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Il primo riduzionismo che ho voluto evitare è quello insito in una formulazione ristretta del razzismo come teoria scientifica che poggia su postulati di tipo biologico e che, come tale, in Italia raggiunge il suo apice negli anni trenta di questo secolo. Sono piuttosto partita […] avendo in mente una definizione “larga” del fenomeno del razzismo, cercando le pratiche di discriminazione, esclusione e segregazione tra gli effetti non solo delle differenziazioni su base biologica (morfologica e genetica) ma anche in termini di determinismo sociale e ambientale. […] Il razzismo, piuttosto che come ideologia scientifica storicamente inscrivibile in un determinato periodo, e che poggia esplicitamente su postulati di ordine biologico, viene visto da alcuni come insieme di discorsi e di pratiche, non necessariamente coerenti o consapevoli, che utilizza qualsiasi segno adatto a naturalizzare le differenze42.

Queste considerazioni di Barbara Sorgoni, studiosa particolarmente accorta all’uso che antropologia e giurisprudenza hanno fatto del termine “razza” nell’intera durata del colonialismo italiano, permettono di introdurre un’ultima riflessione metodologica. Per poter indagare le fonti mediche sotto il profilo della “razza” è necessario infatti chiarire con più precisione le accezioni con cui, in questo lavoro, sono stati intesi razza e razzismo, e cosa permette di connettere le idee elaborate nel ristretto ambito della medicina tropicale con il più generale fenomeno della circolazione degli stereotipi razziali nell’Italia coloniale.

Come si è già sottolineato, la molteplicità delle esperienze razziste che il mondo contemporaneo ha conosciuto e la persistenza tutt’oggi del concetto di razza come categoria capace di orientare comportamenti e idee degli individui, hanno reso sempre più evidente l’esigenza di connettere tra loro le diverse forme della discriminazione.

È questo l’intento che guida i lavori di Alberto Burgio, studioso che ha ribadito con forza la necessità di individuare la logica comune dei diversi razzismi43. Alla base di quest’approccio vi è l’intento di sganciare lo studio del razzismo dalla sua identificazione con determinate e classiche forme - l’antisemitismo - per metterne in evidenza la dinamica, i modi di funzionamento, comuni a tutte le forme del pregiudizio e della persecuzione. La discriminazione, secondo Burgio, non ha origine tanto dalla constatazione di differenze evidenti e “oggettive”, quanto nella fissazione, come nature, di caratteri frutto di dinamiche storiche: il razzista dunque trascrive in chiave naturalistica caratteristiche storicamente determinate, le differenze culturali o le ineguaglianze sociali per esempio, e valorizza, in senso negativo, le diversità esistenti. Non si tratta con ciò di negare l’esistenza di differenze tra i diversi gruppi umani ma di rivelare come queste differenze “evidenti” non siano sempre necessarie alla formazione di un discorso razzista: la logica del razzismo opera anche senza “razze”, oppure, come dice Albert Memmi: «se la differenza manca, il razzista la inventa, se

41 H. Arendt, Le origini del totalitarismo, cit., pp. 221-224. 42 B. Sorgoni, Parole e corpi. cit., pp. 249-251.

43 A. Burgio, L. Casali (a cura di), Studi sul razzismo italiano, Clueb, Bologna 1996; A. Burgio, L’invenzione delle razze. Studi sul revisionismo storico, Manifestolibri, Roma 1998; Id., La guerra delle razze, Manifestolibri,

Roma 2001; Id., Nonostante Auschwitz. Il ritorno del razzismo in Europa, DeriveApprodi, Roma 2010; A. Burgio, G. Gabrielli (a cura di), Il razzismo, Ediesse, Roma 2012.

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la differenza esiste, la interpreta a proprio vantaggio»44.

