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Lo strumento della vita: il calore vitale

Quando tratta del calore vitale nel De anima, Aristotele lo definisce una concausa (synaition) della nutrizione e della crescita dell’essere vivente, mentre causa prima ed eminente è l’anima nutritiva (τὸ δὲ συναίτιον μέν πώς ἐστιν, οὐ μὴν ἁπλῶς γε αἴτιον, ἀλλὰ μᾶλλον ἡ ψυχή·, ARIST., De an., 416 a 15). A fronte delle riflessioni fatte circa la

localizzazione dell’anima nel cuore, in quanto principio dei mutamenti psicofisiologici, risulterà comprensibile l’affermazione, contenuta nel De juventute et senectute, secondo

cui l’anima nutritiva è in esso “come infuocata” (καὶ τῆς ψυχῆς ὥσπερ ἐμπεπυρευμένης ἐν

τοῖς μορίοις τούτοις, ARIST., De juv., 4, 469b 16 - 17). Infatti abbiamo visto che in tutti i viventi il calore si localizza in primo luogo nel cuore, e la sua persistenza è, a seconda delle gradazioni corrispondenti al grado di complessità, sintomo eminente del possesso della vita, e che il calore vitale concuoce il nutrimento.

In tutto il mondo fisico il calore, che è un fattore attivo, è capace di generare un processo di cozione allorché agisce su qualità passive, come il secco e l’umido. La cozione è ciò grazie a cui ha luogo la mixis, che produce corpi omeomeri, mettendo insieme ciò che delle entità sottoposte a cozione è simile ed escludendo i dissimili sotto forma di scarti. Generalmente è definita come “un’unione dei corpi mescolabili che si

sono modificati” (ἡ δὲ μίξις τῶν μικτῶν ἀλλοιωθέντων ἕνωσις, ARIST., De gen. et corr., I,

10, 328 b 23). Nel corpo umano la cozione operata dal calore vitale è un fenomeno di primaria importanza, perché ripetute cozioni che hanno luogo in parti diverse del corpo, come lo stomaco o il cuore, trasformano dapprima il nutrimento in sangue, e successivamente gran parte di quest’ultimo in qualcuno dei tessuti omeomeri del corpo, come la carne, mentre la parte rimasta viene elaborata ulteriormente per essere trasformata in altri attori corporei di rilievo, ad esempio il liquido seminale. Gad Freudenthal, in un suo importante saggio sul ruolo del calore vitale e del pneuma

connaturato in Aristotele99, ha sostenuto che il calore vitale possiede “an informative

power” che in sede ontogenetica gli consente di strutturare le parti corporee dando ad esse, appunto, quella forma che si può dire inerisca loro, mentre successivamente,

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attraverso l’assimilazione del nutrimento, garantisce la crescita e il mantenimento del composto ilomorfico.

Secondo lo studioso esiste nella teoria aristotelica dei composti materiali un punto critico che solamente la valorizzazione del ruolo del calore vitale può risolvere. Infatti l’equilibrio raggiunto da ciascun composto omeomero successivamente al processo di

mixis non è sufficiente, da solo, a spiegarne la persistenza in quelle determinate

condizioni strutturali, giacché sappiamo che ciascun opposto tende a prevaricare sull’altro, e che l’equilibrio tra di essi è garantito finché l’ambiente esterno non agisce sul composto rinforzando o indebolendo uno di essi a vantaggio o svantaggio degli altri. I composti sono, per Freudenthal, sempre in bilico sul ciglio dell’annientamento, ed i loro componenti elementari sempre sul punto di ritornare, passando dalla potenza

all’atto, ciascuno al proprio luogo naturale disgregando l’insieme100. Ma se le cose

stanno nel modo descritto dallo studioso, la persistenza sia delle specie con i loro tratti caratteristici sia degli individui con le loro peculiarità è estremamente problematica da giustificare, e quanto constatiamo accadere nel mondo circostante, la persistenza degli enti composti, necessita di una spiegazione ulteriore.

