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Gli oggetti sono veicolo di messaggi politici. In primo luogo gli og- getti che recano le insegne dinastiche: dalla permanenza delle armi lorenesi nei primi tempi del Regno d’Etruria gli osservatori dedu-

32 Prospetto politico, cit., p. 35.

33 C. Dipper, Übergangsgesellschaft. Die ländliche Sozialordnung in Europa um

1800, in «Zeitschrift für historische Forschung», XXIII (1996), pp. 57-87.

34 Cfr. R. Koselleck, Einleitung, in Geschichtliche Grundbegriffe, a cura di O. Brunner, W.Conze, R. Koselleck, Bd. 1, Stuttgart, Klett-Cotta, 1972.

cono il prossimo ritorno di Ferdinando. E, al contrario, nel 1803, alla morte del Duca di Parma si fonde l’argenteria per cancellare le vecchie iniziali e incidere le nuove: “Le argenterie venute recente- mente in Firenze da Parma saranno quasi tutte fuse, per farne un servito nuovo da tavola per uso della Corte. E’ stato osservato, che nel primo editto pubblicatosi a Firenze dopo che i Francesi hanno preso formale possesso dei Stati del defunto Duca di Parma non si è fatto uso dei Titoli di Principe Ereditario di Parma, Piacenza!!”. Intanto “l’Arciduca Ferdinando è dolentissimo per la renunzia che finalmente ha dovuto fare della Toscana”35.

Ma anche i baffi di Murat sono un segnale politico, nel periodo precedente all’arrivo di Ludovico: “Dopo l’arrivo della sua Sposa il General Murat si è levato dal viso i lunghi, e folti baffi, che aveva dicendo che questi non si richiedono più, essendo ora in tempo di pace. Egli dopo quell’epoca si è veduto anche in foggia più galante, e perfino incipriato, nel tempo che in addietro il suo volto pareva quello di un vero Bruto”. E il Murat del tempo di pace organizza pranzi e ricevimenti36.

Nello stesso plico de Silva parla più oltre di ‘notizie contraddi- torie’ relativamente alle sorti della Toscana. Mentre si ha notizia dei preparativi per l’arrivo di Ludovico, altre notizie riferiscono che l’arciduca partendo da Vienna per Graz ”facesse imballare tutti i suoi Effetti, e che sopra ciascun collo vi fosse la mansione per Firenze”, a detta di un ‘testimone oculare’ (e questi pacchi sono indizio di un prossimo ritorno del vecchio sovrano).

Ma in queste stesse settimane è il Primo Console a lanciare un messaggio politico inequivocabile, legato agli enfatici festeggiamenti parigini, di per sé segno eloquente del nuovo corso37. In quest’occa-

sione Napoleone regala a Ludovico una nuova carrozza, e una serie di oggetti di fortissimo impatto: “Quattro casse di Stoffe istoriche

35 ASN, Ministero Affari Esteri, f. 3075.

36 Cfr. Marmottan, Le Royaume d’Etrurie, cit., pp. 77 ss.

37 Sul soggiorno a Parigi e il suo significato politico si rinvia a Drei, Il Regno

rappresentanti le feste adesso date a Parigi; La bandiera Tricolore con il motto «Dalla Repubblica Francese riconoscerai Gran Re d’Etruria il Soglio»; Quattro Vasi della China all’Etrusca contornati da Bassi- Rilievi d’oro, aventi le seguenti Iscrizioni: «L’Alleanza Francese am- plia i suoi Stati»; «Sarai amato dai sudditi se sarai riconoscente»; «La Cisalpina sarà il sostegno del Regno Etrusco»; «La Repubblica Francese protegge, e sostiene il Regno Etrusco»; La Costituzione Etrusca legata in oro, contornata di brillanti, avente in mezzo il Giglio innalzato dalla Libertà”. I fastosi regali non sono soltan- to segno di benevolenza per i nuovi sovrani, fortemente voluti da Napoleone, anzi ‘inventati’ da lui a sottolineare la definitiva chiusu- ra dell’età rivoluzionaria, ma al tempo stesso rivelano la complessità della transizione in atto sulla scena francese ed europea (complessità già emersa nelle contorsioni terminologiche), presentando formu- le politiche nuove, all’insegna dell’ibrido repubblica-monarchia, e anche soluzioni iconografiche nuove, come la contaminazione fra Giglio e Libertà.

