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Il Medioevo

Nel documento Ermione dalla tragedia greca a Rossini (pagine 166-173)

6. D ITTI E IL M EDIOEVO

6.1 Il Medioevo

Durante il Medioevo spiccano tre autori che riprendono – tramite il filtro di Ditti – le vicende mitiche dell’Andromaca di Euripide: Benoît de Sainte-Maure, nel Roman de Troie (1165 ca); Guido delle Colonne, nell’Historia destructionis Troiae (1272- 1287); John Lydgate of Bury, nel Troy Book (1412-1420). Il testo di Lydgate è una versione amplificata di quella di Guido, che a sua volta si configura come la versione ridotta in latino dell’opera di Benoît (Chong-Gossard 2015: 147). Il racconto di Benoît si ispira chiaramente al poema di Ditti12, come l’autore stesso esplicita nel prologo del proprio poema (vv. 648-649, ed. Constans 1904: 34).

11 Anche lo scolio a Eur. Andr. 1006.1 sembra presupporre che Oreste non abbia fatto avanti e indietro nello stesso giorno (<κακῶς ὀλεῖται>: ἀμφότερα, φησὶν, αὐτὸν ἀναιρήσει, πρῶτον αὐτὸς ὁ θεὸς εἰς ὃν ἠσέβησεν, εἶτα καὶ αἱ παρ' ἐμοῦ διαβολαί. διαβεβλήκει γὰρ αὐτὸν ὡς ἐπὶ πορθήσει τοῦ ναοῦ ἐληλυθότα: – MNOA **).

12 Per Benoît le due opere di Ditti e Darete Frigio costituivano la versione vera e sostanzialmente unica della vicenda troiana, «nella quale il solo problema consisteva nel prender posizione nei punti in cui Darete e Ditti discordavano (e Benoit propende in più casi a sommare anziché a scegliere)» (Bruni 1996: 783). Al contrario, Guido delle Colonne metterà in rilievo le convergenze di Darete e Ditti (Bruni 1996: 783).

In queste opere la figura di Ermione non viene particolarmente approfondita né le vicende che la vedono protagonista particolarmente modificate rispetto a Ditti: dopo essere stata sposata con Oreste (non semplicemente promessa in sposa o fidanzata), viene rapita con la forza da Pirro, innamorato di lei. Nondimeno, Andromaca prende presto il suo posto nel cuore di Pirro, per cui Ermione decide di vendicarsi della schiava e difendere la propria posizione esclusiva di regina.

Il romanzo di Benoît dedica un’ampia sezione (vv. 29.595-29.814, ed. Constans 1908: 349-36113) alla storia del conflitto tra Ermione e Andromaca e all’assassinio di Neottolemo (sempre chiamato con il nome Pirro), ucciso in questo caso da Oreste manu propria.

Benoît descrive in primis le nozze tra Ermione e Oreste, che avvengono per volere di Menelao come segno di riconciliazione tra lui e il nipote dopo l’assassinio di Agamennone (28.533-28.548)14. Dopo una sezione dedicata alle avventure di Ulisse e allo scontro di Pirro contro il re Acasto, Benoît racconta che una notte Pirro, «da ladro» (29.596: a larron), si impadronisce di Ermione, sposa di Oreste, e la conduce insieme con sé nel suo paese, per poi sposarla. Considerata la mancanza in Ditti di questo rapimento, è possibile che Benoît si sia rifatto in questo caso al racconto di Virgilio, ove Ermione viene sottratta a Oreste15. Distaccandosi significativamente da Ditti – e quindi anche da Euripide –, Benoît specifica poi che Pirro amò molto Ermione e la rispettò. Tuttavia, l’autore non fornisce alcuna ragione dell’azione di Pirro16, né dedica alcun verso per spiegare la reazione di Ermione di fronte al rapimento subito. Al contrario, seguendo anche in questo Ditti, Benoît si sofferma a descrivere la reazione addolorata di Oreste e il viaggio di Pirro a Delfi (29.595- 29.614). Durante l’assenza di Pirro, questa è la situazione della casa reale:

Ci ot haïne estrange e fiere 29.620

E mauvoillance e grant envie: Ne se porent consentir mie.

