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Sai cos'è l'intelligenza artificiale?(76 risposte)

Cap 4 La IV Rivoluzione Industriale: fattori socio-economici del cambiamento

5. Sai cos'è l'intelligenza artificiale?(76 risposte)

Si: No: 0 10 20 30 40 50 60 70 80 Si: 9 No: 62 non so: 6 6. La tecnologia sostituirà completamente l'uomo all'interno delle aziende? (77 risposte)

Si: No: non so: 0 10 20 30 40 50 60 70

Osservando le risposte che sono state fornite dal campione di riferimento, possiamo notare che quasi tutti i soggetti intervistati ritengono che la tecnologia abbia trasformato il mondo lavoro, contribuendo alla nascita di nuove professioni (Domanda 1 e 2) anche se, alla seconda domanda (“L'innovazione tecnologica ha contribuito alla nascita di nuove professioni?”) una persona si è astenuta dal rispondere e sia nel primo (“Pensi che lo sviluppo tecnologico abbia trasformato il mondo del lavoro”?) che nel secondo quesito, una persona ha risposto che non è informata sull'argomento (“non so”).

Pochi conoscono a fondo le nuove tecnologie come quella della manifattura additiva, cioè della stampa in 3D. Infatti, solamente 17 intervistati su 77 hanno risposto che conoscono la

manifattura additiva (o si può presumere che ne abbiano sentito parlare). Questo dato contrasta con quelli della domanda 3 (“Sai cosa si intende per Industry 4.0?”) alla quale un intervistato non ha risposto.

La manifattura additiva è una forma di tecnologia intelligente che può essere inserita all'interno della nuova industria, soprannominata industry 4.0, cioè la probabile industria del futuro, la quale al suo interno ha installate delle piattaforme avanzate di tecnologia di comunicazione, che interagiscono tra loro e con gli utenti umani, attraverso la tecnologia del cloud-computing e di internet. Queste nuove tecnologie fanno parte di una branca dell'intelligenza artificiale, e circa 68 intervistati ritiene di sapere cosa sia l'intelligenza artificiale (o può immaginare a grandi linee cosa sia o in che cosa consiste, in quanto è ancora di difficile comprensione per molti esperti del settore), però non conoscono l'industria 4.0 (che al suo interno possiede tecnologie intelligenti che svolgono mansioni molto complesse).

C'è però una visione piuttosto ottimista circa il ruolo che viene assegnato all'influenza che il continuo avanzamento tecnologico potrebbe esercitare all'interno delle aziende e degli ambienti di lavoro in generale. Infatti alla domanda 6 (“La tecnologia sostituirà completamente l'uomo all'interno delle aziende?”), 62 persone pensano che l'uomo non verrà destituito completamente dalle nuove macchine in circolazione, mentre 9 soggetti hanno risposto di si, ritenendo che le nuove tecnologie sostituiranno completamente l'essere umano nelle aziende e 6 invece non lo sanno.

Da questi dati possiamo presumere che alcune persone non sono sufficientemente informate sui continui cambiamenti e progressi informatici e tecnologici, e altre invece che ritengono di sapere e che in realtà invece non sono aggiornate o sono indietro con i tempi: i cambiamenti tecnologici avvengono a una velocità talmente inafferrabile che continua a rimanere un grosso problema comprendere e gestire le nuove tecnologie a conferma di quanto è stato detto in precedenza.

4.8 Riflessioni e conclusioni

Dopo aver esaminato alcune questioni che sono interessate dalla Quarta Rivoluzione Industriale, possiamo concludere che siamo all'interno di un periodo storico in cui nulla è certo e in cui la tecnologia ha positivamente e negativamente contribuito a modificare l'apparato industriale e sociale.

La questione degli effetti che la tecnologia può lasciare all'interno della società è assai delicata. Una delle domande che molti studiosi si sono posti è stato chiedersi se lo sviluppo tecnologico possa condizionare un cambiamento sociale. Il rapporto tra tecnologia e società è studiato e discusso sotto una corrente di pensiero denominata “determinismo tecnologico” (termine coniato dal sociologo americano ed economista Thorstein Veblen 1857 - 1929) all'interno della quale si intende sostenere che fenomeni sociali e storici dipendono da fattori determinanti. I sostenitori di questa corrente ritengono che la tecnologia abbia degli effetti sulla nostra vita. Un'altra corrente invece appoggia l'idea che la tecnologia sia neutrale e che quello che conta veramente è l'utilizzo che viene fatto di un determinato strumento.

Erroneamente quando facciamo riferimento alla tecnologia, pensiamo a macchine e utensili senza considerare che tutta la nostra cultura materiale è interessata da tale fenomeno (Mumford).

Una corrente di pensiero che studia le cause e gli effetti dello sviluppo tecnologico all'interno della società è il riduzionismo (in contrasto con l'olismo che studia il tutto e non le singole parti) che scompone in più blocchi per osservare gli effetti che una componente ha sull'altra. Il riduzionismo viene associato al positivismo, una posizione filosofica basata sul metodo scientifico per cui le macchine operano secondo “causa ed effetto” (XIX sec.).

Tali modelli meccanicistici presentano delle carenze evidenti se applicati a fenomeni sociali. È divenuto sempre più facile scivolare in generalizzazioni quando si tratta di tematiche come quella tecnologica. Secondo l'opinione di Seymour Melman le macchine non sono tutte uguali ed è possibile che alcune abbiano effetti diversi rispetto ad altre.

