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Nel saggio del 1951, Il normale e il patologico, raccolto nel volume La conoscenza della vita, Canguilhem sottolinea come il pensiero e l’attività del medico siano incomprensibili senza i

29 Importanti, per questa transizione dei saperi umanistici, gli studi di Bourdieu (il già citato, Per una teoria della pratica).

30 Sullo spatial turn si vedano M. Crang, N. Thrift (a cura di), Thinking Space: Critical Geographies, Routledge,

London-New York 2000; B. Warf, S. Arias, The spatial turn. Interdisciplinary perspectives, Routledge, New York-London 2009.

31 C. Jacob, Lieux de savoir, 2 voll., Albin Michel, Paris 2007-2011. 32 C. Jacob, Qu’est ce qu’un lieu de savoir, cit.

33 Sui rapporti fra microstoria e storia globale e le variazioni di scala dell’osservazione storica si veda A.

Romano, S. Sebastiani, La forza delle incertezze: dialoghi storiografici con Jacques Revel, Il Mulino, Bologna 2016.

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concetti di normalità e patologia. Questi concetti indispensabili risultano in realtà poco chiari, ambigui, potenzialmente equivoci. Invece di considerarli come problemi da capire, la scienza medica si accontenta di segnalarli, indicando l’esistenza di un già dato stato normale e abituale a cui l’oggetto preso in esame (l’organo, il tessuto, la funzione) deve essere ricondotto. L’ambivalenza del concetto di “normalità” risulta evidente osservando l’andamento oscillatorio del termine, il suo doppio significato di valore medio (fatto passibile di descrizione statistica), e di modello (modulo cioè di misurazione, di principio di valutazione)34.

Se la storiografia sulla medicina tropicale ha fatto largamente ricorso alla coppia oppositiva normale-patologico per indicare il sottotesto che guida i tropicalisti nell’esame delle condizioni fisiologiche, rispettivamente, del colono e del colonizzato35, diviene di primaria

importanza confrontarsi con la questione posta dal filosofo attorno allo statuto ambiguo del termine “normale”, e riflettere sulle ragioni del persistere di tale ambiguità nel campo della medicina.

Cosa qualifica come sano un organismo? Qual è il suo stato di normalità fisiologica? Esistono valori fisiologici validi per tutti gli organismi? Cosa accade ad un individuo sottoposto a mutate condizioni ambientali? Quali risposte la medicina elabora di fronte alla diversità del vivente?

Alla radice di tale difficoltà di definizione, che si traduce in una difficoltà della scienza medica a sottoporre ad esame i propri presupposti, Canguilhem individua una concezione divenuta egemonica nella medicina a partire dal positivismo, che postula, come principio fondamentale, l’idea della conformità a leggi dei fenomeni vitali. In questa posizione teorica il vivente è rappresentato come un sistema di regole, un meccanismo che può essere compreso solo sul piano della sua legalità36. La vita viene dunque compresa, come il mondo fisico,

34 G. Canguilhem, Il normale e patologico, in Id., La conoscenza della vita, Il Mulino, Bologna 1976. Il pensiero

del filosofo, al centro dell’attuale riflessione filosofica francese come testimonia l’apertura, nel 2002, presso l’Université Paris Diderot Paris VII, del Centre Georges Canguilhem diretto da Dominique Lecourt, ha recentemente guadagnato anche l’attenzione degli studi italiani. Si veda ad esempio la traduzione, curata da Michele Cammelli, del testo Le fascisme et les paysans del 1935: G. Canguilhem, Il fascismo e i contadini, Il Mulino, Bologna 2006; oppure i volumi E. Sfara, Una filosofia della prassi. Organismi, arte e visione in

Georges Canguilhem, Nuova Trauben, Torino 2016; F. Lupi, S. Pilotto (a cura di), Infrangere le norme. Vita, scienza e tecnica nel pensiero di Georges Canguilhem, Mimesis, Milano-Udine 2019; inoltre l’edizione curata

da Vinzia Fiorino e Paolo Savoia del testo di lettura critica sul concetto di norma e normalizzazione P. Macherey, Da Canguilhem a Foucault. cit. Sullo stesso tema: G. Campesi, Norma, normatività,

normalizzazione. Un itinerario teorico tra Canguilhem e Foucault, in «Sociologia del Diritto», XXXV, 2 (2008),

pp. 5-30; per un confronto con la sociologia di Halbwachs: M. Cammelli, Canguilhem e il problema delle norme

in sociologia. Riflessioni di epistemologia biopolitica, in «Storicamente», X, 3 (2007). 35 È un esempio di tale tendenza il volume di M. Vaughan, Curing their ills, cit.

