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Lessing, la «vera ontologia della Massoneria» e la Rettung del Templare: da

Ernst und Falk. Gespräche für Freymäurer a Nathan der Weise

Il tema delle società segrete sembra aver appassionato molto anche Lessing, come dimostrano Ernst und Falk. Gespräche für Freymäurer (1778/1780) e contemporaneamente Nathan der Weise (1779), nei quali la critica nei confronti dello stato della Massoneria del suo tempo, ormai compromessa con le correnti mistico- teosofiche, cristiane e templari, si lega a una prospettiva utopica: l’esperienza massonica si presenta al drammaturgo quale categoria eterna dello spirito, ricerca autonoma e individuale da contrapporre alla rigidità dogmatica dell’istituzione storica, il cui obiettivo sembra poi paradigmaticamente sovrapporsi a quello proprio dell’arte lessinghiana221

. È significativo che in questa nuova polemica Lessing si serva infatti del medium del dialogo, insieme filosofico e massonico, che nelle cerimonie in loggia riveste un ruolo centrale nel percorso iniziatico del neofita222, per continuare la battaglia con l’altra forma artistica che più caratterizza l’esperienza latomistica, quella del dramma223. L’importanza del dialogo e dell’azione drammatica nell’iniziazione massonica è stata recentemente messa in evidenza dalla critica, che ha individuato il carattere estetico, performativo e autoriflessivo dei “lavori” rituali, al cui centro vi è «eine anschauliche, dynamische und spannende Handlungsfolge»224, volta a promuovere nel neofita un processo autonomo di riflessione e di svelamento della verità. In particolare, ripercorrendo alcuni nuclei tematici dei Gespräche, si vuole dimostrare che anche in Nathan der Weise Lessing si sia servito del teatro – per il drammaturgo legato a «un’ideologia di emancipazione umana in direzione di valori

221 Secondo Michael Voges «die geheime Gesellschaft wurde [Lessing] zum Denkmodell der

Aufklärung, zum Vehikel einer in Ansätzen erkennbaren Geschichtsphilosophie und zum Projektionsfeld politisch-gesellschaftlicher Idealvorstellungen, die Lessing so radikal und so unvermittelt sonst nirgends geäussert hat. Bemerkenswert ist, daß die letztendlich utopische Vorstellung einer “wahren Freimaurerei” gegründet ist auf eine kritischen Analyse der geheimen Gesellschaften und der politisch-sozialen Realität, die die Bedingungen für deren Wirklichkeit und Möglichkeit darstellte». Voges, Aufklärung und Geheimnis, cit., p. 153.

222

Dzwiergwa osserva come nei Gespräche lessinghiani «die Dialogform erinnert an die geheimen, ursprünglich nur mündlich weitergegebenen Rituale, Katechismen sowie Erkennungszeichen und Interrogatorien der Freimaurer». R. Dzwiergwa, Lessings Freimaurergespräche “Ernst und Falk”, in “Quatuor Coronati Jahrbuch”, 41 (2004), pp. 185-204, qui p. 199.

223

Cfr. Hasselmann, Inszenierte Ereignisse, cit.

224 Simonis, Handlung und Gespräch im Freimaurerischen Ritual, cit., qui p. 68. Cfr. anche Id., Die

universali» pur nell’«antidogmatico rifiuto di verità prefabbricate»225 – e, più da vicino, di un «poema drammatico» dal forte impianto concettuale-filosofico e dialogico, per esprimere e comunicare consapevolezze “massoniche” che, oltre ad

agire su un vasto pubblico, potessero altresì contribuire al dibattito interno sulla “vera

Massoneria” che coinvolgeva le logge tedesche all’indomani della diffusione della “leggenda templare”. Lessing, in sintonia con altre voci del tempo – su tutte quella del pubblicista berlinese Friedrich Nicolai, impegnato negli stessi anni in una disamina storico-filologica del processo all’Ordine crociato –, sembra infatti voler sfruttare il potenziale espressivo e performativo della forma drammatica per attivare nello spettatore un processo conoscitivo che, similmente a quello che coinvolge Ernst nei Gespräche, oltre a trasformarlo e a educarlo risvegliando il suo spirito critico, sia in grado di gettare nuova luce sul simbolo che, negli anni Settanta del Settecento, più appassiona l’universo massonico, quello dell’Ordine del Tempio. Un tentativo che nasce dal tentativo di sottrarlo alle pretese dell’ala mistico-teosofica che al tempo lo aveva relegato in una cornice mitica dai tratti magico-regressivi e inserirlo, al contrario, nel contesto di un programma cosmopolitico dal carattere etico-umanitario.

