Dall’esame delle precedenti riflessioni, emerge come il rischio, che implica la necessità di scegliere nell’ambito di una società che è diventata incerta e insicura, sia diventato un concetto interpretativo importante dell’attuale crisi del legame sociale, causata dallo sfaldamento dei legami collettivi a totale vantaggio della libertà individuale e dal rapporto sempre più problematico tra la sfera privata e la sfera pubblica della vita sociale, che produce un forte senso di disagio soggettivo e sociale.
Zygmunt Bauman, al pari di Beck e di Giddens, ritiene che la modernità avanzata sia caratterizzata da una profonda incertezza, che le epoche precedenti non avevano mai conosciuto.
Il sentimento di insicurezza, così come l’incertezza, la paura, il rischio, sono altrettante categorie interpretative che da circa un trentennio i sociologi utilizzano per analizzare la “seconda modernità” e i processi di globalizzazione ad essa connessi. Il teorico della “società liquida” definisce infatti la società contemporanea come la “società
dell’incertezza” in cui i tratti principali sono il senso di incertezza, insicurezza,
smarrimento, inquietudine, precarietà:
“Le più infauste e dolorose tra le angustie contemporanee sono rese perfettamente dal termine tedesco Unsichereit che designa il complesso delle esperienze definite nella lingua inglese uncertainty (incertezza), insecurity (insicurezza esistenziale) e unsafety (assenza di garanzie di sicurezza per la propria persona, precarietà)”106. Itre diversi termini che, secondo Bauman, rappresentano le tre condizioni della sicurezza di sé e della fiducia in sé e che, caratterizzano in negativo, par default, la società liquida “dopo-moderna”, sono:
security, ovvero la sicurezza esistenziale che ci garantisce che ciòche è stato conquistato e
conseguito rimarrà in nostro possesso;certainty, ovvero la certezza diessere nel giusto attraverso la possibilità di discernere tra ciò che è ragionevole e ciò che è sciocco,ciò che è degno di fede da ciò che è ingannevole, il bene dal male; safety, ovvero la sicurezzapersonale, l’incolumità, del nostro corpo e delle sue estensioni (i nostri beni, la nostra famiglia, inostri vicini).107
106 Cfr, Bauman Z., La solitudine del cittadino globale, Feltrinelli, Milano, 2000, pag. 13. 107 Ivi, pp. 24-25.
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Queste tre dimensioni della sicurezza sono messe oggi, irrimediabilmente, in crisi rispettivamente dal liberismo economicoglobale, dalla pluralità e contraddittorietà delle interpretazioni del mondoe dall’esposizione percepita a crescenti pericoli e minacce alla propria incolumitàfisica.108
L'insicurezza, che Bauman esprime col termine tedesco di Unsicherheit e che comprende tutte e tre le dimensioni citate, determina una condizione diffusa di sfiducia tormentosa, la consapevolezza dell'incontrollabilità delle scelte e la correlata tendenza a sfuggire le responsabilità, e infine, una forte difficoltà nella costruzione dell'identità personale a causa delle molteplicità dei ruoli che gli individui sono costretti a svolgere nella società contemporanea.109
La fonte dell'incertezza perBauman è innanzitutto rintracciabile nella difficoltà di tradurre le preoccupazioni private in cause comuni e, inversamente di identificare e mettere in luce le questioni pubbliche nei problemi privati, e cioè nella crisi strutturale dei legami intessuti tra la vita pubblica e la vita privata. L'insicurezza sociale è l'incertezza dovuta all'incapacità di progettare liberamente la propria “carriera di vita”, una sorta di sensazione di inadeguatezza a definire coerentemente la propria autonomia sociale.
A settant’anni dall’analisi di Freud "la libertà individuale - scrive Bauman - regna sovrana;
è il valore inbase al quale ogni altro valore deve essere valutato e la misura con cui la saggezza di ogni norma e decisione sovra-individuale va confrontata"110.Siamo nel tempo della deregulation dove il principio di piacere regna sovrano. Così: "gli uomini e le donne postmoderni scambiano una parte delle loro possibilità di sicurezza per un po’ di felicità". E "il disagio della postmodernità nasce da un genere di libertà nella ricerca del piacere che assegna uno spazio troppo limitato alla sicurezza individuale": “Se la noia e la monotonia
pervadono le giornate di coloro che inseguono la sicurezza, l’insonnia e gli incubi infestanole notti di chi persegue la libertà. In entrambi i casi, la felicità va perduta"111. Se per Freud il disagio della civiltà nasceva dall’ordine e dalla regolazione con cui l’uomo civile scambiava una parte delle sue possibilità di felicità per un po’ di sicurezza, nella
108 Cfr. Gallino L., Globalizzazione e disuguaglianze, Laterza, Roma-Bari, 2000; cfr. Lyotard J.-F., La
condizionepostmoderna, tr. it. Feltrinelli, Milano, 1981; cfr. Battistelli F., “Sicurezza, sicurezze”, in Battistelli F., La fabbrica dellasicurezza, Angeli, Milano, 2008, pp. 15-46.
