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Riassumiamo le caratteristiche principali che la linguistica cognitiva assegna al significato linguistico. Per prima cosa, il significato non è una rappresentazione oggettiva del mondo esterno, ma un modo di dare forma al mondo, una prospettiva da cui guardarlo. Il punto di vista del parlante e le proprietà del reale che intende enfatizzare sono al centro della teoria semantica cognitiva. In secondo luogo, il significato non è fisso, ma flessibile e dinamico. La teoria dei prototipi mostra proprio che non esiste una struttura rigida neppure nelle più semplici categorizzazioni semantiche. Questo perché il significato non funziona come un dizionario, ma è enciclopedico, comprende una gamma vasta di conoscenze e credenze. Non è un modulo separato e autonomo della mente, ma interagisce con le altre abilità cognitive ed è strutturato dalle nostre esperienze di esseri umani. In particolare, sia il nostro corpo sia la nostra cultura determinano il modo in cui ci formiamo il significato. Di conseguenza, lungi dall’essere un dispositivo innato che controlla dall’alto i nostri comportamenti linguistici, il significato si struttura a partire dall’uso e dall’esperienza.

La centralità della semantica si riflette su un modo nuovo di affrontare il problema della grammatica. La novità principale della linguistica cognitiva sta infatti nel presupposto che non esista una struttura grammaticale astratta priva di significato, ma che, al contrario, sia proprio il significato a determinare la struttura grammaticale.

Ancora una volta, non troviamo un’unità teorica specifica riguardo alla grammatica all’interno del paradigma cognitivista. Sono, infatti, tre le principali “grammatiche” sviluppate, dove per grammatica si intende un’ipotesi di costruzione e funzionamento delle strutture grammaticali. Si tratta della Grammatica Cognitiva di

43 Cfr. D. Geeraerts, Prototype Theory, in D. Geerraerts, (a cura di), Cognitive Linguistics: basic

readings, Berlino, Mouton de Gruyeter, 2006, pp. 141-165, in cui l’autore prende in considerazione gli

esempi delle categorie “uccelli”, “rosso”, “numeri dispari” e “verse”, aggettivo olandese che corrisponde all’italiano “fresco”, ma che si riferisce solamente ai cibi e non alle condizioni climatiche.

Langacker44, della Grammatica dei Costrutti (Construction Grammar) di Croft45 e

della Grammatical Construal, etichetta con cui viene definita la teoria di Talmy46.

Come esempio del modo in cui viene risolta la tradizionale dicotomia tra grammatica e lessico e di come le strutture della lingua vengano descritte da una prospettiva cognitivista, illustreremo qui di seguito i punti principali della Grammatica Cognitiva di Langacker.

Questi parte dall’idea che la lingua è significato e che il significato è concettualizzazione. La lingua è definita come un inventario strutturato di unità linguistiche convenzionali. Le unità non costituiscono di per sé un sistema derivazionale autonomo attraverso cui costruire espressione ben formate, ma sono delle risorse a disposizione del parlante per costruire tali espressioni. Una particolare struttura raggiunge il suo status di unità attraverso il processo di entrenchment, che, come abbiamo visto, non si determina in maniera assoluta ma per gradi. Anche la convenzionalità di un’unità sarà, di conseguenza, definita da una gradazione.

La grammatica non è costituita da regole grammaticali da un lato e lessico dall’altro, ma da unità simboliche, dove un’unità simbolica è un accoppiamento convenzionale di una forma a un significato. Nello specifico, un’unità simbolica consiste in un collegamento simbolico tra un polo semantico e un polo fonologico.

La Grammatica Cognitiva sostiene che una lingua è completamente descrivibile in termini di strutture semantiche, strutture fonologiche e collegamenti simbolici tra di esse.

Come abbiamo già visto, i parlanti tendono a organizzare i concetti in schemi, cioè in strutture superordinate che specificano le basi comuni a diversi concetti. Langacker sostiene che nella lingua siano rintracciabili sia una gerarchia negli schemi sia delle relazioni di schematicità, che si hanno quando il parlante compara strutture mentali e percepisce tra loro delle similarità.

La capacità umana di astrazione si muove, dunque, lungo una scala che va da un massimo livello di specificità a un massimo livello di generalizzazione. Gli elementi tradizionalmente considerati lessicali tendono verso il lato di maggiore

44 Cfr. R. Langacker, Foundations of cognitive grammar, Vol. 1, Theoretical Prerequisites, Stanford,

California, Stanford University Press, 1987; R. Langacker, Cognitive Grammar, in D. Geeraerts e H. Cuyckens (a cura di), The Oxford Handbook of Cognitive Linguistics, op. cit., pp. 421-462.

45 Cfr. W. Croft, Construction Grammar, in D. Geeraerts e H. Cuyckens (a cura di), The Oxford

Handbook of Cognitive Linguistics, op. cit., pp. 463-508.

46 Cfr. L. Talmy, Grammatical Construal, in in D. Geeraerts (a cura di), Cognitive Linguistics: basic

specificità di questa scala. Quelli tradizionalmente considerati grammaticali tendono invece verso il lato schematico per quanto riguarda il livello semantico, ma sono piuttosto specifici a livello fonologico. In questo modo, lessico e grammatica non si dispongono su due piani separati ma lungo la linea di un continuum.

