tutta una serie carenze a livello normativo in merito alla sicurezza e alla manutenzione dei fabbricati che spesso sono proprio la causa principali degli eventi dannosi che si verificano.

L’esempio forse più recente come già accennato è quello della palazzina di Torre Annunziata nel quale persero la vita otto persone tra cui due bambini, dopo il quale fu introdotto l’obbligo del certificato di stabilità da inserire anche negli eventuali contratti d’affitto e di compravendita. Questo in alternativa al concetto di “fascicolo del fabbricato” che si è tentato di introdurre da circa 25 anni, il quale avrebbe avuto un ruolo fondamentale nell’evidenziare problemi strutturali e non, legati all’edificio, manifestando così la necessità di eventuali manutenzioni.

L’inchiesta sul caso e tutt’oggi aperta e le ipotesi all’esame dei magistrati erano diverse, ad ogni modo gli inquirenti si sono concentrati sui lavori di ristrutturazione effettuati sui primi due piani dell’immobile, sui quali oltretutto era già stata posta attenzione dall’ex sindaco di Torre annunziata; tali lavori sono stati condotti in assoluta spregiudicatezza il che aveva portato già 20 giorni prima del crollo alla formazione di diverse crepe sull’edificio. Un esempio che porta i segni di una forte ignoranza tecnica accompagnata dall’enorme mancanza di dati e di informazioni sullo stato di salute del fabbricato (17).

Oltre al caso di Torre Annunziata, forse il più recente, si possono rilevare numerose casistiche nelle quali troviamo danni dovuti a lavori di ristrutturazione, uno dei più conosciuti è il disastro della “casa dello studente” a L’Aquila. In questo caso come in

tanti altri nell’edilizia privata, i lavori spesso vengono realizzati senza controlli e senza valutare in alcun modo la condizione statica dell’edificio.

Si vogliono ora citare alcuni esempi legati al grande tema delle ristrutturazioni: come il caso di Roma nel 2016, zona Trastevere, dove un edificio è crollato a causa della rimozione di alcune tramezze, e ancora, a Ceprano nel 2019 dove un palazzo è crollato a seguito di un cambio di destinazione d’uso contestualmente all’aumento non giustificato dei carichi verticali. Questi sono solo alcuni esempi di una lunghissima lista che purtroppo si potrebbe stilare, e inequivocabilmente è possibile rilevare alcune condizioni comuni tra i diversi casi:

Un primo aspetto riguarda l’impossibilità (o disinteresse se vogliamo) nel reperimento delle informazioni in merito ai progetti iniziali e sulle eventuali modifiche occorse nel tempo sul fabbricato, questo soprattutto nel caso di edifici vetusti, non creando così una buona base di conoscenza per valutare correttamente gli interventi.

Un secondo aspetto riguarda invece la grande macchina della burocrazia italiana, la quale viene molto spesso in capo quando si parla di lavori edilizi; le cui tempistiche spesso sia per volere delle imprese che per volontà dei proprietari, spingono ad effettuare interventi più o meno complessi anche se in totale assenza di certificazioni obbligatorie (es. CILA), o comunque in anticipo rispetto al reperimento delle stesse; comportando così come accade ormai da anni, che appaltatori e committenze, presi dalle richieste dell’odierno mercato del lavoro, procedano trascurando totalmente o quasi un aspetto fondamentale come l’analisi preliminare dei fabbricati, che sia statica o di altro genere. Tale tema si lega ad un tema molto ampio sul nostro territorio che negli anni dalla crisi ha trovato il suo trampolino di lancio, l’abusivismo edilizio. Dati ISTAT alla mano (fig. 3) si può osservare che l’abusivismo è notevolmente aumentato nel periodo della crisi, passando dalle 9 costruzioni su 100 autorizzate con 250000 PdC13 nel 2007, fino alle 20 ogni 100

autorizzate con meno di 50000 PdC nel 2014 [11]. Come si nota da tale grafico, “a parità” di costruzioni abusive, ad una diminuzione dei PdC si contrappone un aumento dell’indice di abusivismo.

Nel vasto quadro degli interventi sull’esistente si contrappongono dunque diverse situazioni: casi in cui è palese l’impossibilità nel reperimento di informazioni in merito ai fabbricati, casi in cui data la frenesia del mondo lavorativo vengono iniziati interventi preoccupandosi solo dopo di problematiche inerenti alla condizione del fabbricato, o ancora, la preoccupazione nell’ottenere i permessi necessari tralasciando aspetti importanti sul fabbricato, o nella peggiore delle ipotesi, casi in cui vengono svolti gli interventi in totale mancanza di certificazioni; come anticipato spesso per colpa di una burocrazia troppo lunga e pesante da un lato, mentre dall’altro colpa di un disinteresse totale nella necessaria valutazione preliminare del fabbricato ai fini di un corretto approccio ai lavori. Gli elementi spesso trascurati risultano essere tutte quelle sofferenze minori magari presenti sul fabbricato delle quali normalmente non ci si preoccupa, perché non manifestano una pericolosità evidente. Se tali sofferenze o ammaloramenti peggiorano a causa di successivi interventi e/o modifiche, è chiaro che sarebbe stato opportuno esserne a conoscenza prima ancora di progettare eventuali interventi sul fabbricato. Sembra quindi abbastanza evidente come la presenza di un fascicolo, un libretto o un documento che raccolga la storia e le informazioni principali sulle costruzioni possa dare un notevole contributo non solo ai proprietari ma anche a chi negli anni successivi si troverà ad intervenire sulle stesse.

Sul territorio nazionale tra cause principali di crolli o danneggiamento agli edifici troviamo ai primi posti le perdite di gas, la lista anche in questo caso è molto lunga. Un breve elenco dal 1979 fino ai giorni nostri: a Parma nel ’79 dove la rottura di una bombola

Figura 3 - Indice di abusivismo edilizio (asse destro), nuove costruzioni abusive a uso residenziale (asse sinistro). Anni 2007-2016. Valori assoluti in migliaia e nuove costruzioni

provoca il crollo di 3 piani di ospedale; a Montecchio (R.Emilia) nel ’81 dove crollò un intero condominio a causa di una fuga di gas, a Pisa nel ’81 un altro crollo per fuga di gas, e ancora, Castellaneta nel ’85, Modena nel ’86, Lecco nel’87, Pozzuoli nel ’91, Napoli nel ’92 e Barletta nel ’59 (18). Se ne possono valutare tantissimi, e questa luna fila continua tutt’oggi; in anni più recenti a noi: negli anni 2000 a San Vittore Olona nel milanese, e nei pressi di Venezia, sempre crolli causati da fughe di gas. Alcuni tra i casi più recenti invece, a Rescaldina nel Marzo 2018 con il crollo di una palazzina per fuga di gas (19), a Roma nel Giugno 2019, un crollo per fuga di gas di un edificio che ospitava uffici, e per concludere questa piccola lista, il crollo di un palazzo a Gorizia sempre nel Giugno 2019 e sempre per una fuga di gas.

Infine, la fonte di danno forse peggiore in termini di superficie territoriale e di edifici coinvolti sono sicuramente gli eventi sismici, che, come definito al par. 2.1, ormai da molti anni minano il patrimonio edilizio contestualmente alla buona quota parte degli edifici non adeguata sismicamente.