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Strabone e Apollodoro

Nel documento Ermione dalla tragedia greca a Rossini (pagine 50-55)

1. L’E RMIONE DI S OFOCLE

1.4 Strabone e Apollodoro

Dopo la testimonianza di Asclepiade di Tragilo il nome di Macaireo rimane nella tradizione comparendo nuovamente in due autori tra la fine e l’inizio dell’era dopo Cristo: Strabone (62 a.C.–23-25 d.C.) e Apollodoro (I-II sec. d.C.).

Nel nono capitolo della sua opera geografica, durante la descrizione della regione della Focide Strabone inserisce un breve excursus sulla tomba di Neottolemo a Delfi, riepilogando le circostanze della morte dell’eroe:

δέικνυται δ᾽ ἐν τῷ τεμένει τάφος Νεοπτολέμου κατὰ χρησμὸν γενόμενος Μαχαιρέως Δελφοῦ ἀνδρὸς ἀνελόντος αὐτόν, ὡς μὲν ὁ μῦθος, δίκας αἰτοῦντα τὸν θεὸν τοῦ πατρῴου φόνου, ὡς δὲ τὸ εἰκός, ἐπιθέμενον τῷ ἱερῷ (τοῦ δὲ Μαχαιρέως ἀπόγονον Βράγχον φασὶ τὸν προστατήσαντα τοῦ ἐν Διδύμοις ἱεροῦ) (Strab. 9.3.9).

Nel recinto sacro del tempio viene mostrata la tomba di Neottolemo, che fu costruita in accordo con l’oracolo dopo che un uomo di Delfi, Macaireo, aveva ucciso l’eroe che, secondo il mito, voleva chiedere al dio giustizia per la morte del padre, ma che in realtà voleva con ogni probabilità attaccare il tempio (dicono che Bracco, discendente di Macaireo, fu il fondatore del tempio a Didima).

Il geografo greco si dimostra a conoscenza dell’ormai nota versione per cui Neottolemo si recò a Delfi per vendicare la morte del padre Achille. Nondimeno, egli specifica che questo è ciò che vuole il μῦθος, il racconto mitico, ma che in realtà è verosimile che il motivo del viaggio dell’eroe fosse molto più “materiale”: depredare

il ricco tempio di Apollo. Strabone non è il primo autore antico a mostrarsi a conoscenza di questa variante del mito, che verrà poi menzionata anche da Pausania (10.7.1) e Trifone (pp. 640-643), nonché dagli scoli alla settima Nemea di Pindaro (7.58): la prima fonte che ne tratta è l’Andromaca di Euripide103. Nel suo complotto ordito contro Neottolemo, Oreste convince infatti il popolo di Delfi che il motivo per cui il figlio di Achille si sta recando per la seconda volta nella loro città è saccheggiare il tempio di Apollo104.

Anche Apollodoro (I-II sec. d.C.), nell’Epitome della Biblioteca, narra che, di ritorno dalla guerra di Troia, Neottolemo giunse dapprima in Molossia, sconfiggendo la popolazione locale e avendo da Andromaca un figlio, Molosso. In seguito, egli diede in sposa a Eleno la madre Deidamia105 e, date la detronizzazione e morte di Peleo, prese possesso del regno di Phthia, per poi morire a Delfi ucciso da Macaireo il Focio: Νεοπτόλεμος δὲ μείνας ἐν Τενέδῳ δύο ἡμέρας ὑποθήκαις τῆς Θέτιδος εἰς Μολοσσοὺς πεζῇ ἀπῄει μετὰ Ἑλένου, καὶ παρὰ τὴνὁδὸν ἀποθανόντα Φοίνικα θάπτει, καὶ νικήσας μάχῃ Μολοσσοὺς βασιλεύει, καὶ ἐξ Ἀνδρομάχης γεννᾷ Μολοσσόν. Ἕλενος δὲ κτίσας ἐν τῇ Μολοσσίᾳ πόλιν κατοικεῖ, καὶ δίδωσιν αὐτῷ Νεοπτόλεμος εἰς γυναῖκα τὴν μητέρα Δηιδάμειαν. Πηλέως δὲ ἐκ Φθίας ἐκβληθέντος ὑπὸ τῶν Ἀκάστου παιδῶν καὶ ἀποθανόντος, Νεοπτόλεμος τὴν βασιλείαν τοῦ πατρὸς παρέλαβε. καὶ μανέντος Ὀρέστου ἀρπάζει τὴν ἐκείνου γυναῖκα Ἑρμιόνην κατηγγυημένην αὐτῷ πρότερον ἐν Τροίᾳ, καὶ διὰ τοῦτο έν Δελφοῖς ὑπὸ Ὀρέστου κτείνεται. ἔνιοι δὲ αὐτόν φασι παραγενόμενον είς Δελφοὺς ἀπαιτεῖν ὑπὲρ τοῦ πατρὸς τὸν Ἀπόλλωνα δίκας καὶ συλᾶν τὰ ἀναθήματα καὶ τὸν νεὼν ἐμπιμπράναι, καὶ διὰ τοῦτο ὑπὸ Μαχαιρέως 106 τοῦ Φωκεώς ἀναιρεθῆναι (Apollod. Epit. 6.12-14).