In una visione simbolica della grammatica, tutti gli elementi grammaticali sono dotati di significato, come spiega lo stesso Langacker:

La grammatica consiste di modelli per combinare espressioni più semplici (parole) in espressioni più complesse (frasi, proposizioni). Nella Grammatica Cognitiva, questi modelli sono nient’altro che rappresentazioni schematizzate delle espressioni complesse che realizzano. […] Astratti dalle espressioni vere e proprie, questi “schemi di costruzione” possono servire come modelli nella formazione e interpretazione di nuove espressioni. Una scoperta importante della Linguistica Cognitiva è che gli schemi di costruzione – essendo espressioni schematizzate – sono a pieno titolo entità dotate di significato, infatti il loro significato risiede prevalentemente nella costruzione che impongono47.

Le classi grammaticali sono definite da schematizzazioni. I nomi corrispondono allo schema di entità definite, che si possono reificare e raggruppare, mentre i verbi corrispondono allo schema di un processo; aggettivi, avverbi e apposizioni servono a specificare diversi tipi di relazioni atemporali. Il verbo “ammirare”, ad esempio, designa un processo; al contrario, il sostantivo “ammiratore” richiama sullo sfondo lo stesso processo, ma mette in primo piano un’entità definita, quindi un nome.

La nozione stessa di soggetto deriva dalla nostra abilità di porre in primo piano una figura primaria rispetto allo sfondo e non corrisponde ad una categorizzazione semanticamente vuota. In questo modo, Langacker rielabora uno dei fondamenti della psicologia della Gestalt, il rapporto figure/ground, e lo applica alla grammatica. “L’operazione di costruzione del significato”, dice ancora Langacker, “è la nostra capacità di concepire e ritrarre la stessa situazione in modi differenti48.” Questa possibilità è data proprio dall’operazione di profiling. In generale, un concetto che ne presuppone un altro, è un profilo che si definisce rispetto a una base, come l’arco

47 Cit. da “Grammatica Cognitiva. Intervista a Ronald Langacker”, a cura di Giulia Andrighetto,

Pubblicata su www.giornaledifilosofia.net il 12 luglio 2006; l’intervista è consultabile all’indirizzo http://www.giornaledifilosofia.net/public/scheda.php?id=66.

48

rispetto al cerchio; quando ci riferiamo a un concetto-profilo, dobbiamo necessariamente presupporre la sua base. La base è quell’aspetto della conoscenza che è necessariamente presupposto nella concettualizzazione del profilo. Si definisce dominio la struttura concettuale che funge da base per almeno un profilo concettuale. I domini irriducibili a nessun altro dominio, come spazio e tempo, vengono detti domini basici. Un dominio basico non è un concetto, ma serve come potenziale esperienziale per successive concettualizzazioni e per la formazione di domini più complessi che comprendono conoscenze più elaborate. I domini non basici sono definiti astratti e presuppongono, di necessità, altri domini. La combinazione dei domini simultaneamente presupposti da un concetto è chiamata dominio matrice49. In modo analogo, il set di domini evocato da un’espressione linguistica forma la sua matrice. La matrice rappresenta diversi aspetti della conoscenza enciclopedica del parlante associati all’entità evocata dall’espressione linguistica. Ovviamente, i diversi aspetti non vengono attivati tutti insieme ogni volta che l’espressione occorre. C’è sempre un aspetto più prominente e più saliente di altri. Il profilo di un’espressione è il suo referente concettuale, quello prominente, su cui si concentra l’attenzione. Tutti i contenuti possibili legati a un’espressione, sono la sua base. Il profiling si riferisce anche alla proprietà di uno stesso referente che intendiamo enfatizzare. Ad esempio, la distinzione tra nomi e verbi, che solitamente corrisponde alla distinzione tra entità definite e processi, può derivare, in alcuni casi, anche dal contenuto concettuale prominente: ad esempio, “esplodere” e “esplosione” si riferiscono allo stesso fenomeno, ma la loro differenza semantica e grammaticale sta nel fatto che, nel secondo caso, il parlante sceglie di concettualizzare un evento come cosa astratta, attraverso un processo di reificazione50.

Sia un’entità che una relazione possono essere profilate. Nel secondo caso, dobbiamo ricorrere all’allineamento trajector – landmark, che indica una relazione molto simile a quella figure/ground. In una relazione tra due elementi, possiamo individuare i ruoli e le funzioni delle diverse entità coinvolte, distinguendo un partecipante focale primario o trajector e uno secondario, landmark, e costruire l’enunciato secondo il ruolo che abbiamo assegnato a ciascuna entità. Le frasi “il libro è vicino alla penna” e “la penna è vicino al libro” descrivono la stessa relazione

49 Cfr. W. Croft, The role of domains in the interpretation of metaphors and metonymies, «Cognitive

Linguistics», 4, 1993, pp. 335-370.

