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LIBERTA’ ARTISTICA E VILIPENDIO

18. Il vilipendio in Italia: brevi cenni

Prima di parlare del caso specifico, è utile fare un breve cenno sul reato di vilipendio in Italia.

Il termine vilipendio219 è inteso come reato penale che prevede manifestazioni verbali, e non, che offendono le istituzioni dello Stato, la religione e i defunti. Nonostante il vilipendio faccia parte del diritto penale, la Corte costituzionale ha sottolineato in una sentenza del 1974220 la rilevanza costituzionale della tutela delle istituzioni dello Stato. Malgrado la dubbia legittimità, chiamata in causa da molti, dell’art. 290 c.p., dovuta alla poca precisione con cui si delinea la norma del vilipendio, la Corte costituzionale ritiene che la tutela delle istituzioni statali, del loro prestigio, è un bene di rilievo e può ritenersi un limite della libertà di manifestazione del pensiero.221 Ovviamente con questo, non si vogliono escludere le critiche anche severe; anzi, queste sono importanti per lo scambio di idee e per sostenere il cambiamento e gli sviluppi della società. Ma, quelle manifestazioni che “ten[gono] a vile, nel ricusare qualsiasi valore etico o sociale

o politico all'entità contro cui la manifestazione é diretta sì da negarle ogni prestigio, rispetto, fiducia, in modo idoneo a indurre i destinatari della manifestazione al disprezzo delle istituzioni o addirittura ad ingiustificate disobbedienze”222 possono incorrere nel reato ipotizzato dal codice penale.

Nel 2006 è stata attuata la riforma dei reati di opinione, in particolare, per quanto riguarda le sanzioni amministrative previste per tali reati, che prevedono una multa per chiunque vilipenda pubblicamente la nazione.

Il reato incorre se la manifestazione pubblica, oltre ad essere brutale, di disprezzo e grossolana, viene ritenuta un’offesa gratuita e fine a se stessa.223

219

Parola derivante dal latino, vilis-pendere, che significa: considerare o giudicare vile, con disprezzo. Cfr. Dizionario etimologico Pianigiani, versione online

http://www.etimo.it/?cmd=id&id=19438&md=c469fa3e7881f32ef0f0ba8e1d686204 220

Corte costituzionale, sentenza n.20 del 1974, versione online http://www.giurcost.org/decisioni/1974/0020s-74.html 221 Ibid., par.1 222 Ibid., par.5 223

Canestrini N., Reato di vilipendio e libertà dell’arte, Studio legale Canestrini, 2007, p.3, www.canestrinilex.it

85 Quando dunque si parla di forme di espressione tra le più elevate, quali le manifestazioni artistiche (tutelate dall’articolo 9 e dall’articolo 33 della Costituzione), si può essere sicuri che queste non sono fini a se stesse, ma sono rappresentazioni che utilizzano la realtà per suscitare delle reazioni nello spettatore. Spesso tali reazioni possono essere di scandalo, di shock; le opere artistiche possono anche disturbare, provocare, ma sono utili per mettere in discussione la realtà stessa e mettere anche sotto i riflettori argomenti difficili.224 È chiaro che lo scopo dell’artista non è quello di offendere direttamente qualcuno o qualcosa, ma quello di aprire gli occhi agli spettatori, che vengono chiamati in causa.

Quindi, è bene che l’opera d’arte venga criticata e messa in discussione dal pubblico e dagli spettatori, e non giudicata da un tribunale e dai codici legislativi. Ciò vale anche per il caso che illustrerò di seguito, del duo di artiste Goldiechiari e della loro opera Confine Immaginato che ha creato reazioni eccessive da parte di alcuni rappresentanti di una fazione politica, e il conseguente intervento della Procura della Repubblica.

18.1 Il caso Goldiechiari225

Goldiechiari è una coppia di artiste italiane, residenti a Roma. Le loro opere puntano a far riflettere lo spettatore, poiché accolgono temi attuali che richiedono un'analisi e che stimolano la discussione.

Nel 2006 sono state protagoniste di una vicenda di sequestro della propria opera, parte di una mostra collettiva con sede al Museion di Bolzano. La mostra, intitolata Group Therapy, era stata inaugurata il 15 settembre 2006 e l'opera delle due artiste, Confine Immaginato, faceva già parte del catalogo con relativa descrizione, a cura di Letizia Ragaglia (la curatrice): “Per Museion le due artiste hanno concepito una installazione

sonora che rientra nella loro recente ricerca sulle esperienze condivise che danno senso al concetto di nazione. Una commistione di suoni provenienti da diversi scarichi del bagno esegue l'inno nazionale italiano: un elemento quotidiano, casalingo e triviale si sostituisce all’ufficialità e alla sacralità che abitualmente accompagna questo rito.”226

Dunque, l'opera Confine Immaginato nasce dall'idea delle artiste di riflettere sul

224

Canestrini, op.cit., p.6 225

Informazioni ricevute dalle artiste stesse nel dicembre 2011 226

Dal Comunicato stampa del Museion di Bolzano. Per informazioni sul museo, consultare il sito online www.museion.it

86 concetto di Stato e sui simboli di nazionalità che vengono sempre trattati con una certa sacralità. L'ispirazione viene loro data dall'opera scritta da Benedict Anderson nel 1983 “Comunità Immaginate”. In questo testo, l'autore definisce la nazione come una comunità politica immaginata, poiché i membri di quella comunità non conosceranno mai tutti gli abitanti che ne fanno parte, ma possono solo immaginarseli. Nonostante questo, l'idea di far parte di una comunità è forte.