13 La più recente edizione del Roman de Troie (Baumgartner 1987; 1998), non stampa né traduce, bensì si limita a riassumere i versi finali del poema sui νόστοι degli eroi da Troia, fra cui quello di Neottolemo qui analizzato. Una versione integrale del poema in francese contemporaneo esiste solo sotto forma di trasposizione in prosa (Vielliard 1979). Non sono state pubblicate traduzioni in altre lingue. I versi qui citati sono stati tradotti da me con l’aiuto di mia sorella, la dott.ssa Daniela Mariani. 14 Il motivo delle nozze è tratto da Ditti, che però si limita ad affermare che Menelao despondit («promise in sposa») Ermione a Oreste, non a descrivere il matrimonio: cfr. supra p. 155, n. 4. 15 Cfr. supra pp. 124-125.

16 Si osservi che, come in Ditti, Menelao, non avendo promesso nulla a Pirro, sembra non avere alcun ruolo nel rapimento di Ermione a Oreste.

160

La fille Menelaus cuidot, Ço li ert vis, ço li semblot,

Qu’el n’aveit mie fine amor 29.625

Ne verai cuer de son seignor: En la femme Hector ert sa cure; Celi amot a desmesure,

Cele aveit de lui bel semblant

E tot son buen e son talant. 29.630

Mout l’en haï Hermiona:

Oëz qu’il li apareilla. (vv. 29.620-29.632 ed. Constans 1908). Qui c’era un odio inusuale e radicato

e una cattiveria e grande invidia: non potevano proprio accordarsi. La figlia di Menelao credeva, così le sembrava, così le pareva, che non riceveva un amore nobile

né un cuore sincero dalla parte del suo signore: la sua attenzione era per la moglie di Ettore; lui l’amava a dismisura,

lei riceveva da lui un contegno amabile, tutto il suo affetto e il suo desiderio. Molto la odiò Ermione:

sentite che cosa le accadde.

Benoît espande la narrazione di Ditti e si sofferma sulla rivalità tra Ermione e Andromaca. I sentimenti di Ermione per Pirro non vengono menzionati, ma viene soltanto esplicitato ciò che la regina non riceve: l’amore del suo signore. Lo scontro tra le due donne è dipinto come una situazione caratterizzata da odio, cattiveria e invidia. Pirro ha sottratto Ermione al suo legittimo marito, per poi abbandonarla e tradirla con Andromaca: Ermione è così invidiosa della troiana, da lei vista come destinataria di ciò che si aspetta di dover avere esclusivamente per sé.

Il racconto del poema francese prosegue poi illustrando il piano malvagio intessuto da Ermione contro la rivale:

Come ele a son pere mandé.

Venir l’a fait, a lui se claime 29.635

E dit ne tant ne quant ne l’aime Danz Pirrus, bien s’en aparceit: La femme Hector li a toleit; N’en a joie ne bel solaz;

A tart la tient entre ses braz. 29.640

Dit li e prie qu’il l’ocie,

Quar trop par het sa compaignie, Neïs son fil Laudamanta,

Qu’Ector17 li coilverz engendra […]

«Quel chaelet a aluchier 29.647

Honte li vienge e destorbier, Quar par son pere est eissilliee

E destruite nostre lignee». (vv. 29.633-29.650 ed. Constans 1908).

Appena Pirro se ne fu andato, subito lei chiamò suo padre.

Lo ha fatto venire e con lui si lamenta, dicendo senza mezzi termini che

il giovanetto Pirro non l’ama e che lei se n’è bene accorta; la moglie di Ettore gliel’ha tolto;

non ha gioia né piacere;

troppo tardi la prende nelle sue braccia. Gli dice e lo prega che la uccida, perché odia troppo la sua compagnia, e ugualmente suo figlio Laodamante, che Ettore il codardo generò […] «a quel cagnolino da nutrire arrivi disonore e disgrazia,

poiché a causa di suo padre è rovinata e distrutta la nostra dinastia».

