Il concetto di natura che emerge dal Discorso è quello di un’entità che guida gli uomini; ha posto in essi tutto ciò che serve loro per essere felici e liberi.
La natura, come la ragione, possiede leggi universali; ognuno di noi le detiene, affinché ci riconosciamo tutti uguali, «Nature is a kind mother who has fashioned us all from the same pattern, “so that each of us might find himself reflected in the other”»67.
All’inizio dell’opera, La Boétie cerca di individuare la causa della servitù volontaria; è alla ricerca di un nome che identifichi l’elemento a causa del quale gli uomini delegano la propria autonomia. La Boétie scrive che non può essere la viltà perché questo difetto non può assoggettare milioni di uomini, anche i vizi hanno dei limiti; non possiamo pensare che si tratti di codardia, perché è impensabile che intere città e popolazioni non si difendano da una sola
65 M. Abensour, M. Gauchet, “Présentation”, in Le Discours De La Servitude Volontaire. La
Boétie et la question du politique, Payot, Paris 1978, p. XVII.
66 Cfr. S. Visentin, "Potere del nome e potenza del linguaggio", op. cit.
67 O. N. Keohane, "The radical humanism of Etienne de la Boétie", in Journal of the History of
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persona unicamente perché sono codarde. E allora «c’è una parola abbastanza offensiva, che la natura disconosce d’aver creato e che il linguaggio si rifiuta di nominare?»68.
Questa causa della servitù volontaria sembra allora essere artificiale, non naturale, qualcosa che non proviene dalla natura; quest’ultima forgia l’uomo con elementi che portano al suo perfezionamento in quanto essere umano, e quindi pregi quali libertà, intelligenza, bontà, tutte quelle virtù che, come vedremo, il potere tenderà ad eliminare.
Nella ricerca della causa per la quale gli uomini privano volontariamente se stessi della propria libertà, il linguaggio preferisce tacere, non vuole identificare con una parola ciò che porta alla degradazione dell’essere umano; al silenzio degli uomini corrisponde il silenzio della natura; anche il linguaggio è plasmato dalla servitù.
Sono d’accordo con Nicola Panichi quando scrive che vi è un certo “pudore” della natura nel nominare ciò che le è avverso;
«Il linguaggio ripristina la verità della natura che respinge come irragionevole l’ostinata volontà di servire ed esprime, non esprimendolo, ciò che la natura stessa non riconosce: la sua intentio recta è di non dar voce all’irragionevole»69.
68 E. de La Boétie, Discorso sulla servitù volontaria, op. cit., p. 8.
69 N. Panichi, "Linguaggio e tirannia nella Servitude volontaire di Etienne de La Boétie", op.
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La tirannia perciò è contro-natura, le parole sono doni che la natura ha regalato agli uomini affinché rinforzino i loro legami sociali, sviluppino la loro socievolezza; «La fonction première, originaire du langage est donc de rapprocher les hommes les uns des autres, et de les faire se reconnaître comme "frères"»70; il linguaggio ha il compito di far conoscere e riconoscere le persone che vivono in una comunità, far sì che comunichino tramite il dialogo, ed è proprio su quest’ultimo che si costruisce una società politica.
Per questo come afferma J.-P. Cavaillé «la société humaine précède ontologiquement l’oeuvre politique du langage»71, perché già gli uomini sono predisposti naturalmente a costruire legami di affetto, amicizia; la comunicazione linguistica è solo lo strumento per riunire questa «communion des volontés»72, il linguaggio è ciò che da forma umana ai rapporti,
«Cette spécificité regarde la pensée et la volonté ainsi actualisées dans la société à travers le langage […] La communauté humaine naturelle suppose ainsi, à travers la
70 J.-P. Cavaillé, "Langage, tyrannie et liberté dans le Discours de la servitude volontaire
d’Étienne de la Boétie", op. cit., p. 16.
71 Ivi, p. 19.
72 Ibidem Questa comunione di volontà, come scrive J.-P. Cavaillé, «ne doit pas être confondue
avec la volonté générale selon Rousseau. La volonté générale rousseauienne, atteinte par le contrat social, exige l’aliénation de la volonté particulière des individus. Elle est Une volonté, alors que chez La Boétie il y a non pas unité, mais union, communion des volontés individuelles inaliénables. Dans le contrat social, les individus renoncent à leur liberté naturelle au profit de la liberté civile. Pour La Boétie, la communion des volontés apparaît comme l’accomplissement de la liberté naturelle. C’est qu’il entend d’une tout autre façon la liberté naturelle; chez Rousseau celle-ci est de l’ordre de l’instinct, […] et ce n’est qu’après le contrat social qu’il est possible de parler de liberté morale. Dans le Discours, la liberté naturelle est d’emblée saisie comme liberté morale; la communion del volontés ne fait que donner à cette moralité naturelle son achèvement véritablement communautaire dans l’institution d’une politique de la liberté.».
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déclaration mutuelle des pensées, c’est-à-dire la conversation, le dialogue, la parole courant de l’un à l’autre, une communion des volontés. Le langage, en exprimant la pensée de chacun, est l’instrument de la volonté commune. La liberté, ainsi entendue comme communion de toutes les volontés individuelles à travers l’usage commun de la parole, a donc un sens éminemment politique»73.
La parola come traduzione di pensiero e volontà, strumento per realizzare la libertà, intesa come comunione di volontà individuali; il linguaggio ha senza dubbio un significato politico.
Il lessico della poesia può essere in qualche modo un mezzo di comunicazione efficiente che rivela il desiderio di libertà, «être le plus pur témoignage du désir de liberté»74; ma come scrive Cavaillé molto spesso la poesia ha lo scopo di giustificare il potere del tiranno, e lo stesso Cavaillé cita l’opera di Ronsard, la Franciade, che legittima la monarchia assoluta.