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Le varie declinazioni del concetto di Spazio Umanitario

Il termine spazio umanitario identifica lo spazio-tempo in cui si svolgono le operazioni umanitarie, ma è un termine che viene spesso abusato, col risultato che rimane, a volte, di non chiara interpretazione o comunque ricco di ambivalenze di significato.

Si stima che tale termine venga citato per la prima volta da Rony Brauman, ex presidente di Médicins Sans Frontières (MSF), il quale l’avrebbe utilizzato agli inizi degli anni ‘90. Brauman lo descrive come uno “spazio per l’azione umanitaria” dove “noi [intendendo MSF] siamo liberi di operare”:

Parlo di uno spazio simbolico, all’interno del quale l'azione umanitaria si stacca dal suo fondamento etico ... [uno spazio] che si costituisce all'interno dei seguenti fattori: in primo luogo, la libertà di dialogo, intesa come la possibilità di parlare liberamente con gli operatori incaricati del servizio, mentre stanno lavorando, senza dover subire la presenza sistematica di chiunque. Si tratta di una questione elementare di dignità ma che non è ancora ben compresa. [E’ pur vero che] D'altra parte, la libertà di movimento e di valutazione dei bisogni, sono fatte salve nella misura in cui le condizioni pratiche lo permettono, naturalmente. [Questo spazio]E’ una condizione importante per evitare di far diventare il soccorso umanitario uno strumento di propaganda, una “patente di rispettabilità” per qualche signore della guerra o qualche dittatore. E infine, libertà di verificare la corretta distribuzione degli aiuti. Per evitare che siano semplicemente riscossi per alimentare e finanziare combattenti o quadri politici95.

Lo spazio umanitario si definisce attraverso principi operazionali: è uno spazio in cui è possibile assistere e proteggere le popolazioni in pericolo, in modo tale che siano queste - e nessun altro - a beneficiarie dell’azione stessa. Solo così si possono stabilire relazioni con i beneficiari del proprio aiuto, evitando quanto più possibile ogni deviazione dal mandato umanitario. Sono le popolazioni, con le loro necessità e la loro dignità, a costituire la priorità d’intervento; da ciò ne consegue che tutelare lo Spazio umanitario non significa solamente assicurare capacità operazionale alle agenzie umanitarie, ma bisogna prestare ancora maggiore attenzione al mitigare l’impatto negativo delle proprie azioni, per far sì che anche la vita e la dignità delle popolazioni vengano sempre rispettate da tutte le parti in causa.

A questo scopo, lo Spazio umanitario deve necessariamente essere considerato come una complessa arena legale, militare e politica, di assistenza e protezione alle vittime civili, il cui equilibrio interno è determinato dalla difficile e quotidiana interazione tra tutti gli attori in gioco.

                                                                                                               

95  R.Brauman, Humanitaire – le dilemme, Les Editions Textuel, Paris, 1996, p. 43. Traduzione mia.

Nonostante siano passati quasi vent’anni dall’introduzione di questo concetto, se consideriamo la pluralità di questi attori che si confrontano tra loro, vediamo come siano presenti delle sostanziali differenze nel modo di concepire lo Spazio umanitario, differenze che si sostanziano nelle diverse definizioni che ogni organizzazione dà dello stesso termine.

Abbiamo visto come l’indipendenza dello Spazio umanitario dalla politica sia un elemento centrale nella definizione data da Rony Brauman, ed ha contribuito ad influenzare le successive interpretazioni di tale concetto. Per esempio è del tutto simile il focus apolitico dell’Agency space utilizzato nella definizione adottata dall’Ufficio Onu per la Coordinazione degli Affari Umanitari (UN-OCHA). Lo Spazio umanitario sarebbe l’equivalente della possibilita per le agenzie umanitarie di poter operare liberamente, assicurando il soddisfacimento degli imperativi umanitari, in accordo con i principi dell’azione umanitaria. Per far ciò, le agenzie possono aderire ai principi di Neutralità e Imparzialità e mantenere una chiara distinzione del proprio ruolo e delle proprie funzioni (salvare vite ed alleviare la sofferenza umana) da quelle degli attori politici e militari contemporaneamente presenti96.