La prima parte della narrazione di Benoît (29.633-29.644) è sostanzialmente una traduzione, con qualche piccola aggiunta, del corrispondente passo di Ditti18. Il

162 dialogo che si svolge tra Ermione e Menelao è invece una novità, probabilmente volta a vivacizzare il racconto e a renderlo più dinamico. Da questo scambio di battute Ermione emerge come un personaggio concentrato su di sé e abbastanza crudele da concepire un delitto; il suo linguaggio è aspro e non risparmia insulti contro i nemici. Peraltro – come nel già citato racconto di Ditti – l’astio di Ermione nei confronti di Andromaca non è motivato dall’esistenza di un figlio avuto dalla schiava e Pirro, sebbene si scoprirà in un secondo momento che la schiava è incinta del re.

Il resto del racconto ripropone fedelmente quanto narrato da Ditti19, fatta eccezione per l’omicidio di Pirro, che in Benoît viene esplicitamente ucciso da Oreste: come per l’idea del rapimento di Ermione da parte di Pirro, sembra quindi che anche in questo caso l’autore francese fosse a conoscenza delle fonti latine – e.g. Virgilio e Igino – in cui era Oreste a commettere il delitto. Come in Ditti, invece, la narrazione di Benoît si conclude con Oreste che riprende con sé Ermione e la porta nel suo regno a Micene: a questo punto, è notevole che, nel descrivere il lamento per il defunto di Teti e Peleo, nonché di tutto il popolo, che sparla del fatto che Ermione è ora con l’assassino del marito, Benoît sottolinei che «a lei questo non importava molto perché aveva realizzato il suo desiderio» (29.760-29.762: «Trop fu de male renomee / Mais ne li chalut pas grantment, / Puis qu’acompli ot son talent»)20. Il ricongiungimento con Oreste realizza il desiderio di Ermione: ella ritorna tra le braccia del suo legittimo marito, cui era stata sottratta con la forza, vendicata del suo rapitore e dell’affronto da lei subito tramite il tradimento di Pirro con Andromaca.

Negli altri due testi medievali in cui vengono presentate le vicende riguardanti la morte di Neottolemo, forse anche a causa della maggiore brevità del racconto, Ermione viene menzionata brevemente e rimane un personaggio opaco, sullo sfondo: 18 Dict. 6.12: Sed Hermione post ascessum viri victa dolore animi neque pelicatum captivae patiens parentem suum Menelaum accitum mittit; cui multa conquesta super iniuria prelatae sibi a viro captivae mulieris persuadet, uti filium Hectoris necet. Cfr. supra p. 156.

19 Menelao vuole assecondare la volontà di Ermione, ma il popolo – e non Peleo – si solleva contro di lui in difesa di Andromaca. Frattanto, Oreste soffre per il torto subito e la mancanza della moglie e, venuto a sapere di quanto sta accadendo nel regno di Pirro, vi si reca per allearsi con Menelao: il re di Sparta, però, di fronte alla proposta di uccidere Pirro, si tira indietro (29.651-29.712).

20 Analogamente a Ditti, nel finale della vicenda di Benoît Peleo e Teti inviano Andromaca, incinta di Pirro, nella terra dei Molossi. Tuttavia, Benoît aggiunge che il figlio successivamente nato viene chiamato Achilleide e che con lui rinasce la dinastia reale; inoltre, grazie a lui e al fratellastro Laodamante i prigionieri di Troia vengono riscattati. Achilleide deciderà poi di lasciare la corona a Laodamante (29.763-29.814).

nessuno dei due testi assume il suo punto di vista rispetto ai fatti narrati né fornisce dei dettagli sulla sua personalità.