Dopo essere rimasto due giorni a Tenedo su consiglio di Teti, Neottolemo si reca via terra con Eleno presso i Molossi, e seppellisce Fenice, morto durante il tragitto;

103 A meno che non si segua Sommerstein nella sua interpretazione di Eur. Andr. 1092-1095 e la sua convinzione dell’antecedenza dell’Ermione rispetto all’Andromaca: cfr. infra pp. 50-54.

104 Eur. Andr. 1092-1095: Ὁρᾶτε τοῦτον, ὃς διαστείχει θεοῦ / χρυσοῦ γέμοντα γύαλα, θησαυρὸς βροτῶν, / τὸ δεύτερον παρόντ᾽ ἐφ᾽ οἷσι καὶ πάρος / δεῦρ᾽ ἦλθε, Φοίβου ναὸν ἐκπέρσαι θέλων; («Vedete quest’uomo che si fa strada tra gli antri pieni d’oro del dio, tesoro dato dai mortali, giunge qui ora per la seconda volta con lo stesso intento della prima, volendo depredare il tempio di Febo?»). La responsabilità di Oreste nel complotto contro Neottolemo sembra essere un’innovazione prettamente euripidea (Allan 2000: 27, 36). Sulle fonti che la fanno propria cfr. supra pp. 28-29. 105 Apollodoro sembra essere l’unica fonte a menzionare questa unione (Wagner 1891: 271; Frazer 1921, ed. it. Guidorizzi 1995: 450).

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dopo averli sconfitti in battaglia, regna sui Molossi, e da Andromaca nasce Molosso. Eleno, dopo aver fondato una città nella terra dei Molossi, vi si stabilisce, e Neottolemo gli dà in sposa la madre Deidamia. Dal momento che Peleo, dopo essere stato detronizzato dal regno di Phthia dai figli di Acasto, muore, Neottolemo prende possesso del regno del padre. Quando poi Oreste impazzisce, si impossessa della moglie di quello, Ermione, che gli era stata promessa in precedenza a Troia, e per questo viene ucciso a Delfi da Oreste. Tuttavia, alcuni dicono che egli, giunto a Delfi, chiese giustizia ad Apollo per la morte del padre e rubò le offerte votive e diede fuoco al tempio, e per questo fu ucciso da Macaireo il Focio.

Dopo aver brevemente illustrato le vicende del suo ritorno da Troia e della successione al regno paterno107, il racconto di Apollodoro riporta la versione del mito per cui Neottolemo si impossessò di Ermione, che era già moglie di Oreste, ma era stata promessa al figlio di Achille a Troia. Apollodoro non specifica chi sia dietro la doppia promessa in matrimonio di Ermione, ma è interessante notare che in questo caso Ermione, sposata con Oreste, gli viene strappata da Neottolemo. Proprio per questa indebita appropriazione, Oreste uccide Neottolemo a Delfi. Questa variante del mito concernente la responsabilità di Oreste nella morte delfiglio di Achille è la prima delle due esposte dall’autore: essa è probabilmente di origine euripidea108. Tuttavia, diversamente da Euripide, in Apollodoro ci sono due novità importanti: Ermione è la moglie di Oreste e viene a lui tolta da Neottolemo senza alcuna menzione di un ruolo di Menelao in proposito; Oreste è individuato come assassino “diretto” di Neottolemo109. Apollodoro riporta poi subito dopo anche la variante per

107 Per la complessa tradizione circa il nostos di Neottolemo da Troia e le vicende della detronizzazione e morte di Peleo si rimanda al dettagliato commento della Biblioteca di Frazer (1921, ed. italiana a cura di Guidorizzi 1995) e quello a cura di P. Scarpi (1996).