In realtà, l’esperienza di Lessing in loggia si presenta estremamente problematica226, legata al difficile rapporto tra singolo e istituzione, tra «fedele» e «chiesa» – si dice nei Gespräche – tra l’apertura della Aufklärung e la segretezza latomistica, e cioè alla domanda critica posta dal drammaturgo se nell’epoca dei Lumi e della Öffentlichkeit possa esserci ancora spazio per il “segreto”, che al tempo di Lessing sembra essere custodito gelosamente e pericolosamente sfruttabile dall’elite massonica. Il primo concreto tentativo d’entrare a contatto con il mondo della Libera Muratoria risale al 1767, ad Amburgo, ed è legato all’amicizia di Johann Joachim Christoph Bode, scrittore e traduttore, fondatore insieme al drammaturgo della “Buchhandlung der Gelehrten” ed editore della Hamburgische Dramaturgie

225 N. Merker, Introduzione a Lessing, Laterza, Roma-Bari 1991, p. 25. Anche secondo Parinetto

«nell’età dell’Illuminismo, la verità non è più coniugata al sacro e soprattutto non è più una confezione che, dall’alto, viene distribuita, già bell’e fatta, perentoria e inattaccabile. Nell’Aufklärung essa ha abbandonato i luoghi un tempo ad essa deputati e scende in mezzo a tutti […]. Il teatro è uno dei veicoli più potenti di questa discesa dei lumi della filosofia e della verità nel collettivo e potenzialmente, fra tutti». L. Parinetto, Introduzione, in G. E. Lessing, Il teatro della verità. Massoneria, utopia, libertà, Mimesis, Milano 1997, pp. 7-26, qui p. 8.

226

Cfr. in proposito Dziergwa, Lessing und die Freimaurerei, cit.; Id., Lessings Freimaurergespräche "Ernst und Falk", cit., e T. Zemella, La pietra grezza. La critica massonica tedesca del XIX secolo e i dialoghi per massoni di Lessing e Herder, Cisalpino-Goliardica, Milano 1984.

lessinghiana, figura di spicco nell’universo massonico, iniziato presso la loggia “Absalom”, dal 1737 la prima in territorio tedesco, che dagli anni Sessanta opera secondo il sistema della “Stretta Osservanza Templare”227. L’affermazione polemica di Lessing, il quale – ricorda Bode – «wisse das Geheimnis der Freymaurerey, ohne eingeweiht zu sein, und wolle darüber schreiben»228 provoca la reazione stizzita dell’amico229

, causandone anche il rifiuto di fronte alla richiesta d’iniziazione: «weil die Fortschritte in unserem System zu langsam für ihr Alter und für ihren Charakter sind»230 è la motivazione di Bode. Ma anziché scemare, l’interesse di Lessing per l’universo latomistico aumenta nella biblioteca regia di Wolfenbüttel dove si trasferisce dal 1769, anche perché il ducato di Braunschweig è una delle roccaforti della Stretta Osservanza, di cui il duca Ferdinand, fratello del sovrano Karl Wilhelm Friedrich, è autorevole rappresentante. La biblioteca di corte mette a disposizione numerosi testi che riguardano l’argomento e che cominciano ad impegnare il drammaturgo in una approfondita ricerca storica e filologica sulle origini dell’istituzione muratoria. Una nuova richiesta espressa a Bode durante un viaggio ad Amburgo nel 1771 non può essere esaudita a causa della chiusura della loggia nel periodo. Bode registra la circostanza: «Ein anderer Meister vom Stuhl von einem anderen Systeme in eben der Stadt hatte Lessings Wunsch, Freimaurer zu werden, erfahren und machte sich ein Vergnügen daraus, ihm die Erfüllung seines Wunsches anzutragen»231. Lessing viene iniziato il 14 ottobre 1771 nella Winkelloge – una loggia non ufficiale – “Zu den drei goldenen Rosen”, che opera secondo il sistema “svedese” di Zinnendorf, anch’esso a carattere misterico-teosofico. Alla guida della loggia è Johann Freiherr von Rosenberg, a cui il drammaturgo esprime nuovamente il desiderio di pubblicare sull’oggetto “Massoneria”. Iniziato proprio a casa di

