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Le recenti evoluzioni del gioco d’azzardo “legale”

“Nello scenario attuale,non si gioca più a copione ma c’è un bombardamento degli impulsi”

Maurizio Fiasco

A partire dalla metà degli anni ‘90, in Italia, la produzione di continue e frequenti concessioni governative a nuove forme di gioco, insieme all’effetto dei processi di globalizzazione, ha creato una vera e propria democratizzazione del gioco d’azzardo caratterizzato da capillarità e diffusione fino all’onnipresenza. Lo studioso Mauro Croce rileva, a tale proposito, che tra gli attuali cambiamenti nell’offerta e nella tipologia di giochi, quello della democratizzazione ha la portata maggiormente dirompente: “… siamo di fronte a una trasformazione dell’offerta di giochi che rischia di incrementare i rischi di deriva problematica o patologica. Alcuni studi in proposito confermano ciò che si intuisce a priori, ossia la relazione direttamente proporzionale che esiste tra la maggiore disponibilità di giochi e l’aumento del numero di clienti che comporta a sua volta un fisiologico ingrossamento del numero dei giocatori problematici o patologici”. Croce spiega che la

361Cfr. http://www.vita.it/noslot/gioco-se-la-vera-posta-la-vita.html, articolo “Se la vera posta è la vita” di Alessandro

Zaccuri del 04/07/2013.

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soglia di accesso al gioco si è abbassata; se prima partecipare a determinate attività ludiche richiedeva di entrare in luoghi specifici con alcune limitazioni (basti pensare alle limitazioni di età, al solo dress code richiesto per i casinò o alla conoscenza di una qualche bisca clandestina), ora è più semplice imbattersi in qualche forma di gioco perché i controlli sono inesistenti o più blandi rispetto al passato. Anche l’elemento rituale del gioco è mutato in quanto giocare era parte integrante di un rito collettivo, spesso circoscritto a determinate occasioni, come la Tombola a Natale o la lotteria del 6 gennaio e, con il prevalere dell’aspetto consumistico, il gioco ha perso ogni valenza e ora si svolge in altre occasioni scelte dal soggetto o imposte dal mercato: i giochi d’azzardo sono pubblicizzati e reperibili nei luoghi più quotidiani come bar, tabacchi, autogrill e uffici postali.363

Come osserva Vezzadini, si è ben lontani, attualmente, dall’immagine tradizionalmente offerta dalla letteratura romanzesca di fine Ottocento inizi Novecento (il “giocatore” di Dostoevskij ne è l’esempio più noto), “… del giocatore d’azzardo quale (anti) eroe decadente, vizioso del vizio delle élite sociali, il cui status permetteva – ed anzi richiedeva – condotte estreme, finendo col scialacquare il patrimonio familiare ed essere posto ai margini dal sistema sociale …”364 , da quella figura dalla condotta dissoluta e spregiudicata che poteva conferire, in un certo qual modo, fascino e ispirare ammirazione, similmente a un eroe mertoniano. Accanto ai sopravvissuti di quel modo d’antan, oggi si assiepano molti soggetti “… del tutto simili a ciascuno di noi, gente che lavora o in cerca di lavoro; uomini e donne che fanno esperienza del gioco non nelle sale dei casinò equivocamente lussuose, fra stucchi e voluttà, in cui il bel mondo si incontrava, quanto piuttosto in tabaccherie e ricevitorie di quartiere, alle “macchinette” nei bar sotto casa, nelle sale da gioco ormai largamente – e legalmente – diffuse nei grandi centri metropolitani come nei piccoli paesi di provincia. E ancora, soprattutto, nelle proprie abitazioni, al riparo nella propria stanza, dove è solo lo schermo acceso del computer a fare compagnia …”.365 L’accelerazione dei ritmi di vita, inoltre, ha naturalmente condizionato anche la velocità e la frequenza di accesso di parte dei giochi poiché l’offerta continua permette, con giochi come quelli collegati a internet, di giocare senza sosta anche per ventiquattro ore al giorno.

363

Cfr. Zavattiero C., opera citata, pp. 154-155.

364 Cfr. Vezzadini S., “Giocatori, vittime e gioco d’azzardo” , in Cipolla C. (a cura di), Le implicazioni sociali del gioco d’azzardo: il caso dell’Emilia Romagna, Angeli, Milano, 2014, pag. 100.

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La maggior parte dei giochi si sono semplificati perdendo gli elementi di complessità e di competizione a tutto vantaggio dell’alea, in cui l’abilità del giocatore è inesistente e conta solo il caso: non a caso, la raccolta delle tradizionali scommesse sportive, come le scommesse ippiche o il Totocalcio, è entrata in crisi a favore delle lotterie istantanee e le slot machine.366 Se in passato, inoltre, molti giochi erano legati a tradizioni del territorio, con regole tramandate oralmente da una generazione all’altra, la globalizzazione ha travolto anche tali peculiarità culturali: una volta appiattite o eliminate le differenze locali, è possibile trovare gli stessi giochi in contesti sociali, culturali, linguistici e politici diversi.367 La velocità e la virtualità sono gli attributi del gioco moderno in quanto la riscossione della vincita tende ora all’immediatezza e alla virtualità, favorendo la reiterazione del gioco e, come osserva Croce, “la variabile umana della manualità umana è stata disintegrata: smazzare le carte, lanciare i dadi, sorteggiare, toccare insomma gli strumenti del gioco era centrale. Con la tecnologia entrata nel gioco, si compete contro una macchina, un sito e l’attività fisica si limita al cliccare. In questa virtualità il giocatore è sempre più anonimo, invisibile alla collettività e a qualsiasi tipo di controllo, con rischi e pericoli facilmente intuibili”368.