109 Cfr. Bauman Z., opera citata, pag. 14.
110 Cfr. Bauman Z., La società dell’incertezza, Il Mulino, Bologna, 1999, pag. 9. 111 Ivi, pag. 10.
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società della post-modernità liquida, l’imperativo sono la libertà assoluta e il dovere di consumare.
La società attuale è incerta nella misura in cui le appartenenze sociali e l’ordine simbolico strutturale sono caduti: il soggetto si trova a navigare a vista , in una parossistica affermazione del Sé. In questo senso “gioca”: Ogni gioco prevede vincitori e vinti ma nel gioco della libertà - segnala argutamente Bauman - le cose si fanno più complesse: "Chi ha
perso si consola con la speranza divincere la prossima volta, mentre la gioia del vincitore è offuscata dal presentimento della perdita"112. Per entrambi la libertà significa che nulla è
stabile ma tutto è incerto. Ma l’incertezza è portatrice di messaggi differenti: ai perdenti dice che non tutto è ancora perduto (così continuano a giocare trasformandosi in carnefici di se stessi), mentre ai vincenti sussurra che ogni trionfo è precario.
Bauman aggiunge che “…Nella nostra società liquido-moderna di consumatori, l’industria
dello sfratto/sostituzione/smaltimento/liberazione è una delle poche attività commerciali a cui sia garantita una continua crescita e che risulti immune dalle bizzarrie dei mercati dei consumatori. Questa attività, dopotutto, è assolutamente indispensabile affinché i mercati siano in grado di procedere nell’unico modo in cui essi sono capaci di agire: passando da una serie all’altra di territori di caccia a mano a mano che il loro sfruttamento si è esaurito”.113
Nel quadro di quanto descritto, si inserisce il processo di privatizzazione dei rischi, per cui è sempre più crescente, come osserva Bauman, la difficoltà di tradurre le preoccupazioni private in cause comuni e, inversamente di identificare e mettere in luce le questioni pubbliche nei problemi privati.
La riproduzione delle condizioni della vita sociale non è più conseguita con strumenti societari e collettivi, ma è in gran parte privatizzata, sottratta al dominio delle politiche statali e delle decisioni pubbliche, per cui si richiede sempre più all’individuo di trovare risposte private a problemi che sono socialmente prodotti e che meriterebbero, per la loro natura, una soluzione collettiva.114 L’arte di trasformare i problemi privati in questioni pubbliche corre il rischio di cadere in disuso e di essere dimenticata; il modo in cui si
112
Ivi, pag. 11.
113Cfr. “Zygmunt Bauman. Conversazioni sull’educazione” pubblicato sul sito web www.doppiozero.com;
http://www.doppiozero.com/materiali/fuori-busta/zygmunt-bauman-conversazioni-sull%E2%80%99educazione
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definiscono i problemi privati rende estremamente difficile la loro “agglomerazione” e, quindi il loro cementarsi in una forza politica.
Il processo di individualizzazione e della privatizzazione dei rischi, per cui si richiede all’individuo di gestire responsabilmente e senza protezioni collettive, come abile imprenditore di sé stesso, acquista anche per Bauman una rilevanza centrale. Alla privatizzazione della gestione dell’incertezza corrisponde la forza del mercato che riempie lo spazio lasciato libero dai sistemi collettivi di protezione. Con la riduzione dei sistemi di sicurezza sociale e il sorgere di forme neoliberali di governo, si afferma l’idea che l’individuo deve essere capace di costruire e di controllare autonomamente la sua vita, evitando, quanto più possibile, il ricorso a risorse previdenziali e collettive. I singoli devono distinguersi tramite una disponibilità esplicita al rischio e allo stesso tempo portare avanti una gestione previdente del rischio: sulla stessa linea si pone Thomas Lemke, sociologo tedesco e attento studioso dei temi della governamentalità e della biopolitica, nel momento in cui scrive che alla “ritirata dello Stato” corrispondono l’appello all’auto-responsabilità, alla cura di se stessi e all’acquisizione di competenze di auto-regolazione da parte dei soggetti individuali e collettivi: l’idea preponderante è che i cittadini diventano consumatori ed imprenditori di se stessi, che sono tenuti a fare delle scelte e a rispondere pienamente delle conseguenze di questo scelte, nella costruzione e nel controllo autonomo della propria vita, senza ricorrere a risorse previdenziali e ad apparati terapeutici statali.115
Il problema è che tale soggetto “imprenditore di sé stesso”, responsabile e autodeterminato, figlio dell’attuale modernità, che, secondo Bauman, ha trasformato da cittadino politico in semplice consumatore, si muove nelle sabbie mobili di una società liquida, incerta e insicura per assumere personalità multiple e per rincorrere scopi multipli, e l’idea, quindi, che la nostra società produca una maggiore libertà individuale risulta puramente illusoria.116
E' chiaro che l'idea della precarietà dell'esistenza è sempre stata presente nel corso della storia dell'umanità e Bauman lo fa notare ripercorrendo le varie spiegazioni che la cultura umana ha elaborato per giustificare tale precarietà.