Un altro autore a cui si ispirano per la loro riflessione è Stuart Hall, che sostiene l'idea che la nazionalità sia data dalle rappresentazioni del carattere: queste sono l'insieme delle immagini, dei simboli, delle storie condivise dalle persone che fanno parte di quella nazione.

Da qui, Sara Goldschmied ed Eleonora Chiari partono col creare la propria opera: un lavoro che ponga delle domande sull'idea stessa di nazione e che desacralizzi tutti i simboli ad essa collegati. Da parte loro, non esiste la volontà di offendere il popolo italiano o di vilipendiare un simbolo della nazionalità italiana, come l'inno.

Le artiste decidono di prendere uno dei simboli che distingue e descrive una nazione, l'inno, che però solitamente rimane in quell'ambito così sacro e poco abituale nella nostra quotidianità, e avvicinarlo al vissuto di tutti i giorni, associandolo con dei suoni che fanno parte della vita di tutti: lo scarico del bagno e lo scroscio dell'acqua. Questa installazione audio viene messa all'ingresso del Museion, per cui ogni qual volta che qualcuno oltrepassa l'entrata fa scattare un sensore che attiverà il suono. Ed ecco che Confine Immaginato prende vita. Infatti, il confine dell'ingresso del museo diventa una sorta di frontiera, e dall'oltrepassarlo sembra che ne consegua un entrare in una nazione, tuttavia fittizia. Insomma, le artiste giocano sul concetto di nazione e vedono i simboli sacri ed ufficiali come elementi che formano un'idea di nazionalità per lo più burocratica e immaginata, quando una nazione è invece molto più complessa e non riducibile a semplici elementi rappresentativi.

Probabilmente, il fatto che l'opera sia stata presentata a Bolzano, luogo quasi di confine e in cui l'idea di nazionalità è piuttosto conflittuale, la ha resa particolarmente provocatoria, tanto che un gruppo di rappresentanza di AN si è rivolto alla Procura della Repubblica ritenendo il lavoro un vilipendio dell'inno nazionale. L'esposto è stato accolto e la Procura ha posto sotto sequestro l'opera il 19 ottobre 2006, intravedendo il

87 reato di vilipendio.

A seguito di ciò, sia il direttore del Museion insieme alla curatrice della mostra, sia le artiste stesse, sia l'AMACI, associazione dei musei d'arte contemporanea italiani, sono intervenuti per cercare di aprire un dibattito a favore della coppia Goldiechiari e della loro opera, non ritenendola motivo di un intervento legale e oggetto di sequestro, andando a ledere così la libertà delle artiste di esprimersi e del lavoro stesso di essere esibito e fruito dal pubblico.

Dopo una riunione tenutasi a Merano, nell'ottobre 2006, da parte dell'AMACI in cui si è dibattuto sul tema della libertà dell'arte e sull'autonomia curatoriale del museo di Bolzano, a sostegno l'operato delle due artiste, nel novembre 2006 vi è stato il dissequestro dell'opera Confine Immaginato e la sua restituzione al Museion.

Le motivazioni fornite dai legali, e ritenute valide dal Tribunale di Bolzano, per richiedere l'annullamento del sequestro riguardavano l'impossibilità di ritenere l'installazione artistica in questione oggetto di illecito punibile dall'articolo 292 c.p., riguardo al vilipendio della Bandiera e di altri simboli nazionali. Infatti, l'inno di Mameli, per quanto simbolo patriottico, non è mai stato ufficializzato come emblema dello Stato. Pertanto, non si può ritenere l'opera punibile per il reato di vilipendio dell'inno nazionale.

Purtroppo, dopo una sola settimana dal dissequestro, Confine Immaginato viene nuovamente sequestrato con l'accusa di vilipendio al popolo italiano. E dopo il processo, l'opera non viene restituita né al museo, né alle artiste.

Solo nel 2008, il caso si conclude con l’archiviazione e con la conferma da parte del Tribunale che non sussiste il reato, dal momento che non era intenzione delle artiste di offendere il popolo italiano, come esse avevano già spiegato in dichiarazioni passate e come era stato spiegato dalla curatrice sia nel catalogo che descriveva l'opera, sia nei comunicati stampa del Museion.

In questo caso, è quindi possibile vedere come sia possibile superare le controversie che sorgono nel rapporto tra arte e diritto. Un'opera d'arte non va letta per come si vede, ma deve essere analizzata approfonditamente. Essa non si limita ad essere rappresentazione

88 mimetica della realtà, ma va ad innescare una serie di riflessioni e collegamenti con altri aspetti che fanno parte del mondo in cui viviamo, spesso per mezzo della provocazione e della trasgressione227.

227

89

CAPITOLO TERZO - L'ARTE E IL SUO DIRITTO DI

PROVOCAZIONE