Alcune agenzie umanitarie pongono invece un’enfasi tutta incentrata sui diritti inalienabili delle persone, e sulla loro possibilità di ottenere assistenza e protezione in caso di bisogno. Come per MSF, anche la definizione data da Oxfam sollecita l’obbligo per i rappresentanti politici di rispettare e mantenere un clima e un’ambiente favorevoli all’azione umanitaria, che sia protetto da ogni possibile interferenza o ingerenza politica. Ciononostante, lo Spazio umanitario sarebbe anche:

un ambiente operativo in cui sia soddisfatto il diritto delle popolazioni a ricevere aiuto ed assistenza, e nel quale le agenzie umanitarie possano portare avanti un’efficace azione umanitaria, che sia in grado di rispondere ai bisogni in modo imparziale ed indipendente97

Allo stesso modo, anche l’UNHCR definisce lo Spazio umanitario in relazione sia alla capacità delle popolazioni colpite di esercitare il loro diritto a ricevere assistenza, sia alla possibilità per le Agenzie Onu di operare in un ambiente sicuro ed accessibile per i propri operatori98. Dato il

mandato specifico di questa agenzia, il focus operazionale è posto sulla protezione dei rifugiati e sulle comunità di profughi in fuga, ma – come per Oxfam – il ruolo dell’agenzia umanitaria è                                                                                                                

96  OCHA, Glossary of Humanitarian Terms in Relation to the Protection of Civilians in Armed Conflict, New York, 2003.

Traduzione mia.  

97  Oxfam International, Policy Compendium Note on United Nations Integrated Missions and Humanitarian Assistance,

Oxford: Oxfam International, 2008. Traduzione mia.  

98  V.Tennant, B. Doyle and R. Mazou, Safeguarding Humanitarian Space: a Review of Key Challenges for UNHCR, UNHCR

ancora essenziale, sebbene si riconosca l’importanza dei ruoli che giocano gli altri attori presenti sulla scena (incluso quello delle comunità stesse) di collaborare per il soddisfacimento dei bisogni umanitari.

Se l’enfasi sulla protezione, propria dell’UNHCR, spinge il concetto di Spazio umanitario sulla rotta del Diritto Internazionale dei Rifugiati, per il Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) il termine “Spazio Umanitario” è essenzialmente sinonimo del rispetto del Diritto Internazionale Umanitario (IHL o DIU) nelle situazioni di conflitto armato. Le Convenzioni di Ginevra del 1949 non utilizzano il termine “Spazio Umanitario” perciò non v’e n’è traccia nemmeno nel DIU; ciononostante andare ad indagare le norme di Diritto Internazionale Umanitario ci aiuta ad approcciarci a tale termine secondo una prospettiva legale.

Prendendo il DIU come punto di partenza, il concetto si amplia automaticamente rispetto a ognuna delle altre definizioni viste in precedenza, poiché l’obbligo di rispettare il diritto dei conflitti armati ricade primariamente sui belligeranti, regolando il comportamento che essi devono tenere durante tutto il corso delle ostilità, inclusa la previsione legale di misure atte a garantire la protezione dei non combattenti e, se necessario, la loro assistenza umanitaria. Specificatamente, la IV Convenzione di Ginevra (1949) e il I° Protocollo Aggiuntivo (1979) sono le basi legali che proteggono i civili in occasione dei conflitti armati sia nazionali che internazionali, stabilendo che essi possano ricevere assistenza umanitaria e cure mediche. Mentre le parti contraenti non possono arbitrariamente negare il loro consenso al soccorso, le autorità possono rifiutare l’azione umanitaria se si prova che questa interferisca con la strategia militare adottata o aiuti palesemente la controparte avversaria. Tale meccanismo di “salvaguardia” della ragion di stato riflette il pragmatismo tipico del Diritto Internazionale Umanitario, che fa da sempre attenzione a mantenere l’equilibrio tra necessità umanitarie e necessità militari.

Secondo la visione dell’ICRC – che, lo ricordiamo, è l’unica organizzazione umanitaria imparziale, internazionalmente riconosciuta dalle Convenzioni di Ginevra – lo Spazio umanitario si estrinseca nel rispetto che le parti belligeranti pongono nei confronti del Diritto Internazionale Umanitario, e quindi il focus viene spostato qui sulla garanzia dell’applicazione assoluta delle leggi di guerra, alle quali non si ammette deroga.

