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M9, il progetto architettonico

Capitolo 2. L’ M9, il Museo del Novecento

2.2 M9, il progetto architettonico

Il progetto del polo culturale M9 si caratterizza per un’ampia superficie di sviluppo che interessa un’area di circa 9.000 metri quadrati, situata nel pieno centro cittadino di Mestre nella zona compresa tra via Poerio, via Brenta Vecchia e via Pascoli, a pochi passi da piazza Ferretto e dal Duomo. Il processo di acquisizione dei lotti si è sviluppato tra il 2007 ed il 2008 ed è stato realizzato dalla Fondazione di Venezia attraverso le sue società

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strumentali, la Polymnia srl e Rodella Sviluppo Immobiliare srl. Si trattava di tre lotti contigui i quali erano inclusi nel Piano di Recupero di iniziativa pubblica già promosso dal Comune di Venezia. Ognuno dei tre lotti in cui l’M9 si estende è stato adibito ad una specifica funzione:

- L’ Ex Caserma Pascoli, un edificio risalente al 1925 realizzato per insediarvi la caserma dei Carabinieri Reali, nel corso del 2011 è stato demolito per far spazio alla nuova costruzione museale distinta in due unità architettoniche.

- L’ Ex Convento cinquecentesco trasformato poi nel 1806 in caserma per l’acquartieramento delle truppe e nel secondo dopoguerra trasformato in distretto militare (ex Caserma Matter), è stato restaurato e ospita il distretto commerciale e ricreativo, il chiostro centrale è stato trasformato in una piazza pubblica con una copertura suggestiva.

- L’edificio sito tra via Poerio e via Brenta Vecchia deve essere riqualificato e adibito a funzioni direzionali e commerciali con l’apertura di nuovi passaggi pedonali.

Molti sono i punti di passaggio e di contatto tra le tre funzioni che risultano così in rapporto congiunto (l’apertura verso via Poerio, via Brenta Vecchia e via Pascoli, l’apertura del passaggio verso Corte Lagrenzi).

Gli spazi architettonici sono stati concepiti tenendo conto delle esperienze museali internazionali dell’ultimo decennio. Nella progettazione si è tenuto conto: delle dimensioni planivolumetriche e della suddivisione degli spazi in base alle diverse funzioni (espositive, servizi al pubblico ecc.); dei diversi dimensionamenti dei musei sulla base delle tematiche; dei differenti tempi e costi di costruzione.

Come già accennato la Fondazione ha optato per un concorso internazionale ad inviti per scegliere lo studio che si sarebbe occupato della progettazione, indetto nel 2010 ha visto come vincitore il progetto urbanistico ed architettonico del duo anglo tedesco Sauerbruch&Hutton. Essi hanno proposto la costruzione di un nuovo edificio da destinare alle funzioni museali e di un secondo dedicato ad attività di back office e amministrative, il recupero architettonico dell’ex Caserma Matter con la realizzazione di una copertura per il chiostro centrale, infine il restyling e l’adeguamento impiantistico dell’immobile in

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via Brenta Vecchia. La partizione architettonica dunque segue le differenti funzionalità che caratterizzano il progetto M9.

- L’edificio museale

L’edificio museale rappresenta il cuore del progetto, esso è inserito appieno nel tessuto urbano grazie alla creazione di passaggi che lo rendono maggiormente in dialogo con il contesto cittadino. Il progetto ha voluto realizzare una connessione pedonale tra piazza Erminio Ferretto e via Capuccina attraverso la creazione di uno spazio diagonale riconoscibile e della piazzetta museo. Attraversando l’ex area conventuale, caratterizzata da una copertura che la rende così una piazza coperta, luogo di incontro e di eventi, è possibile raggiungere la piazzetta del museo. Qui un passaggio diagonale divide in due il lotto creando così due parti triangolari: una superiore che si affaccia su via Brenta Vecchia che è adibita alle funzioni espositive ed una inferiore che invece è destinata ad essere un edificio di sevizio più piccolo che dà verso via Pascoli e che ora ospita degli spazi commerciali (Store Venezia FC e la galleria Massimodeluca). La diagonale che si è venuta a creare tra l’incrocio di via Brenta Vecchia ed i due volumi dell’edificio museale è accentuata dalle loro facciate che la affiancano orientando lo sguardo del visitatore verso l’interno e verso le diverse funzioni quali negozi e ristorazione. Per creare una maggiore continuità visiva lo spazio è stato pensato per essere privo di interruzioni, le percorrenze dell’area M9 infatti sono state pensate come una superficie pavimentata unica costituita da pietra trachite.

