1. L’E RMIONE DI S OFOCLE
1.2 I testimonia
La trama dell’Ermione ci è giunta tramite il riassunto che ne fornirono gli scoli e il commento di Eustazio a un passo dell’Odissea, situato all’inizio del quarto libro, che descrive la scena di un banchetto nuziale, celebrato in occasione delle nozze dei due figli di Menelao – Ermione e Megapente38. Lo scolio ed Eustazio dipendono da una o più fonti similari, poiché il testo di Eustazio, migliore e più corretto di quello dello scolio, non può dipendere da quest’ultimo nella forma in cui ci è giunto. In particolare, il riassunto del vescovo si rivela fondamentale per colmare la lacuna presente nello scolio in corrispondenza del nome dell’assassino di Neottolemo: Τυνδάρεω, lezione di un solo manoscritto, è sicuramente da correggere con Μαχαιρέως, poiché non esiste nessuna altra fonte che attribuisca al nonno di Ermione l’omicidio dell’eroe39. Peraltro, la proposta di emendare il testo con Ὀρέστου (Wagner 1891: 277)40 è inaccettabile in quanto il termine è totalmente lontano dal testo dello scolio. Si avrà modo di vedere in seguito come questa testimonianza di Eustazio circa la presenza di Macaireo in Sofocle sia un tassello fondamentale nel complicato quadro della morte di Neottolemo.
Proseguendo invece ora l’analisi del riassunto esposto dai due commenti all’Odissea, è opportuno sottolineare come entrambi i testi mostrino l’esistenza di una tradizione – apparentemente presente in Sofocle – per cui Ermione, prima di
38 Secondo Danek (1998: 95-96) il matrimonio tra Ermione e Neottolemo, oggetto di un breve cenno nell’Odissea, rappresenterebbe un mitologema noto che non richiedeva di essere dettagliato. Questo mitologema avrebbe contenuto già in sé il triangolo Ermione-Neottolemo-Oreste poiché, in tutte le versioni che lo menzionano, Oreste compare come rivale e Neottolemo muore. Le nozze tra Ermione e Neottolemo si collegano a un oracolo per cui senza la presenza di Neottolemo la conquista di Troia sarebbe stata impossibile: Menelao avrebbe quindi chiesto al figlio di Achille di combattere, dandogli in cambio in sposa la figlia Ermione, così come nell’Iliade (13.363-381) l’eroe troiano Otrioneo chiede a Priamo la mano di Cassandra a condizione che egli riesca a scacciare gli invasori greci. Un’eco di questa versione del mito è presente nell’Andromaca di Euripide: cfr. infra p. 48, n. 4. Per quanto riguarda Sofocle, è probabile che anch’egli avesse presentato questo elemento della storia: tuttavia, dai riassunti dell’Ermione possiamo dedurre soltanto l’esistenza nel dramma di una promessa compiuta da Menelao a Troia, ma non le sue modalità o ragioni.
39 I due nomi si assomigliano molto graficamente e l’errore è una banalizzazione molto semplice. Cfr. supra p. 11, n. 2.
40 Per la responsabilità di Oreste nella morte di Neottolemo cfr. infra pp. 28-29. Si noti inoltre che Wagner considera del tutto inaffidabile il testo di Eustazio, mettendo in dubbio molte sue affermazioni sulla base di ipotesi e decisioni arbitrarie: caustico è in proposito il commento di Pearson, per cui lo studioso tedesco «prefers to follow the guesses of Welcker and Ribbeck to the plain statement of our only direct authority» (Pearson 1917: 143).
essere data in sposa a Neottolemo, era già stata data in matrimonio a Oreste41. Questa unione è espressa dal significato del verbo ἐκδοθῆναι, che è «dare in sposa»: tuttavia, “dare” può essere inteso nel senso di promettere o nel senso dell’effettivo svolgersi del matrimonio. Non è mancato infatti chi abbia fatto riferimento a questi testi trattando sempre di «betrothal» (e.g. Pearson 1917: 142; Allan 2000: 16; Centanni 2011: 46, n. 31). Nell’introduzione del suo commento all’Andromaca di Euripide, Stevens afferma che «ἐκδοθῆναι would normally, but perhaps not inevitably, imply that the marriage took place» (1971: 4, n. 1)42. Nondimeno, nello scolio al testo omerico l’accezione del verbo può essere dedotta dall’espressione ἀφαιρεθῆναι τὸν Ὀρέστην τῆς γυναικός43, nonché dalla successiva proposizione πάλιν δὲ αὐτῇ συνοικῆσαι τὸν Ὀρέστην: se Oreste fu privato della moglie e poi tornò di nuovo a vivere insieme con lei, i termini τῆς γυναικός, πάλιν e συνοικῆσαι sono dei segnali inequivocabili del fatto che il matrimonio aveva avuto luogo e che in precedenza c’era già stata una convivenza tra i due. Il verbo implica quindi, in questo contesto, che Oreste e Ermione vissero insieme come marito e moglie, prima che Ermione venisse riassegnata a Neottolemo; il verbo non sembra usato per intendere semplicemente un “promettere in sposa” che poi non trova realizzazione.
