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La mente e la personalità

Nel documento IL FIORE DELLA VITA HERMES (pagine 64-69)

La mente è l’organo di percezione: un ricevitore e un trasmettitore, ma non origina. Riceve le informazioni che gli giungono e le trasmette al cervello fisico tramite idee, emozioni, colori, suoni, odori, sapori e sensazioni tattili.

John G. Bennett: “Long Pilgrimage” - Giridhar Lal Manadhar, pag. 79 ed.

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Ingl.

Osservando una casa ad esempio una volta che l’informazione arriverà al cervello, l’intelligenza né dedurrà il nome, l’utilizzo, il fine etc; qui a seconda i casi, subentrerà la personalità che in base al piacere o non piacere ricavato, esclamerà, “quella è la mia casa”, e con esso tutte le emozioni che né deriveranno di attaccamento o nel caso opposto di avversione. Ma in realtà la personalità non esiste. È solo colui che osserva, che si lascia ingannare, scambiando un riflesso per la realtà. Perché la personalità non esiste? Allo stesso modo per come non esiste l’oscurità. Essa è solo un’assenza della luce ma non una presenza. Non ho mai visto una stella che irradia oscurità, al contrario né ho conosciuta una che brilla di luce, di calore e vita: il Sole.

Esiste solo un’unica forza creatrice non duale ed eterna, quella dell’Amore. Non esiste una forza uguale e contraria;

neanche ciò che chiamano odio. Esso in realtà è amore represso, mentre dell’Amore non si può dire il contrario. Così è la personalità, una repressione dell’Amore quando non allineata ad Esso. Non esiste luogo più recondito dove possa rifugiarsi per separarsi dall’Amore, esiste solo come punto più lontano dal centro, ma sempre entro la periferia della circonferenza, proprio come il figliol prodigo che presto o tardi farà ritorno alla Casa del Padre.

L’osservatore, in tutto ciò che è duale, può scegliere se essere attratto verso il centro (la sua reale natura), oppure allontanarsi da esso. Ma in entrambi i casi esso si muoverà sempre entro l’anello invalicabile dell’Amore. Nel gioco duale, chi si spinge più lontano dal centro, sprofonda nel dolore, mentre chi si avvicina sperimenta la felicità, la gioia e la beatitudine. Ma raggiunta quell’unione, sperimentato e

compreso il Vuoto, si scoprirà che anche il punto più lontano dall’Amore stesso, in realtà è una Sua manifestazione, e quindi è sempre Amore. Lo stesso avviene con la personalità. Essa è un’illusione, è l’espressione dello Spirito sui piani manifesti e duali, solo che per via di un pensiero errato e oggettivo, fa vedere doppio colui che osserva; così egli, ingannato da se stesso, compie più volte il giro dell’esperienza tra le gioie e i dolori della vita, cercando di avvicinarsi di un passo verso il centro; intraprendendo il lungo pellegrinaggio nella spirale evolutiva della vita.

Ma la personalità in questo gioco, tende a volerne prolungarne la durata. Così spinge l’uomo nel desiderio ciclico che non porterà mai l’appagamento e la gioia eterna dell’Amore; spinge a vivere la vita in modo statico, egoistico e materiale, volto ad accumulare e possedere, ma dimentica una cosa: finito il gioco del Monopoli torna tutto nella scatola. Così l’uomo sopraffatto dal dolore chiederà di fare un’altra partita nel gioco della vita, magari cambiando la pedina e gli obiettivi, coronandosi di momenti di gloria passeggera, ma presto o tardi il gioco terminerà di nuovo e tutto tornerà nuovamente nella scatola, raggiungendo così il medesimo risultato.

C’era un uomo che amava Dio e aveva raggiunto un certo progresso spirituale, ma aveva anche alcuni desideri terreni ancora da soddisfare. Alla fine della sua vita, un angelo gli apparve e gli chiese: “C’è ancora qualcosa che vorresti?”.

“Sì” disse l’uomo. “ Per tutta la vita sono stato debole, magro e malaticcio. Nella mia prossima vita vorrei avere un corpo forte e sano”.

Nella vita seguente gli fu dato un corpo forte, grande e sano.

