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Cosa pensa del legame familiare che esiste tra un il minore e la propria famiglia? Nonostante spesso ci siano grosse difficoltà, esiste comunque il desiderio d

Intervista a Claudia Bielli educatrice e responsabile di un gruppo internati al Vanon

6) Cosa pensa del legame familiare che esiste tra un il minore e la propria famiglia? Nonostante spesso ci siano grosse difficoltà, esiste comunque il desiderio d

sentirsi appartenere a una famiglia e di rimenare legati ad essa? Esistono dei casi in cui non ha colto questa necessità?

“Il legame tra bambino e mamma è indissolubile. Io in tutti questi anni non ho mai visto un

bambino non volere stare con la sua mamma. Con la mamma eh, perché penso che sia la natura stessa, non lo so. Ci sono mamme che davvero trattano i bambini malissimo, che tu dall’esterno dici “ma cribbio”, tu come figlio non puoi mandarla a quel paese, ma non lo fanno. La mamma la difendono ad ogni costo. Subiscono, tacciono, ma la mamma non l’attaccheranno mai. mai. I papà no, i papà ci sono alcuni di loro che manco sanno che ci sono, cioè, anche perché magari effettivamente non ci sono, o non ci sono mai stati, quindi. Sicuramente è importante che loro possano appartenere a un nucleo familiare, perché questo sarebbe la base di una vita di uno sviluppo sano di un minore, avere un nucleo familiare, una rete sociale che ti sta attorno, una rete di sostegno. Quindi questo sarebbe fondamentale, purtroppo tanti casi dei nostri bambini non hanno neanche questo, hanno solo la mamma. Non hanno neanche un minimo di rete familiare o di rete sociale, quindi in quel caso il legame è ancora più forte, è solo centrato su di lei. Se hanno invece una famiglia. comunque almeno già con un papà, magari dei fratelli, degli zii, dei cugini, già è più facile perché hanno comunque un sostegno maggiore. Io non ho mai visto persone che hanno completamente rinnegato la figura materna. Anche in situazioni di ragazzi già dimessi, dove ti dicono «quel giorno che io sarò maggiorenne, quella buona donna di mia mamma, la manderò a quel paese», in realtà non lo fanno. Cioè lo fanno ma comunque in qualche modo tornano sempre. Magari non abbracci e baci tutti i giorni, ma sulla mamma penso che sia una cosa proprio a livello di natura umana. Mentre viceversa, ci sono mamme che abbandonerebbero i loro figli in mezzo a una strada, questo sì.”

È mai successo che un minore non potesse avere contatti con la mamma per questioni legali o di urgenza. E che ci fossero altri familiari a cui il minore magari si poteva legare?

“Ci sono dei casi, magari non tutti. C’è magari la nonna, la zia, lo zio o magari anche delle amiche, soprattutto nelle persone di cultura americana, brasiliani, loro chiamano tutti zii, ventimila zii poi magari invece è il vicino di casa che chiamano zia. Loro hanno una comunità molto grande di amici, quindi può essere che in una situazione di urgenza. Se la mamma non c’era perché non so magari è in vacanza, è un conto, se invece la mamma non può avere dei contatti perché lo decide l’Autorità, allora li è l’Autorità stessa a favorire dei contatti con degli altri familiari, questo sì. Cioè se viene tolta l’Autorità parentale a una mamma, magari si fa in modo che il minore veda la nonna o la zia.”

E quindi il lavoro che si fa con l'altro familiare è lo stesso, come se fossero i genitori?

“In parte.”

Quindi vengono informati di tutto?

No, no perché non hanno l’autorità parentale. Quindi in quel caso c’è un tutore ed è lui che viene informato su tutto. Cioè, se ha quaranta di febbre, io non chiamo la zia a dirgli che ha quaranta di febbre.

Anche se il minore ha soltanto la zia in quel momento?

“Sì. Legalmente non può, non è nessuno.”

E se il minore lo chiede?

“Se è lui a dirgli «io ho la febbre», allora va bene. Però non è informato su nulla. Quindi il lavoro con altri familiari è solo di presa a carico, noi legalmente non possiamo dire nulla. Si per sé questa è proprio la legge. Se io vado in ospedale, per assurdo i miei genitori e mio fratello non potrebbero sapere nulla di me, se non sono io a dare l’okay. Io potrei anche essere in punto di morte e i medici non dire nulla ai miei parenti, perché io sono maggiorenne. Su un minore, è la persona che richiede l’autorità parentale, a poter dire tutte le informazioni. Se non è il genitore, vuol dire che è il tutore. A meno che non venga decretata, ma io non l’ho mai visto finora, che venga decretato tutore un parente. Però non lo hanno mai fatto, normalmente mettono una persona esterna, ma perché? Perché se ci sono situazioni di conflitto, tolta l’autorità parentale, vuol dire che o la mamma non ha in giro nessuno, è da sola, o viene tolta l’autorità parentale perché sono successi fatti gravi e tu non sai mai fino a che livello i parenti sono coinvolti. Se c’è un abuso nessuno può escludere nessuno. Quindi non dai l’autorità parentale a un parente stretto, sui minori. Nell’handicap è diverso, nell’handicap succede che se tu hai un fratello con un handicap forte, può essere che nominano te come tutore, se i tuoi genitori non ci sono più, questo sì. Nei minorenni no, piuttosto danno un tutore esterno. Perché ci sarebbero poi dei conflitti, sono tutte cose stupide, però i conti in banca, tutte queste robe qua il tutore ha accesso a tutto. Possono anche incrinare i rapporti all’interno della famiglia. La mamma stessa dice «ma come, non nominate mia sorella tutore?» meglio che venga nominato un estraneo.”

Intervista a Luca Ferrari - educatore del Vanoni e

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