In Eustazio, invece, l’ambiguità tra il “promettere” e il “dare” in sposa è risolta a favore della seconda accezione poiché, subito prima del riassunto dell’Ermione44, egli scrive che Agamennone aveva promesso in sposa la figlia ad Achille, ma le nozze naufragarono dato che entrambi morirono: al contrario, Ermione fu data in sposa da Menelao a Neottolemo, e proprio a sostegno di questa sua affermazione il vescovo introduce di seguito il riassunto dell’Ermione di Sofocle. L’essere data in sposa di Ermione a Neottolemo è espresso in greco con εἰς γάμον ἐκδοθείσης, participio aoristo passivo del verbo ἐκδίδωμι. Successivamente, il verbo viene ripetuto all’interno della sintesi dell’Ermione nella sua forma di infinito aoristo passivo – i.e. ἐκδοθῆναι –, senza specificare εἰς γάμον: tuttavia, è ragionevole
41 Friedrich (1953: 50) ha fatto notare che la rivalità tra Neottolemo e Oreste per Ermione rispecchia in un certo modo la rivalità dei loro padri, Achille e Agamennone, per Briseide.
42 È invece interessante notare che nella voce Hermione del LIMC (pp. 388-390) L. Kahil menziona prima il matrimonio presente nell’Odissea tra Ermione e Neottolemo, poi una «seconda versione», per la quale «Ermione era stata fidanzata con Oreste da Tindareo suo nonno prima della guerra di Troia. Tuttavia, Neottolemo la rapì a Oreste dal cui matrimonio era rimasta senza figli e muore a Delfi per la mano del solo Oreste o dei compagni» (trad. e corsivo miei).
43 Pontani sceglie τῆς γυναικός lezione di tre manoscritti (HOT), mentre Dindorf stampa ταύτην, presente però soltanto in E.
26 pensare che la sua accezione rimanga invariata e che – come nello scolio – anche in questo caso il verbo implichi l’avvenuta unione tra Ermione e Oreste. Peraltro, l’espressione secondo cui Ermione sarebbe stata «strappata» a Oreste sarebbe forse un po’ eccessiva a fronte di una rottura di una “mera” promessa45.
Che Ermione fosse stata effettivamente sposata con Oreste, prima di venir data a Neottolemo, è riportato anche dallo scolio a Eur. Andr. 3246, che afferma che nei tragediografi Filocle e Teognide47 Ermione fu data in sposa da Menelao a Neottolemo già incinta di Oreste:
ὁ μὲν Εὐριπίδης ἄπαιδα ἐκ Νεοπτολέμου φησὶν εἶναι τὴν Ἑρμιόνην, ὁ δὲ Λυσίμαχος ταύτην παρ᾽ αἰνείου48 οὕτως γράφων [frg. 14]· ‘γήμαντα δ᾽ Ἑρμιόνην τὴν Μενελάου καὶ Ἑλένης καὶ μετὰ ταῦτα Λεώνασσαν τὴν Κλεοδαίου τοῦ Ὕλλου * * ἐξ έκείνης μὲν γενέσθαι Μολοσσόν, ᾧ ὁμώνυμον τὴν χώραν καὶ τοὺς ἄνδρας Μολοσσοὺς κληθῆναι, ἐκ δὲ τῆς Λεωνάσσης Πάνδαρον Γένοον Δωριέα Πέργαμον Εὐρύλοχον’. ταῦτα μὲν Λυσίμαχος οὕτως· Φιλοκλῆς δὲ ὁ τραγῳδοποιὸς [frg. 2] καὶ Θέογνις προεκδοθῆναί φασιν ὑπὸ Τυνδάρεω τὴν Ἑρμιόνην τῷ Ὀρέστῃ καὶ ἤδη ἐγκυμοῦσαν ὑπὸ Μενελάου δοθῆναι Νεοπτολέμῳ καὶ γεννῆσαι Ἀμφικτυόνα· ὕστερον δὲ Διομήδει συνοικῆσαι. Σωσιφάνης δὲ καὶ Ἀσκληπιάδης φασὶν ἐξ αὐτῆς Νεοπτολέμῳ Ἀγχίαλον γενέσθαι, Δεξιὸς δὲ Φθῖον, Ἀλέξανδρος δὲ Πηλέα· Σκληριὰς δὲ ἐκ μὲν Ἀνδρομάχης Μεγαπένθην, ἐκ δὲ Ἑρμιόνης Ἀγέλαον, Μενεσθεὺς δὲ ὁ Ἀθηναῖος ὑπὸ Μήστορος εἰς εἱρκτὴν ἐμβληθῆναι αὐτήν, Μέναιχμος δὲ καὶ Ἀπολλόδωρος ἑαυτὴν διαχρήσασθαι.