Al pensiero dell’autore francese e alla sua definizione di razzismo come «valorizzazione, generalizzata e definitiva, di differenze reali o immaginarie, a vantaggio dell’accusatore e ai danni della vittima, al fine di giustificare un’aggressione o un privilegio»45, devono molto le tesi di Burgio. Come emerge nella voce Racism dell’Encyclopaedia Universalis (Parigi 1972), Memmi disarticola il nesso razze - razzismo per far emergere il meccanismo che sta alla base del pensiero razzista, un meccanismo che affianca sì le teorizzazioni scientifiche della razza ma non discende da queste ultime: «l’accusa [che il razzismo muove] rinvia più all’accusatore che all’accusato. Il razzismo lungi dall’essere una scienza, o una teoria scientifica che detta un atteggiamento e un comportamento, cerca al contrario di legittimarsi attraverso una costruzione intellettuale, una razionalizzazione che si trova così alimentata e sottesa alle esigenze psicologiche di questo comportamento»46.

Per Burgio, assumere quest’ottica significa superare la concezione diffusa in Italia che identifica il razzismo con le teorie biologiche della differenza, concezione che permetterebbe agli italiani di dichiararsi immuni dalle forme biologiche, e dunque più inquietanti, di razzismo. Mettere in evidenza la logica significa inoltre portare alla luce le finalità sempre di dominio del discorso razzista: il razzismo serve per legittimare gli assetti di potere esistenti e i dispositivi di controllo sociale. Come suggeriscono le tesi di Barbara Sorgoni, il carattere spesso ambiguo e arbitrario del concetto di razza, pronto ad accogliere al suo interno significati sempre differenti, si spiega solo evidenziando la sua connessione con il dato politico: la razza è un concetto politico, che serve a rafforzare gerarchie esistenti e situazioni di concreto dominio.

Proprio in base a questa dimensione politica, la categoria di razza è stata ripresa dal movimento americano della Critical Race Theory47. Il gruppo, formatosi a fine anni ottanta come derivazione dei Critical Legal Studies, denuncia i paradossi del diritto americano tutto incentrato sulla retorica dei diritti soggettivi e sul principio della color blindness. Un diritto dunque “cieco al colore” che, misconoscendo la rilevanza storica del razzismo negli Stati Uniti e la condizione di concreta esclusione vissuta - nonostante le proclamazioni di principio - dagli afroamericani, ha permesso che le disuguaglianze sociali esistenti si riproducessero. Criticando gli esiti dell’egualitarismo giuridico, secondo una prospettiva propria del postmodernismo giuridico, i lavori della Critical Race Theory propongono una riformulazione del diritto americano in prospettiva razziale: solo prendendo in considerazione la “razza” si può produrre una svolta, secondo i teorici della CRT, nel sistema di diritto degli Stati Uniti. La razza “conta”, ma in che modo? Non certamente come dato biologico utilizzato per classificare i gruppi e fissarli in un quadro naturale: la razza è invece una categoria che appartiene al discorso politico e giuridico48. Un assunto che deriva dal concetto di race

44 A. Memmi, Il razzismo. Paura degli altri, cit., p. 125. 45 Ivi, p. 123.

46 Ivi, pp. 117-118.

47 T. Kendall, G. Zanetti, Legge razza e diritti. La critical race theory negli Stati Uniti, Diabasis, Reggio Emilia

2005.

48 Il Italia, le influenze dei Critical Race Studies si registrano nel campo degli studi giuridici come in quelli

storiografici: G. Giuliani, C. Lombardi-Diop, Bianco e nero. Storia dell’identità razziale degli italiani, Le Monnier, Firenze 2013; B. Spadaro, Una colonia italiana: incontri, memorie e rappresentazioni tra Italia e

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consciusness così come era stato elaborato dai movimenti di lotta afroamericani49.

Alla luce di queste prospettive, che consentono di mettere l’accento sulla discriminazione come prassi diffusa invece che come teoria ideologica coerente, questo lavoro prenderà in esame la scienza non solo come ambito privilegiato di “produzione” del razzismo, ma come serbatoio e luogo di sedimentazione di concezioni razziali circolanti nella cultura italiana del periodo d’espansione coloniale. Analizzerà inoltre le fonti mediche prestando attenzione ai mutamenti che intervengono nella formulazione dei contenuti scientifici, guardando alle continuità e discontinuità che caratterizzano teorie e pratiche sanitarie rivolte ai “tropici” tra età liberale e fascismo.

Libia, Le Monnier, Firenze 2013; T. Casadei, L. Re, Legge “razza” e diritti. A partire dalla Critical Race Theory, in «Juragentium», consultato il 23.10.2018.

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II Parte

Nascita e sviluppo della medicina tropicale