50 L’esempio è fornito da Langacker in “Grammatica Cognitiva. Intervista a Ronald Langacker”, op.

spaziale tra due oggetti, il libro e la penna, ma questi ricoprono alternativamente il ruolo di partecipante primario e partecipante secondario. La costruzione di un enunciato diventa, così, dipendente sia dalla componente semantica dei termini, sia dal punto di vista di chi parla. È così che si distingue, ad esempio, il significato dei verbi “venire” e “andare” in “vieni di là” e “vai di là”, che designano lo stesso movimento ma implicano una posizione, quindi una prospettiva, diversa del parlante.

Per quanto riguarda le regole grammaticali, Langacker le sostituisce con il concetto di slot, posti vuoti che ogni elemento grammaticale deve riempire, e che derivano dal suo profiling e dallo schema concettuale a cui corrisponde. Basandosi su questo concetto, si giustifica l’affermazione secondo cui il significato, inteso come la combinazione di schemi concettuali e punto di vista del parlante che seleziona il profiling, determina la struttura grammaticale di un enunciato.

La grammatica cognitiva, sottolinea Langacker, è per prima cosa una teoria linguistica. Tuttavia, vuole essere ampiamente compatibile con le scoperte delle scienze cognitive e coerente con una visione integrata del linguaggio-mente-corpo. Questo consente di creare spazi di intersezione e comunicazione tra la descrizione teorica della grammatica e le sue possibili applicazioni nel campo, ad esempio, della pedagogia linguistica51.

Le teorie di Langacker costituiscono il nocciolo duro della linguistica cognitiva, poiché osservano in modo sistematico le connessioni tra grammatica, strutture sintattiche e semantiche. Anche se si riscontrano differenze nel modo di inquadrare alcuni fenomeni, l’approccio cognitivista alla grammatica poggia sul riconoscimento unanime dell’importanza del significato e del suo rapporto con le forme linguistiche che lo esprimono. La nostra breve rassegna dei punti principali della Grammatica Cognitiva ha lo scopo di evidenziare non solo la centralità di tale rapporto, ma anche di sottolineare il decisivo cambiamento di ruoli tra sintassi e semantica, la quale, a sua volta, si presta ad essere indagata da molteplici prospettive, esperenziali, culturali, psicologiche.

Il consolidamento della linguistica cognitiva, avvenuto durante gli anni Novanta, è dovuto proprio al proficuo dialogo instaurato con discipline affini quali psicologia, antropologia, sociologia, neuroscienze. La prospettiva integrata diventa,

51 Cfr. M. Tomasello, Cognitive Linguistics and First Language Acquisition, in D. Geeraerts e H.

allora, un modo di vedere e studiare non solo la lingua ma l’intera gamma delle scienze umane.

7. CONCLUSIONI

La breve rassegna sulla linguistica cognitiva fin qui presentata, sebbene non esaustiva, è sufficiente a comprendere la cornice all’interno della quale si colloca questo lavoro.

Come abbiamo già detto, la linguistica cognitiva non è un teoria rigida e dogmatica, e vuole qui essere intesa come una pratica, uno strumento, una chiave di lettura per interpretare e spiegare fenomeni linguistici alle luce di una visione integrata, embodied, del rapporto mente-corpo.

Nei prossimi capitoli adotteremo la prospettiva cognitivista per sviluppare una serie di riflessioni intorno alla metafora, figura considerata luogo ideale per le indagini sul rapporto tra mente e linguaggio. A partire da un quadro storico più ampio, cercheremo di vedere come la linguistica cognitiva abbia contribuito agli studi sulla retorica e sulla metafora, arrivando a formulare delle ipotesi interpretative che, rielaborando una tradizione precedente, vedono nella metafora non solo un fenomeno linguistico, ma anche e soprattutto uno strumento indispensabile per conoscere e indagare il mondo. Dal rapporto centrale tra metafora e conoscenza, svilupperemo, nella seconda parte di questo lavoro, le connessioni con le teorie dell’apprendimento e la pratica didattica, fino a proporre un percorso didattico in cui far confluire, in modo coerente e sistematico, tutte le considerazioni teoriche presentate.

La scelta di muoverci all’interno del paradigma cognitivista è motivata dall’interesse verso le ricerche che si collocano al suo interno, che, pur nella loro varietà, definiscono un quadro coerente e, a nostro avviso, adatto a fornire utili indicazioni per una più completa ed organica metodologia didattica.

Obiettivo di questo lavoro è verificare se, a partire dalla prospettiva adottata e dai contributi elaborati al suo interno, è possibile apportare un concreto miglioramento sia nella definizione teorica dell’analisi retorica, con attenzione particolare alla metafora, sia, come detto, nella costruzione di una didattica più consapevole ed efficace. Le omissioni che inevitabilmente saranno rilevate, così come

la brevità con cui faremo episodicamente riferimento a questioni molto complesse, saranno dovute a questa scelta; infatti, presentiamo qui solo uno dei percorsi possibili da affrontare, senza presunzione di completezza, ma con la volontà di argomentarne nel modo più rigoroso possibile la bontà e la plausibilità.

CAPITOLO II

LA RETORICA RISTRETTA E L’ENIGMA METAFORA