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Produzione di gas e petrolio nel 2012

3. RISORSE NATURALI

3.4 Decisioni strategiche delle compagnie petrolifere internazionali: Artico vs altre

3.4.1 Produzione di gas e petrolio nel 2012

Per capire da quale regione del mondo le compagnie petrolifere internazionali hanno prodotto petrolio e gas vengono utilizzati i dati forniti dai loro report annuali. L’immagine mostra la quantità totale di petrolio prodotta da Shell, Chevron, Exxon, Total e BP nel 2012.

71 Figura 6: produzione di petrolio nel 2012 delle maggiori compagnie petrolifere internazionali. Percentuale di petrolio prodotto in ogni regione e quantità per Paese di ogni regione29

Un’osservazione interessante è che nonostante l’instabilità dell’Africa e del Medio Oriente la gran parte della produzione delle compagnie petrolifere internazionali proviene ancora da queste regioni, in modo particolare da Nigeria, Angola, Emirati Arabi Uniti, Oman e Iraq. La quantità estratta da questi Paesi è circa un terzo della loro produzione totale, con il 16% proveniente dal Medio Oriente e il 17% dai Paesi africani. Sebbene l’Oman e gli Emirati Arabi Uniti siano ragionevolmente stabili dal punto di vista politico, si trovano comunque in aree ad alta vulnerabilità. Secondo il PRI tra queste due regioni gli Stati con un maggior rischio politico sono Nigeria, Angola e Iraq. Di conseguenza si può intuire che le compagnie petrolifere internazionali vedono una grande parte della loro produzione provenire da aree molto rischiose. Il Nord America, rappresentato soprattutto dagli Stati Uniti, è un’altra importante regione da cui le compagnie estraggono il 14% della loro produzione. L’area del Golfo del Messico è particolarmente importante ed è considerata strategica da BP, Exxon Mobil e Shell. Per quanto riguarda invece l’Artico e la regione sub-artica, essa rappresenta già il 15% della produzione di petrolio, che viene estratto qui soprattutto da BP e da Exxon, per la maggior parte negli Stati Uniti e in Russia. La BP opera nelle aree petrolifere dell’Alaska e inoltre, essendo proprietaria di parte della Rosneft, opera attraverso questa partnership anche nella regione di Sakhalin nel Sub-Artico. La Exxon invece produce la maggior parte del petrolio nella Baia di Prudhoe in Alaska. Anche la Shell sta estraendo

29 Graça ERMIDA,Strategic decisions of international oil companies: Arctic versus other regions, Energy

72 petrolio dall’Artico ma la maggior parte della sua produzione proviene da altre regioni. La Chevron e la Total invece non stanno producendo petrolio nell’Artico.

Un’osservazione finale che può essere tratta dalla Figura 6 è che la produzione di petrolio è concentrata in pochissimi Paesi. Questo sembra indicare che le compagnie internazionali hanno fatto fatica a diversificare le loro strategie di esplorazione petrolifera. Una possibile spiegazione potrebbe essere che i costi di produzione locale hanno ancora un peso importante nelle decisioni sugli investimenti, costi che sono molto bassi in Africa e nel medio Oriente se paragonati a quelli delle altre regioni.

A differenza del petrolio, la produzione di gas, così come è stata riassunta nella Figura 7, è estesa su un numero maggiore di Paesi.

Figura 7: produzione di gas nel 2012 delle maggiori compagnie petrolifere internazionali. Percentuale di gas prodotto in ogni regione e quantità per Paese di ogni regione30

30 Graça ERMIDA,Strategic decisions of international oil companies: Arctic versus other regions, Energy

73 Il maggior produttore di gas è il Nord America (sia Canada che Stati Uniti), rappresentando il 21% della produzione totale delle cinque compagnie internazionali. Segue poi l’Europa (Olanda, Norvegia, Danimarca, Germania e Regno Unito) con il 19% della produzione totale di gas. Un numero sempre maggiore di Paesi produttori sta emergendo in Asia (Malesia, Brunei, Tailandia, Indonesia e Bangladesh) arrivando a rappresentare il 16% della produzione totale. Segue poi il Medio Oriente, rappresentato soprattutto dal Qatar, con il 12%, il Sud America con il 7% e l’Africa con il 5%. Per quanto riguarda l’Artico invece la quantità di gas estratta da queste cinque compagnie internazionali è relativamente bassa, solo il 6%. La maggior parte di questa quantità proviene dal Mare di Barents ed è estratto dalla Total, il resto proviene invece dalla penisola di Yamal in Russia.

Le compagnie analizzate hanno un portfolio di paesi da cui estraggono gas che è molto diversificato. La produzione proviene soprattutto da Nord America, Europa e Asia. Mentre le riserve di gas in Europa stanno terminando, lo stesso non sta succedendo per quelle in Nord America e Asia. Il gas comunque risulta essere un problema minore per le compagnie internazionali poiché riserve ingenti si trovano ancora in aree politicamente stabili e non hanno quindi la necessità di dover investire in regioni ad alto rischio politico per poterlo estrarre. Le cinque compagni petrolifere stanno già estraendo quantità ragionevoli di petrolio, e meno di gas, dall’Artico. Inoltre, esse hanno già investito in modo sostanziale nella regione. In Canada, l’asta per le licenze effettuata nel 2007 e nel 2008 hanno totalizzato 1,9 miliardi di dollari. Inoltre le licenze concesse dagli Stati Uniti nel 2005, 2007 e 2008 per il mare di Beaufort e il Mare di Chukchi hanno raggiunto un totale di 2,2 miliardi di dollari.

Gli eventi degli ultimi anni sembrano considerare l’Artico come una regione di grande interesse, nell’ultimo decennio infatti molti Stati artici hanno affidato licenze di perforazione alle maggiori compagnie petrolifere internazionali. Inoltre le compagnie prese in analisi hanno investito circa cinque miliardi di dollari nell’Artico negli ultimi dieci anni. Se questi numeri sembrano alti, perdono invece importanza se paragonati alle intenzioni legate agli investimenti delle compagnie petrolifere entro il 2035, in cui solo il 6% del totale della produzione si stima che arriverà dall’Artico. Questo indica che le compagnie vogliono avere un piede nell’Artico ma allo stesso tempo si dimostrano caute quando si tratta di estrarre nuove risorse da questo difficile ambiente. Sono molti i fattori che contribuiscono a rendere tale l’Artico e sono legati alle sfide tecniche che rendono gli investimenti più costosi e più rischiosi, tra cui troviamo le difficili condizioni climatiche e la mancanza di infrastrutture

74 adeguate. Questi fattori rendono sempre più difficile per le compagnie petrolifere internazionali fare piani a lungo termine e previsioni.