• Non ci sono risultati.

L’ INDAGINE EMPIRICA

1. Lo svolgimento della ricerca

L’ambito dei servizi socio-assistenziali ed educativi in Piemonte è molto ampio ed eterogeneo dal punto di vista della tipologia di prestazioni ero-gate, dell’utenza servita, delle organizzazioni che producono tali servizi;

inoltre le unità di offerta sono dislocate su un territorio ampio, con

carat-teristiche socio-demografiche diverse. È quindi emersa la necessità di tene-re sotto controllo alcune di queste variabili, diminuendo di conseguenza l’eterogeneità del campione almeno per alcuni degli aspetti sopra ricorda-ti. Per contro, si è ritenuto necessario disporre di un campo d’osservazio-ne differenziato sul piano territoriale, per rendere possibile un’analisi del-le possibili relazioni fra contesto socio-economico esterno aldel-le organizza-zioni studiate e caratteristiche e condiorganizza-zioni dei lavoratori in esse occupati.

Il primo passaggio è consistito nell’isolare, all’interno della categoria molto ampia dei servizi socio-assistenziali ed educativi, un ambito di atti-vità più ristretto costituito, nel caso del Piemonte, dai servizi residenziali rivolti ad anziani e pazienti psichiatrici. Essi presentano congiuntamente due caratteristiche molto importanti ai fini della realizzazione del disegno di ricerca: a) sono servizi erogati da strutture piuttosto numerose e ben distribuite sul territorio; b) sono servizi prodotti con caratteristiche molto simili da organizzazioni sia pubbliche, sia private for profit, sia private non profit. La numerosità e la diffusione consentono di ricavare campioni rap-presentativi anche sul piano territoriale. La varietà di forme organizzative consente di perseguire uno degli obiettivi maggiormente caratterizzanti questa ricerca: la comparazione fra gli occupati nei servizi socio-assisten-ziali operanti in unità d’offerta con diversa configurazione giuridica.

Si è operato quindi un doppio restringimento dell’ambito di attività considerate, che da una parte identifica due tipi di utenza (anziani e per-sone con disagio mentale) e dall’altra un particolare tipo di servizi (quelli residenziali, anziché quelli svolti presso il domicilio degli utenti o i servizi fruiti in orario diurno da persone che risiedono in una propria abitazione).

Le unità censite sono quindi costituite da strutture residenziali in grado di ospitare permanentemente i tipi di utenza interessati dall’indagine.

Un’ulteriore specificazione dell’ambito di analisi è consistita nell’iden-tificare due province, Cuneo e Torino, che potessero rappresentare ade-guatamente due diverse situazioni territoriali della regione: quella non metropolitana caratterizzata da un mercato del lavoro in condizioni di qua-si piena occupazione, con una domanda di lavoro sostenuta anche ai livel-li di qualivel-lificazione medio-bassi, e quella metropolivel-litana con alti tassi di disoccupazione e un mercato del lavoro più selettivo a svantaggio delle componenti “deboli” dell’offerta.

In una prima fase si è provveduto a censire le organizzazioni pubbliche e private (e, tra queste, le imprese a fini di lucro e le organizzazioni non profit) operanti nelle province e nel settore di servizi prescelto. Si sono verificati, attraverso un’indagine telefonica, alcuni dati di base rispetto alla effettiva esistenza dell’organizzazione, alla sua forma giuridica, alla tipolo-gia di utenza e di intervento. In questa prima fase si è provveduto a utiliz-zare sia fonti ufficiali di provenienza regionale (elenco dei presidi socio-assistenziali), sia elenchi provenienti da associazioni – in particolare una fonte preziosa è stata l’elenco delle strutture per anziani curato dal coordi-namento piemontese dei Lions Club –, nonché ogni informazione che potesse emergere nel corso dell’indagine e che rivelasse la presenza di ulte-riori unità censibili. Sono state così individuate 401 strutture residenziali che ospitano anziani (248 in provincia di Torino, di cui 52 nel capoluogo, e 153 in provincia di Cuneo) e 125 rivolte a utenti con disagio mentale (106 in provincia di Torino, di cui 49 nel capoluogo, e 19 in provincia di Cuneo). Il numero delle strutture censite in questa fase si approssima alla totalità delle strutture esistenti.

Si è quindi proceduto all’estrazione di un campione di 30 strutture per ogni provincia, avendo cura che fossero rappresentate strutture:

• che ospitano pazienti psichiatrici e che ospitano anziani;

• di natura giuridica diversa, pubblica, privata a fini di lucro, non profit (sia religioso sia laico);

• contenenti o meno operatori volontari;

• di dimensioni diverse;

• ubicate nel capoluogo o in altri centri (per la provincia di Torino).