Si è verificato, nel contesto italiano a partire dagli anni ’90, quello che Maurizio Fiasco, Presidente della Consulta Nazionale delle fondazioni e associazioni antiusura e di Alea, Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio369, definisce, con altre parole, il salto al gioco d’azzardo industrializzato di massa le cui caratteristiche essenziali sono date dalla combinazione di alea e tecnologie avanzate, con le seconde che hanno incorporato quasi completamente la “funzione del caso”, dalla sostituzione di giochi

366 Dopo essere stato per decenni il gioco degli italiani per antonomasia, negli ultimi anni il Totocalcio ha subito un

inesorabile declino, così come gli altri giochi ad esso legati, in favore di altre tipologie di gioco che hanno preso sempre più piede nelle abitudini degli italiani: cfr.

http://www.repubblica.it/2008/05/sezioni/giochi_e_scommesse/62annitotocalcio/62annitotocalcio/62annitotocalcio.html

L’incremento delle scommesse elettroniche, insieme al taglio dei fondi, ha indotto una drammatica crisi dell’ippica italiana; negli ultimi quattro anni ha chiuso il 35 per cento delle scuderie e sono andati in fumo duemila posti di lavoro: cfr. Fraioli L. e Galdi R., “L’ultima corsa dell’ippica italiana”, articolo pubblicato il 29 ottobre 2014 sul sito web

www.repubblica.it: http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2014/10/29/news/la_crisi_dell_ippica_italiana- 99283942/

367

Cfr. Zavattiero C., opera citata, pp. 155-156.

368 Ivi, pag. 156.

369 Il 10 ottobre 2015, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito l’onorificenza al sociologo romano

di Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana: "Per la sua attività di studio e ricerca su fenomeni quali il

gioco d'azzardo e l'usura, di grave impatto sulla dimensione individuale e sociale”: cfr. Il Presidente Mattarella ha conferito motu proprio 18 onorificenze OMRI, comunicato pubblicato sul sito ufficiale della Presidenza della

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ad alta remunerazione promessa e a bassa frequenza di svolgimento con altri giochi a remunerazione “bassa ma raggiungibile” dal cliente e ad altissima frequenza, dall’aver soppresso la funzione compensatoria della ricerca della Fortuna con la gratificazione attesa, esperita e ripetuta ad altissima frequenza con piccole somme “non risolutive”, dall’impiego su larga scala e ad alta intensità delle acquisizioni delle neuroscienze e del behaviourismo per il “condizionamento” operante, dal dispiegamento del marketing e della stabilizzazione della domanda di alea puntando alla fidelizzazione mediante addiction.

Un gioco industriale di massa è un’esperienza di azzardo a bassa soglia, che occupa progressivamente sempre maggiore porzione del tempo sociale di vita, che interpola gli itinerari della vita quotidiana delle persone, impegnandole per molte ore della loro giornata, poiché basato su tecniche di rinforzo del comportamento e di induzione alla compulsività: in generale il gioco d’azzardo industrializzato di massa ingaggia e stabilizza i comportamenti dell’utente con un sistema bidirezionale qual è reso possibile dal sistema, sia on-line e sia fisico, delle sequenze “input-altro investimento-ricompensa attesa”.370

L’attività di gioco è, inoltre, sempre più de-materializzata e de-localizzata, ha una natura prevalentemente solitaria, in quanto in molti locali pubblici i giochi di carte, con i quali ci relazionava con l’altro, sono stati sostituiti da slot machine che coinvolgono persone impegnate in maniera solitaria contro una macchina ed è proprio il giocare in solitudine una delle principali cause di sviluppo di gioco patologico371:come direbbe Francisco Hugo Freda,l’attività di plus-godimento immediato, in cui il soggetto si perde totalmente nell’oggetto, e di sostituzione dell’Altro con il consumo maniacale e ossessivo di oggetti- gadget, avviene in maniera solitaria372.

In maniera molto vicina alle parole di Freda e di Recalcati, lo psichiatra Leonardo Montecchi mette a fuoco questi aspetti descrivendo la trasformazione dei bar di periferia e di paese in “non-luoghi”, in cui il consumatore alienato valorizza il capitale pagando per manovrare ossessivamente le macchine, a causa dell’introduzione indiscriminata delle slot machine, trasformazione che si manifesta nello scenario fisico del bar ma che riguarda una rappresentazione, una metafora, di una trasformazione antropologica profonda, dell’umano:

370 Cfr. Fiasco M., La questione dell’azzardo e il ruolo oggi degli operatori, in Bulletin Alea, Associazione per lo studio

del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio, volume III, numero II, anno 2015, pp. 1-2: http://www.gambling.it/images/pdf/2015%20-%202%20Alea%20Bulletin.pdf

371Cfr. Zavattiero C., opera citata, pag. 155.

