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Le vicende anteriori e il “piano d'azione”

Le vicende anteriori si possono brevemente schematizzare in questo modo:

a) nel corso degli anni Ottanta e Novanta del Novecento si sviluppano le prime iniziative di provenienza accademica e non ufficiale, che portano alla formazione di diversi Gruppi di lavoro con l'obiettivo di realizzare progetti e ricerche tendenti ad uniformare ed armonizzare il diritto privato europeo o suoi settori più o meno ampi , di maggior interesse per l'integrazione di un mercato unico (Commissione Lando, Accademia dei giusprivatisti di Pavia, Gruppo sul common core, Gruppo di studio su un Codice civile europeo, Gruppo sull'acquis );

b) il Parlamento europeo approva due Risoluzioni il 26 maggio 1989 (A2 – 157/89) ed il 6 maggio 1994 (A3 – 0329/94), dirette a sollecitare l'unificazione di numerose branche del diritto privato dei Paesi membri (in primis quella delle obbligazioni) e a valutare la possibilità di redigere un Codice comune europeo di diritto privato;

c) le conclusioni del capitolo VII del Consiglio europeo di Tampere (15-16 ottobre 1999) auspicano una maggiore convergenza degli ordinamenti nazionali nel settore del diritto civile;

d) la Commissione europea , con le Comunicazioni dell' 11 luglio 2001 [COM (2001) 398 def.] e del 2 ottobre 2001 [COM (2001) 531 def.], rispettivamente al Consiglio ed al Parlamento, propone a tutti soggetti interessati un ampio questionario, per raccogliere informazioni sulla necessità di un'azione comunitaria incisiva nel settore contrattuale, e presenta il Libro verde

sulla tutela dei consumatori nell'Unione europea, al fine di promuovere una vasta

consultazione pubblica sugli ostacoli che si frappongono, a causa delle differenze tra le normative nazionali,in materia di trasparenza e correttezza delle operazioni commerciali; e) una nuova Risoluzione del Parlamento europeo del 15 novembre 2001 (A5_0384/2001)

tratta espressamente del ravvicinamento del diritto civile e commerciale degli Stati membri ed è seguita dalla relazione del Consiglio europeo del 16 novembre 2001 per la creazione di una serie di regole comuni di diritto privato europeo e per un costante coordinamento tra Stati membri nella fase immediatamente precedente all'attuazione delle Direttive;

f) con la Comunicazione del 12 febbraio 2003 [COM (2003) 68 def.] la Commissione, sulla base delle informazioni ricevute in risposta alla Comunicazione dell'11 luglio 2001, dà l'avvio ad un “Piano d'azione” più concreto per realizzare una maggior coerenza nel diritto contrattuale europeo, riconoscendo un ruolo fondamentale all'elaborazione di un “Quadro comune di riferimento” ( Common Frame of Reference, CFR ), in cui comprendere principi, concetti e termini comuni in tale settore del diritto.

Il documento del 2003 testimonia la consapevolezza maturata in seno alla Commissione in ordine alla necessità che gli obiettivi dell'applicazione uniforme del diritto contrattuale europeo e del buon funzionamento del mercato siano perseguiti non solo attraverso i tradizionali strumenti normativi, ma ricorrendo altresì all'ausilio di strumenti non normativi (autoregolamentazione, accordi settoriali volontari, campagne di informazione, metodi di coordinamento aperto, ecc.).

Un CFR darebbe, secondo la Commissione, un contributo determinante per il miglioramento, il coordinamento e la semplificazione dell'acquis communautaire. Da ideare come strumento accessibile a tutti (operatori economici, legislatori di paesi dell'unione ma anche di paesi terzi),