Rinunciando a valorizzare il ruolo della causa formale, contrariamente a quanto fatto da altri studiosi, Freudenthal ha attribuito al calore vitale il ruolo di tenere unito e strutturare il composto vivente attraverso la sua azione formativa, che consta nel trasmettere alla materia elaborata quei “formative movements” di cui il calore vitale è

dotato101. Il rapporto tra calore vitale e anima nutritiva diventa così una equivalenza alla

quale si può guardare da due differenti prospettive:“one may draw on the notion of vital heat as at once an efficient and a formal cause; or one may attend to its warming effects only, abstracting away from the informing capacity of the movements inhering in the

vital heat, which must then be ascribed to a distinct, a formal entity (namely soul)”102. A

favore della sua tesi lo studioso sottolinea che nel De generatione animalium lo sviluppo organico del frutto del concepimento è descritto seguendo l’azione del calore vitale, che dunque conferma in sede ontogenetica il suo ruolo di primo piano all’interno della fisiologia umana come agente in-formatore.

Ciò detto, i risultati ottenuti da Freudenthal non sono messi a rischio se, nel quadro descritto con l’aiuto della sua riflessione, poniamo l’accento sul ruolo della forma nel

100 Ivi, pp. 8 - 19. 101 Ivi, p. 29. 102 Ivi, p. 31.

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problema della persistenza degli individui e delle specie sottolineato dallo studioso. Infatti se nel primo libro del De anima Aristotele afferma in forma dubitativa che “sembra essere l’anima che tiene unito il corpo” (δοκεῖ γὰρ τοὐναντίον μᾶλλον ἡ ψυχὴ τὸ σῶμα συνέχειν, ARIST., De an., I, 5, 411b 7), nel secondo libro si trova un passo talmente esplicito da non lasciare adito a dubbi.

πρὸς δὲ τούτοις τί τὸ συνέχον εἰς τἀναντία φερόμενα τὸ πῦρ καὶ τὴν γῆν; διασπασθήσεται γάρ, εἰ μή τι ἔσται τὸ κωλύον· εἰ δ' ἔσται, τοῦτ' ἔστιν ἡ ψυχή, καὶ τὸ αἴτιον τοῦ αὐξάνεσθαι καὶ τρέφεσθαι.

Inoltre qual è il principio che tiene uniti il fuoco e la terra che si muovono in direzioni opposte? Giacché si divideranno, se non c’è qualcosa che lo impedisca. E se c’è, questo qualcosa sarà l’anima, ovvero la causa della crescita e della nutrizione (ARIST., De an., II, 4, 416a 7 - 10, trad. di G. Movia).

Risulta evidente che è l’anima in quanto forma ad avere il ruolo, teleologico, di tenere unito un composto, giacché esso esiste in vista di essa. Allo stesso tempo il calore innato è formativo, o meglio sarebbe dire “strutturante” per evitare una identificazione

tout court con la forma del composto, perché è il principale strumento corporeo con cui

la forma si impone alla materia che le è sottoposta. La differenza è sottile ma importante, e per coglierla appieno si può chiamare in causa la famosa critica di Aristotele ad Anassagora circa il ruolo delle mani: Anassagora sostiene che l’uomo è l’animale più intelligente di tutti perché possiede la mano, lo strumento più duttile e pratico che ci sia. Si tratta di una concezione che pone, secondo la critica aristotelica, la forma come esito di un processo di costruzione materiale, dal basso, nel quale la struttura corporea e la sua realizzazione sono anteriori sia cronologicamente che ontologicamente all’esercizio dell’operazione, cioè della facoltà, che coincide con la forma in quanto fine. Aristotele, molto efficacemente, inverte l’ordine dei fattori della formulazione anassagorea: l’uomo non è il più intelligente degli animali perché ha la

mano, bensì ha la mano perché è il più intelligente103. La forma è ciò grazie a cui viene

ad essere ed esiste una data struttura, non viceversa. Di conseguenza essa, per quanto posteriore dal punto di vista ontogenetico e cronologico, è assolutamente anteriore dal punto di vista ontologico. Ci troviamo di fronte alla principale caratterizzazione modale dei processi messi in opera nei viventi: la necessità ipotetica. Essa consiste nella determinazione che il fine di un processo teleologico esercita retrospettivamente sulle condizioni materiali dalle quali deriva: “Necessità significa talvolta che dato un determinato fine è necessario che si verifichino certe condizioni” (ARIST., De part. an.,

103Ἀναξαγόρας μὲν οὖν φησι διὰ τὸ χεῖρας ἔχειν φρονιμώτατον εἶναι τῶν ζῴων ἄνθρωπον· εὔλογον

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642 a 32-34)104. Tornando alla nostra ricerca, possiamo aggiustare il tiro dell’analisi del

