Anche se nessuna intesa è stata raggiunta, nel corso degli ultimi due decenni, diverse strade sono state percorse per tentare di regolamentare i rapporti tra l’islam e lo Stato italiano dando una sorta di rappresentanza ai musulmani. Tali tentativi sono stati fatti non solo su iniziativa delle varie organizzazioni islamiche, ma anche su iniziativa dello Stato stesso, che ha cercato di “costruirsi” un interlocutore capace di rappresentare i musulmani57. I primi tentativi, fatti nel corso degli anni 90, sono stati quelli delle diverse organizzazioni islamiche, tra cui l’UCOII, l’Associazione musulmani
56 L’articolo di Silvio Ferrari é reperibile in http://www.islamicita.it/FILES%20STAMPA/gli%20edifici%2012-01-
09.html
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Scrive a tal proposito S. Allievi: "con nessun'altra confessione religiosa il livello di coinvolgimento e di concreta interferenza negli affari interni è paragonabile a quello che avviene con l'islam" (2010:82).
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d’Italia e la Comunità religiosa islamica. Ognuna di esse, presentandosi come la principale rappresentante dei musulmani in Italia, ha avanzato la proposta di un’intesa con lo Stato Italiano, ma nessun tentativo ha avuto successo, così come nessuna di queste organizzazioni è riuscita ad acquisire personalità giuridica58. Nel 1998 é stato creato il Consiglio islamico d’Italia, ossia un organismo unitario di rappresentanza, composto dalla Lega musulmana mondiale, dall’UCOII e dal Centro islamico culturale d’Italia. Tale tentativo, l’unico a carattere unitario, non é riuscito neanche a decollare per la contrapposizione tra l’UCOII e le altre organizzazioni; una contrapposizione che, secondo Renzo Guolo (2003:22), nasceva dal fatto che il Consiglio islamico d’Italia altro non era che una proiezione italiana di un accordo internazionale tra la Rabita e i Fratelli musulmani. Nel 2005, per volere dell’allora Ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, é stata poi istituita la Consulta dell’Islam italiano, un organo consultivo che riuniva le organizzazioni islamiche più rappresentative. Istituita con l’obiettivo di avviare un dialogo istituzionale con le diverse componenti islamiche presenti in Italia in vista di costruire un “islam italiano”, vale a dire fondato sui propri valori religiosi e culturali e, allo stesso tempo, rispettoso dell’ordinamento giuridico italiano, fin dalla sua istituzione, la Consulta fu praticamente paralizzata dalla contrapposizione tra l’UCOII e la gran parte delle altre organizzazioni che accusavano l’UCOII di essere un’organizzazione fondamentalista, islamista e pericolosa. Il tentativo di coloro che all’interno della Consulta si autodefinivano come “moderati” é stato, fin dall’inizio, quello di escludere l’UCOII, appoggiandosi sulla contrapposizione tra l’islam “moderato” e l’islam “radicale”. Nel 2007, con decreto del Ministro dell’Interno Giuliano Amato, fu promulgata laCarta dei valori, della cittadinanza e dell’integrazione59, un documento elaborato da un comitato scientifico coordinato dal Professor Carlo Cardia, allo scopo di “enucleare i valori e i principi validi per
tutti coloro che desiderano risiedere stabilmente in Italia, di qualsiasi gruppo o comunità facciano parte, di natura culturale, etnica o religiosa”. Come scrive giustamente Stefano Allievi, “una carta dei
valori, di per sé condivisibile in termini di contenuti, ma resa in realtà pletorica dall’esistenza di una ben più impegnativa Carta in cui tutti i soggetti dovrebbero essere chiamati a riconoscersi, quella costituzionale, e che conferma una certa tendenza all’eccezionalismo islamico, ovvero a considerare i musulmani sempre diversi dagli altri” (in Ferrari 2008:57). Inizialmente destinata alla sola comunità musulmana, su pressione dell’UCOII e nel disappunto delle componenti autodefinitesi “moderate” della Consulta, la Carta é stata poi estesa a tutte le altre confessioni religiose e comunità immigrate. Tale estensione, senza la quale la Carta sarebbe sicuramente contravvenuta al principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione, ha depotenziato la portata politica del documento, che, almeno nell’intenzione delle componenti “moderate” della Consulta, doveva servire a delegittimare l’UCOII dimostrandone il carattere fondamentalista e l’incompatibilità con il sistema giuridico italiano60. Un'ulteriore critica che può essere mossa alla Carta dei valori è di essere espressione di un approccio “positivista”, secondo il quale l’integrazione, la lotta contro gli estremismi e la nascita
58 L’unica realtà islamica riconosciuta come ente morale dallo Stato è il Centro islamico culturale d’Italia, che
gestisce la Grande Moschea di Roma. Il Centro soffre però del fatto che al suo consiglio d’ammi9nistrazione siedono gli ambasciatori dei paesi musulmani e ciò ne inficia la capacità rappresentativa.
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La Carta é consultabili sul sito del Ministero degli Interno :
http://www.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/sala_stampa/speciali/accordo_integrazio ne/carta_dei_valori.html
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Un mese dopo la sua emanazione per decreto, la Carta dei valori é stata firmata anche dall’UCOII, anche se tale documento resta senza nessun valore giuridico e nessun elenco ufficiale dei firmatari esiste.
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stessa di un “islam italiano” si possono fare per decreto, ossia per via giuridica, senza tener troppo in considerazione la realtà che vivono i musulmani nella loro vita quotidiana. In tutte le moschee in cui ho lavorato nel corso degli anni, la Carta dei valori era l’ultima delle preoccupazioni di persone impegnate a trovare lavoro e casa, interessate a trovare un luogo degno dove pregare, preoccupate di trasmettere "la propria identità" ai figli. L’approccio “positivista” porta con sé un ulteriore limite, che sta nella necessità di cooptare coloro che possono essere corrispondere a "l’interlocutore desiderato", dunque al di là della loro effettiva capacità di rappresentanza.Nel 2010, su iniziativa del nuovo Ministro dell’Interno, il leghista Roberto Maroni, la Consulta viene sostituita dal Comitato per l’islam italiano, un nuovo organo consultivo composto da 19 personalità diversamente impegnate sul tema, con lo scopo di “fornire elementi concreti per i temi legati
all’immigrazione, con particolare riguardo all’integrazione e all’esercizio dei diritti civili, e per assicurare una migliore convivenza nella società italiana. A tale scopo il comitato esprimerà anche pareri e proposte su specifiche questioni indicate dal Ministro con l’obiettivo di migliorare l’inserimento sociale e l’integrazione delle comunità musulmane nella società nazionale, anche nell’ottica di sviluppare la coesione e la condivisione di valori e diritti nel rispetto della Costituzione e delle leggi della Repubblica” 61. Escluso ancora una volta l’UCOII62, il Comitato nasce sotto l’impulso della parlamentare di origini marocchine Souad Sbai, acerrima nemica dell’UCOII, che, malgrado la presenza di alcune persone assolutamente competenti, riesce a farne un organo consultivo più impegnato a delegittimare l’UCOII che a fornire pareri utili all’effettiva creazione di un islam italiano63.