L’edificio principale si compone di sei livelli, quattro dei quali fuori terra, mentre quello secondario ha dimensioni molto più ridotte e si sviluppa su due piani.

La struttura museale principale si caratterizza per una forma compatta e per l’alternanza di superfici chiuse e vetrate, la copertura è costituita da 20 mila piastrelle di ceramica policrome i cui colori (ben tredici) non sono casuali, bensì scelti secondo un approfondito studio delle cromie del contesto (tra questi il rosso mattone, rosa salmone, crema, grigio chiaro).

Il progetto è stato realizzato dando grande centralità alle tematiche della sostenibilità ambientale ed energetica che hanno così influenzato le diverse scelte progettuali. È stato realizzato un edificio all’avanguardia che può provvedere in maniera autonoma al proprio

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fabbisogno energetico così da ridurre gli sprechi, la produzione di anidride carbonica e quindi l’impatto dell’edificio sull’ambiente, oltre che diminuire i costi di gestione. Le diverse misure adottate per il raggiungimento di detti scopi comprendono la forma compatta dell’edificio, la fusione tra superfici chiuse e vetrate, il sistema di attivazione di massa, l’utilizzo di materiali ecocompatibili e un’ampia gamma di fonti di approvvigionamento energetico (un impianto fotovoltaico; un campo geotermico costituito da 63 sonde le quali consentono di recuperare calore dal terreno e convogliarlo all’impianto di riscaldamento; un impianto di condizionamento radiante che sfrutta l’inerzia termica delle strutture dell’edificio; impianti dedicati a specifiche zone della struttura).

I servizi utili alla collettività sono stati disposti al piano terra, nel foyer si trovano infatti l’ampio bancone dedicato a biglietteria e centro informativo, l’auditorium, il bookshop (9Mshop) e la caffetteria (9Bistrot). La luce naturale che entra dalle vetrate crea continuità tra lo spazio interno e l’ambiente esterno. Una monumentale scala a pendenza moderata consente ai visitatori di accedere ai piani dedicati alle diverse esposizioni offrendo una vista sulla piazzetta. Al primo e secondo piano vi è la mostra permanente, al terzo ed ultimo invece quelle temporanee.

- L’Auditorium, Aula didattica.

Sito al piano terra dell’edificio l’auditorium è stato pensato come uno spazio polifunzionale e flessibile. Esso occupa una superficie di 280 metri quadri, dotato di 200 posti a sedere. L’auditorium è collocato a doppia altezza, si sviluppa tra il piano terra e l’interrato ed è caratterizzato da illuminazione naturale laterale che può essere schermata. Esso è provvisto di cabina di regia, di box e postazioni per traduttori ed un palcoscenico attrezzato, ogni posto a sedere è dotato di visori VR per proiezioni in realtà virtuale, lo schermo 4k per proiezioni digitali e 3D, vi sono inoltre camerini e spogliatoi. L’ambiente, grazie all’adattabilità delle diverse componenti, ha il fine di accogliere presentazioni, conferenze, convegni, proiezioni, spettacoli e altre attività. Lo spazio dell’Auditorium è stato concepito come aperto e trasparente, l’obiettivo è stato quello di creare un museo che si mostri vivo alla città e che consenta di percepire anche dall’esterno quanto avviene all’interno, sviluppando una relazione di continuità tra spazi interni ed esterni.

