Capitolo 2: Il caso Mastercard
2.2 I mercati rilevanti
Nell’analisi di una sospetta violazione delle regole sulla concorrenza, il primo elemento da considerare è il mercato rilevante12 affinché si possa stabilire la portata delle regole sulla concorrenza rispetto alle pratiche restrittive e all’abuso di posizione dominante. In tutti i casi Antitrust, l’analisi del mercato rilevante include due diversi ambiti:
• profilo del prodotto: il mercato del prodotto rilevante comprende tutti i prodotti e/o servizi che possono essere considerati intercambiabili o sostituibili da parte del
35 consumatore, in virtù delle caratteristiche dei prodotti, dei loro prezzi e dell'uso al quale sono destinati.
• profilo geografico: il mercato geografico rilevante comprende l'area territoriale in cui le imprese interessate forniscono o acquistano prodotti o servizi, nella quale le condizioni di concorrenza risultano sufficientemente omogenee.
Per quanto riguarda il caso che stiamo analizzando, possiamo notare come il mercato rilevante, sotto il profilo del prodotto/servizio è scindibile in due diverse attività: uno a monte dove operano i circuiti (in cui svolgono numerose attività che hanno il comune scopo di assicurare che i pagamenti effettuati con carte di pagamento, si realizzino e concludano in condizioni di sicurezza) e l’altro a valle, in cui operano principalmente le banche. Quest’ultima attività ha lo scopo, da un lato, di emettere le carte di pagamento con il marchio del circuito e con la propria denominazione che ne differenzia il prodotto o servizio (issuing), dall’altro di convenzionare gli esercenti affinché siano in grado di accettare i pagamenti tramite carte di pagamento (acquiring).
Analizziamo adesso più nel dettaglio i diversi mercati rilevanti emersi per poter avere una maggior conoscenza della fattispecie.
Il mercato tra circuiti
Il circuito Mastecard fornisce alle banche aderenti al proprio circuito, delle piattaforme attraverso le quali vengono eseguite e regolate, secondo specifiche regole del circuito (network
rules) le transazioni effettuate con carte di pagamento appartenenti al suo stesso circuito. Queste
regole definiscono gli standard tecnici e le regole comuni al proprio funzionamento, tra le quali possiamo ricomprendere le regole che governano la gestione delle autorizzazioni o del
processing delle transazioni concluse sul proprio network. Tutte queste regole vengono
accettate e applicate, dai soggetti licenziatari che operano in qualità di issuer e/o acquirer, tramite i contratti di licenza. Nel mercato a monte tra circuiti, i gestori di questi sistemi di pagamento competono tra di loro al fine di incentivare le società finanziarie a partecipare e utilizzare il proprio circuito. Chiaramente l’utilizzo dei servizi forniti dal circuito sono a pagamento.
Mastercard applica ai propri licenziatari delle commissioni (le cosiddette scheme fees), sia nel
36 quanto riguarda l’emissione della carta, Mastecard applica una commissione con cadenza periodica (card fee), sia lato issuing che acquiring in percentuale del valore delle transazioni della singola carta (volume fee). Inoltre è prevista anche una commissione verso le banche
issuer, con cadenza periodica, per ciascuna transazione effettuata nel periodo (authorization fee), oltre ad un ulteriore commissione sia lato acquiring che issuing per ciascuna transazione
effettuata nel periodo (clearing & settlement fee).
Però tali scheme fees, come hanno affermato le banche acquirer destinatarie del procedimento, incidevano in misura non rilevante, essendo la MIF il costo principale. Molte banche (tra cui
Unicredit e Barclays) hanno evidenziato come la MIF arrivasse a pesare fino al 90% delle merchant fees, mentre le scheme fees non superavano il 5% di quest’ultime. Ricordando che le merchant fees sono costituite da una serie di componenti onerose tra cui: la MIF, i costi
tecnologici (costi per i terminali POS, ammortamento, etc.), costi di telecomunicazione, costi di servizio (call center), costi per l’apertura della pratica, oneri dei circuiti e il processing, è possibile apprezzare l’elevata rilevanza di costo che la MIF rappresentava per le banche aderenti al circuito.
Inoltre, come già accennato nel primo capitolo, la commissione MIF viene definita direttamente dal circuito ed è inserita all’interno delle regole dello stesso, alla quale devono sottostare tutte le banche licenziatarie aderenti.
