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I libri di segreti d’età moderna nelle biblioteche comunale dell’Archiginnasio Universitaria di Bologna

di Elisabetta Bertusi

In queste pagine vengono descritti il percorso di lavoro ed i risultati del cen- simento fatto per individuare nelle due biblioteche bolognesi i «libri di segre- ti» d’argomento tecnico-scientifico, editi in età moderna in lingua italiana. Con i dati ottenuti ci si proponeva poi di valutare la fortuna incontrata da queste pubblicazioni lungo quello stesso periodo di tempo.

L’operazione ha subito incontrato degli ostacoli, come si dirà nel seguito, non essendo stato possibile utilizzare i cataloghi digitali esistenti nè trovare un valido supporto negli schedari storici per soggetto. Di conseguenza si è dovuto adottare una diversa modalità d’indagine, formando prima un elenco di riferimenti, raccolti da manuali bibliografici o da saggi sul tema, e verifi- cando successivamente la loro presenza nei cataloghi per autore. In questo modo sono state individuate circa un centinaio di opere diverse e un numero poco meno che doppio di loro edizioni, che sono state divise per secolo in base alla data della prima edizione e raggruppate in tre classi a seconda che il loro contenuto fosse del tutto vario o prevalentemente riguardasse il campo medico o qualche altro particolare settore tecnico. Le opere di ciascuna clas- se sono state elencate in tabelle separate, qui non riportate, in cui sono state ordinate alfabeticamente secondo il nome dell’autore1. Analizzando, infine, il

materiale raccolto, sono state formulate le osservazioni che concludono que- sto articolo e consentono di rispondere alle richieste di base dell’indagine.

Abbreviazioni: Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, BCA; Biblioteca Uni- versitaria di Bologna, BUB.

1E. BERTUSI, I libri di segreti d’età moderna nelle biblioteche Comunale dell’Ar-

chiginnasio e Universitaria di Bologna, tesi di laurea in Cinematica dei fatti econo-

mici e sociali, Università degli Studi di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in Storia Moderna, a.a. 2000-2001, rel. Claudia Pancino [in seguito E. BER- TUSI, I libri], par. 2.2.

I «libri di segreti»: un genere nuovo nella stampa del XVI secolo Per definire questa particolare categoria di libri ci si può riferire al ma- nuale di Vittorio Giuro2, secondo cui i libri di segreti sono «quelle

opere in latino e in volgare, diffuse soprattutto nella seconda metà del Cinquecento, dapprima in Italia e poi in tutta l’Europa, che divulgano, con intento pratico e materiale più che teorico e sapienziale, i procedi- menti tecnici propri delle arti e dei mestieri ... ovvero le conoscenze e le applicazioni della medicina o di altre scienze»3.

Come prodotto editoriale essi si rivelarono un prezioso sostegno al- la grande espansione dell’arte della stampa nel XVI secolo.

Un’espansione dimostrata dall’aumento del numero degli editori4e

da quello dei lettori. «I lettori stavano rapidamente cambiando. Il pub- blico tradizionale – il clero, i professionisti, i professori universitari e gli studenti – si stava ampliando grazie ad una crescente popolazione di laici letterati»5. Grande era la concorrenza e la voglia di conquistare

questa nuova e numerosa clientela. Per raggiungere questo obiettivo ci si ingegnò in diversi modi: il primo fu quello di stampare libri in vol- gare, il secondo fu quello di abbattere il tempo e i costi di produzione con edizioni meno curate, in modo tale da limitare i rischi e abbassare il prezzo del prodotto, rendendolo più competitivo. Non è un caso che spesso le opere di lusso venissero stampate solo su commissione, men- tre aumentavano quelle economiche realizzate con materiale scadente, senza illustrazioni, in un formato tascabile6(cioè in 8° e in 12°), spes-

so composte da pochi fogli. Naturalmente poi, era fondamentale ri- uscire a proporre argomenti che incontrassero il favore del pubblico: proliferarono le traduzioni degli autori classici e le loro versioni ridot- te, gli almanacchi, i pronostici, i libri di devozione e, come detto, quel- li di segreti7. Questi trattavano degli argomenti più vari ed eterogenei

2V. GIURO(ed), Manuale enciclopedico della bibliografia, Milano 1997. 3V. GIURO, Manuale enciclopedico, cit., p. 561.

