• Non ci sono risultati.

5. Il dibattito pubblico sull'islam in Italia

5.3. I media

Nella società dell’informazione o della comunicazione, i mass madia sono fondamentali nella costruzione dell’immaginario collettivo, poiché, come scrive Dal Lago, "sono il luogo in cui il ‘senso

69 Sul ruolo di Oriana Fallaci nella costruzione del discorso islamofobo, rimando ai testi scritti dalla Fallaci stessa

(2001, 2004 e 2006) e alle risposte che l'approccio della scrittrice ha provocato (Allievi, 2006 ; Vitale e Cousin, 2002 e 2007). Interessante è anche l'approccio del professor Giovanni Sartori (2000), che ha dato valore accademico al rifiuto dell'islam e dei musulmani. Più politico è invece l'atteggiamento di Magdi Allam e Souad Sbai.

70

Voglio qui ricordare il caso di Sassuolo, dove l'opposizione di destra ha vinto le elezioni locali dopo 50 anni di governo della sinistra, grazie ad una campagna elettorale costruita attorno ai problemi legati all'immigrazione ed in particolare attorno alla necessità di chiudere la due sale di preghiera islamiche presenti a Sassuolo.

42

comune’ viene raccolto, filtrato, riprodotto e trasformato in versione oggettiva della realtà” (1999 : 15) 71. L’importanza dei mass media é ancora maggiore in una società multiculturale e multietnica, dove rappresentano la fonte primaria alla quale trarre le informazioni su l’Altro. I media hanno quindi la funzione di definire e mettere in ordine le identità e le appartenenze; più generalmente, costituiscono il luogo di definizione del Noi e dell’Altro, del “Bene” e del “Male” e dunque del nemico stesso. In quanto fonte primaria di trasmissione d’informazioni su l’Altro, sono i media che giocano un ruolo di principale produttore del discorso pubblico e dell’immaginario collettivo sull’islam e i musulmani. Secondo le parole di Vincent Geisser, i media “operano una messa in ordine del senso comune sull’islam e l’islamismo: messa in ordine attraverso la selezione del contenuto degli articoli e dei reportage, de temi abbordati, delle immagini proposte ai lettori e ai telespettatori; messa in ordine attraverso la cooptazione di figure legittime a parlare dell'islam e dell'islamismo (scrittori, saggisti, filosofi, politologi o più recentemente islamologi); infine, messa in ordine attraverso la cristallizzazione attorno a personalità musulmane nazionali o internazionali presentate tanto come eroi positivi quanto come eroi negativi e facenti del male" (2003:26).

Il fatto che gli italiani conoscano poco o niente dell'islam ha fatto sì che i media abbiano rapidamente assunto il ruolo di fonte primaria dalla quale raccogliere informazioni sui musulmani e l'islam. Il loro ruolo è ulteriormente accresciuto a seguito degli avvenimenti internazionali che, a cominciare dall'11 settembre, hanno fatto aumentare la domanda d'informazioni sull'islam. L'alterità, di cui è indubbiamente portatore il musulmano nell'immaginario collettivo, è allo stesso tempo espressa e costruita dai media, che tendono quasi sempre a presentare i musulmani secondo un approccio binario, centrato sulla distinzione tra Noi e Loro72. Come lo sottolinea uno studio di Daniela Conte su come la televisione italiana racconta l'immigrazione musulmana (2009), i media raccontano l'Altro in rapporto a Sé, dunque i musulmani in rapporto a Noi, italiani autoctoni. Per capire come questa alterizzazione ha preso forma sui media italiani, possiamo porci due domande: chi parla dell'islam o, meglio, chi è abilitato a parlarne? E di che cosa si parla quando si parla dell'islam e dei musulmani, ovvero quali temi vengono affrontati?

Innanzitutto, come anticipato, in Italia più che parlare o negoziare con l'islam o i musulmani, si parla dell'islam e dei musulmani. L'islam si presenta innanzitutto come oggetto di una discussione basata sull'immaginario pubblico più che su quel che l'islam è nella realtà. La presenza dei musulmani sui mezzi di comunicazione di massa è molto limitata e strettamente legata alla loro posizione vis-a-vis dell'islam. Da una parte, la parola è data a coloro tra i musulmani che si presentano (o sono presentati) in qualità di vittime dell'islam: donne obbligate a portare il velo o che han subito violenze, vittime del terrorismo islamico, musulmani moderato che han dovuto fuggire l'islam

71

L'immaginario collettivo é l'insieme dei simboli e dei concetti presenti nella memoria e nell'immaginazione di una molteplicità d'individui che formano una comunità. A proposito del funzionamento delle logiche del senso camune nella costruzione sociale del migrante in Italia, Alessandro Dal Lago (1999 : 50-54) afferma che le « opinioni di senso comune, per quanto scientificamente false, sono socialmente ‘vere’ perché efficaci e capaci di cristallizzarsi in dogmi sociali. Secondo la teoria sociologica, il senso comune é costituito da « ciò che tutti pensano », e che acquista un valore tautologico di verità per il fatto di « essere pensato da tutti »... Insomma, le opinioni di senso comune, che dovrebbero descrivere il mondo, lo costituiscono proprio per il loro carattere performativo e produttivo » (1999 : 51).

72

"Loro sono tutti coloro che, per qualsiasi motivo, pretendono di vivere tra noi pur non essendo come noi" (Dal Lago, 1999 : 43).

43

fondamentalista, ecc. Dall'altra parte, la parola è data ai musulmani detti "moderati" che, attraverso le loro critiche all'islam "estremista", legittimano il discorso pubblico sul pericolo islamico. Nel discorso sull'islam, giocano il ruolo, spesso senza volerlo, dei "buoni musulmani" che mostrano come l'islam dovrebbe essere ma che purtroppo non é. Infine, bisogna sottolineare come i media italiani diano quasi sempre la parola ai musulmani senza tenere in alcuna considerazione la loro rappresentatività. In tal senso eclatante è lo spazio che i giornali italiani concedono alla COREIS, un'organizzazione numericamente insignificante tra i fedeli musulmani.

Per quel che riguarda la questione dei temi abbordati quando si parla dell'islam, i pochi studi realizzati, (Soravia, 1999 ; Allievi, 2003 ; Conte, 2009) mostrano che si parla di islam e di musulmani attraverso un numero limitato di temi, spesso negativamente connotati. Come sottolinea Daniela Conte in uno studio su come l'islam viene presentato dalla televisione italiana, questa si focalizza su quattro temi: la questione di genere (ruolo della donna, rapporto uomo/donna, velo e segregazione); le questioni legate all'integrazione (immigrati nelle città, forme d'integrazione); la questioni religiose e culturali (luoghi di culto, rapporti tra islam e democrazia, specificità culturali); le questioni di sicurezza (terrorismo e delinquenza). Nell'affrontare questi temi viene utilizzato uno schema binario che vede da una parte i "buoni", che lottano per l'affermazione dei principi di libertà e la democrazia, e dall'altra i "cattivi", che sostengono il terrore e la tirannia. Questa differenziazione dell'Altro musulmano (o arabo), come mostra lo studio di Conte, comincia dal linguaggio utilizzato, in cui si parla di Islam o di cultura araba in relazione a fatti di violenza e con un linguaggio forte73: sono in

particolare il terrorismo e la condizione della donna a strutturare il dibattito sull'islam sui media italiani.