• Non ci sono risultati.

4. ANALISI DEI MOTIVI CHE GUIDANO LE ATTIVITÀ ARTICHE CINESI

4.1 Motivi economici

4.1.3 Pesca e turismo

Anche il potenziale che deriva dalla pesca nell’Oceano Artico Centrale è di interesse per la Cina. A seguito del collasso degli stock ittici presenti nei mari che lambiscono le coste cinesi e del rapido incremento del reddito della popolazione cinese, la domanda cinese di risorse ittiche è aumentata molto velocemente negli ultimi anni. Specialisti della Chinese Academy for Social Sciences hanno suggerito che le priorità per garantire lo sviluppo dell’economia rurale cinese devono essere poste sulla pesca al di fuori dei confini nazionali cinesi34.

L’industria del turismo è un altro componente saliente per spiegare l’interesse cinese nell’Artico. Il numero dei turisti cinese che hanno visitato l’Artico, in particolare l’Islanda, è

32 Linyang HUANG,Frédéric LASSERRE,Olga ALEXEEVA,Is China’s Interest for the Arctic driven by Arctic

Shipping potential?, Asian Geographer, 32:1, 2015, p. 62

33 Ibidem.

34 JIANG Yunzhang 降蕴彰, “Nongye zouchuqu changqi mubiao suoding gonggong haiyang ziyuan” 农业“走

出去”长期目标锁定公共海洋资源 (), Jingji Guancha Wang, 9 maggio 2012,

133 cresciuto enormemente negli ultimi anni. Un totale di 14.036 turisti cinesi hanno viaggiato in Islanda nel 2012, il che rappresenta un incremento del 60% se paragonato ai numeri del 2011, anno in cui era aumentato del 70% rispetto all’anno precedente35. Molti dei turisti che

hanno visitato l’Islanda facevano parte di un tour che comprendeva anche Norvegia e Groenlandia. Anche se permangono delle limitazioni per la concessione del visto ai turisti cinesi, che richiedono che i gruppi in viaggio in questi Paesi debbano essere organizzati da agenzie autorizzate, sembra comunque che le procedure per i visti siano state semplificate in seguito alla crisi economica europea del 2008.

4.2 Governance

Nei confronti della governance artica, gli ulti anni hanno senza dubbio cambiato le dinamiche per cui anche Stati non artici si sono mostrati sempre più interessati e sono diventati sempre più coinvolti nella governance della regione in questione. Gli studiosi cinesi enfatizzano infatti che il nuovo ambiente che si è creato nell’Artico offre opportunità e presenta delle sfide non solo per gli Stati artici tradizionali, ma anche per quegli attori non artici che non sono membri del Consiglio Artico36. Le politiche artiche cinesi e l’agenda delle attività di ricerca cinesi sull’Artico sono basate sulla premessa che più gli Stati artici riconoscono le implicazioni potenzialmente redditizie che derivano dallo scioglimento del ghiaccio, più la Cina, da Stato non artico, dovrebbe occuparsi dei propri interessi e di ciò che ritiene essere i suoi diritti nella regione. Secondo il pensiero più diffuso in Cina tra gli specialisti artici, la Cina ha un legittimo diritto di partecipare alla governance artica poiché i cambiamenti ambientali che avvengono nell’Artico hanno un forte impatto sul sistema ecologico cinese e di conseguenza sulla sua agricoltura e sul suo sviluppo economico37.

Inoltre la Cina reclama il diritto di poter esplorare l’area dell’Oceano Artico in quanto,

35 Ambasciata di Islanda a Pechino, Jump in Chinese Tourism to Iceland Second Straight Year,

http://www.iceland.is/iceland-abroad/cn/english/news-and-events/jump-in-chinese-tourism-to-iceland-second- straight-year-/9707/, visitato 06-09-2016

36 YANG Jian 杨剑, “Beiji shiwu libukai Zhongguo, xunqiu guanchayuan diwei” 北极事务离不开中国,寻

求观察员地位 (La Cina è parte degli affari artici e sta cercando una posizione come osservatore nel Consiglio Artico), Huanqiu Shibao, 20 aprile 2012

37 LIU Huirong 刘惠荣, “Zhongguo keyi zai Beiji zuo shenme” 中国可以在北极做什么 (Cosa può fare la Cina

134 secondo la UNCLOS, sono acque internazionali. Per questi motivi gli accademici insistono che la Cina debba fare ogni sforzo possibile per assicurarsi di venire inclusa all’interno delle discussioni e delle decisioni che riguardano la governance artica38.

