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Limiti dovuti ai cambiamenti climatici

3. RISORSE NATURALI

3.1 Limiti dovuti ai cambiamenti climatici

Negli ultimi 50 anni si è assistito ad un significativo aumento della temperatura sulla Terra, aumento particolarmente pronunciato nella regione artica. Il riscaldamento globale sta influenzando lo sviluppo di petrolio e gas nell’Artico dal momento che il cambiamento che sta avvenendo nell’ambiente artico può facilitare le operazioni di esplorazione, perforazione e produzione di idrocarburi o comunque renderle possibili. Ci sono delle condizioni però che influiscono in maniera diretta sulle operazioni di estrazione degli idrocarburi e queste dipendono da: struttura del ghiaccio, condizioni climatiche estreme e allungamento della stagione estiva con ripercussioni per la tundra artica.

Struttura del ghiaccio - I modelli che analizzano l’estensione e lo spessore del ghiaccio

nell’Artico hanno evidenziato un declino medio del 3,7% ogni decennio, ma nessuno di questi prevede una rimozione della copertura di ghiaccio durante l’inverno. Per questo motivo è importante considerare che le future possibili operazioni di produzione di idrocarburi nell’Artico devono essere in grado di affrontare condizioni invernali estreme, con temperature al di sotto dei -40°C. D’altra parte però, sarebbe disponibile anche un periodo di esplorazione più lungo e ampio durante l’estate, senza la presenza di ghiaccio. I dati sullo spessore del ghiaccio mostrano che la qualità del ghiaccio artico ha superato una soglia critica per cui si è modificato il modo in cui esso risponde al vento e alle correnti. Ciò implica che il ghiaccio è diventato più mobile rispetto ad anni precedenti rendendo più difficili le previsioni sul comportamento del ghiaccio. I cambiamenti nella struttura del ghiaccio hanno delle conseguenti implicazioni anche per le attività dell’industria petrolifera e del gas, creando contemporaneamente sia opportunità che rischi maggiori. Per prima cosa, una continua riduzione del ghiaccio creerebbe in maniera naturale delle nuove possibilità per le spedizioni marittime estive. Tuttavia, dato che i transiti per le rotte individuate nell’Artico sarebbero possibili solo nei mesi estivi, gli oleodotti rimangono ancora la soluzione più praticabile per il trasporto degli idrocarburi ricavati dall’Artico rispetto alle spedizioni navali. In secondo luogo, estati prive di ghiaccio renderebbero possibili stagioni di perforazioni più lunghe, le quali potrebbero aumentare il tasso con cui verrebbero sviluppati nuovi giacimenti. Ad esempio in Groenlandia, a causa della velocità con cui si è sciolto il ghiaccio, la rotta marittima chiamata Iceberg Alley è ora libera dal ghiaccio da maggio a settembre e queste periodo potrebbe aumentare con il passare degli anni e con l’aumento della temperatura, migliorando le condizioni per l’esplorazione di petrolio e gas naturale nella zona. Al contrario invece, una differente struttura del ghiaccio potrebbe portare a

59 maggiori difficoltà per le compagnie petrolifere. Un ghiaccio più fragile e mobile rappresenta un potenziale rischio poiché le operazioni potrebbero venire interrotte da improvvisi movimenti di masse di ghiaccio. Inoltre, movimenti di iceberg potrebbero danneggiare trivelle e imbarcazioni, anche se secondo alcune compagnie petrolifere (ExxonMobil, Statoil e Chevron) la tecnologia relativamente nuova potrebbe permettere a trivelle e imbarcazioni di sopportare grossi movimenti del ghiaccio. Ad esempio la piattaforma Hibernia, la più grande piattaforma offshore del mondo situata a 315 chilometri al largo delle coste di St. John’s nel Newfoundland in Canada, è stata disegnata per resistere all’impatto con un iceberg di un milione di tonnellate senza riportare danni. La piattaforma è anche disegnata per riuscire ad entrare in contatto con iceberg di 6 milioni di tonnellate, che sono gli iceberg più grandi che sono in grado di andare alla deriva, riportando danni riparabili. Con lo scopo di trattare con un ambiente estremamente impegnativo sono state sviluppate nuove tecnologie che potrebbero diventare molto utili per uno sviluppo futuro dell’area. Ad esempio nel giacimento di Terra Nova, nell’Artico Canadese, sono stati posti dei radar per individuare gli iceberg e monitorare i loro movimenti. Successivamente, dopo che un iceberg è stato individuato, le navi di scorta sono in grado di trainarlo verso un’altra rotta in modo tale da non intralciare la piattaforma. Queste tecnologie sono naturalmente di grande importanza per incrementare lo sviluppo delle piattaforme offshore nell’Artico soprattutto in zone in cui ci si aspetta un aumento dei movimenti del ghiaccio negli anni a venire. Vale la pena menzionare anche la nuova generazione di navi cargo e navi cisterna, sviluppate dalla Aker, che hanno la capacità di navigare attraverso la regione polare e più importante ancora sono in grado di rompere il ghiaccio.