115 Cfr. Lemke T., Biopolitica e neoliberalismo Rischio, salute e malattia nell'epoca post-genomica, Università di Bari,
20 aprile 2007, pag. 6; cfr. http://www.sinistrainrete.info/pdf/Lemke%20traduzione%20- %20Biopolitica%20e%20neoliberalismo.pdf
116 Bauman scrive che l'effetto principale della modernità è stato quello di trasformare il cittadino politico in
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Prima dell'avvento della modernità si era affermata una strategia "eteronoma”, che riteneva la vita comunque importante per l'esistenza eterna che segue la morte, dando così un senso all'insicurezza e all'instabilità del vivere. Con la modernità si affermò, invece, una giustificazione che Bauman definisce "eteronoma-autonoma", che risolveva il problema della precarietà postulando l'individuo come agente consapevole attraverso un ruolo all'interno di totalità durature come la famiglia prima e la nazione poi. Nel mondo contemporaneo, caratterizzato dalla perdita di potere del pubblico e dal crescente divario tra potere e politica dovuto all'implosione dei poteri economico, militare e culturale, sia la famiglia che la nazione hanno progressivamente perso la loro funzionalità in tal senso: la famiglia tende a disgregarsi molto più facilmente che in passato e i processi di globalizzazione hanno ridimensionato il potere e l'influenza delle nazioni. La prospettiva, quindi, di costruire una comunità duratura ed extratemporale diventa sempre più un'utopia, e
l'insicurezza tende ad essere trasferita sull'io, sul singolo individuo, ed è proprio
quest’ultimo, come si vedrà nel prosieguo della presente tesi, uno degli snodi teorici attraverso cui si dipana l’analisi dell’oggetto di ricerca identificato nel consumo di gioco d’azzardo e di gioco d’azzardo patologico nel contesto italiano degli ultimi anni.117
Aluisi Tosolini, dirigente scolastico esperto di problematiche interculturali, cultura postmoderna e linguaggi dei new media, scrive che il soggetto che si sente inadeguato, personalmente inadeguato, sarà certamente ansioso di cogliere le molteplici proposte che il mercato propone, senza alcuna coercizione esterna e senza nessuna opera di indottrinamento ad opera di altri (d’altra parte, questa è la cifra della ragione neoliberale) per poter migliorare tale sentimento di inadeguatezza.118
Bauman cita, a titolo esemplificativo, la cura del corpo (a cui dedica un intero saggio: il corpo come compito)119: il corpo non deve più essere abile al lavoro (come avveniva nel tempo moderno e come ancora si ostinano a certificare gli uffici di leva: abile e arruolato, oppure "revisione" - come le automobili!!! - o riformato – che si declina con riformatorio....: tanto per dire come le fabbriche dell’ordine siano sopravvissute alla fine del loro tempo) ma deve essere un capace recettore di sensazioni. La cura del corpo esige, quindi, la legge del fitness, della palestra, della necessità di accogliere e assimilare nuove stimolazioni, di fare
117
Ivi, pp. 15 e 16.
118 Cfr. recensione di Tosolini A. di Bauman Z., La società dell’incertezza, Il Mulino, Bologna, 1999, sul sito web
www.pavonerisorse.it; http://www.pavonerisorse.it/vacanze/BAUMAN2.html
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raccolta di sensazioni, le quali vanno sempre rinnovate: non ci si può fermare mai, al punto che, contraddittoriamente, il fine diventa la ricerca delle sensazioni per le sensazioni non per quello che ognuna di essa sarebbe capace di offrire: le spasmodiche corse insensate, il non fermarsi mai, il non gustare nulla, il correre, il consumo di maggiori esperienze possibili, il maggior numero di “like” su Facebook, la dismisura come cifra del capitalismo contemporaneo, sono le conseguenze dirette di tale affidamento (e di assoggettamento) al mercato, che produce quella che Deleuze e Guattari, nell’Anti- Edipo, chiamano “economia politica immanente” fondata sulla macchina desiderante, dove il desiderio è riconosciuto ontologicamente (ed economicamente) come forza produttiva. 120
La crescente individualizzazione sociale dei rischi è evidente anche nel recente saggio di Bauman “Il demone della paura”, in cui proseguendo le proprie riflessioni contenute nell’opera “Paura liquida” indaga la tipologia delle paure postmoderne: anche la gestione delle paure è in larga parte privatizzata e sottratta al dominio di luoghi “pubblici” di riferimento capaci di interpretare e fornire senso ai progetti individuali. La protezione dai rischi era il nucleo centrale dello Stato sociale moderno, o come direbbe Castel, della “società salariale fordista” e le politiche tradizionali di assicurazione contro le sventure prodotte sugli individui dalla società, sono abbandonate, o fortemente ridotte. Ciò implica che ora sono i singoli individui che devono ideare, cercare, adottare soluzioni attraverso azioni solitarie, “potendo contare su strumenti e risorse palesemente inadeguati all’impresa”121.