Ma era povero, e trovava difficile mantenere adeguatamente nutrito quel corpo così robusto. Alla fine, ancora affamato, giaceva sul letto morente. L’angelo gli apparve nuovamente e gli chiese: “C’è qualcos’altro che desideri?”.

“Sì” rispose l’uomo. “Per la mia prossima vita, vorrei un corpo forte e sano, e anche un conto in banca bello robusto!”

Bene, la volta successiva ebbe un corpo forte e sano ed era anche ricco. Col tempo, però, cominciò a dispiacersi di non avere nessuno con cui condividere la sua buona sorte. Quando la morte arrivò, l’angelo gli chiese: “C’è qualcos’altro?”

“Sì, per favore. La prossima volta vorrei essere forte, sano e ricco, e anche avere una brava donna per moglie”.

Bene, nella vita seguente gli vennero date tutte queste benedizioni. La moglie era una brava donna, ma sfortunatamente morì ancora giovane. Per il resto dei suoi giorni, l’uomo pianse la sua perdita; venerò i suoi guanti, le sue scarpe e altri suoi oggetti che gli erano cari. Mentre stava morendo di dolore, l’angelo gli apparve nuovamente e gli chiese: “E adesso che cosa vuoi?”.

“La prossima volta” disse l’uomo “vorrei essere forte, sano e ricco, e anche avere una brava moglie che viva a lungo”.

“Sei sicuro di aver pensato tutto questo?” chiese l’angelo.

“Sì, sono sicuro: stavolta è proprio tutto”.

“Beh, nella vita seguente ricevette tutte queste cose, inclusa una brava moglie che visse a lungo. Il guaio fu che visse troppo a lungo! Invecchiando, l’uomo si innamorò della sua bella e giovane segretaria, e finì per lasciare la sua brava moglie per quella ragazza. Ma la ragazza voleva solo il suo denaro;

quando riuscì a impadronirsene, se né andò con un uomo molto

più giovane. Alla fine, mentre l’uomo giaceva morente, l’angelo gli apparve di nuovo e gli chiese: “Beh, che cosa vuoi stavolta?”.

“Niente!” urlò l’uomo. “Niente, mai più! Ho imparato la mia lezione. Ho visto che in ogni appagamento c’è una trappola. D’ora in poi, ricco o povero, sano o malato, sposato o celibe, qui su questa Terra o sul piano astrale, io voglio solo il mio Amato divino. Ovunque ci sia Dio, solo lì c’è la perfezione!”. 22

Quanto sopra descritto fa riferimento alla legge di ciclicità e quindi all’essere condannati a rinascere di volta in volta, di vita in vita, dominati e guidati dall’ignoranza. Desiderio che sfocia in dolore, dolore che genera frustrazione, frustrazione che reagisce con speranza e speranza che accende nuovo desiderio (esterno); e così all’infinito.

La vita dovrebbe essere vissuta in funzione di trovare la risposta alla fatidica domanda “Chi sono io?” Tutto il resto dovrebbe essere secondario, visto come un'esperienza utile per trovare il divino che si cela in ogni volto, incontro, fenomeno e oggetto. Godere degli oggetti dei sensi, il cibo, il sesso, avere una famiglia, un lavoro non è sbagliato e non distolgono dalla ricerca solo se vissuti in modo centrato, senza attaccamento o avversione. Cercate il divino in ogni cosa, identificate la legge che muove ogni evento, analizzate ogni sensazione ed emozione che percepite quando vi creano disagio, astio, dolore,

Paramahansa Yogananda nelle sue conversazioni raggruppate dal suo

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discepolo Swami Kryananda in: “Conversazioni con Yogananda” - Ananda Edizioni, paragrafo 342 pag. 335-336-337.

sofferenza, paura, rabbia, comprendetene il motivo e sciogliete il nodo. Andate sempre avanti con la domanda “Chi sono io?"

Poiché esiste una risposta e questa può essere trovata solo rivolgendo lo sguardo dentro se stessi. Non bisogna fermarsi mai fino a quando non si raggiunge la piena Armonia con se stessi e col Tutto. L’identificazione con l’Assoluto.

Nel documento IL FIORE DELLA VITA HERMES (pagine 64-69)