Freudenthal, senza rinunciare agli importanti risultati raggiunti, sostenendo che la strutturazione del composto ilomorfico secondo la forma e il fine non avviene perché c’è il calore vitale, il quale ne garantisce anche la persistenza, bensì il calore vitale c’è perché il composto ilomorfico deve strutturarsi a quel modo e deve persistere. Lo stesso studioso riconosce questa dimensione esplicativa più vasta, senza esplicitarla pienamente, allorché parla, valendosi di un linguaggio cibernetico, di una “programmazione” all’esercizio di determinati movimenti effettuata dal calore vitale sul nutrimento o sui suoi derivati. Quello che da un punto di vista schiettamente fisiologico è concepibile nei termini di una “programmazione”, dal punto di vista ilomorfico è la necessità ipotetica esercitata dalla forma all’interno del composto; e nel composto vivente in particolare, ricordiamolo, la forma è sempre forma di tutto il corpo nella sua interezza.

Analizziamo ora in maniera più approfondita il prodotto principale della cozione effettuata dal calore vitale sul nutrimento: il sangue. Lo spessore del sangue è dovuto al numero di fibre contenute in esso. Quest’ultime sono una componente terrosa, che condiziona la composizione chimica del fluido nel quale è presente. Infatti un fluido terroso, se sottoposto a un processo di riscaldamento, mantiene più a lungo il calore e

può diventare più denso o più voluminoso105. Il sangue non fa eccezione, e a seconda

del grado di cozione subita la sua composizione varia sia da animale ad animale che da una parte all’altra dello stesso organismo. La sua importanza nella psicofisiologia di Aristotele è confermata dal fatto che le sue caratteristiche sono direttamente collegate alla qualità dell’esercizio di certe facoltà psicologiche o operazioni cognitive.

Αὐτῶν δὲ τούτων αἱ διαφοραὶ πρὸς ἄλληλα τοῦ βελτίονος ἕνεκέν εἰσιν, οἷον τῶν τε ἄλλων καὶ αἵματος πρὸς αἷμα· τὸ μὲν γὰρ λεπτότερον τὸ δὲ παχύτερον καὶ τὸ μὲν καθαρώτερόν ἐστι τὸ δὲ θολερώτερον, ἔτι δὲ τὸ μὲν ψυχρότερον τὸ δὲ θερμότερον ἔν τε τοῖς μορίοις τοῦ ἑνὸς ζῴου (τὸ γὰρ ἐν τοῖς ἄνω μέρεσι πρὸς τὰ κάτω μόρια διαφέρει ταύταις ταῖς διαφοραῖς) καὶ ἑτέρῳ πρὸς ἕτερον. Καὶ ὅλως [648a] τὰ μὲν ἔναιμα τῶν ζῴων ἐστί, τὰ δ' ἀντὶ τοῦ αἵματος ἔχει ἕτερόν τι μόριον τοιοῦτον. Ἔστι δ' ἰσχύος μὲν ποιητικώτερον τὸ παχύτερον αἷμα καὶ θερμότερον, αἰσθητικώτερον δὲ καὶ νοερώτερον τὸ λεπτότερον καὶ ψυχρότερον.

Le differenze reciproche intercorrenti tra queste stesse parti (quelle anomeomere, n. d. A.) sono finalizzate al meglio, come avviene ad esempio, a parte gli altri casi, per le differenze tra sangue e sangue.

104 Giustamente Accattino, op. cit., p. 175, ha osservato che “il privilegiamento del punto di vista del fine,

della forma e della funzione che rappresentano la natura, il miglior assetto ipotizzabile dell’oggetto preso in esame, e che determinano le condizioni materiali dell’oggetto stesso, ha come corrispettivo – sul piano metodologico – il rifiuto del metodo genitico che pretende di spiegare le funzioni in base ai presupposti materiali, in favore invece dell’analisi condizionale che integra il punto di vista della necessità con quello della finalità”.

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Esso è ora più rado ora più denso, ora più puro ora più torbido, e ancora più freddo o più caldo, variando sia secondo le parti del singolo animale (il sangue delle parti superiori differisce infatti per questi aspetti da quello delle parti inferiori), sia da animale ad animale. E, in generale, alcuni animali hanno sangue, altri hanno, invece del sangue, qualche altra simile parte. Il sangue più denso e più caldo è meglio atto a produrre forza, quello più rado e più freddo meglio favorisce le facoltà percettive ed intellettuali (ARIST., De part. an., II, 2, 647b 28 – 648a 4, trad. di M. Vegetti).