45 È appena il caso di notare che Eustazio fa uso del medesimo verbo in altre tre occasioni, sempre in riferimento alla possibilità di “dare in sposa” Elena (cfr. Comm. ad Hom. Il., vol. 1: 656.25, 686.10; vol. 4: 983.18). Inoltre, il significato “dare in sposa” si ritrova anche in schol. in Hom. Il. 13.348-350. 46 Nonché da fonti classiche latine che dipendono da quelle greche: cfr. e.g. Hyg. 123 ed. Marshall 1993: Neoptolemus […] postquam audivit, Hermionem sponsam suam Oresti esse datam in coniugium, Lacedaemonem venit et a Menelao sponsam suam petit. cui ille fidam suam infirmare noluit Hermionenque ab Oreste abduxit et Neoptolemo dedit. Orestes iniuria accepta Neoptolemum Delphis sacrificantem occidit et Hermionen recuperavit: cuius ossa per fines Ambraciae sparsa sunt, quae est in Epiri regionibus («Dopo che Neottolemo venne a sapere che Ermione sua promessa sposa era stata data in sposa a Oreste, giunse a Sparta e chiese a Menelao la sua promessa sposa. Menelao non volle venir meno alla sua promessa e strappò Ermione a Oreste e la diede a Neottolemo. Oreste, a causa dell’offesa ricevuta, uccise Neottolemo a Delfi e recuperò Ermione: le ossa di Neottolemo furono sparse per il territorio dell’Ambracia, che è nella regione dell’Epiro»).
La prima parte del racconto di Igino sembra una traduzione latina della stessa fonte sui cui si basano gli scoli all’Odissea. È possibile che entrambi i testi attingessero ai riassunti (hypotheseis) delle tragedie antiche: il debito di Igino nei loro confronti è stato variamente sostenuto (Cameron 2004: 45; Carrara 2009: 246) o messo in dubbio dalla critica (Huys 1996, 1997, con ulteriore bibliografia; Van Rossum-Steenbek 1998: 29; Smith, Trzaskoma 2007: xlvii). Su Igino cfr. anche infra pp. 125-127. 47 A parte questa menzione dello scolio, non ci sono giunte altre notizie sul contenuto delle due tragedie concernenti le vicende di Ermione composte da questi autori (Snell 1986 s.v.).
Πρόξενος δὲ ἐν τῇ πρώτῃ τῶν Ἠπειρωτικῶν Νεοπτολέμου μὲν Πίελόν φησι γεγονέναι, τὸν καὶ Πηλέα· οὐ μὴν ὅτι ἐξ Ἑρμιόνης, παραδεδήλωται (schol. in Eur.
Andr. 32, ed. Schwartz 1891: 253-254).
Euripide dice che Ermione non aveva avuto figli da Neottolemo, mentre Lisimaco dice che questa * * scrivendo così: «sposando Ermione figlia di Menelao e dopo queste cose Leonassa figlia di Cleodaio figlio di Illo * * da quella nacque Molosso, dal quale vengono chiamati con lo stesso nome il territorio e il popolo dei Molossi, mentre da Leonassa nacquero Pandaro, Genoo, Dorieo, Pergamo ed Euriloco». Così Lisimaco afferma queste cose. Diversamente, Filocle il tragediografo e Teognide dicono che Ermione fu prima data in sposa da Tindareo a Oreste e che, già incinta, fu data da Menelao a Neottolemo, e che mise al mondo Anfizione; poi abitò insieme con Diomede. Sosifane49 e Asclepiade sostengono che a Neottolemo nacque da Ermione
Anchialo, mentre Dexio [dice che nacque] Phthio, e Alessandro [dice che nacque] Peleo; Scleriade50 invece dice che da Andromaca nacque Megapente, mentre da Ermione Agelao; Menesteo l’Ateniese afferma che essa fu gettata in prigione da Mestoro, mentre Menecmo e Apollodoro dicono che ella fu uccisa. Prosseno nel primo libro degliEpirotica51afferma che da Neottolemo nacquero Pielo e Peleo; non è
dato alcun suggerimento [su chi sia nato] da Ermione.
Anche in questo caso, salvo dover supporre che ci sia stata un’unione “extra- matrimoniale”52, il verbo προεκδοθῆναι ha il chiaro significato di dare in sposa, visto che subito dopo il testo specifica che Ermione fu data a Neottolemo già incinta: l’aggiunta del preverbo προ- è forse volta proprio a sottolineare la precedenza temporale del matrimonio di Ermione con Oreste rispetto a quello con Neottolemo.
Lo scoliasta si sofferma poi nel citare i diversi nomi riportati nei vari autori per il figlio avuto da Neottolemo ed Ermione.
49 Cfr. FGrH 92 F 7.
50 Cfr. FGrH 213 F 3.
51 Prosseno (FGrH 703) fu uno storico contemporaneo del re Pirro (319-272 a.C.): i suoi Epirotica erano un’opera incentrata sulle vicende dell’Epiro.
52 Di questo avviso sembra essere Allan: «the scholiast on Andr. 32 states that Philocles and Theognis [...] presented Hermione as already betrothed by Tyndareus to Orestes, and pregnant by him, before being given by Menelaus to Neoptolemus» (Allan 2000: 17, n. 53, corsivo mio).
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