108 Cfr. supra n. 104.

109 Nell’Andromaca Oreste aizza gli abitanti di Delfi contro Neottolemo e si è molto discusso tra i critici circa la sua presenza o assenza al momento del delitto, che comunque non è da lui compiuto personalmente: cfr. infra pp. 100-101. La versione di Apollodoro per cui Oreste sarebbe l’assassino diretto di Neottolemo è quindi testimone di una tradizione diversa, che compare anche in Eliodoro (2.34) e nel mondo latino e medievale: cfr. infra cap. 5.3, 6.1. Nel suo commento al passo Frazer afferma che qui Apollodoro «sembra preferire» la versione euripidea della vicenda secondo cui Oreste, adirato contro Neottolemo a causa di Ermione, «tese un agguato e uccise il suo rivale nel tempio di Apollo, benché il colpo fatale fosse inferto non da Oreste ma “da un uomo di Delfi”: cfr. Euripide, Androm. 49-55; 1086-1165; Or. 1656 sg.» (Frazer 1921, ed. it. Guidorizzi 1995: 453). Tuttavia, sembra davvero cavilloso interpretare l’affermazione di Apollodoro per cui Neottolemo «viene ucciso a Delfi da Oreste» dissociando l’azione dell’uccidere da quella dello sferrare il colpo fatale. Se Oreste non fosse stato l’assassino di Neottolemo non si vedono le ragioni per cui Apollodoro non avrebbe dovuto specificare il nome dell’assassino “reale”, come egli stesso fa nel riportare l’alternativa versione dei fatti con protagonista Macaireo. Nel suo commento al testo di Apollodoro Scarpi (1996: 657) non fa invece alcuna menzione della questione.

cui Neottolemo si recò a Delfi per vendicare l’assassinio del padre Apollo e fu lì ucciso da Macaireo. La versione del mito che abbiamo già trovato diffusa in altre fonti è rielaborata anche in questo caso con qualche piccola variazione: mentre in Pindaro e Ferecide, prime fonti della storia, Neottolemo muore a seguito di una lite scoppiata durante un sacrificio, in Apollodoro – come nell’appena citato passo di Strabone – la morte è una conseguenza delle sue intenzioni malvagie: egli viene ucciso per aver rubato le offerte votive e aver dato fuoco al tempio. Il dettaglio dell’incendio, assente nelle versioni precedenti della storia, sembra essere un’innovazione di Apollodoro, o comunque di qualche fonte cui attingeva.

È inoltre innovativa la specificazione di Macaireo come focese, probabilmente volta a “discolpare” i Delfi della morte dell’eroe. Sommerstein afferma che questa sembra essere stata anche l’intenzione di Sofocle: «on the one hand he piles guilt on Neoptolemus himself, on the other hand he exonerates Apollo and the Delphians» (Sommerstein 2006: 12). Certamente è possibile che Sofocle creasse una versione degli eventi non in bianco e nero ma sfumata: se Neottolemo andò a Delfi con l’intento empio di accusare il dio, Apollo aveva le sue buone ragioni per farlo morire110. Peraltro, le versioni che pongono più l’accento sulla colpa degli abitanti di Delfi sono quelle principalmente legate all’avidità.

Questo capitolo ha mostrato che l’Ermione di Sofocle si inseriva nel solco della diffusa e complessa tradizione sulla morte di Neottolemo, sulle sue nozze con Ermione e la conseguente contesa con Oreste – episodi che, in quegli stessi anni, furono trattati anche nell’Andromaca di Euripide. La fortuna di questo materiale mitico è testimoniata anche da fonti precedenti e successive a Sofocle in cui si sono viste – e si vedranno – ricomparire, con analogie e differenze, le vicende del triangolo Neottolemo-Oreste-Ermione e la morte del figlio di Achille.

Apollodoro non avrebbe dovuto specificare il nome dell’assassino “reale”, come egli stesso fa nel riportare l’alternativa versione dei fatti con protagonista Macaireo. Nel suo commento al testo di Apollodoro Scarpi (1996: 657) non fa invece alcuna menzione della questione.

110 Sul diritto di Apollo nel punire chi si presenti a lui con cattive intenzioni si veda Eur. Ion 370-372: ἐν τοῖς γὰρ αὑτοῦ δώμασιν κακὸς φανεὶς / Φοῖβος δικαίως τὸν θεμιστεύοντά σοι / δράσειεν ἄν τι πῆμα («se Febo volesse apparire malvagio nella sua stessa casa, farebbe giustamente del male a chi ti ha dato l’oracolo»).

Nel documento Ermione dalla tragedia greca a Rossini (pagine 50-55)