La diversità di composizione del sangue da un luogo corporeo ad un altro è necessitata da un processo di teleologia secondaria, ed è solo un caso del più vasto sistema di diversificazione delle parti omeomere. Le sue caratteristiche sono condizioni necessarie dell’operatività delle facoltà psichiche, compresa quella intellettiva, e le condizionano direttamente in “molti modi” perché il sangue è presente in tutto il corpo e la sua formazione è il modo che ha l’organismo di assimilare il nutrimento, dunque di

accrescersi e mantenersi in vita106. A questa affermazione della correlazione fisiologica

tra una parte corporea omeomera, prodotta dalla cozione del nutrimento, e l’esplicazione delle facoltà psichiche, se ne associano altre che sono comprensibili pienamente soltanto in riferimento ad essa: la dipendenza delle facoltà cognitive sia dalla dimensione fisica del cuore che dalla qualità della carne. Nel primo caso ciò è dovuto al fatto che a seconda della dimensione del cuore il calore vitale in esso contenuto ha una capacità maggiore o minore di concuocere, infatti a parità di intensità

di calore vitale un cuore grande sarà più freddo rispetto ad un cuore piccolo107; nel

secondo caso al fatto che la carne, la quale è un tessuto omeomero mantenuto, accresciuto e prodotto dal processo di cozione e per mezzo del sangue, è il medium principale attraverso cui gli stimoli sensibili vengono ricevuti e giungono al sensorio

comune, il cuore, per almeno due sensi, il gusto e il tatto108, mentre per tutti i sensi la

mollezza della composizione materiale è garanzia di una maggiore capacità ricettiva109.

Infatti la quantità di elemento terroso contenuta nel sangue condiziona la durezza o la mollezza delle parti corporee, giacché esso le forma tutte quante, e così accade anche per i sensori, che sono più portati alla percezione ottimale se sono generati da un sangue

contenente poche fibre e possiedono un rivestimento superficiale altrettanto puro (ἡ μὲν

οὖν περὶ τὰς διαφορὰς ἀκρίβεια τῆς κρίσεως καὶ τῶν ψόφων καὶ τῶν ὀσμῶν ἐν τῷ τὸ αἰσθητήριον

106Πολλῶν δ' ἐστὶν αἰτία ἡ τοῦ αἵματος φύσις καὶ κατὰ τὸ ἦθος τοῖς ζῴοις καὶ κατὰ τὴν αἴσθησιν,

εὐλόγως· ὕλη γάρ ἐστι παντὸς τοῦ σώματος· ἡ γὰρ τροφὴ ὕλη, τὸ δ' αἷμα ἡ ἐσχάτη τροφή. Πολλὴν οὖν ποιεῖ διαφορὰν θερμὸν ὂν καὶ ψυχρὸν καὶ λεπτὸν καὶ παχὺ καὶ θολερὸν καὶ καθαρόν (ARIST., De part. an., II, 4, 651a 13 – 16).

107 ARIST., De part. an., III, 4, 667a 11ss.

108 ARIST., De an., II, 11, 20 - 26. Vedi infra, cap. 5. 109 ARIST., De gen. an, V, 2, 781a 19-20.

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καθαρὸν εἶναι καὶ τὸν ὑμένα τὸν ἐπιπολῆς ἐστιν· πᾶσαι γὰρ αἱ κινήσεις διάδηλοι καθάπερ ἐπὶ τῆς ὄψεως καὶ ἐπὶ τῶν τοιούτων συμβαίνουσιν, ARIST., De gen. an., V, 2, 781b 1 - 5).

Sulla base delle variazioni dei fattori fisiologici legati alla composizione del sangue, la Leunissen ha potuto ricostruire uno schema delle tipologie umane secondo

Aristotele110, comparando i rilievi antropologici contenuti nella Politica con quelli delle

opere biologiche: da essi emerge altresì che il paradigma antropocentrico dominante la tassonomia aristotelica è caratterizzato anche da un pregiudizio maschilista, figlio del suo tempo, alla cui lettura si prova oggigiorno un istintivo spaesamento. Infatti la donna è concepita come un essere inferiore all’uomo, rispetto al quale è dotata di una quantità minore di calore corporeo, le cui ripercussioni sulle capacità cognitive sono, alla luce di quanto detto, scontate. Nella tabella seguente, redatta dalla Leunissen, si possono trovare tutte le più importanti variazioni della costituzione sanguigna negli esseri viventi

che hanno una incidenza sul loro carattere e sulle loro facoltà cognitive111.