4W. EAMON, La scienza e i segreti della natura, Genova 1999, p. 195, segnala co- me solo a Venezia nel XVI secolo siano stati contati più o meno cinquecento editori.

5W. EAMON, La scienza, cit., p. 165.

6Sembra infatti che il prezzo della carta pesasse per i due terzi sui costi di produ- zione.

dai giochi all’astrologia, dalla preparazione di profumi a quella di ri- medi medicinali: una produzione tanto disparata per la varietà dei sog- getti trattati, quanto difforme per la qualità dei contenuti e per il livello degli autori. Infatti, come afferma Ferrari8, bisogna fare una distinzio-

ne tra i «professori di segreti», come Alessio Piemontese, Fioravanti, Della Porta, che scrivevano per le «persone d’ingegno» o quantomeno con una certa cultura, i cui i libri quanto al costo probabilmente si alli- neavano al mercato (del resto erano anche curati da un punto di vista della impaginazione, della redazione del testo, degli indici disponibili e magari dalla novità del contenuto), e certi autori un po’ alla buona, se non veri e propri ciarlatani che, copiando e semplificando i rimedi dei “professori”, vendevano a prezzi ridottissimi la loro produzione sulle piazze sotto forma di opuscoli e fogli volanti, stampati senza pre- tese.

Molti erano gli espedienti utilizzati dagli editori per attirare l’atten- zione sul loro prodotto a cominciare dal nome dell’autore: il libro, ad esempio, poteva essere attribuito ad una persona sconosciuta, circondata da un alone di mistero, come il famosissimo reverendo Donno Alessio Piemontese9, o ad un medico di indubbio prestigio, come il Falloppio, in

origini dai manoscritti di esperimenti medioevali, e fece il suo debutto nel mondo del- la stampa con alcuni libretti anonimi, apparsi nei primi decenni del secolo in Italia (Opera nova intitolata difficio di ricette) e con i così detti Kunstbuchlein in Germa- nia. Questi ultimi, editi verso il 1530, erano dei manuali pratici, riguardanti tecniche di lavorazione proprie a diversi mestieri, compilati dal personale delle tipografie e let- ti soprattutto dagli artigiani.

8M. FERRARI, I secreti medicinali, in Cultura popolare dell’Emilia Romagna. Me-

dicina erba e magia, Milano 1981, p. 86.

9Sono stati versati fiumi d’inchiostro, cercando di chiarire se Alessio Piemontese sia da identificarsi con Girolamo Ruscelli, nel senso di potergli attribuire la paternità del materiale contenuto nella prima parte dei Secreti (le tre successive, infatti, sono delle aggiunte dovute agli editori che in seguito hanno ristampato l’opera), così che egli dovrebbe esserne considerato l’autore vero e proprio. Naturalmente prima di arri- vare a ciò, è necessario stabilire l’esistenza di un qualche collegamento fra Ruscelli e i

Secreti. A questo proposito si registra un generale consenso da parte di tutti quelli che

si sono occupati della questione sulla base di alcuni fatti (segreto dell’acqua pettorale, confidato da Ruscelli ad Alessio Piemontese, relazione fra i due dichiarata nell’indiriz- zo al lettore del Modo di comporre versi nella lingua italiana, monogramma G. R. nella pagina iniziale delle prime due edizioni dell’opera, somiglianze linguistiche con altri suoi scritti…), cui io posso aggiungerne un altro: nel manoscritto ottocentesco

modo tale da suscitare fiducia nel lettore. A sua volta poi l’autore non mancava di sottolineare l’utilità e l’efficacia dei segreti che riferiva, in quanto sperimentati con successo da lui stesso o da altre persone com- petenti, come si può vedere dai titoli dei libri (Breve compendio di ma- ravigliosi segreti approvati e pratticati con felice successo nelle indispo- sizioni corporali10, Segreti diversi e miracolosi raccolti dal Falloppia ed

approbati da altri medici di gran fama11…), o dalle dediche al lettore

(«Benigno lettore. Non ti para strano se così chiaro ho pubblicato questi miei secreti quali contengono diverse curiosità naturali, tutte da me ap- provate; la causa è che io desidero di giovare, & imparare cose che por- tono beneficio e allettamento all’huomo…»12).

