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3.1 L’equipe artistica de La Scuola de’ Gelosi

3.1.5 Il light designer Marco Giusti

La professione del light designer coniuga la conoscenza tecnica, ossia la conoscenza di apparecchiature, impianti e meccanismi, allo slancio creativo ed artistico.68 Gli effetti

luminosi hanno un’importanza fondamentale all’interno dell’opera: da una parte scelgono cosa rendere visibile allo spettatore e lo inducono a comprendere in quale luogo e momento del giorno l’azione si sviluppa, contribuendo dunque allo sviluppo narrativo, d’altra parte aiutano a rendere una determinata atmosfera o un particolare stato d’animo del personaggio agendo quindi sulla percezione sensibile dello spettatore. Il disegnatore luci Marco Giusti69 deve per prima cosa confrontarsi con il regista per

comprendere come egli intenda sviluppare l’intreccio narrativo, quindi quali effetti ed atmosfere debbano essere creati. È fondamentale analizzare anche i bozzetti di scene, arredi e costumi, per capire come le luci possano interagire, rispettare e valorizzare i diversi elementi dell’opera.

A questo punto il light designer può predisporre una prima elaborazione del piano luci, nella quale rende manifeste ancora in modo generico e preliminare le proprie scelte, cercando di capire soprattutto se possono incontrare le esigenze sceniche. Questa prima elaborazione si concentra anche sulla scelta degli apparecchi da utilizzare, come

68 Gallina M., Op. cit., p. 196 69

Dopo la laurea in storia ed il diploma in regia, collabora a progetti di Action Painting ed installazioni museali. Affina la sua esperienza di light designer partecipando soprattutto a festival, collaborando negli ultimi anni anche con teatri lirici italiani ed esteri.

53 diffusori, proiettori, sagomatore ecc. e sul loro posizionamento frontale, laterale, dall’alto, controluce ecc.

Si arriva dunque alla fase detta puntamento luci, che consiste nella regolazione di ogni singolo apparato luminoso, considerando tutti gli elementi della messa in scena e servendosi spesso dell’assistente alla regia Selene Farinelli per capire gli effetti della luce a contatto con le persone. Il light designer ed il regista interagiscono per studiare il livello di luminosità, di intensità ed il colore più indicato per ogni scena, comunicandolo al datore luci, che si occupa della memorizzazione del disegno luci all’interno di una

consolle computerizzata, di modo che durante la spettacolo si possa attivare

rapidamente e senza errori l’illuminazione concordata in precedenza.

Chiaramente la strumentazione e gli apparati luminosi predisposti sono utilizzati per tutti i teatri delle tournée, così da avere la garanzia di un risultato omogeneo per tutte le rappresentazioni.

Si riporteranno in seguito, parlando dell’attività dell’allestimento e delle prove, esempi e immagini relativi alla predisposizione degli apparati luminosi e alla fase di puntamento luci. Si propone ora una breve intervista al light designer Marco Giusti.

Quali studi conducono alla tua professione e qual è la tua formazione?

Io ho studiato Storia a Trieste, per poi diplomarmi in Regia teatrale a Milano alla Paolo Grassi. Poco dopo ho iniziato a lavorare in uno studio di pittura, per poi lavorare da solo ed occuparmi di illuminotecnica. In Italia le accademie non hanno all’interno un corso specifico per le luci, mentre in altri paesi questo esiste già da parecchio tempo. Quindi nel caso in cui una persona si voglia avvicinare a questo mondo in Italia, deve pensare ad un percorso personalizzato: o si studia scenografia per poi arrivare alle luci oppure, come ho fatto io, si studia regia e poi attraverso una formazione mista, che comprende corsi, seminari, laboratori ecc. si arriva a questa professione.

Quali sono state le tappe principali del tuo lavoro e com’è avvenuta l’interazione con le altre figure professionali?

Rispetto a quest’opera pesa il fatto che il regista fosse per me nuovo, quindi non avevo instaurato con lui un rapporto professionale in precedenza. Pesano anche i limiti dettati dalla produzione. Infatti oltre ai limiti imposti dal fattore economico e da quello

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temporale, si deve pensare a soluzioni agili, dal momento che lo spettacolo andrà poi in tournée, quindi forse si ragiona su una conformazione più vicina ad uno spettacolo di prosa rispetto ad una normale opera lirica. L’aspetto incisivo, dal quale si è partiti per sviluppare il progetto è il rapporto che si deve instaurare tra costumi e luci. In questo caso, infatti, l’ambito che ha avuto più libertà, e che quindi detta il ritmo dell’intera produzione, sono i costumi. Spesso il ruolo di direttrice spetta alla scenografia, ma anche quest’ultima si è dovuta legare alle necessità produttive di agilità e leggerezza, quindi i costumi sono decisamente il punto di partenza per il mio lavoro. Io prima di tutto studio i bozzetti, esamino i campioni di stoffa e mi faccio un’idea su come sviluppare il progetto, partecipando nel frattempo a svariati incontri nei quali si stabilisce un contatto progressivo con l’intera equipe artistica per esaminare le idee di tutti. In base a questo si mettono al vaglio le possibilità, che si sviluppano poi sul palcoscenico ed in itinere. Ovviamente qualsiasi mia idea deve essere valutata insieme al regista, per capire se il mio progetto corrisponde alle sue idee ed intenzioni.

È emerso qualche aspetto problematico incontrato nel corso di questa produzione, ad esempio la gestione di tempi e spazi piuttosto ridotti. Quali sono stati invece gli aspetti più interessanti da sviluppare?

Credo proprio sia il fatto di trattarsi di un’opera, perché non sono abituato a lavorare con l’opera. Lavoro più con la prosa e con le performing arts, quindi con progetti che richiedono prevalentemente dei “blocchi”, rispetto invece ad uno sviluppo drammaturgico effervescente come questo. Ci sono tanti cambi, molta azione, quindi sviluppare il tutto in uno spazio ristretto non è semplice. È necessario studiare adeguatamente come sviluppare questa velocità lasciando un segno ed un significato con il mio lavoro, senza però snaturare la messa in scena, si cerca di dare un’idea costante di variazione senza però stravolgere il senso generale.

L’uso del colore, soprattutto in alcune scene, è molto particolare ed accentuato. Cosa sta alla base di queste scelte?

A questo risultato si arriva per gradi, io generalmente tendo a non arrivare a sfondi molto forti come prima istanza. In questo specifico caso, per il fatto di dover rispettare le direttive cromatiche dei costumi, c’è bisogno di un occhio in più nell’uso dei colori. Più che lavorare su effetti visivi d’impatto si sono dosate intensità ed utilizzo dei colori, anche perché in spazi non molto larghi profondi ed alti come questi non puoi sviluppare altrimenti il

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lavoro. Mancando queste caratteristiche fondamentali, si cerca di ricrearle con l’utilizzo delle luci. Si prenda come esempio la scena dei pazzerelli, in cui una luce viola pervade la scena ed aiuta a creare la profondità: si usa il colore viola sul fondo e si investono i corpi con una luce fredda, per aiutarli ad emergere, creando così l’effetto di sfondamento spaziale mancante.