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“Questi bar che sono sempre stati luoghi di socializzazione dove si gioca a carte, al biliardo, si guarda la partita alla televisione, si commenta la vita quotidiana, con l’introduzione delle macchine sono diventate fabbriche di profitto per le compagni che le gestiscono... L’immaginario è stato ampiamente colonizzato per cui il gioco, il gaming anglosassone si è trasformato in gambling. Il gioco è caratterizzato da un’interazione con l’altro e produce piacere in varie forme. Il gambling ( gioco d’azzardo) è “al di là del principio di piacere” perché si basa sulla coazione a ripetere e sviluppa un “godimento” narcisistico che annulla l’altro. La macchina è erotizzata, diventa la dispensatrice del godimento perverso, ma paradossalmente non è la vincita, ma la perdita, il motore dell’automatismo di ripetizione. Si gode nel perdere perché la perdita innesca il desiderio di ripetere all’infinito.”373

I giocatori attuali, non solamente quelli compulsivi, vittime di un gioco d’azzardo legale, capillare e diffuso, appaiono, quindi ben diversi dai giocatori del Lotto narrati da Matilde Serao che agiscono nel contesto di una certa caratterizzazione regionale (“… esso (il popolo napoletano) si corrompe e muore pel Lotto”), di una dimensione festiva, di accettabile evasione dalla quotidianità. La speranza che “libera” il Lotto descritta da Balzac e dalla Serao, sebbene fallace, non produce nulla di catastrofico, non degrada, non diviene piaga sociale né incide sui destini personali. L’attuale degenerazione dell’azzardo si inserisce in un contesto di impoverimento antropologico che ha completamente dimenticato l’appello, per quanto implicito, alla speranza. Nel momento in cui le sale-gioco invadono il centro delle nostre città, distruggendo il tessuto stesso dell’aggregazione, ogni orizzonte festivo viene cancellato e resta la perversione di una struttura umana originaria, potentissima e, proprio per questo, da riconsiderare in modo consapevole.374

Si è affermata in Italia, nell’ultimo ventennio, come si è precedentemente scritto, con tutta l’escalation di liberalizzazioni e di nuove tipologie di gioco, accompagnati da suadenti forme pubblicitarie, una vera e propria cultura del gioco d’azzardo che mette in crisi uno dei pilastri dell’umanesimo dell’Occidente, e cioè il concetto di felicità come felicitas latina, molto vicino alla Socratica eudaimonia. La felicitas a Roma, come osserva Luigino Bruni, era normalmente associata a publica, e il termine rimandava alla generatività della vita e alla coltivazione delle virtù: il prefisso fe è infatti lo stesso di fecundus, ferax, fetus, femina, e gli

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Cfr. Montecchi L., post sulla pagina facebook della Comunità Assemblea del Sert di Rimini pubblicato il 21 marzo 2014: https://www.facebook.com/Assemblea-del-Sert-di-Rimini-665716856800540/timeline/

374Cfr. http://www.vita.it/noslot/gioco-se-la-vera-posta-la-vita.html, articolo “Se la vera posta è la vita” di Alessandro

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alberi erano chiamati infelix (sterili) e felix; il verbo latino feo significa proprio produrre. Non è un caso che le immagini latine della felicitas publica rimandassero ai bambini, alle donne (spesso incinte) e all’agricoltura: la Campania felix era felice per l’abbondanza delle sue campagne e per la fertilità della terra. I greci e poi un’anima fondamentale della cultura romana capirono che stava iniziando “l’era degli uomini”, i quali potevano valorizzare, fare emergere il buon daimon tramite la pratica della virtù, strumento di liberazione che consente al soggetto di diventare felice, grazie alle azioni acquisitive, contro i determinismi della cattiva sorte, e liberi da tutta quella magia che domina sempre nelle culture basate sulla fortuna: fu da quel momento che iniziò la nostra responsabilità, perché si cominciò ad affermare la forza dell’individuo, principale protagonista della propria felicità (e infelicità) contro gli eventi esterni. La tesi fondante della nostra età, per cui la virtù batte la fortuna, è oggi fortemente sfidata da una cultura che parla sempre più di fortuna, di lotterie, gratta e vinci, magie e oroscopi, giochi d’azzardo: combatterla significa salvare un’eredità enorme della nostra civiltà, ricordando che, ieri come oggi, la virtù civile più importante è il lavoro.375

375 Cfr. Bruni L., No slot, perché la virtù batte la fortuna, La cultura del gioco d’azzardo mette in crisi uno dei pilastri dell’umanesimo dell’Occidente, in rivista Vita magazine, edizione di settembre 2013, pag.11.

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