227 Sull’esperienza di Bode nelle fila della Stretta Osservanza Templare fino all’avvicinamento al

sistema degli Illuminati di Baviera, cfr. H. Schüttler, Einleitung, in J. J. C. Bode, Journal von einer Reise von Weimar nach Frankreich. Im Jahr 1787, herausgegeben sowie mit einer Einleitung, Anmerkungen, einem Register und einem dokumentarischen Anhang versehen von Hermann Schüttler, ars una, München 1994, pp. 7-152, in particolare le pp. 37-129.

228 La testimonianza di Bode è riportata in N. de Bonneville, Die Schottische Maurerey verglichen mit

den drey Ordens-Gelübden und das Geheimniß der Tempelherren aus dem vierzehnten Jahrhunderte. Aus dem Französischen, mit Anmerkungen des Uebersetzers (Johann Joachim Christoph Bode). 2. Theil: Einerleyheit der vier Gelübde bey der Gesellschaft des heiligen Ignaz und der vier Grade in der Freymäurerey des heiligen Johannes, Leipzig 1788, nota a p. 113.

229 Bode risponde a Lessing: «[…] hier wissen Sie so wenig, daß ich es leicht haben würde, meinen

Speer gegen Sie aufzunehmen». Cit. in ibid.

230 Ibid.

Rosenberg, a Bode, il quale chiede se abbia trovato nell’iniziazione qualcosa di contrario a Stato e religione, Lessing risponde ironicamente: «Ha! ich wollte, ich hätte dergleichen gefunden, das sollte mir lieber sein»232. Da questo momento in poi il drammaturgo non frequenterà mai più i “lavori” della loggia, evidentemente deluso dalla realtà storica dell’istituzione.

L’idea di una “vera” Massoneria che Lessing pone al centro dei Gespräche può essere compresa solo se riportata al contesto della decadenza che il drammaturgo ha di fronte, risultato dell’introduzione degli “alti gradi” a sfondo mistico-esoterico e soprattutto cristiano, che ritrova nella loggia amburghese in cui è iniziato233 e che sembrano innestare elementi estranei rispetto allo spirito originario – inglese – dell’istituto latomistico. Nel contesto della crisi che sconvolge l’universo massonico con la scissione in sistemi rivali che culminerà di lì a poco nel Convento di Wilhelmsbad del 1782, incentrato sulla ricerca delle fondamenta storiche della leggenda templare fino alla sua definitiva archiviazione per l’impossibilità di accertarne la veridicità, il drammaturgo sembra voler prendere posizione a favore di una riforma che preveda il ritorno al carattere deista, universalista e cosmopolitico dell’istituzione234

e per questo s’impegna nei Gespräche a ridare – come si legge nella Vorrede eines Drittens che li anticipa – «ein mehr bestimmter Begriff von ihrer Weisheit» (GW VIII, 12)235. Nel 1778, durante il Convento della “Stretta Osservanza” di Wolfenbüttel, Lessing spedisce allora i Gespräche al duca Ferdinand. Nella lettera, datata 19 ottobre, che accompagna il manoscritto, il drammaturgo scrive: «Meine Absicht dabey, die schwanken, falschen, verkleinerlichen Ideen, welche oft von Freymäurern selbst, über ihre Bestimmung geäußert werden, zu berichtigen und zu veredeln, können Ewr. Durchlaucht weder verkennen noch

232 Cit. in Bonneville, Die Schottische Maurey, cit., p. 113.

233 L’obiettivo del Sistema Svedese di Zinnendorf è «die Vereinigung der Brüder untereinander zu

einer geistig christlichen Ritterschaft unter der Kreuzesfahne […] und die Vereinigung mit Gott (Unio mystica) als Mittelpunkt des ewigen Lebens». Cit. in Voges, Aufklärung und Geheimnis, cit., p. 53.