L’opera di Guido delle Colonne è una versione latina, abbreviata, del poema di Benoît; il Troy Book di Lydgate, composto tra il 1412 e il 1420, è invece una versione molto amplificata dell’Historia di Guido, redatta per volere del principe d’Inghilterra Enrico (futuro Enrico V)21. Nel racconto delle vicende concernenti Pirro e la sua morte, la dipendenza dal testo francese di Guido è evidente, per quanto si possano riscontrare delle lievi differenze tra i due testi: mentre Benoît descrive subito il rapimento di Ermione da parte di Pirro senza darne le ragioni, ma limitandosi a stigmatizzare il comportamento di Pirro paragonandolo a un ladro e dicendo soltanto poi che egli amò molto Ermione, Guido presenta prima l’innamoramento di Pirro nei confronti della figlia di Menelao (ferventis amoris cupidine captus fuit: p. 267 ed. Griffin 1936), e poi il rapimento da lui messo in atto22. La narrazione di Guido è molto sintetica e non dettaglia né la reazione di Ermione al rapimento, né l’episodio del tentato omicidio di Andromaca da lei ordinato, che viene riportato brevemente e quasi come un fatto di cronaca (Griffin 1936: 268). Tuttavia, prima di descrivere il piano fallito di Ermione e Menelao, Guido specifica che Andromaca era incinta di Pirro, mentre Ermione no: egli anticipa così un elemento del mito – la gravidanza di Andromaca – che in Benoît (e Ditti) compare in un altro contesto, forse come implicita spiegazione dell’operato di Ermione. Analogamente a Benoît, invece, Oreste uccide poi Pirro manu propria e recupera Ermione, mentre Andromaca, incinta di Pirro, viene inviata da Teti e Peleo nella terra dei Molossi.

L’opera di Benoît, seguito da Guido e Lydgate, si basa sulla narrazione di Ditti: la descrizione delle vicende di Pirro, Ermione, Andromaca e Oreste viene presentata all’interno dei posthomerica, e tutti e tre gli autori non dimostrano un interesse particolare per questo episodio, né tantomeno per la caratterizzazione di Ermione. Tuttavia, Benoît amplia il racconto di Ditti, tratteggiando una sorta di ribaltamento delle dinamiche dell’amor cortese: Pirro rapisce – e non cerca di conquistare –

21 Il poema è in cinque libri: nel quinto si narrano i destini degli eroi greci e troiani sopravvissuti alla guerra e, per quanto riguarda le vicende di Andromaca, Ermione, Oreste e Neottolemo, Lydgate ripropone fedelmente gli episodi del mito così come esposti da Guido, senza modificarne né il contenuto né la successione (vv. 5.1684-1768; 2731-2867 ed. Bergen 1908).

164 Ermione23; il rapporto tra i due non è esclusivo, né Pirro sembra ritenersi “a servizio” della donna amata, abbandonandola anzi per un’altra donna (Andromaca). D’altronde, Ermione non nasconde il proprio fastidio per non essere oggetto di un amore esclusivo da parte di Pirro, e ordisce un piano vendicativo contro la propria rivale. In Ermione Benoît tratteggia una donna spietata e concentrata a soddisfare i propri interessi, anche a costo di eliminare fisicamente i propri avversari.

Guido e Lydgate si limitano a delineare lo svolgimento degli avvenimenti in modo fedele al racconto di Benoît, senza dettagliare i sentimenti o i motivi dell’azione di Ermione, che rimane così un personaggio abbastanza poco caratterizzato.

23 Si ricordi comunque che è possibile che Benoît abbia tratto l’idea del rapimento da fonti antiche come Virgilio. D’altro canto, la specificazione che, prima del rapimento, Ermione fosse sposata e non soltanto fidanzata con Oreste aggrava ancor di più la responsabilità di Pirro e introduce una delle caratteristiche tipiche dell’amore cortese, solitamente adultero.

Nel documento Ermione dalla tragedia greca a Rossini (pagine 166-173)