sarebbe di forte impulso verso la riduzione delle divergenze dei diritti contrattuali dell'Unione, e dovrebbe essere la base per lo sviluppo di uno strumento opzionale nel campo del diritto contrattuale europeo, aderendo così al Parere del Comitato economico e sociale europeo del 17 luglio del 2002 (ECOSOC INT/117), che auspicava la formazione di un diritto uniforme e generale in questo settore attraverso lo strumento regolamentare basato sulla soluzione c.d. opt-in, cioè vincolante solo se liberamente accettato dai paesi membri. Nel “Piano d'azione” si prefigura lo strumento opzionale come un corpus moderno di regole particolarmente adatte ai contratti transfrontalieri nel mercato interno, da proporsi come soluzione ragionevole, indifferentemente, ai professionisti e alle grandi imprese, alle medie e piccole imprese e ai consumatori. Esso dovrebbe rispettare nei termini più ampi la libertà contrattuale, lasciando libere le parti di aderire alle regole in esso contenute soltanto nel caso in cui queste rispondessero ai loro bisogni, giuridici ed economici, più appropriatamente rispetto al diritto interazionale privato e limitando il contenuto imperativo del nuovo strumento a poche, essenziali regole, poste a tutela dei consumatori. Sul contenuto e l'estensione applicativa di tale strumento purtroppo, nel documento del 2003, non troviamo chiarezza d'idee.

La prospettiva del “Piano d'azione” va oltre, prevedendo anche la elaborazione di clausole contrattuali standard, da applicare su scala europea , che consentirebbero alle parti un risparmio dei costi nella fase delle trattative e l'incremento dei traffici giuridici e commerciali transfrontalieri. Il piano prevede anche la redazione di clausole uniformi da inserire nei contratti per far sì che i consumatori fossero meglio informati e potessero comparare in modo adeguato le diverse offerte di beni e servizi sul mercato interno.

A riguardo del “Piano d'azione” il Parlamento europeo adotta, il 2 settembre 2003, una delibera con la quale invita la Commissione a redigere il CFR entro il 2006 e a sollecitarne l'impiego anche nei procedimenti arbitrali, predisponendo una raccolta di clausole contrattuali standard, con il fine ultimo di preparare un codice di diritto contrattuale, dapprima facoltativo per gli Stati membri e poi da rendere vincolante mediante uno strumento comunitario.

Le decisioni assunte nel 2003 cominciano a trovare attuazione alla fine del 2004, dopoché il 1° maggio di quell'anno il numero dei Paesi aderenti alla Comunità era passato da 15 a 25, con l'entrata di Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, ed Ungheria.

Con la nuova comunicazione dell'11 ottobre 2004 [COM (2004) 651 def.], intitolata “Diritto contrattuale europeo e revisione dell'acquis: prospettive per il futuro”, la Commissione definisce le linee di sviluppo del CFR, alla luce della delibera del Parlamento sopra citata, confermandone tutta la rilevanza strategica quale “armamentario concettuale normativo (tool box) da cui estrarre gli

utensili necessari a procedere alla revisione dell'attuale acquis, all'introduzione di nuove regolamentazioni, alla elaborazione di condizioni e clausole standard... e alla progettazione di un codice civile europeo”.

Per la realizzazione del CFR la Commissione ha disposto il finanziamento di una ricerca di durata triennale, con la costituzione di una rete (il CFR-Network), formata dal gruppo di Studio su un Codice civile europeo (The Study Group in a European Civil Code) e dal Gruppo di Ricerca sul Diritto Privato della Comunità Europea (The Acquis Group), nel cui ambito si sono programmati incontri e seminari di approfondimento tra studiosi ed accademici, ma anche tra esperti e rappresentanti delle categorie, associazioni e gruppi interessati degli Stati membri (divenuti nel frattempo 27 con l'ingresso, nel 2007, di Bulgaria e Romania) e di alcuni Paesi europei terzi, quali Norvegia e Svizzera.

I lavori sono stati inaugurati il 15 dicembre 2004 e si sono svolti nel triennio 2005-2007, concludendosi con l'edizione provvisoria del Progetto del 2008 e quella definitiva del 2009, denominata Draft Common Frame of Reference (DFCR).

Questo testo era suscettibile di essere modificato dalla Commissione in conformità agli obiettivi previsti nel “Piano d'azione” del 2003, e la stesura che ne sarebbe uscita avrebbe dovuto essere poi valutata dal Parlamento, dal Consiglio e dai Paesi membri. All'esito di tali consultazioni è prevista la redazione definitiva del CFR , la sua traduzione in tutte le lingue comunitarie ufficiali ed infine l'adozione ufficiale con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Comunità93.

L'adozione del CFR, originariamente programmata, con eccessivo ottimismo, per la fine del 2009, ad oggi, 2016, non è ancora avvenuta, né mai avverrà.