234 Secondo Voges «Lessings Freimaurergespräche reihen sich ein in die vielfältigen Bestrebungen,

das offensichtliche Sinnvakuum der geheimen Gesellschaft zu füllen, der Freimaurerei eine neue Bestimmung zu geben». Voges, Aufklärung und Geheimnis, cit., p. 152.

235

G. E. Lessing, Gespräche für Freymäurer, in Id., Gesammelte Werke, hrsg. v. P. Rilla, qui Bd. VIII, Aufbau-Verlag, Berlin 1956, pp. 547-589, qui p. 547. D’ora in poi le opere di Lessing saranno indicate con la sigla GW, seguita dal numero del volume e delle pagine citate.

mißbilligen»236, suscitando tuttavia l’irritazione del duca, che lo invita a mantenere il riserbo circa il segreto massonico e a non pubblicare.

Il bisogno di Lessing di inserirsi attivamente nel dibattito del tempo sul templarismo massonico traspare altresì nella testimonianza di Friedrich Nicolai, il quale racconta come già nel gennaio del 1776 a Berlino, al ritorno dal suo viaggio in Italia, il drammaturgo fosse impegnato in una ricerca sulle origini della Massoneria, che, a dispetto della leggenda templare, viene invece ricondotta

auf eine Massoney oder Gesellschaft, die Christopher Wren beim Bau der Paulskirche errichtet habe, dergleichen Massoneyen schon seit Jahrhunderten bestanden hätten; nicht aber gründete er sie, auf eine seit Jahrhunderten insgeheim bestanden habenden Massoney von Tempelherren, die Wren bloß sollte geändert oder deren Grundsätze er exoterisch gemacht haben237.

La testimonianza di Nicolai introduce al movimento che sembra articolare insieme i

Gespräche e il Nathan der Weise: la leggenda templare è ridotta a strato “essoterico”

che il “vero” massone deve essere in grado di penetrare criticamente, attraverso un difficile percorso di ricerca intellettuale volto ad abbattere i pregiudizi religiosi che in ambito latomistico sembrano rientrare con la diffusione della moda occultistica, fino a riscoprire l’originario spirito dell’istituzione, il cui simbolo diventa allora la «Tischgesellschaft» (GW VIII, 585) – come Lessing spiega nei Gespräche – fondata da Christopher Wren nei locali adiacenti alla cattedrale di Saint Paul a Londra, al fine di promuovere progresso scientifico e tolleranza interconfessionale. Al centro dei

Dialoghi e poi del Nathan der Weise – come vedremo – si pone dunque un vero e

proprio percorso “iniziatico” e performativo che individua infine in una trama altra, nel «gemeinschaftlichen Gefühl sympathisierenden Geister» (GW VIII, 581) il nocciolo ultimo dell’esperienza massonica, che messa da parte la speculazione mistico-teosofica, si risolve quindi nel dialogo, nella prassi e nell’esercizio critico della tolleranza.

Nei Gespräche, in particolare, lo sfondo per questo processo di libero dispiegamento della personalità e della conoscenza non può che essere rappresentato dalla natura, evidentemente contrapposta alla realtà della città, da cui Ernst – nel

236 Cit. in Voges, Aufklärung und Geheimnis, cit., p. 154. 237

F. Nicolai, Versuch über die Beschudigungen, welche dem Tempelherrenorden gemacht worden und über dessen Geheimniß. Nebst einem Anhang über das Entstehen der Freymaurergesellschaft, Nicolai, Berlin und Stettin 1782, pp. 151 sg.

quarto Dialogo – tornerà deluso dopo essere stato iniziato in una loggia ed essersi confrontato con il problema della ricerca metafisica che, a seguito dell’introduzione degli alti gradi, sembra in questo momento occupare l’orizzonte massonico. Nella

