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DALLA MAMMA MIA

Nel documento tutti i diritti riservati LA QUESTUA (pagine 81-84)

Il gesto di Chiara è tutta una profonda poesia, fatta di dolcissima realtà.

C'è la pietà verso quel piccino malato e la pietà verso quella mamma che ha fatto tanta strada per venire ad implorare una grazia.

C'è un gesto stupendo di finezza e di affetto verso la propria madre, Suor Ortolana, che l'ha seguita nella via del monastero.

Ora è sua suddita, ma per lei è sempre sua madre. Chiara da santa ha voluto regalare alla mamma terrena questo brivido di celeste commozione e lì, come dentro uno scrigno sicuro, lei nasconde la propria umiltà.

Tu, genialmente riparando la tua gigantesca maternità spirituale sotto le ali della tua madre terrena, ci additi quanta questa maternità è sempre immensamente preziosa.

Note

Leg.Ch.33 FF. 3221:

- Ed ella, toccato 1'occhio del bambino, vi tracciò il segno della croce... Ed ecco, ricevuto da lei pure il segno della croce, 1'occhio del fanciullo fu purificato dalla macchia... -

DALLA MAMMA MIA

Sei, carità, la pianta benedetta che ti protendi a braccia spalancate in alto, in lungo, in largo, all'infinito, da tanti fiori e frutti rallegrata.

Fra questi, tu germogli un fiorellino che chiamerò soltanto 'tenerezza'.

È madre o figlia? È 1'una e 1'altra insieme.

È certo assai più viva in cuor di donna.

Dal Creator 1'è data di portare la concepita prole nel suo seno, ma mille volte lei già concepisce, segreta, quella vita nel suo cuore.

La carità di Chiara è nota a tutti, come la grande fama dei prodigi, e tutti sanno quanto prediliga

giulivamente i 'mammoli' più infanti.

Col bimbo fra le braccia viene a lei una piangente mamma da Perugia:

«Chiara, il piccino mio ha perso 1'occhio.

Se tu gli tracci il segno, guarirà».

Chiara risponde: «Sì, con tutto il cuore».

Ed un bel segno traccia sul piccino.

Teneramente dopo aggiunge: «Và, fallo segnare dalla mamma mia».

Suor Ortolana il bimbo benedice:

ritorna sull'istante piena vista!

Così nasconde Chiara 1'umiltà nel più segreto scrigno della terra.

LA CORAZZA Note

Leg. Ch. 17 FF. 3192-3193:

- Questa vergine santissima si era infatti procurata un indumento di cuoio di porco e lo indossava segretamente sotto la tonaca, con le ispide setole tagliate volte verso la propria carne.

Usava pure talvolta un duro cilicio, intrecciato con crini di cavallo e nodoso, stringendoselo alla persona, da una parte e dall'altra, con rudi cordicelle...

La terra nuda e talvolta dei sarmenti di vite erano il suo letto; un duro legno sotto la testa le faceva da guanciale. -

(1) Cfr. nota (31) FF. pag. 2318:

- Questo cilizio da San Damiano salì con le Povere Sorelle in città, quando permutarono San Damiano con San Giorgio per essere vicine al corpo della loro madre Chiara.

Si conserva tutt'ora tra le reliquie della basilica di Santa Chiara: è un rettangolo di stoffa, formato da piccole corde ritorte e crini di cavallo, tenute insieme da fili di lino e da cordicelle più chiare. -

(2) Gv. 15,2.

LA CORAZZA

O Chiara, grande figlia di Francesco, hai la corazza antica del soldato o la moderna giubba antiproiettile in quel cilizio fatto di gran setole?

Tessuto è 1'altro a nodi e cordicelle con tanti aguzzi crini di cavallo, ed ogni passo ed ogni movimento ti costa mille e mille trafitture.

La consorella in prestito lo volle, lo sopportò tre giorni e te lo rese.

Per quarant'anni ha morso le tue carni.

Il pellegrino adesso può vederlo. (1) Facci vedere il letto dove poggi questo stremato corpo penitente.

Oh, lo sapevo: lecito giammai!

Ora però, sappiamo bene tutti.

Per lungo tempo fu la nuda terra, talvolta qualche fascio di sarmenti, e per guanciale avevi il duro legno.

Poi mitigò Francesco tanta asprezza.

Usasti almeno allora della lana?

Sotto quel corpo fragile allo stremo ti consentisti appena dura stuoia e poca paglia dentro un grezzo sacco.

La pianta del Vangelo si recide

se non produce frutti in abbondanza. (2) O penitente Chiara, hai tu ripieno dei più giocondi frutti il nostro mondo.

I TOZZI

È il poema della divina Provvidenza. E la perla del codice evangelico rivissuto in uno slancio totale ed esaltante dall'esperienza francescana.

Chiara è la prova del nove di questa povertà evangelica, sublimata in finezza d'amore, dentro le mura di un piccolo monastero, capace appena di contenere la moltitudine delle povere dame.

Chiara è la più bella pennellata nel quadro di madonna povertà dipinto da Francesco.

E lei, vivendo quasi senza cibo, come gli Angeli, ha già da Dio la ricompensa degli Angeli.

Note

Proc. Ill, 13 FF. 2979:

- Anche disse che tanto fu amatrice de la povertà, che quando li elemosinarii del monasterio reportavano per limosina li pani sani, essa reprendendoli li ricercava, dicendo: «Chi ve ha dati questi pani sani?».

E questo diceva perché amava più recevere per elemosina li pani rotti che li sani. - I TOZZI

«Frate Francesco insegna: un pane intero è troppo per la mensa poverella.

È benedetto e sempre ben gradito, ma se son pezzi rotti è più gustato.

I figli di madonna povertà

sono piccini e mangiano frammenti, perciò non hanno tasche né bisacce dove riporre il pane del domani.

La mensa dell'uccello è 1'universo.

Dovunque trova pan di provvidenza perciò non porta dietro la dispensa ma solo 1'ali aperte per volare».

Queste parole calde dice Chiara alle sorelle intente a desinare felicemente i frustoli induriti e sazie più dell'impeto del cuore.

Ma meno ancor di pane vuole Chiara;

le basterà nutrirsi in pane ed acqua per quattro giorni soli a settimana.

Negli altri tre il digiuno è assoluto.

Di rozza lana Chiara va vestita;

le basterà soltanto per coprirla poiché non vale certo a riscaldarla.

Ai piedi mai portò le calzature.

Ma il pane tu non vedi né il calore

che va sfamando e dando incendio a Chiara!

Tutto per tutto già le rende Dio.

Nella letizia è Chiara un paradiso.

Nel documento tutti i diritti riservati LA QUESTUA (pagine 81-84)

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