della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia Privilegi veneziani per la stampa con-

cessi dal 1527 al 1597 copiati da Horace Brown (cod. it. VII, 2500-2502), al 12 set-

tembre 1555 è registrata, infatti la supplica rivolta alle autorità della Serenissima da Ruscelli che, «havendo comprato un libro a penna in lingua latina intitolato Secreti di Domino Alessio Piemontese, et tradottolo in lingua nostra volgare per farlo stampare a benefitio universale», chiede alle autorità veneziane il privilegio per la pubblicazione. Se questo conferma oltre ogni dubbio il suo coinvolgimento nella pubblicazione dei

Secreti, a quanto pare addirittura come editore o coeditore, vista la richiesta del privi-

legio, è però un’ulteriore smentita del fatto che ne possa essere considerato l’autore nel senso sopra indicato. Del resto, se non si mettono sempre in dubbio le sue parole, bisogna prendere atto che Ruscelli non rivendica mai questo merito (salvo per il segre- to dell’«acqua pettorale») ed anzi con ripetuta coerenza a distanza di anni, sostiene ca- somai il contrario. Tredici anni dopo la richiesta del privilegio, infatti, nel Proemio Se-

creti nuovi (Venetia, Sessa Marchiò, 1567), chiarisce addirittura che il materiale pub-

blicato era frutto di ricerche effettuate dall’Accademia Secreta di Salerno, di cui anche egli aveva fatto parte: «Tutti i secreti seguenti e li anteriori ancora ch’io pubblicai, … nel vero tutti furono raccolti dalla predetta Accademia et provati, et trovati dalla nostra felice compagnia. Et perché sono stati più volte provati et riprovati … et massime che vedendo io quanto il mondo sia curioso di queste cose non ho voluto mai darle fuori, se io non ho prima havutane la licenza da quel mio principe, et da quei nostri compa- gni». Da quanto detto, quindi, Ruscelli non potrebbe essere identificato come l’autore dei Secreti, ma il parere degli studiosi in proposito non è unanime.

10BCA, DOMENICOAUDA, Breve compendio di maravigliosi segreti approvato e

pratticati con felice successo nelle indisposizioni corporali, Roma, Bernabò Angelo,

1660.

11BUB, GABRIELEFALLOPPIA, Segreti diversi e miracolosi raccolti dal Falloppia

ed approbati da altri medici di gran fama, Venetia, Di Maria Marco, 1563.

12BUB, CLAUDIOAMELLI, Fioretto bellissimo … ove si contengono giochi bellis-

Inoltre un luogo comune ricorrente era quello di sottolineare che l’autore solo dopo grandi fatiche e lunghi viaggi in terre lontane, dove aveva raccolto ogni informazione che gli sembrasse utile sia dalla tra- dizione colta sia da quella popolare, si era deciso, rinunciando ad ogni guadagno e solo per il bene di tutti, a pubblicare i suoi preziosi segreti.

Era sottinteso, ma a volte chiaramente esplicitato, che se poi i rime- di non funzionavano, allora la colpa era del lettore che non aveva se- guito bene le ricette a puntino ed era quindi invitato a riprovare, facen- do più attenzione.

Non era un caso che i libri di segreti avessero successo: suggeriva- no soluzioni per i più svariati problemi d’ordine quotidiano, ma so- prattutto spesso vendevano illusioni come quella di arrestare la vec- chiaia o addirittura di ringiovanire. In più, in alternativa ai costosi servizi dei dottori e degli speziali, insegnavano ad ognuno come cu- rarsi da solo13, proponendo per ogni male anche rimedi del tutto eco-

nomici.

È evidente che la leva della persuasione usata dagli editori agiva su esigenze effettive e diffuse, ma è evidente anche che il mercato libra- rio non avrebbe avuto grande sviluppo se fossero mancati alcuni ele- menti essenziali: una congiuntura economica che favoriva forme di consumo di tipo più evoluto, come ad esempio leggere o curare il pro- prio aspetto, un prezzo accessibile e l’uso della lingua volgare al posto di quella latina. Senza contare la possibilità di costruirsi propri riferi- menti per difendersi dagli inganni di inattaccabili presunte autorità co- me è sottolineato da Leonardo Fioravanti:

I dottori di quei tempi erano veramente felici: percioche erano adorati e riveriti come se fussero stati huomini divini: & tutto quello che essi di- cevano, per falso e mal detto che egli fosse, era approbato per buono … In modo che potessero cacciare carotte quanto loro piaceva, che non era chi contraddicesse loro. Ma di poi questa benedetta stampa è suscitata, la maggior parte delle genti tanto huomini quanto donne sanno leggere … e

13Per la precisione bisognerebbe distinguere tra i rimedi popolari degli opuscoli, i cui componenti erano facilmente reperibili ed economici, e quelli riportati in libri desti- nati a lettori di livello più elevato, in cui le sostanze prescritte, come la polvere di perle o di corno di rinoceronte, erano al contrario piuttosto costose e magari bisognava possede- re una certa abilità e una certa attrezzatura per utilizzarle nelle composizioni consigliate.

non può essere più gabbato; poi che ogni uno che voglia affaticarsi un po- co il cervello può esser dotto14.

Sono parole che offrono un’ulteriore serie di ragioni per spiegare il successo dell’industria editoriale in genere, ma che si applicano parti- colarmente bene a quello dei libri di segreti: non solo curiosità per co- noscenze fino ad allora monopolio esclusivo di certe categorie sociali, ma anche desiderio di autopromozione.

La letteratura sui «libri di segreti»

In maniera schematica si possono suddividere gli studiosi di questa materia in specialisti di un qualche settore scientifico, che si sono oc- cupati anche della sua storia, e in storici professionisti.

Quanto ai primi (come De Renzi15 o Benedicenti16), generalmente

danno un giudizio negativo sia sul contenuto delle opere, sia sui loro au- tori spesso considerati senza mezzi termini dei ciarlatani. Quanto ai se- condi si può distinguere chi ha studiato il fenomeno editoriale più che al- tro da un punto di vista bibliografico (Ferguson17, Thorndike18e Serrai19),

da chi ha cercato di considerarlo da un punto di vista della evoluzione del pensiero scientifico (Ferrari20 e Eamon21) o da quello della tecnica (Sin-

ger22). Venendo a quelli che hanno considerato questo tipo di pubblica-

zioni soprattutto sotto il profilo bibliografico, si va da chi ha espressa- mente dedicato all’argomento volumi interi, a chi ne ha trattato sintetica- mente all’interno di studi su tematiche più vaste come Serrai e Torndike.

14BCA, LEONARDO FIORAVANTI, Dello specchio di scientia universale, Venetia, Andrea Ravenoldo, 1567, p. 61-62.

15S. DERENZI, Storia della medicina italiana, Napoli, Filiatre- Sebazio, 1845-48.

16A. BENEDICENTI, Malati, medici e farmacisti, Milano 1947.

17J. FERGUSON, Bibliographical notes on histories of inventions and books of se-

crets, London 1959.

18L. THORNDIKE, History of magic and experimental science, New York 1923-1941.

19A. SERRAI, Storia della bibliografia, Roma 1993.

20M. FERRARI, I secreti, cit.

21W. EAMON, La scienza, cit.

Nel primo caso il riferimento obbligato è al libro di John Ferguson, citato da tutti i cultori della materia. Si tratta di una collezione di articoli letti nell’arco di diversi anni (1882-1911) alle riunioni della Glasgow Archaeological Society e successivamente stampati nelle «Transactions» della medesima istituzione. L’opera è divisa in due volumi. Il primo è composto di sei parti comprendenti i contributi dal 1882 al 1892, mentre il secondo è formato da sette supplementi scritti tra il 1894 e il 1911. Come dice il titolo, essi contengono principalmente notizie bibliografi- che di libri di storia delle invenzioni e di libri di segreti, corredate da brevi informazioni sugli autori e sulle materie trattate. In ogni articolo Ferguson comincia trattando dei libri del primo genere poi di quelli del secondo, a partire dalle opere degli autori più antichi, pubblicate dagli inizi del XVI secolo alla fine del XVIII. Per quanto riguarda il genere che a noi interessa, Ferguson ha censito opere sulle materie più varie in latino, inglese, francese, tedesco e italiano, almeno fino al terzo supple- mento del secondo volume, con cui non oltrepassa la fine del XVII se- colo. Dal quarto supplemento in avanti, l’autore si concentra solo su li- bri scritti in lingua inglese nel tentativo di arrivare al traguardo tempora- le che si era proposto (fine del XVIII secolo). I volumi non hanno né in- troduzione (c’è una succinta prefazione al primo, in cui in una pagina si spiega come l’opera è stata assemblata), né indici che riportino gli argo- menti e i diversi periodi di tempo, su cui le diverse sezioni dell’opera si focalizzano: tali informazioni sono però ricavabili dalle dichiarazioni d’intenti contenute nelle prime pagine di ciascuno di essi. Ogni volume per altro è corredato di un indice alfabetico per autore delle opere in es- so trattate coi riferimenti per la loro individuazione. In mancanza di una numerazione progressiva delle pagine di ciascun volume i riferimenti sono costituiti da rimandi alle diverse sezioni (articoli) e alla numerazio- ne individuale di ciascuna di esse. In questi indici, gli autori dei libri di storia delle invenzioni non sono tenuti separati da quelli dei libri di se- greti. Segnalo che il primo supplemento del secondo volume è quasi esclusivamente dedicato alle pubblicazioni in lingua italiana.