COMPOSIZIONE DEL SANGUE CARATTERISTICHE CHIMICHE CORRISPONDENZE COGNITIVE ESSERI VIVENTI A CUI APPARTEN GONO Caldo e sottile (umido e puro) Incline ad essere

scaldato, produce nella carne la morbidezza, che

è il fattore più

favorevole alla ricettività

Coraggio Intelligenza Greci di sesso maschile Caldo e spesso (umido e terroso, con fibre) Incline ad essere

scaldato, produce nella carne durezza, che è il fattore più sfavorevole alla ricettività Forza Spirito Stupidità Indipendenza Barbari del Nord, tori, orsi, giovani uomini, Freddo e secco (umido, puro e acquoso) Incline al raffreddamento, produce nella carne morbidezza,

Codardia Timidezza Intelligenza Barbari del sud, cervi, api, uomini

110 M. Leunissen, From natural character to moral virtue in Aristotle, Oxford University Press, Oxford,

2017.

79 che è il fattore più favorevole alla ricettività

Naturalmente portati ad essere comandati anziani Freddo e spesso (umido e terroso, con fibre) Incline al raffreddamento, produce nella carne durezza, che

è il fattore più sfavorevole alla ricettività Codardia Timidezza Stupidità Naturalmente portati ad essere comandati Esseri umani di sesso femminile

Quando Aristotele parla di facoltà “percettive ed intellettuali” in riferimento alla composizione del sangue negli animali che ne sono dotati intende in primo luogo l’intelligenza pratica (phronesis), che è la capacità di imparare dall’esperienza passata, la quale è direttamente condizionata dalla ricettività propria della facoltà sensitiva. Tra i sensi è il tatto, comune a tutti gli animali che possono essere definiti tali, ad essere la base su cui poggia primariamente la qualità dell’intelligenza pratica, e gli uomini, che per quanto riguarda gli altri sensi si trovano in condizione di inferiorità rispetto a certuni animali, eccellono su tutti quanti per la precisione della capacità di discriminazione dei tangibili. Naturalmente la qualità della carne, condizionata da quella del sangue, condiziona a sua volta l’esattezza del senso del tatto che è garanzia di una maggiore

intelligenza pratica112. È in questo contesto psicofisiologico che bisogna situare la

catena causale che dai correlati sensibili (aisthemata) genera le phantasiai, cioè immagini derivate dai correlati sensibili non più attivi, che raggiungono il principio

dove vengono “immagazzinate” e possono essere richiamate alla memoria113. Va

sottolineato che una rammemorazione eccellente può avere luogo sulla base di una sensazione passata che ha lasciato una traccia mnestica duratura e concreta, la quale è possibile, in ultima analisi, grazie ad una composizione corporea favorevole alla ricettività. Infatti affinché le tracce mnestiche si producano e vengano conservate è

112Μαλακωτάτη δ' ἡ σὰρξ ἡ τῶν ἀνθρώπων ὑπῆρχεν. Τοῦτο δὲ διὰ τὸ αἰσθητικώτατον εἶναι τῶν ζῴων

τὴν διὰ τῆς ἁφῆς αἴσθησιν (ARIST., De part. an., II, 16, 660a 12 - 13).

113 Tutto il De memoria et reminiscentia verte sul modo di richiamare alla mente e utilizzare le phantasiai

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necessario che sussistano determinate condizioni fisiologiche, riguardanti sia la qualità

della carne componente i sensori, sia quella del sangue che del cuore stesso114.

Come abbiamo visto la qualità del sangue, cioè il numero di fibre terrose contenute in esso, è correlata al suo calore vitale. Di conseguenza tutti gli aspetti psicofisiologici che abbiamo evidenziato dipendono anch’essi, in ultima analisi, dal calore vitale dell’animale. Sono quindi perfettamente legittimi i rilievi che Aristotele compie, a più riprese, sulla scorta del principio secondo cui a un maggiore calore vitale corrisponde una maggiore complessità dell’animale, tenendo sempre presente che il criterio

normativo della psicologia aristotelica è l’uomo adulto di sesso maschile115. In base a

quanto detto circa il ruolo del calore vitale nel pensiero aristotelico è possibile ricostruire una scala naturae che, a partire dalle sostanze inanimate nelle quali è presente il calore della cozione “chimica” da cui hanno avuto origine, passando poi per

le piante che derivano il loro calore interno dal terreno in cui sono innestate116, pone gli

animali alla sua sommità, e tra di essi il vertice è l’uomo.