Vorrede eines Drittens che apre i primi tre Gespräche nel 1778, Lessing spiega allora

di voler risalire a una «wahre Ontologie der Freymäurerey» (GW VIII, 547), la quale, per dispiegarsi, ha bisogno di un orizzonte estremamente aperto, al cui centro non compare alcun oggetto, alcuna verità ben precisa e che si articola come un processo autonomo e graduale di avvicinamento. In tal senso, Ernst è condotto dal «Funke» (GW VIII, 569), dalla scintilla che Falk sa abilmente risvegliare in lui238 attraverso un lungo un lento e faticoso percorso di indagine intellettuale volto a penetrare la facciata dell’istituzione muratoria, i simboli esteriori239, per riscoprirne l’autentica essenza filosofica e razionale. Il processo di ricerca dell’illuminazione massonica diventa nei Gespräche una progressiva acquisizione di consapevolezze non legata a nessun segno tangibile, che ridurrebbe, fino a limitare, l’universalità dell’esperienza. Ogni massone – sembra dire Lessing – scopre l’oggetto filosofico a modo suo: se la verità può essere esperita solo individualmente e gradualmente240, le consapevolezze che il neofita acquisisce pian piano diventano mezze verità, risultato di un pensiero “debole” che muove lungo una direzione orizzontale e non verticale, in assenza di acquisizioni ultime e definitive241 – come in fondo nella parabola dei tre anelli al

238 Secondo Dzwiergwa «In diesem Sinne sind auch die Freimaurergespräche selbst ein Stück

“freimaurerische Arbeit”. Durch “Anleitung” und “eignes Nachdenken” nähert sich Ernst Schritt für Schritt dem Wesen der Freimaurerei. […] Vermittels eines esoterischen Dialogs wird Ernst als Objekt und zugleich Subjekt eines Erziehungsprozesses inspiriert und aktiviert. Nur durch die Esoterik vermag die humanistische moralische Intention der Gespräche unverfälscht vermittelt zu werden. So sind für Falk seine Gespräche mit Ernst auch “wahre Taten”». Dzwiergwa, Lessings Freimaurergespräche “Ernst und Falk”, cit., p. 196.

239

Per S. E. Gustafson «The problem with institutional signs whether of the church or the freemason, is that as they become embedded in a particular culture, their underlying, essential meaning becomes obscured; linguistic signs tend to become empty sounds». S. E. Gustafson, „Der Zustand des stummen Staunens“: Language Skepticism in “Nathan der Weise“ and “Ernst und Falk”, in “Lessing Yearbook”, XVII, pp. 1-19, qui p. 3.

240 Secondo Voges «Der Dialog fungiert als eine Initiation durch das Geheimnis, die sich

charakteristisch unterscheidet von der Einweihung in bestimmte feststehende Geheimnisse, wie sie die historische Freimaurerei kannte». Voges, Aufklärung und Geheimnis, cit., p. 160.

241

Friedrich Schlegel, che nel 1804 si propose di continuare i Dialoghi lessinghiani, sembra aver ben compreso la loro dinamica interna: «Ihr Wesen aber besteht eben in dem schwebenden Wechsel, in dem ewigen suchen und nie ganz finden können; daß unsrer Wißbegierde immer etwas gegeben wird, aber immer noch weit mehr zurückzubleiben scheint; und in jedem guten philosophischen Gespräch muß wenigestens einer sein, der wißbegierig die Geheimnisse der höchsten Forschung zu enthüllen strebt, und einer, der im Besitz derselben, sie gern mitteilend immer mehr verrät, aber wenn man glaubt, er werde es, was er weder kann noch darf, nun ganz tun und ganz aussprechen, dann plötzlich

centro del Nathan. La sostanza dei Gespräche, il cui nucleo teorico – come vedremo – ritroviamo dispiegato nel dramma, in cui è ancora il dialogo a far da motore dell’azione, spiega al meglio il fine dell’esperienza iniziatica: il raggiungimento della verità e dell’illuminazione, affidato al singolo, non è comunicabile a parole e fissabile in concetti e risulta esperibile unicamente nella pratica del rituale, nel continuo allargamento dell’orizzonte conoscitivo, nella performatività alla base del dialogo e dunque dell’azione drammatica. Nella loggia massonica, le immagini e i simboli che i “liberi muratori” ricavano dalla tradizione religiosa e dagli antichi culti misterici devono essere infatti penetrati, resi “vivi” dall’esperienza individuale dell’iniziato. La verità diventa in questo modo un concetto vivo e diveniente, prodotto di una ricerca mai conclusa, che si esplica soprattutto nell’azione, nella prassi e nella continua ricerca di senso.