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L’aula situata invece al secondo piano dispone di 150 metri quadrati i quali possono essere compartimentati e trasformati in spazi minori, l’ambiente gode di luce naturale grazie ad un’ampia vetrata che affaccia sulla piazzetta del museo. È possibile accedervi tramite due accessi indipendenti, uno dalla scala monumentale l’altro dagli spazi espositivi.

- L’esposizione permanente

L’esposizione permanente dedicata al Novecento si divide tra due piani, ben collegati da scale ed ascensori, dividendo così in due gruppi le otto sezioni che la caratterizzano. Lo spazio espositivo è molto ampio, comprende una superficie totale di 2.800 mq ed un’altezza libera di 4m (eventualmente riducibile con la posa di controsoffitti tecnici) il tutto è completato da vani tecnici di servizio.

Nella progettazione dell’area espositiva è stato tenuto conto di diversi fattori, in primo luogo della necessità di ampi spazi, nella loro organizzazione è stata seguita una maglia strutturale regolare di 9x12m in modo tale da poter garantire libertà e molteplici configurazioni allestitive. È stata realizzata un’area continua inframmezzata da partizioni autoportanti, la richiesta della committenza infatti era quella di un unico e ampio spazio che potesse essere modificato secondo le diverse esigenze di allestimento.

Un altro fattore di cui si è tenuto conto è stata la luce, gli spazi della mostra permanente sono stati progettati seguendo il principio della black box ovvero un luogo privo di qualsiasi connessione visiva con l’ambiente esterno. La luce naturale è totalmente assente, questo in quanto la mostra del Novecento si caratterizza per allestimenti multimediali che richiedono poca luce naturale o la sua totale assenza. Le uniche aperture verso l’esterno si hanno nel lato Nord dell’edificio il quale è privo di irraggiamento diretto. La soluzione adottata dai progettisti consente non solo di ridurre i costi di gestione (grazie alle pareti e solai che sfruttano il principio di attivazione di massa per il riscaldamento ed il refrigeramento) ma anche di ottimizzare l’allestimento museale (Fondazione di Venezia, 2011).

Anche l’acustica è un altro fattore che ha influito sulla progettazione, si è infatti optato per uno spazio poligonale irregolare in modo da favorire una buona dispersione dei suoni ed evitare l’effetto risonanza. Il suono riflette sul soffitto, sulle pareti e sul pavimento

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creando un rumore diffuso, grazie a questa progettazione è possibile avere una maggiore privacy nel corso della visita e dunque arrecare meno disturbo al visitatore in vista di una grande affluenza di pubblico, gruppi e scolaresche.

- L’esposizione temporanea

Il terzo ed ultimo piano dell’edificio museale consiste in uno spazio di 1.400 metri quadrati, nell’ambito del concorso ad inviti la committenza aveva specificatamente richiesto un’ampia area polifunzionale e dalla massima flessibilità (allestitiva, impiantistica ed illuminotecnica) dove ospitare mostre temporanee o eventi. Specifica richiesta è stata l’ottimizzazione dell’apporto della luce naturale, l’attenzione all’acustica e al comfort termo-igrometrico, il rispetto per gli standard museografici internazionali. Lo spazio è stato progettato seguendo la maglia strutturale 9x12m come negli altri due piani, in questo modo è possibile garantire un’ampia versatilità allestitiva anche grazie all’altezza dell’ambiente, ovvero 5 metri.

A differenza del primo e del secondo piano che sono stati concepiti come delle black box, il terzo è stato invece pensato come una white box, all’occorrenza oscurabile. Il piano infatti gode di molta luce naturale proveniente dalle vetrate e dagli shed orientati a nord che possono essere schermati in base alle diverse necessità. La luce naturale è inoltre integrata dalla tecnologia led e oled a basso consumo.

Anche le esigenze ed il comfort dei visitatori sono stati tenuti in considerazione nella progettazione dello spazio, per esempio si è optato per uno spazio poligonale come negli altri due piani, in modo da diminuire l’effetto di risonanza, inoltre gli impianti meccanici ed elettrici possono essere attivati indipendentemente dal resto dell’edificio garantendo così una buona flessibilità di utilizzo.