Passando agli autori che hanno trattato di libri di segreti solo indi- rettamente sia pure in maniera piuttosto estesa, al primo posto c’è Lynn Thorndike, che tratta dell’argomento essenzialmente nel II e nel V dei sei volumi della sua opera23 che spazia dall’antichità al Rinasci-

mento. Nel II volume tratta dei precursori di questo genere di lettera- tura, sottolineando la sua grande diffusione in forma manoscritta nel periodo medioevale24. Nel volume V, nei capitoli intitolati Medicine

after 1550 e Natural philosophy and natural magic, illustra poi sinteti- camente alcune opere a partire da I Secreti di Alessio Piemontese del 1555, passando dai Capricci medicinali di Leonardo Fioravanti, dai Secreti diversi e miracolosi di Falloppia, dalla Magia naturale di Gio- van Battista Porta e per finire al Cursus philosophici encyclopedia di John Henry Alsted del 1620. Thorndike, sottolineando la continuità di una tradizione culturale, mette in risalto le caratteristiche che accomu- nano i libri di segreti con i manoscritti di magia e di esperimenti del Medioevo. La sua opera è una vera miniera di dati bibliografici (anche se per quanto riguarda la reperibilità delle opere le indicazioni si con- centrano generalmente sulle biblioteche anglosassoni) e di citazioni, tanto da essere considerato ormai un riferimento standard per chi si occupi di questa materia. D’altro canto nella sua esposizione non sono contenute valutazioni sull’importanza di questo filone letterario per la storia della stampa e del pensiero scientifico.

Per quanto riguarda Alfredo Serrai, rileviamo che nelle sua Storia della bibliografia, dedica un lungo paragrafo ai libri di segreti25. Par-

tendo dal presupposto che «si tratta di un genere letterario del quale sono rimaste poche tracce, e anche esse di ardua individuazione cata- lografica»26, rinuncia a fornirne una rassegna bibliografica, dichiaran-

dola un’impresa estremamente difficoltosa da portare a termine in mo- do sufficientemente esaustivo. Si limita invece a considerare i libri di tipo enciclopedico compresi tra il XVI e il XVII secolo, soffermandosi sulle opere degli autori più importanti ed in particolar modo su Carda- no, Della Porta e Alessio Piemontese. Sull’ultimo, fornisce anche una ricca documentazione volta a far luce sulla sua identità. Analizzate in

24Concetto ribadito nel volume V a p. 147 dove dice: «Books of secrets and expe- riments had been prominent in medieval manuscripts and were to flare forth again in the second half of the century in the Secreti of Alessio of Piedmont, of which Fergu- son listed 56 editions between its first appearance in 1557 and the end of the century, in the Natural Magic of Porta in 1558, and similar works. Meanwhile we may note a single specimen of this genre from the first half of the century».

25A. SERRAI, Storia della bibliografia, cit., p. 338- 420.

dettaglio le opere di Leonardo Fioravanti e Isabella Cortese, passa poi a commentare brevemente quelle del XVII secolo, elencando fra l’al- tro con estrema precisione gli opuscoli della Miscellanea di secreti27,

raccolta dal farmacista bolognese Ubaldo Zanetti e conservata alla BUB.

Per concludere la rassegna, non resta che accennare a chi ha tentato di valutare queste opere da un punto di vista della storia del pensiero scientifico.

Marco Ferrari nel lungo articolo già ricordato28, prendendo in con-