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Nel 2013 il Ministro del lavoro Giovannini ha proposto un decreto legge che è stato convertito nella legge n. 99 il 9 agosto 201332 con l’intento di creare nuove condizioni di lavoro, in particolare per i giovani, di fronteggiare il disagio sociale

32 Legge n. 99, “Primi interventi urgenti per la promozione dell'occupazione, in particolare giovanile, della coesione sociale, nonché in materia di Imposta sul valore aggiunto (IVA) e altre misure finanziarie urgenti”, 9 agosto 2013.

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nel Mezzogiorno, di potenziare le politiche attive per il lavoro. La legge inoltre prevede che siano i datori di lavoro a poter usufruire di incentivi da parte dell’INPS, per assumere con un contratto a tempo indeterminato giovani lavoratori tra i 18-29 anni, che non abbiano un lavoro retribuito da almeno 6 mesi o che non abbiano un diploma di scuola superiore. Tali benefici dovrebbero produrre un miglioramento dell’occupazione giovanile, ma in realtà la procedura per la concessione degli incentivi è complessa e i datori di lavoro tendono a respingere la possibilità di assumere in modo regolare i giovani a disposizione, questo perché le imprese italiane sia a causa della scarsa competitività sul mercato internazionale che per il crollo del mercato interno, tendono ad attuare delle politiche economiche molto restrittive. La legge intende fronteggiare il problema della disoccupazione giovanile attraverso l’utilizzo del contratto di apprendistato e i tirocini formativi.

L’istituto dell’apprendistato dopo la legge Biagi ha subito ulteriori modifiche ed è stato rielaborato dal Testo Unico approvato con il decreto legislativo n.167 del 201133. In particolare il T.U. all’articolo 1 prevede tre diverse tipologie di apprendistato.

La prima è l’apprendistato finalizzato all’acquisizione della qualifica professionale, il quale può essere stipulato in ogni settore produttivo da soggetti che abbiano tra i 15-25 anni di età. La formazione è prevista per un massimo di tre anni oppure nei casi dell’acquisizione di un diploma regionale il tempo di formazione può essere prolungato fino a quattro anni.

La seconda tipologia è l’apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere, che ha lo scopo di permettere l’acquisizione di una qualifica professionale e può essere stipulato in tutti i settori da soggetti di età compresa tra i 18-29 anni. La durata della formazione non può essere inferiore ai 3 anni oppure, nel caso della figura professionale dell’artigiano, il tempo minimo di formazione deve essere di 5 anni.

Il terzo tipo di apprendistato è l’alta formazione e ricerca, il quale ha il fine di raggiungere un titolo di studio, quali il diploma di istruzione secondaria superiore, titoli di studi universitari, dottorati di ricerca, praticantato. Possono essere assunti in tutti i settori ragazzi che hanno un’età compresa tra i 18-29 anni.

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La legge Giovannini prevedeva, in riferimento all’istruzione dell’apprendistato, che entro il 30 settembre 2013 la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Provincie autonome di Trento e Bolzano adottano delle linee guida per disciplinare il contratto di apprendistato professionalizzante in modo tale da ottenere un’offerta formativa pubblica uniforme su tutta la Nazione.

Inoltre un altro elemento disciplinato dalla legge è che sia riconosciuta la possibilità di trasformare il contratto in apprendistato professionalizzante dopo il conseguimento della qualifica.