La Cina nel 2007 ha iniziato a partecipare ai meeting del Consiglio Artico come osservatore ad hoc, e dal 2009 ha espresso la volontà di diventare membro osservatore permanente. La differenza nei due ruoli sta nel fatto che un osservatore ad hoc deve ottenere un invito formale per poter partecipare alle riunioni del Consiglio, mentre un osservatore permanente ha il diritto di parteciparvi automaticamente. Con l’inclusione della Cina come membro osservatore permanente avvenuta il 15 maggio 2013 il Consiglio Artico è senza dubbio diventato un forum intergovernativo più globalizzato.

L’energico dibattito pubblico che si è sviluppato negli ultimi anni tra gli studiosi cinesi testimonia un’evoluzione del loro pensiero nei confronti dell’approccio cinese alla governance artica. In un primo momento gli studiosi cinesi erano preoccupati dalla competizione geopolitica che sembrava potersi sviluppare nell’Artico nel 2007 in seguito al comportamento russo, in modo particolare in seguito all’episodio della bandiera piantata nel fondale marino russo, atto che è stato percepito come una dichiarazione di sovranità. Da quel momento i politici e i ricercatori cinesi hanno iniziato a riflettere sui diritti che la Cina poteva reclamare nell’Artico. Le loro prime considerazioni erano focalizzate soprattutto sui benefici derivanti dallo scioglimento del ghiaccio e sulla valutazione dei diritti legittimi della Cina nell’Artico. Le raccomandazioni sulle strategie da adottare che arrivavano in quegli anni dai ricercatori cinesi erano molto forti e in qualche modo anche aggressive. Ad esempio, nel 2009 Guo Peiqing ha incoraggiato il governo cinese a proteggere i sui diritti legittimi nell’Artico. Egli ha affermato che rimanere neutrale e mantenersi al di fuori degli affari artici non era negli interessi cinesi e che essere geograficamente distante dall’Artico non doveva essere una ragione per dimostrarsi poco concentrati sulle questioni artiche. Guo ha inoltre affermato che “la Cina è sulla via per diventare una potenza globale da una regionale che era prima. Ciò che sta avvenendo nella regione polare riguarda gli interessi cinesi”39. Dal 2011 invece, in seguito al secondo rinvio sulla decisione di accettare o meno la

38 SUN Kai 孙凯, GUO Peiqing 郭培清, “Beiji zhili jizhi bianqian ji Zhongguo de canyu zhanlüe yanjiu” 北极治

理机制变迁及中国的参与战略研究 (La riforma istituzionale della governance artica e la strategia di partecipazione cineese), Shijie Jingji yu Zhengzhi Luntan, 2, 2012, pp. 127-128

39 “Jidi weilai dui Zhongguo yingxiang zhongda: zhuanfang Zhongguo Haiyang daxue jidi wenti zhuanjia Guo

135 Cina come osservatore permanente del Consiglio Artico, i ricercatori cinesi hanno mostrato un atteggiamento più cauto, per lo meno in pubblico. I funzionari cinesi sono infatti consapevoli dei sospetti che la Cina potrebbe attirare su di sé e sono anche consapevoli della sensibilità dell’argomento delle politiche artiche, in particolar modo le questioni che riguardano le risorse naturali e la sovranità. La preoccupazione che dichiarazioni troppo intraprendenti possano offendere gli Stati artici sta caratterizzando oggi la forma della strategia artica cinese: da qui deriva il suo approccio piuttosto cauto e la strategia denominata wait and see. Secondo molti studiosi cinesi il modo migliore per evitare di imbattersi in questi argomenti considerati sensibili è quello di concentrarsi in un primo momento sulla ricerca scientifica sui cambiamenti climatici.

5. INTERPRETAZIONE DELLE AZIONI CINESI DA PARTE