Questo è il motivo fondamentale per il quale l’ICRC si è costitutito e per il quale continua a lottare: garantire che l’Umanitarismo poggi su solide basi legali, che possano essere adottate giuridicamente dagli Stati per venire successivamente applicate e rispettate durante ogni

scontro. L’ICRC opera per diffondere tali principi tra le parti belligeranti, affinché lo Spazio umanitario si estenda all’intero pianeta; assicurando il rispetto universale delle convenzioni del DIU tra chiunque combatta, si riesce infatti a garantire che gli operatori umanitari possano godere di una libertà di movimento senza precedenti, potendo accedere in totale sicurezza a tutti gli Stati del mondo, senza rischi per la propria incolumità fisica o per la loro autonomia operazionale.

Ognuna di queste modalità di intendere il concetto di Spazio umanitario porta inevitabilmente con sé aspetti positivi e aspetti negativi. E’ per questo che, pur condividendo idealmente la definizione datane dalla Croce Rossa Internazionale, ritengo opportuno presentare una quarta possibile definizione del concetto, quella dello Spazio umanitario come complessa arena politico-militare-ideologica.

Secondo Sarah Collinson e Samir Elhawary dell’Overseas Development Institute di Londra, lo Spazio umanitario si originerebbe dalla complessa interazione degli interessi e delle azioni, sia individuali che collettive, di una pluralità differente di attori politici, diplomatici, civili e militari, quasi sempre in contrasto ideologico tra di loro. Essi propongono la definizione data da Marie-Pierre Allie, presidente di MSF-Francia, secondo la quale lo Spazio umanitario sarebbe:

Uno spazio per le negoziazioni, i giochi di potere e la ricerca del proprio interesse tra attori umanitari e autorità [...] E’ il prodotto delle ripetute transazioni con i politici locali, internazionali e le forze militari. Le sue dimensioni dipendono in larga parte dalle ambizioni proprie di ogni organizzazione, dal supporto politico e diplomatico che si riesce ad aggregare e dall’interesse dimostrato nei confronti della propria azione, da quanti stanno al potere99.

Grazie a questa definizione - notevolmente più disincantata delle precedenti - si fa maggior chiarezza su che cosa sia lo Spazio umanitario strictu sensu, e qui scopriamo come esso sia in realtà un concetto molto più pragmatico di quanto potesse apparire in un primo momento, poiché dipende completamente dalla volontà e dalle capacità (quando non dalla fortuna) che le singole persone hanno nell’approcciarsi alle diverse questioni. Il risultato è che il dibattito sullo Spazio umanitario può ora estendersi ai più vari ambiti di intervento, fino a ricomprendere temi scottanti come il diritto di intervenire nelle crisi, la protezione dei civili, il comportamento dei Donatori internazionali, le relazioni civili-militari, l’ingaggio con i gruppi armati irregolari, le campagne per il rispetto dei diritti umani, l’emancipazione delle donne.                                                                                                                

99 M.P. Allie, Introduction: Acting at any Price?, in C. Magone, M. Nueman and F. Weissman (eds), Humanitarian

Negotiations Revlealed: The MSF Experience, Hurst & Co., London, 2010. Op. cit. in Humanitarian Policy Group, S. Collinson e S. Elhawary (a cura di) Humanitarian Space: a review of trens and issues, Overseas Development Institute, London, 2012.  

Questa visione delle cose ci permette di affermare che non è vero che lo Spazio umanitario si stia contraendo sempre di più e rischi addirittura di scomparire, anzi; vi è stato un grandissimo allargamento della sfera d’azione soprattutto delle Ong, e gli ultimi anni hanno visto un’aumento esponenziale proprio nel numero stesso delle Ong e della multiforme varietà dei loro obiettivi. E’ proprio questa ulteriore “sfocatura dei confini” che sta mettendo a dura prova la tenuta dell’intero sistema. Ecco perchè bisogna stare attenti a non farsi prendere la mano finendo con il chiedere più del necessario: lo Spazio umanitario è un’ecosistema complesso che ha le sue regole e i suoi obiettivi; la loro violazione da parte di qualcuno non significa che non possa causare conseguenze fatali per l’operato di qualcun’altro.