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Rivoluzione: gli “Illuminati” di Avignone, il radicalismo swedenborghiano e “The Marriage of Heaven and Hell” di William Blake

V. Mitologie intorno alla Rivoluzione 1: Rivoluzione, reintegrazione, restaurazione

1. Rivoluzione: gli “Illuminati” di Avignone, il radicalismo swedenborghiano e “The Marriage of Heaven and Hell” di William Blake

Rispetto a tale «rêve» tardo-settecentesca, tuttavia, Wieland nella “Vorrede” della

Geheime Geschichte des Peregrinus Proteus, faceva allusioni ben precise,

riferendosi al «berühmten Geisterseher Swedenborg» (SW XXVII, 5) e alla possibilità di utilizzare le sue dottrine «zu Stiftung einer neuen Religion, […] zu Beschleunigung des tausendjährigen Reichs» o «zu irgend einem andern, dem geistlichen oder weltlichen Arm verdächtigen Gebrauch» (SW XXVII, 6). Come osservato, l’autore associava il fervore rivoluzionario all’auspicio dell’avvento di un nuovo ordine mondiale di stampo teocratico, come pure faceva diretto riferimento a particolari pratiche iniziatiche, di esplicito carattere erotico-sessuale. Nelle prossime pagine cercheremo di dimostrare che simili progetti, legandosi altresì a particolari esperimenti artistici e letterari, non furono estranei al mondo latomistico a ridosso della Rivoluzione francese.

Lo stesso Barruel, a proposito delle dottrine di Swedenborg e al favore che queste trovavano nell’universo massonico al termine del Settecento, affermava che «tutti i nostri Illuminati, Teosofi del giorno, in Inghilterra, in Francia, in Svezia, in Germania, hanno preso i loro principi dal Barone Emmanuele de Swedenborgh [sic]»478, il quale si credeva «ispirato e mandato da Dio, per rivelare delle nuove verità»479. Se il mistico svedese aveva proclamato l’esigenza di riscoprire l’origine e la destinazione spirituale insieme del mondo e dell’uomo, Barruel accusava Swedenborg «di doppiezza, e d’empietà: giammai alcuno occultò sotto il velo del zelo un più formale disegno d’annichilare ogni Cristianesimo, ogni Religione»480

. Per il gesuita, infatti, sotto il velo mistico della sua dottrina ascetica e spirituale, Swedenborg aveva in realtà declinato due diversi sistemi, «l’uno apparente e manifesto per gli sciocchi e da ingannarsi, l’altro secreto occulto e riservato agli

477 De Felice, Note e ricerche sugli “Illuminati”, cit., pp. 21-22. 478

Barruel, Memorie per servire alla storia del giacobinismo, vol. IV, cit., p. 130.

479 Ivi, p. 131. 480 Ivi, p. 140.

Adepti; l’uno che sembra non tendere che a riformare il Cristianesimo sulle idee del Deismo in delirio; l’altro che ci conduce a tutta l’empietà dell’Ateismo, dello Spinosismo, del Fatalismo, e del Materialismo»481. Alla luce della dottrina swedenborghiana riguardante l’esistenza di un mondo spirituale, che l’uomo decaduto e imprigionato nel corpo doveva essere in grado di tornare a scorgere in sé, Barruel spiegava allora che

Svedenborgh insegna loro [ai suoi adepti] che verrà un giorno quando la sua Dottrina tutta intiera sarà ricevuta nel Mondo di qua. Questo giorno sarà quello della Nuova Gerusalemme ristabilita sulla Terra; questa nuova Gerusalemme sarà il regno della nuova Chiesa, quello di Gesù Cristo regnante sulla Terra, come egli regnava solo sui primi uomini avanti il diluvio. Questa sarà l’Età dell’Oro del vero Cristianesimo; ed allora la Rivoluzione annunziata da Swedenborgh si compirà insieme colle sue Profezie482.

Ora, per Barruel, più concretamente, questa «nuova Gerusalemme» che Swedenborg, già da lungo tempo, aveva cominciato ad annunciare – in realtà, ne aveva fissato l’avvento per l’anno 1757 – altro non era che «il pretesto di quelle rivoluzioni, che per richiamarci ai tempi antichi, debbono in nome di Dio, e del suo Profeta, rovesciare tutti gli Altari, e tutti i Troni esistenti sotto la Gerusalemme attuale, sotto la Chiesa, ed i Governi presenti»483. Il gesuita constatava che molti, del resto, erano nel frattempo diventati seguaci delle “rivoluzionarie” dottrine swedenborghiane e

con questa nuova Gerusalemme essi aspettano questa grande rivoluzione che non deve lasciar sulla Terra altro Re, altro principe che il Dio di Swedenborgh; […] e la rivoluzione che essi hanno veduto cominciare in Francia, non è per essi che il fuoco che deve purificare la Terra, o preparare il regno della loro Gerusalemme484.