Michel Foucault, sulle orme del Panopticon di Jeremy Bentham, sostiene che tutte le istituzioni della modernità erano fabbriche dell’ordine e della certezza: scuole, ospedali, eserciti, svolgevano il ruolo di definire l’idoneità sociale degli individui e, in caso di inidoneità, doveva provvedere a isolare tali individui in apposite istituzioni totalitarie (manicomi, prigioni, ecc). Nel tempo della postmodernità non esistono più istituzioni simili o, perlomeno, quelle esistenti sono attraversate da mortali metastasi. Oggi l’incertezza non viene più vinta dalla fabbriche dell’ordine della modernità ma deve essere vinta da ogni individui con i propri mezzi; il timore della devianza (oggi non esiste più devianza: non esistendo più alcun faro dell’ordine tutto è permesso) è sostituito dalla paura della inadeguatezza. La cifra dell’inadeguatezza è riassumibile nei termini seguenti: incapacità di
120 Cfr. Deleuze G. e Guattari F., L’anti-Edipo: capitalismo e schizofrenia, Einaudi, Torino, 2002. 121 Cfr. Bauman Z., Il demone della paura, Laterza, Roma-Bari, 2014, pag. 21.
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acquisire la forma e l’immagine desiderate, difficoltà di rimanere sempre in movimento, difficoltà a mantenersi sempre flessibili e pronti ad assumere modelli di comportamento differenti, di essere allo stesso tempo argilla plasmabile e abile scultore. Tra le conseguenze del venir meno delle figure del sovraintendente, del capo, dell’insegnante (classiche figure dell’ordine moderno), la più importate riguarda il fatto che con loro sparisce anche la loro capacità di liberare dal peso della responsabilità. Se spariscono le fabbriche ed i sacerdoti dell’ordine ognuno è responsabile di se stesso, delle sue azioni, ogni individuo diventa, quindi, "controllore di se stesso".
Il soggetto della società liquida “dopo-moderna” appare formalmente libero, ma nella prigione che si è costruito lui stesso.122
E’ il processo di individualizzazione e di privatizzazione dei rischi che emerge come snodo teorico centrale dalla lettura e dall’analisi dell’opera di Bauman e che si rivela, ai fini del presente lavoro di tesi, uno dei principali spunti interpretativi che, integrato con i contributi degli Autori finora affrontati come Beck e Giddens, si rivela utile ai fini del tema oggetto della presente ricerca.
Il processo di individualizzazione si accompagna ed è determinato, inoltre, a quello di de-
istituzionalizzazione della vita sociale, e cioè la crisi di quelle istituzioni e di quei
dispositivi di protezione che garantivano nella prima modernità e nella società salariale fordista, l’attualizzarsi (seppur sempre in modo problematico) del rapporto individuo- società. La problematicità sostanziale di questo rapporto, che si presenta anche come crisi delle istituzioni moderne, fa emergere in maniera forte il problema dell’identità che diventa, piuttosto che uno status acquisito per diritto una volta per tutte, un processo di identificazione e una “lotta” individuale per il proprio riconoscimento sociale. 123
La riflessione sulla natura di questa crisi e sulla perdita di capacità dei sistemi tradizionali di protezione della società salariale fordista, attraverso la lettura delle opere di Robert Castel e l’esame dei suoi concetti di vulnerabilità e di désaffiliation, sarà al centro del secondo capitolo.
122
Cfr. recensione di Tosolini A. di Bauman Z., La società dell’incertezza, Il Mulino, Bologna, 1999, sul sito web
www.pavonerisorse.it; http://www.pavonerisorse.it/vacanze/BAUMAN2.html
123 Cfr. Chicchi F., Derive sociali. Precarizzazione del lavoro, crisi del legame sociale ed egemonia culturale del rischio, Angeli, Milano, 2001, pag. 65.
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II La vulnerabilità sociale