La scelta delle unità del campione non ha seguito criteri di stretta propor-zionalità con l’universo, perché ha inteso salvaguardare l’eterogeneità del campione relativamente ai punti prima ricordati; ciò ha comportato la sovrarappresentazione dei tipi di organizzazione meno numerosi.

Alle unità così individuate sono stati sottoposti, tra il novembre 1997 e il maggio 1998, quattro questionari con risposte chiuse, uno riguardante le caratteristiche dell’organizzazione, gli altri tre rivolti rispettivamente ai lavoratori, ai volontari e ai dirigenti. I tre questionari rivolti a persone fisi-che erano composti da una prima parte contenente informazioni generali sul rispondente, sul suo ruolo nell’organizzazione, valutazioni sui motivi

che lo avevano indotto e lo inducevano a operare presso l’organizzazione;

e da una seconda parte, contenente batterie di domande in cui all’intervi-stato era richiesto di esprimere un’opinione su proposizioni riguardanti il lavoro, gli utenti, il rapporto tra lavoratori e volontari, la soddisfazione, le caratteristiche dell’organizzazione in cui operava. Il questionario così con-figurato si è rivelato di compilazione piuttosto impegnativa. Ciò ha deter-minato un numero abbastanza alto (pari a circa il 25%) di rifiuti da parte dei responsabili delle organizzazioni contattate, che sono state sostituite con unità il più possibile simili a quelle che hanno opposto rifiuto. Ciono-nostante alcuni questionari sono stati compilati in modo incompleto o non accurato o, ancora, gli intervistatori hanno ritenuto che alcune domande fossero in realtà state scarsamente comprese.

La compilazione dei questionari è avvenuta, quando consentito dai responsabili dell’organizzazione, presso il luogo di lavoro, in modo indivi-duale o in piccoli gruppi, con la presenza di un intervistatore per aiutare l’intervistato nella compilazione. Alcune organizzazioni non hanno per-messo la presenza dell’intervistatore nei luoghi di lavoro, ma hanno con-sentito di distribuire i questionari agli operatori, che li hanno successiva-mente riconsegnati.

Tutti i questionari sono stati singolarmente esaminati dagli intervista-tori che, oltre ad avere scartato quelli compilati in modo insufficiente, han-no evidenziato quali, per incompletezza o per dubbi sulla coerenza delle risposte, non fossero da considerare completamente affidabili. La tabella 1 sintetizza l’esito della raccolta dati: delle 60 unità previste inizialmente, ne sono state intervistate 56; in 51 di queste, oltre a intervistare gli addetti, è stato possibile raccogliere dati relativi all’organizzazione.

Nelle 56 organizzazioni interessate dalla ricerca sono stati raccolti 876 questionari; 141 di questi risultano compilati in modo incompleto o sono stati compilati senza che l’intervistatore potesse esercitare alcun controllo.

Tab. 1 Esiti della raccolta dati

QUESTIONARI QUESTIONARI TOTALI DUBBI O INCOMPLETI

Organizzazioni pubbliche 19

Organizzazioni private for profit 9

Organizzazioni non profit laiche 13

Organizzazioni non profit religiose 10

Totale questionari rivolti alle organizzazioni 51

Lavoratori 669 88

Volontari 112 32

Dirigenti 95 21

Totale questionari individuali 876 141

Si è comunque scelto di non escludere i questionari dubbi o incompleti, quanto piuttosto di segnalare nel testo i singoli item su cui si ritiene che un numero considerevole di intervistati abbia potuto fraintendere il significa-to delle domande e di escludere di conseguenza questi item dall’analisi; ciò comunque non ha impedito di sviluppare in modo soddisfacente la mag-gior parte delle ipotesi di lavoro.

Probabilmente un successo minore è stato conseguito dal questionario rivolto all’organizzazione, anch’esso assai impegnativo. Alcune organizza-zioni, che pure hanno consentito di contattare i propri addetti, non sono state disponibili, per motivi di tempo o di riservatezza, a compilare il que-stionario loro proposto o lo hanno fatto in modo parziale, soprattutto per quanto riguarda i dati relativi alla quantificazione delle risorse umane pre-senti. Ne deriva che, per lo scarso numero di questionari completi dispo-nibili per ciascun tipo di organizzazione, solo poche informazioni potran-no essere utilizzate nella ricerca su base locale, mentre sarà possibile fare confluire i dati raccolti nel campione nazionale per verificare la possibilità di raggiungere un’ampiezza sufficiente.