Condizioni climatiche estreme – la riduzione del ghiaccio non è l’unico prodotto dei

cambiamenti climatici nell’Artico. I ricercatori indicano anche un aumento delle condizioni climatiche estreme come risultato del riscaldamento globale. Condizioni climatiche estreme come ad esempio gli uragani si verificano con più frequenza in zone del globo caratterizzate da temperature più elevate, ma studi recenti suggeriscono che tempeste polari e uragani potrebbero aumentare nei prossimi anni, rendendo più difficili le condizioni per l’industria petrolifera che opera dell’Artico. Un aumento della frequenza delle tempeste potrebbe rappresentare un serio rischio per le operazioni di estrazione perché queste avrebbero il potenziale di distruggere le trivelle, la produzione e il trasporto. Inoltre aumenterebbe anche il rischio di potenziali sversamenti di greggio, il che renderebbe i costi per lo sviluppo delle attività estrattive in questa zona molto elevati. Un altro fattore che rende l’ambiente Artico impegnativo è la relativa bassa profondità delle sue acque se paragonate a quelle di altri

60 oceani, andando a rappresentare un rischio per i mezzi di trasporto dei materiali estratti. Alcune previsioni sono però contrarie a quelle fin qui descritte e prevedono all’opposto una diminuzione delle tempeste nell’Artico nei prossimi anni23. Usando le simulazioni climatiche

dell’IPCC hanno predetto una diminuzione da una media di 36 a 20 tempeste annue entro la fine di questo secolo. Se questo dovesse avvenire si assisterebbe ad un cambiamento differente delle condizioni nell’Artico, garantendo una maggiore prevedibilità delle condizioni marine per le compagnie petrolifere che vi operano e riducendo anche i costi per le operazioni. L’ultimo fattore derivante dai cambiamenti climatici da tenere in considerazione è il rischio di sversamenti di petrolio. Un aumento della mobilità del ghiaccio combinato con delle condizioni climatiche estreme renderebbe dei possibili sversamenti difficili da gestire. Per l’incidente avvenuto nel Golfo del Messico sono state mobilitate migliaia di persone. Questo non potrebbe avvenire nella regione artica a causa dello scarso sviluppo delle infrastrutture e del limitato numero di manodopera disponibile. Questo rappresenta un costo extra non solo per le compagnie petrolifere ma anche per i governi nel momento in cui decidono di affidare licenze di perforazione nell’Artico.

Stagione estiva più lunga – Se le operazioni di estrazione del petrolio in piattaforme offshore

potrebbero essere semplificate dallo scioglimento del ghiaccio, lo stesso potrebbe non avvenire invece per quelle onshore. Sebbene la stagione estiva risulti più lunga, le operazioni di ricerca delle risorse potrebbe essere invece più corta poiché non è desiderabile perforare nella tundra resa paludosa dallo scioglimento del ghiaccio e non è nemmeno politicamente accettabile. Un clima più mite andrebbe quindi ad influenzare gli equipaggiamenti per il trasporto e le infrastrutture come strade e oleodotti. La tundra paludosa renderebbe quasi impossibile effettuare trasporti su larga scala durante i mesi estivi, dal momento che la tundra in queste condizioni non sarebbe in grado di sopportare veicoli motorizzati.

23 Øistein HARSEM,Arne EIDE,Knut HEEN,Factors influencing future oil and gas prospect in the Arctic, Energy

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