36 La nozione di legalità della vita trova le sue origini nel processo di uniformazione della scienza medica ai

principi della fisica, così come quest’ultima si era venuta sviluppando a partire da Galileo e Cartesio; prima di quest’ultimi, era ancora possibile parlare, con Aristotele, di moti naturali e moti violenti, distinguere cioè tra una fisica “normale” e una fisica “patologica”. «Si dirà [infatti] che il progresso della conoscenza fisica è consistito, con Galileo e Cartesio, nel considerare tutti i moti come naturali, ossia conformi alle leggi di natura, e che allo stesso modo il progresso della conoscenza biologica consiste nell’unificare le leggi della vita naturale e della vita patologica. E precisamente questa unificazione che sognava Comte e che Claude Bernard ha creduto di compiere […]». Abolendo le “qualità”, in favore di un ragionamento quantitativo, la biologia positivista costruisce il suo statuto adottando i procedimenti della fisica galileiana. Ma Canguilhem avverte: «La meccanica moderna, fondando la scienza del movimento sul principio dell’inerzia, rendeva di fatto assurda la distinzione tra moti naturali e moti violenti, dal momento che l’inerzia era principalmente l’indifferenza nei confronti delle direzioni

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secondo costanti che riducono l’individuale, il particolare ad un universale “normale”. In questa accezione, i fenomeni individuali sono concretizzazioni imperfette di invariabili quali le leggi della vita. L’individuo è quindi sinonimo di scarto, scacco, impurità.

Negando il concetto di “normalità”, e dunque l’idea che la vita abbia un modello ideale di funzionamento a cui riferirsi, e che possa essere descritta da leggi che riducono l’individuale e l’irregolare a difetto, la filosofia di Canguilhem ha profondamente riformulato le nozioni di salute e malattia. Essere sano non significa, per il filosofo, essere “normale” ma piuttosto “normativo”, capace cioè di istituire nuove norme di vita al mutare delle proprie condizioni di esistenza. Attraverso tale concetto di “normatività del vivente”, Canguilhem ha posto il problema della corrispondenza a leggi dei fenomeni vitali e dunque, in definitiva, il problema della specificità della medicina rispetto alle scienze esatte, influenzando in modo determinante, anche se spesso sotterraneo, tutta la riflessione teorica che si è sviluppata in seguito attorno al rapporto tra norme vitali e norme sociali.

La medicina è dunque una scienza o una “tecnica”, un’arte terapeutica? È il prodotto di una sottomissione della vita al sapere razionalizzato o il prolungamento delle “irregolarità” della vita? Lontano dal rivendicare la semplice validità dellà dimensione qualitativa contro i metodi quantitativi per la comprensione della realtà, Canguilhem mette in discussione la centralità della “legge” come passaggio obbligato per la lettura dell’organismo umano, riassorbendo l’interno mondo del sapere medico nella vita e nei suoi andamenti37.

Cogliendo un invito dello storico della sanità Roger Cooter di fronte all’assenza di «consensual methodology in medical history and even pheraphs [of a] real debate on the subject»38, la ricerca guarderà alla medicina come sapere piuttosto che come scienza, tenendo conto degli interrogativi che la storiografia ha sollevato, per prestare attenzione alle dinamiche di formazione, diffusione, prestito dei concetti medici (manifesti o presupposti) in un’epoca in cui tale disciplina rivendica il proprio stato di scienza, al pari dei saperi fisici, matematici, biologici.

e delle variazioni di moto. Ora, la vita è ben lontana da una tale indifferenza nei confronti delle condizioni che le sono praticate […]: non esiste un’indifferenza biologica». Cfr. C. Canguilhem, Saggio su alcuni problemi

riguardanti il normale e il patologico, in Id., Il normale e il patologico, cit., pp. 97-99.

37 G. Canguilhem, Il pensiero e la vita, in Id., La conoscenza della vita, Il Mulino, Bologna 1976.

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Capitolo III

Razzismo e scienza