Quando si è immersi all’interno di un sogno chi o cosa, si crede di vedere, sentire, toccare, gustare o odorare? In nessun sogno si usano gli organi di senso, eppure, essi esistono.
Il mondo esterno è un riflesso di uno interiore, tutto ciò che vediamo, ascoltiamo, tocchiamo, gustiamo e odoriamo non proviene quindi dall’esterno ma da un’idea interiore. Quando si è immersi all’interno di un sogno chi o cosa, si crede di vedere, sentire, toccare, gustare o odorare? In nessun sogno si usano gli organi di senso, eppure, essi esistono. Da dove nasce la facoltà per percepire i 5 sensi?
Esiste solo energia, e dovremmo iniziare a vedere e pensare in termini di questa. Nel caso dell’energia primordiale e generatrice, le diamo il nome di Vita Una o Spirito. Essa, esprime Se stessa, velandosi di materia per manifestarsi nel mondo oggettivo da noi comunemente conosciuto. Si può prendere il punto di vista dello Spirito o della materia in sé, in fondo è lo stesso per la mente illuminata. La materia è lo Spirito velato. Ma per coloro che vivono nell’ignoranza, allora tutto appare separato senza alcuna connessione ed interdipendenza dei fenomeni.
Se la Vita Una, l’Energia Intelligente Primordiale, è la stessa sia in un uomo che in un albero di pero, ogni qualvolta egli mangia il frutto di quell’albero, in realtà non sta facendo altro che gustare se stesso. Ma questo è vero sia per il Buddha che per l’uomo comune. I cinque sensi per entrambi non sono reali.
Anzi essi sono i grandi ingannatori del reale. Spingono l’uomo nelle fauci del desiderio, intrappolandolo nella sua morsa. I cinque sensi non sono da annoverare esclusivamente ai sensi fisici, così come comunemente conosciuti e percepiti ma anche le loro esternazioni occulte come la psicometria (del tatto), la chiaroveggenza (della vista), la chiaraudienza (dell’udito), l’immaginazione (del gusto), l’idealismo emotivo (dell’olfatto).
Tuttavia essi sono i cinque punti di contatto che permettono un’esperienza oggettiva del mondo fisico e astrale, ma non quella soggettiva dell’Anima e dello Spirito. L’impulso parte sempre dall’Energia Primordiale, che precipita fino alla coscienza generando idee, emozioni, colori, suoni, odori, sapori e sensazioni tattili registrati nel cervello fisico. L’interprete è sempre colui che osserva, e fino a quando sarà identificato con la coscienza, con ciò che conosce, frutto di una memoria del passato e con l’illusione astrale non potrà andare all’essenza. In india viene chiamata "Maya" ciò che vela la realtà nascondendo il vero percipiendis agli occhi di chi le soggiace non permettendo così una reale visione del mondo oggettivo.
La realtà oggettiva è solo un’aspetto di quella soggettiva, la quale la ingloba e la compenetra; è la modalità che usa lo Spirito per fare l’esperienza di Se stesso.
“I SAGGI non si attardano nei giardini dei sensi.
I SAGGI non curano le voci seduttrici dell’illusione.
Cerca chi deve darti la nascita nell’Aula della Sapienza, nell’
Aula, che si trova al di là, dove le ombre sono ignote, e dove la luce della verità splende con gloria imperitura”. 23
“Se vuoi, o Discepolo, attraverso l’Aula della Sapienza raggiungere la valle di Beatitudine, chiudi fortemente i tuoi sensi alla grande e funesta eresia della Separazione che ti allontana dalla pace”.24
“Fondi i tuoi sensi in un solo, se vuoi esser sicuro contro il nemico”.25
“Fuggi l’ignoranza, fuggi del pari l’illusione. Distogli il tuo sguardo dagli inganni del mondo; diffida dei tuoi sensi che sono bugiardi. Ma dentro il tuo corpo, tabernacolo delle tue sensazioni, cerca nell’Impersonale l’Uomo Eterno; e trovatolo, guarda all’interno: tu sei Buddha”.26
“Chiudere i sensi” non significa reprimere la propria sensibilità, poiché sarà questa a permettere il libero flusso all’energia dell’Amore e del cuore. Chiudere i sensi, piuttosto vuole essere un’espressione simbolica per far acquisire al
“discepolo” una corretta visione della realtà illuminata dall’intuizione pura dell’anima, libera quindi dall’influsso di Maya, dell’annebbiamento e dell’illusione, così da interpretare
Helena Petrovna Blavatsky: “La voce del Silenzio” - Edizioni Teosofiche
23
Italiane, pag. 9.
Helena Petrovna Blavatsky: “La voce del Silenzio” - Edizioni Teosofiche
24
Italiane, pag. 12.
Helena Petrovna Blavatsky: “La voce del Silenzio” - Edizioni Teosofiche
25
Italiane, pag. 19.
Helena Petrovna Blavatsky: “La voce del Silenzio” - Edizioni Teosofiche
26
Italiane, pag. 33.
i fenomeni come non separati da se stessi (l’interdipendenza dei fenomeni e la legge del karma) e provenienti dall’unica fonte divina e non duale.
La mente è “la grande distruttrice del reale”, ma questo è vero solo quando l’uomo vive identificato col suo aspetto inferiore e concreto, ma in realtà la natura della mente, nel suo aspetto superiore e astratto è intrinsecamente pura, incontaminata, libera e illuminata. Entrambi questi due aspetti, però sono una cosa sola in essenza e non devono essere intesi come separati. Per questo ognuno di noi è un Buddha, e tanto più ci identificheremo con quell’aspetto superiore tanto più sublimeremo l’ignoranza e l’illusione, il dubbio e la paura, il desiderio e l’attaccamento, l’odio e l’avversione in Amore e Saggezza, riuscendo così a percepire la vibrazione dell’Anima.
Tutto ciò però non deve fermarsi alla semplice teoria, ma deve trovare riscontro, attimo per attimo, in ogni incontro, azione, parola e pensiero nel quotidiano.
Ricorda: l'illuminazione non è qualcosa da ricercare o da raggiungere in qualche persona o luogo recondito, l’illuminazione sei tu! E puoi essere un Buddha anche adesso.
Pertanto ribadisco, i cinque sensi (fisici e occulti) e le sensazioni associate dovrebbero essere interpretate come non separate dal tutto e da se stessi, poiché sono precipitazioni di una realtà interiore e soggettiva che si proietta in una esteriore ed oggettiva, riflesso della precedente. Così come in un sogno gli oggetti, gli scenari, le persone e le sensazioni generate, sono il riflesso di una proiezione interiore e interdipendente. Si può godere di tutto al mondo poiché tutto è divino, l'importante é non restare intrappolati fra le catene illusorie di Maya:
l'attaccamento, l'avversione, l’aspettativa, l’egoismo, la brama,
il dubbio, la paura ed ogni forma di ignoranza separativa e duale. Quindi ogni sensazione dovrebbe essere vissuta o gustata con il giusto distacco e consapevolezza, ma anche con gioia e presenza, l’importante è non perdere mai il proprio centro interiore, lo stato di Buddha.