In base a tale punto di vista, è significativo che già all’incipit del primo

Dialogo alla domanda di Ernst, il quale chiede «bist du ein Freymäurer?», Falk

risponda «Ich glaube es zu seyn» (GW VIII, 548). Michael Voges ha notato come qui Lessing sembri riformulare il catechismo massonico in cui l’Apprendista, cui si chiede «Seid Ihr ein Maurer?», risponde affermativamente «Ich bin als ein solcher unter den Brüdern und Gesellen zugelassen und aufgenommen worden»242. Secondo Falk, al contrario, non hanno importanza il luogo e la data dell’iniziazione, ma afferma di “ritenersi” massone «weil ich einsehe und erkenne, was und warum die Freimäurerei ist, wenn und wo sie gewesen, wie und wodurch sie befördert oder gehindert wird» (GW VIII, 549). Il nucleo intimo della ricerca massonica risulta per Lessing assolutamente concettuale e filosofico, intuibile dal singolo indipendentemente dall’istituzione, mentre gli elementi esteriori, cioè «Worte und Zeichen und Gebräuche […] sind nicht die Freimaurerei» (GW VIII, 550) e vengono dal drammaturgo ridotti ad «Hülle, Einkleidung» (GW VIII, 579), che il “vero” massone deve dimostrarsi in grado di “perforare”. È questo un traguardo che non tutti riescono a raggiungere perché «[…] viele, welche aufnehmen, es selbst nicht wissen» (GW VIII, 549), fermandosi alla facciata esterna dell’istituzione. Se, al contrario, l’illuminazione massonica è per Lessing categoria dello spirito, eterna e filosofica, al

abbricht, und durch eine unbestimmte Aussicht ins Unendliche unsre Sehnsucht von neuem erregt».F. Schlegel, Lessings Gedanken und Meinungen, cit. in Voges, Aufklärung und Geheimnis, cit., p. 162.

di là dell’irrigidimento della realtà storica, la Massoneria diventa «nichts Willkürliches, nichts Entbehrliches: sondern etwas Notwendiges, das in dem Wesen des Menschen und der bürgerlichen Gesellschaft gegründet ist» (GW VIII, 549-50), e cioè: una verità iscritta nel profondo della coscienza, la cui sostanza può essere riscoperta «durch eignes Nachdenken» (GW VIII, 550) dall’individuo, il quale, in completa autonomia, può ogni volta mettere in forse le verità tramandate per riformularle in silenzio attraverso la propria esperienza: «etwas, das selbst die, die es wissen, nicht sagen können» (GW VIII, 550). Lo scetticismo di Lessing per le parole e i concetti, che rischiano di pietrificare il cambiamento fino a diventare «unnütz oder gefährlich» (GW VIII, 550), viene rimpiazzato dalla fede nella forza delle azioni capaci di agire nella realtà fino a modificarla costantemente. A Ernst, che nel primo

Dialogo brancola nel buio e chiede di conoscere qualcosa di più preciso rispetto alla realtà della Massoneria, Falk risponde infatti che questa si esprime «Durch Taten»

(GW VIII, 550). Non solo le azioni della pratica civile e della beneficenza, che ancora costituiscono il lato “essoterico” rivolto ai profani e che Ernst ha ben presente, sono alla base dell’attività massonica, ma altre che si rivelano essere «Ihre wahren Taten» (GW VIII, 553) ed “esotericamente” costituiscono «ihr Geheimnis» (GW VIII, 553):

Die wahren Taten der Freimaurer sind so groß, so weit aussehend, daß ganze Jahrehunderte vergehen können, ehe man sagen kann: das haben sie getan! Gleichwohl haben sie alles Gute