I regali preziosi si confermano veicoli privilegiato del favore poli- tico e insieme portatori di messaggi pubblici. “I regali che il conte Salvatico ricevé dalla Corte di Spagna sono di un immenso valore: consistono in una gran tabacchiera d’oro contornata da 48 brillan- ti grossi come ceci avente nel mezzo i Ritratti del Re, e Regina di Spagna, col giro di altre bellissime pietre, e in una ripetizione d’oro, egualmente ornata, con catena simile stupendamente lavorata anche essa, e bassorilievi di brillanti. Il Re d’Etruria, poi, gli ha donato uno Spillone da Camicia composto di un solo grossissimo brillante”. Anche “il ministro Senator Mozzi ha ricevuta dal Re una Tabacchiera d’oro, con ritratto contornato di Brillanti, accompagnata da un gra- ziosissimo biglietto, scritto di proprio pugno: altra quasi simile ne ha avuta il Ministro delle Finanze marchese Corsi”38. Siamo nei primi

mesi del 1803.

Oggetti che si spostano: le osservazioni di de Silva confermano il quadro di un’Europa percorsa da oggetti in febbrile movimento

non meno che gli uomini; lo spoglio delle opere d’arte compiuto dai Francesi ne è un aspetto. Sempre a inizio 1803 arrivano “in Firenze da Palermo le 74 casse contenenti gli oggetti più preziosi della R. Galleria, e già il Direttore della medesima Cavalier Puccini avea co- minciato a distribuirli negli antichi loro posti. Il celebre Scultore Canova ha avuta la commissione dal Rè d’Etruria di fare una Venere che prenda il luogo della Medicea, ceduta al Governo Francese”. E nello stesso torno di tempo: “In Parma si requisiscono per ordine dell’Amministratore francese i restanti oggetti di Belle Arti, cioè cen- to quadri dei migliori, che verranno anche tolti dalle Chiese: questo ultimo spoglio fa sperare a quei popoli vicina la decisione della loro sorte”39.

Oggetti che si donano, oggetti che si muovono, oggetti (e luoghi) che si trasformano. L’argenteria che si fonde, come abbiamo visto: ma si fondono anche i metalli per costruire cannoni. Nell’agosto 1802 “in Piacenza il Governo militare francese è quello che dispone di tutto, e adesso ha fatto costruire ventiquattro fornelli per fonde- re artiglieria in quel Monastero dei Canonici Lateranensi. Anche i monaci di San Benedetto in quella Città hanno ricevuto ordine di sloggiare per far luogo alle Truppe”40.

Dalla sontuosa e frivola argenteria alle campane che si possono tra- sformare in armi, svelando la violenza e il sangue che accompagnano ogni mutamento nell’Europa napoleonica; non spade cambiate in vomeri ma una politica centrata sulla guerra, che sconfessa l’immagi- ne di un Napoleone pacificatore abilmente propagandata in Francia e fuori di Francia, attraverso la parola, e l’immagine di opere come il Marte canoviano. Grazie al nostro ‘spettatore’ abbiamo colto anche il destino degli oggetti, che segue, segna e veicola il cambiamento ed è linguaggio fra i linguaggi, rivelatore e mistificatore insieme, in una fase di intensa sperimentazione politica della quale gli anni bui del Regno d’Etruria sono uno dei casi più interessanti e nella loro stessa oscurità eloquenti.

39 Ibid.

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