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Il mercato interno del lavoro e lo Stato di Diritto

Cap 2. La crisi del modello Fordista

2.5 Il mercato interno del lavoro e lo Stato di Diritto

I giochi di produzione concedono all’operaio un momento di rivincita e rivalsa. Vive il proprio lavoro meno faticosamente, perché è impegnato nel rispetto delle regole, in una continua gara con sé stesso prima di tutto e con la direzione in seconda istanza. I giochi di produzione permettono alla direzione di mascherare lo sfruttamento continuo della classe lavoratrice e il fatto che sia l’azienda a trarre il maggior vantaggio. Burawoy distingue fra consenso e legittimazione. La legittimazione è una disposizione soggettiva ad accettare dei cambiamenti o delle novità all’interno di un apparato o di un ordine sociale. Il consenso è di natura pragmatica, deriva dalla partecipazione effettiva del lavoratore alla produzione, non è un’adesione soggettiva, ma scaturisce “spontaneamente” dalla produzione. Tra gli anni ‘40 e gli anni ‘70, la Geer Company, nella quale aveva svolto la sua ricerca Roy, fu assorbita dalla Allied Corporation. L’azienda divenne una multinazionale, con una posizione monopolistica sul mercato. Le innovazioni tecnologiche, che fecero il loro ingresso in azienda, consentirono di attenuare la differenza fra lavori “buoni”, lavori “cattivi”, diminuire i i carichi di lavoro individuale e rendere più rari i conflitti tra operai e gerarchia di fabbrica. Roy, riportò che negli anni ‘40 all’interno della Geer Company aleggiava una forte tensione tra i capireparto e i lavoratori (Bonazzi, 2007). I capi reparto ponevano sull’operaio un’ attenzione eccessiva e aspettavano il momento per coglierlo in fallo. Questa situazione fece sviluppare uno spirito di gruppo tra gli operai. Trent’anni dopo la stessa azienda, nota Burawoy, è cambiata molto. I rapporti difficili tra gerarchia e produzione si sono attenuati, il numero dei capireparto diminuito, i salari aumentati, così come la componente fissa del salario, quindi le variazioni dovute al cottimo hanno un’incidenza sul salario, molto minore rispetto a quella di un tempo. Diminuisce l’importanza della gerarchia e aumenta il numero degli operai qualificati, i quali hanno la possibilità di svolgere compiti di autocontrollo, prima demandati ai capi. Questo favorisce un’atmosfera più rilassata ma anche un più marcato individualismo, dal quale nasce attrito tra gli operai stessi. Burawoy, osservò che all’interno dell’azienda si era costituito un “mercato interno del lavoro”. In sociologia economica, il mercato interno al lavoro nasce da movimenti di forza-lavoro che avvengono all’interno di una unità amministrativa, non sono regolati da meccanismi economici, ma da regole e procedure amministrative. (cfr. Doeringer e Piore, 1971) (Bonazzi, 2007). Conseguentemente, i soggetti che desiderano cambiare lavoro o le sub-unità dell’azienda che necessitano di manodopera, non si rivolgeranno all’esterno, ma all’interno delle unità amministrative. Si andranno a costituire delle “code” regolate da criteri di priorità e urgenza e da disposizioni amministrative interne. In questo contesto si verificherà l’allungamento dell’anzianità aziendale (la possibilità di lavorare per tutta la vita all’interno della stessa azienda). I lavoratori svilupperanno una professionalità legata alle esigenze e tecnologie interne all’impresa. Le possibilità di carriera saranno alte per chi riuscirà a rimanere a lungo all’interno della stessa officina e basse quelle di trovare posizioni di lavoro similari,

fuori dalla stessa. Lavorare per anni all’interno della stessa struttura, significa acquisire delle competenze molto avanzate, avere adottato dei “codici” aziendali, delle regole e procedure da seguire, possedere dei ricordi e dei legami con quell’impresa e con i colleghi stessi. Il passaggio da un regime dispotico a uno monopolistico ha contribuito alla formazione di un Stato di diritto all’interno dell’industria stessa. Lo Stato di diritto presuppone:

• una parziale partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori alla gestione dell’impresa • ha per scopo la contrattazione collettiva in base a procedure e pratiche consolidate • fornisce ai lavoratori una “cittadinanza” industriale con obblighi e diritti contrattualmente definiti (Bonazzi, 2007)

Lo Stato Di Diritto attraverso le sue regole, riesce a regolamentare il conflitto, in quanto lo trasferisce a organismi appositi di contrattazione. Secondo Burawoy, la contrattazione collettiva tra aziende e rappresentanze sindacali, può rappresentare una specie di gioco che segue le regole e i prodotti derivati dall’arte del making-out eseguito in azienda. Lo Stato interno può contribuire alla produzione del consenso, perché rappresenta un interesse comune tra direzione e sindacato, che presuppone la crescita dei profitti aziendali. Lo Stato di diritto, sostiene Burawoy, oscura lo sfruttamento capitalistico sulla produzione, trasformando l’operaio in un cittadino con diritti e doveri, non più membro di una classe (Fanciulli, Potestà, Ruggeri, 1986). Il mercato interno del lavoro e la formazione dello Stato di diritto, trasformano il consenso in senso di appartenenza all’azienda stessa. In questo caso tale fattore acquisisce una dimensione culturale e normativa. Per Burawoy, a differenza di Braverman, la coscienza di classe non è distaccata dalla produzione, ma nasce dalla visione soggettiva che gli individui hanno del mondo. Il consenso, potrebbe dilatarsi e passare dalla partecipazione alla produzione ad una visione del mondo stesso. La fabbrica presa in esame da Burawoy, era una fabbrica fordista, con al suo interno una meccanizzazione tradizionale. L’intervento umano sulle macchine è costante e continuativo, in quanto esiste una connessione diretta tra l’ammontare dello sforzo erogato e l’ammontare della produzione compiuta (Fanciulli, Potestà, Ruggeri, 1986). Il flusso produttivo è organizzato per disporre di scorte ed accumuli intermedi di materie, per affrontare problemi di natura tecnica o altre situazioni impreviste. All’interno di questo sistema vi sono controlli costanti sulla produzione, ed astuzie nascoste adottate dagli operai stessi. Il sistema di fabbrica preso in esame da Burawoy oggi non esiste più. L’avanzamento del progresso tecnologico ha fatto sì che nascessero dei dispositivi molto più avanzati ed automatizzati, che incorporano al loro interno, le quantità di produzione prestabilita (Semenza, 2014). La produzione snella, nata con il modello giapponese, non abbisogna più dei giochi di produzione, l’organizzazione del flusso produttivo non permette più di giocare sugli accumuli di tempo.