A proposito della diffusione della dottrina dello svedese, Barruel faceva inoltre esplicito riferimento alla società francese degli Illuminati di Avignone e ai Martinisti, cioè i seguaci delle dottrine di Louis-Claude de Saint-Martin:

I nuovi Adepti si diedero il nome di Illuminati. […] Nell’epoca in cui noi siamo, basta sapere che il loro Capo-luogo era in Avignone: […] ch’essi avevano ancora a Lion[e] una famosa Loggia, che essi s’estendevano in particolar modo nella Svezia, e facevano dei progressi in Germania. I loro misteri sin dall’ora s’erano mescolati con quelli dei Martinisti, o per meglio

481 Ivi, p. 141. 482 Ivi, pp. 146-147. 483 Ivi, p. 147. 484 Ivi, p. 157.

dire i misteri dei Martinisti non erano quasi che una nuova forma data a quelli di Swedenborgh; e perciò erano conosciuti in Francia ugualmente sotto i due nomi d’Illuminati e di Martinisti. In Germania cominciavano a distinguersi sotto il nome di Filaleti, e Cavalieri

benefici485.

In effetti, come nota Barruel, fu grande l’importanza, al termine del Settecento, accanto alla corrente böhmiana e martinista, di quella swedenborghiana, che si diffuse dalla Svezia all’Inghilterra, dalla Francia alla Germania, dalla Russia alla Roma papalina, fino a formare – osserva Clarke Garrett – una «mystical International»486, che contava tra le sue fila autorevoli rappresentanti. A Londra, dove il mistico svedese si era trasferito quando ancora era in vita, ad esempio, gli swedenborghiani erano molto organizzati. A Stoccolma, dal 1786 al 1789, agì invece la “Società esegetica e filantropica”, diretta dal barone Karl Göran Silfverhjem e fondata dai massoni Carl Bernhard Wadström e Carl Frederick Nordenskjöld, interessati a esperienze mesmeriche le quali sembravano confermare le dottrine swedenborghiane riguardo la possibilità di entrare in comunicazione con un regno trascendente, spirituale487. Come osservava Barruel, tuttavia, il centro di tali interessi esoterici si trovava ad Avignone ed era legato alle figure di Dom Pernety e di Taddeus Grabianka488.

Antoine-Joseph Pernety fu dapprima fortemente attratto dalla vita contemplativa e religiosa, diventando frate benedettino presso la congregazione di Saint-Maur, entro la quale ebbe modo di approfondire i suoi interessi esoterici. Dal 1750 è presso l’abazia di Saint-Germain-des-Près, nella cui biblioteca trova molte opere sull’ermetismo e l’alchimia (di Basilio Valentino, Nicolas Flamel, Michael Meier), che gli dischiudono nuovi orizzonti intellettuali. Risalgono al 1758 le opere

Fables égyptiennes et grecques dévoilées et réduites au même principe, avec une explication des hiéroglyphes et de la guerre de Troie e il Dictionnaire mytho- hérmetique, dans lequel on a trouvé les allégories fabuleuses des poètes, les métaphores, les énigmes et les termes barbares des philosophes hermétiques

485 Ivi, pp. 160-162. 486

C. Garrett, Respectable Folly. Millenarians and the French Revolution in France and England, The Johns Hopkins University Press, Baltimore & London 1975, p. 97.

487 Cfr. in proposito A. J. Gabay, The Covert Enlightenment: Eighteenth-Century Counterculture and

its Aftermath, Swedenborg Foundation, West Chester (PA) 2005.

488

Sul “rito ermetico” di Dom Pernety e gli Illuminati di Avignone, cfr. Viatte, Les Sources occultes du Romantisme. Illuminisme – Theosophie (1770-1820). Tome Premier: le Prèromantisme, cit., pp. 89-103; Frick, Die Erleuchteten, cit., pp. 500-516; Manucci, Gli altri lumi, cit., pp. 96-132.