Per ciò che concerne i tirocini formativi sono riconosciuti come strumento importante per favorire l’occupazione giovanile, ma non come contratti di lavoro. I tirocini formativi sono caratterizzati dal coinvolgimento di tre soggetti: il promotore che solitamente si identifica con le regioni ma possono anche essere le Università, gli istituti scolastici statali, o centri di formazione professionale; gli enti ospitanti che possono essere tutti i datori di lavoro pubblici o privati ed infine i tirocinanti. La legge Giovannini ha stabilito per l’anno 2014 l’istituzione di alcuni fondi, uno con lo scopo di sostenere il settore dei beni culturali, il fondo straordinario ordinario di un milione di euro, destinato a promuovere tirocini formativi e di orientamento per i giovani fino ai 29 anni d’età, un ulteriore fondo per finanziare le indennità di partecipazione ai tirocini formativi per le Amministrazioni dello Stato ed infine, con l’obiettivo di promuovere la possibilità di far studiare ma anche lavorare i giovani, ha stanziato 10 milioni di euro per lo svolgimento di attività di tirocinio curriculare degli studenti iscritti ai corsi di laurea nell’anno accademico 2013/2014. I giovani che possono accedere allo svolgimento dei tirocini formativi con l’Università sono gli studenti più meritevoli in base ad una graduatoria creata su principi che fanno riferimento alla regolarità del percorso di studi, sulla media degli esami e anche sulla base delle condizioni economiche dello studente, che vengono individuare attraverso ISEE. Lo studente che accede al tirocinio dovrà svolgere l’attività per una durata massima di tre mesi, durante i quali riceverà un contributo di 200 euro mensili da aggiungere ai 200 euro che devono essere versati al tirocinante da parte dalla struttura ospitante. Nella realtà la situazione che si è verificata è quella del tirocinante sottoposti allo “sfruttamento” da parte delle aziende, le quali sono convinte che il corrispettivo che spetta ai tirocinanti per l’attività svolta non sia altro che la formazione che ricevono.

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Infine la legge n.99/2013 prevede di fissare delle modalità per effettuare dei tirocini formativi dalla durata di tre anni, senza spese da parte dello Stato, per gli studenti che frequentano il quarto anno delle scuole secondarie di secondo grado in orario extracurriculare. E ancora la legge è intervenuta modificando le varie tipologie di contratto tra i quali: i contratto a tempo determinato, la somministrazione di lavoro, il lavoro a progetto, il lavoro occasionale.34

Tra gli obiettivi della legge è presente anche quello di riuscire a fronteggiare il disagio sociale del Sud Italia dove, infatti, nel periodo dell’emanazione della legge l’Istat aveva rilevato un tasso di disoccupazione pari al 12%, corrispondente al numero di disoccupati di circa 3 milioni 76 mila. Inoltre i giovani tra i 15-24 anni in cerca di un lavoro erano circa 635 mila, il 10,6% della popolazione in questa fascia di età. È stato stimato trai giovani NEET un tasso di disoccupazione pari al 39,5%. A fronte di questi dati preoccupanti, il legislatore è intervenuto per provare a contrastare le problematiche quali precarietà, inattività, povertà mettendo a disposizione alcune risorse di tipi economico infatti sono stati stanziati da parte dello Stato 108 milioni di euro per l’anno 2013, 68 milioni per il 2014 e 152 milioni per l’anno 2015. Tali fondi sono destinati a giovani di età compresa tra i 18-29 anni e sono volti alla promozione e alla realizzazione di progetti proposti da parte di giovani o da soggetti molto svantaggiati oppure a borse di tirocinio formativo per giovani che non svolgono attività lavorative, non studiano e non partecipano nemmeno ad attività di formazione.

La grave situazione del Meridione è stata evidenziata anche dall’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno la quale, nel Rapporto Svimez pubblicato nel 201435, ha rilevato come in cinque anni, in particolare tra il 2008- 2013, “gli investimenti sono crollati di oltre la metà, i consumi delle famiglie si sono ristretti di un ottavo e nel 2013 il numero degli occupati è sceso al livello più basso in quasi quarant’anni”36. Ciò ha comportato l’ulteriore aumento del gap tra il Sud Italia e il resto del Paese, ed inoltre la bassa percentuale di richiesta di lavoro qualificato insieme alle difficoltà economiche delle famiglie a poter sostenere i costi

34 A. Tursi, P.C. Vincenti, B. Raimo, Il nuovo mercato del lavoro dopo la legge Giovannini, DIKE Giuridica Editrice, Roma, 2013.

35 Rapporto Svimez citato in “La desertificazione umana” del Mezzogiorno. Un allarme da prendere sul serio”, www.neodemos.it, 8 settembre 2014.

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dell’istruzione a loro volta contribuiscono a ridurre gli investimenti nella conoscenza e nella formazione dei giovani.