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Linguisti e azione pubblica

Nel documento RicercAzione Volume 9 - Numero 2 (pagine 174-177)

POUR UNE GESTION DE LA DIVERSITÉ LINGUISTIQUE

11. Linguisti e azione pubblica

Non si può certo dar torto a Pit Corder che scriveva negli anni ’70: «There can be no sys-tematic improvementi in language teaching without reference to the knowledge about language which linguistics gives us» (1973, p. 15). Un’uscita dall’ambito ristretto dei linguisti per aff rontare il mare aperto, tuttavia, è oggi una necessità, un imperativo e una sfi da nel solco, si potrebbe dire, di quell’invito di Tullio de Mauro per una linguistica interventista con la consapevolezza della complessità dell’arena politica e tenendo conto delle esperienze di interazione tra policy-takers e linguisti nel medio e lungo periodo (Dubois, 2014). Il testo, documentato e supportato da riferimenti bibliografi ci puntuali, essenziali e aggiornati e da una sitografi a che permette di risalire agevolmente alle fonti dei documenti citati, contiene alla base un messaggio chiaro.

Capire il processo di policy può aiutare a superare quello iato che separa le decisioni dalle conoscenze esperte non consultate, per rendere possibile la messa a regime delle proposte e delle elaborazioni degli scienziati delle lingue e del loro apprendimento e, soprattutto, per pro-muovere politiche evidence-based. Così può svilupparsi la scienza della gestione delle lingue e della loro diversità.

Jean-Claude Beacco riversa la sua straordinaria esperienza di ricerca, di studio e di lavoro sul campo, fornendo agli insegnanti uno strumento di cultura professionale e civica (p. 8), ma dando ai lettori una chiave di accesso per approfondimenti e per esplorazioni oggi necessarie.

L’autore stesso sembra anticipare possibili espansioni del suo lavoro. Nell’introduzione l’autore riconosce la centratura sulle situazioni europee pur se non mancano riferimenti all’an-tichità classica e alle lingue orientali, e il non aver considerato lo statuto delle lingue regionali o di minoranza, a cui riserva comunque qualche cenno, riconoscendo la necessità di un volume specifi co. Così come nella scelte dei casi la esclusione di altri temi, come l’accoglienza linguistica dei giovani immigrati o l’insegnamento delle materie in lingua diversa da quella nazionale (p. 9).

Senza dubbio la distanza, più volte sottolineata, tra la consapevolezza delle questioni e della loro articolazione e le pratiche correnti, sia a livello di politiche linguistiche, sia a livello di inno-vazioni nelle ingegnerie curricolari indica, indirettamente, la necessità di seguire vie alternative.

In più occasioni l’autore sottolinea le concezioni e le rappresentazioni riduttive, quando non errate. Da questo punto di vista il volume segnala quelle che potranno probabilmente essere le prossime pratiche: uno strumento, quindi, di comprensione approfondita e multipolare, dello status quo ma anche un’indicazione per i prossimi traguardi.

Per il lettore italiano può fornire chiavi di lettura e di analisi della transizione in corso, dal CLIL introdotto normativamente nel curriculum della scuola secondaria superiore e dell’avvio del testing di massa per la lingua inglese. Forse anche può risvegliare l’attenzione per le lingue di minoranza regolate da una normativa ormai datata o facilitare la comprensione critica delle

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iniziative per la formazione linguistica dei migranti. È anche un contributo ragionato al dibattito attorno all’introduzione di corsi di laurea in inglese nelle università2 che ha coinvolto anche la giustizia amministrativa e la Corte costituzionale, nonché l’Accademia della Crusca.

Le numerose sollecitazioni che origina la lettura rifl essiva delle pagine del Professor Beacco alimentano altri interrogativi per il futuro. Di assoluto rilievo, ad esempio, è il ruolo nelle lingue della ricerca scientifi ca, discusso nel volume a proposito dei corsi universitari in lingua inglese in paesi come la Francia. Così in un orizzonte ancora più ampio sorge la domanda di quale posto abbiano le lingue nelle trasformazioni globali della cultura e nella competizione globale dei contenuti (Martel, 2010, p. 417). Il volume di Beacco è una bussola preziosa per chi intende avventurarsi nella scienza del management di un’arena, quella della diversità linguistica, che si rivela spazio liquido dove il bouillonement delle lingue è una costante del suo divenire come dimostra il caso del Mediterraneo (Calvet, 2016).

2 www.crui.it/home-ri/item/2511-corsi-in-lingua-inglese-master-universitari-dottorati-e-winter-summer-school.html .

Bibliografi a

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Beacco J.-C.L. & M. Byran (2007). De la diversité linguistique à l’éducation plurilingue. Guide pour l’élaboration des politiques linguistiques éducatives en Europe. Strasbourg, Conseil de l’Europe.

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Antonio Cristoforetti, Fondazione Demarchi Trento Barbara Zoccatelli, Università di Trento

Chiara Marino, Fondazione Demarchi Trento Chiara Motter, IPRASE Trentino

Cristina Belardi

Cristina Rizzi, Comunità della Val di Sole, Provincia di Trento Francesca Tomasi, Università di Trento

Giovanna Malusà, Istituto Comprensivo Trento 2 “Comenius”, Trento Giovanni Bonaiuti, Università di Cagliari

Luisanna Fiorini, Provincia di Bolzano Marcella Cellurale, IPRASE

Marco Pontis

Maria Ranieri, Università di Firenze

Maurizio Gentile, Università di Roma Unitelma Sapienza Piergiorgio Reggio, Fondazione Franco Demarchi Trento Renate Motsching, Università di Vienna

Rita Chiesta, Università di Bologna Silvia Tabarelli

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