Vien da sé, che in un mercato a due versanti, dove da un lato si collocano gli utilizzatori delle carte di pagamento, dall’altro gli esercenti che le accettano come mezzo di pagamento, assume fondamentale importanza il grado di diffusione e di notorietà del circuito, come elemento competitivo di assoluto rilievo (AGCM 2010). Per questo, nell’analisi che seguirà, è necessario tenere conto che Mastecard rappresentava il secondo gestore in Italia nel mercato dei circuiti di pagamento, e che le proprie banche licenziatarie erano le principali banche operanti sul territorio nazionale.
Mercato dell’acquiring
Il mercato dell’acquiring comprende le attività di contrattualizzazione degli esercenti, la gestione dei rapporti con i circuiti internazionali, la negoziazione e gestione delle commissioni a carico dell’esercente, l’istallazione e la gestione dei POS, la gestione delle frodi e le attività di assistenza al cliente. L’esercente può essere abilitato ad accettare pagamenti tramite carte di
37 pagamento solamente a titolo oneroso, precisamente deve corrispondere una commissione
(merchant fee, che è definita dalla banca acquirer), espressa in termini percentuali del valore
della transazione, alla propria banca che ha effettuato il convenzionamento. Può però capitare che gli esercenti siano contrattualizzati da soggetti diversi dall’acquirer, in tal caso il rapporto contrattuale si instaura lo stesso tra esercente e acquirer, ma è il collocatore che definisce il
pricing applicato agli esercenti, tenendo conto però delle commissioni definite dall’acquirer
stesso più i propri margini (AGCM 2010).
Il mercato dell’issuing
Il mercato dell’issuing comprende principalmente l’offerta della carta al cliente finale (che ne diviene il titolare), la definizione delle caratteristiche della carta e delle relative condizioni economiche ( tra cui possiamo ricomprendere l’ammontare del canone annuo, commissioni per il servizio di anticipo contante, spese di invio estratto conto etc.), la valutazione creditizia del cliente, la contrattualizzazione dello stesso, la gestione dei rapporti con i circuiti internazionali, le attività di customer service e di marketing e la gestione del rischio di credito e delle frodi. La remunerazione per le banche issuer deriva sia dalle commissioni applicate al proprio cliente (titolare della carta) rappresentate dalla commissione annua e di rinnovo, interessi revolving e la commissione per l’invio dell’estratto conto, sia dalle commissioni retrocesse dalla banca
acquirer sotto forma di MIF. Inoltre, il collocamento della carta presso la clientela finale può
essere svolto anche da un altro soggetto rispetto alla licenziataria issuer. In questo caso, la remunerazione per la banca issuer deriva da una commissione percentuale applicata al valore delle transazioni riconducibili alla carta applicata al distributore, oltre ad una commissione su base annua relativa alla gestione della stessa. Di contro, è la banca collocatrice che definisce il
pricing nei confronti dei titolari carta serviti. Come sul versante acquiring, anche nel caso in
cui il collocamento della carta venga effettuato da un soggetto esterno alla banca issuer, il rapporto contrattuale è lo stesso detenuto con la banca licenziataria (issuer).
La banca issuer è la destinataria della MIF, commissione che viene fissata dal circuito in maniera omogena a parità di tipologia di transazione. Invece nel modello non integrato (con
issuer diverso dal distributore), è il distributore che incassa la MIF e di conseguenza la
38 commissione dell’issuer non può superare il livello di MIF e può aumentare con essa almeno sino al punto da non incentivare il passaggio ad un modello integrato.
Sotto il profilo geografico, nell’analisi del mercato rilevante, possiamo rilevare come il mercato, sia a monte dell’issuing, che quello a valle dell’acquiring poteva essere circoscritto all’interno dell’ambito nazionale, in quanto le modalità di offerta in ambo i lati risultavano sufficientemente uniformi all’interno dello stesso. Tuttavia esistevano differenze a livello di operatori attivi, di modalità di utilizzo delle licenze nazionali, di condizioni economiche tra le varie nazioni, il che ci porta l’AGCM ad escludere che i mercati rilevanti sopra analizzati potessero avere un ambito geografico rilevante esteso oltre il territorio nazionale italiano (AGCM 2010).