È stata associata alla tecnologia una caratteristica esogena, esterna, indipendente dal contesto sociale in cui si trova. Isaac Asimov ha suggerito che più il controllo sulle macchine è debole più sembra che abbiano una volontà propria. Si ha la sensazione che la tecnologia scivoli dal controllo umano per dotarsi di una propria autonomia (Jacques Ellul, Thomas Carlyle, Herny Thoureau, Mark Twain). Ellul ha sostenuto che l'autonomia umana scompare di fronte a quella tecnica e che l'uomo rischia di diventare una lumaca racchiusa in una lenta macchina.

I critici a questa posizione credono che la tecnologia sia formata dalla società ed è soggetta al controllo umano.

Postman definisce “la sindrome di Frankestein” quella fase in cui viene creata una macchina che può essere dotata di idee proprie, ed è perfettamente in grado di cambiare le nostre abitudini comprese quelle mentali.

Postman nega che gli “effetti della tecnologia sono sempre inevitabili” ma sostiene che “siano sempre imprevedibili” (Postman, 1983).

L'antropomorfismo o animismo tecnologico associa una volontà propria alla macchina, come se fosse dotata di una coscienza e che quindi nasca con un fine piuttosto che con funzioni tecniche. Altri autori inoltre ritengono che alcune invenzioni sorgano per riempire esigenze umane. “Molti bisogni odierni sono essi stessi invenzioni, il prodotto di un'economia che stimola il consumo al fine di un profitto.” (Carrol Purcell)

Marshall McLuhan ha affermato che “in ogni azione sociale, i mezzi impiegati scoprono i propri obiettivi e che nuovi obiettivi sono contenuti in nuovi mezzi” (McLuhan e Watson 1970). Coloro che si oppongono all'autonomia tecnologica (Benthall) parlano di “mistificazione” e sono piuttosto a favore nel sostenere che noi, come cittadini responsabili dovremmo cercare di adattarci alle nuove tecnologie perché fanno parte della nostra vita (Melman). Questa posizione confina l'autonomia della macchina entro certi limiti o strutture.

Abbe Mowshowitz ritiene che la meccanizzazione abbia colpito l'organizzazione sociale e i comportamenti individuali affinché si potesse creare una base per un ulteriore sviluppo, mentre l'approccio dell'imperativo tecnologico implica che gli sviluppi tecnologici (una volta in corso) siano inarrestabili: il loro progresso è inevitabile e irreversibile.

Il sistema tecnologico plasma gli scopi degli individui e della società tanto che la tecnologia diventa fine a sé stessa (Ellul) (Chandler). Mackenzie e Wajcam (1999) credono che una particolare tecnologia sia universalmente collegata al modello sociale di base e che il suo utilizzo è condizionato dalle circostanze storiche e culturali e varia tra gli individui, i gruppi e sotto culture.

La questione della tecnologia e delle relative ripercussioni all'interno della società rimane ancora oggi molto complessa perché vi è una sinergia di opinioni contrastanti sul tema.

All'interno della ricerca ho provato ad indagare sulle problematiche annesse allo sviluppo tecnologico all'interno della società e del mondo del lavoro. Per far questo ho ripercorso un periodo storico che ha avuto inizio nel XVIII secolo e che ha interessato per prima l'Inghilterra e poi successivamente gli altri paesi.

La storia delle prime rivoluzioni industriali ci accompagna ancora oggi, perché aspetti legati al passato sono fortemente attuali e non possono essere ignorati. Le rivoluzioni industriali hanno rappresentato un periodo storico di forte cambiamento, il quale ha coinvolto l'industria e la vita delle persone. La società agricola è stata sostituita da quella industriale, ed al suo interno il tempo prima è stato contratto e poi si è accelerato e gli individui hanno dovuto adattarsi.

Il taylorismo e successivamente il fordismo hanno contribuito a trasformare il lavoro, implementando un sistema di produzione rigido a scapito del fattore umano divenuto irrilevante. L'uomo si è trovato catapultato all'interno di un sistema che non gli permetteva di sfruttare le proprie capacità, e lentamente ha perso il contatto con la realtà lavorativa, tanto che solamente fuori dall'orario di lavoro poteva dedicarsi a ciò che più gli piaceva.

Un importante contributo è stato dato dal modello giapponese della produzione snella e flessibile in cui l'operaio non era rilegato dietro un unico compito ma possedeva maggiore responsabilità in quanto polivalente. Il modello giapponese ha destituito il regime della produzione di massa, standardizzata e su larga scala, dando priorità alla qualità e al cliente finale. Il toyotismo si sviluppa all'interno della III Rivoluzione Industriale (scoppiata dopo la Seconda Guerra Mondiale), una rivoluzione che ha portato l'avvento dei primi computer, ma soprattutto di internet e del web, tanto da essere battezzata Rivoluzione Digitale. All'interno di tale periodo storico la tecnologia ha conosciuto una crescita esponenziale e tale sviluppo ha inciso sulla società e nel mondo del lavoro, oggi (come ieri) sempre più fragile.

I progressi nella stampa 3D, nell'intelligenza artificiale, nell'informatica stanno galoppando ed è sempre più difficile per i governi stare al loro passo. Il progresso tecnologico ha contribuito a migliorare alcuni aspetti del nostro vivere ( ha accelerato la trasmissione di dati, riducendo il tempo, i costi e la distanza fra le persone). Macchinari sempre più avanzati sono stati inseriti nel settore sanitario, questo ha comportato la possibilità di poter eseguire analisi specifiche o operazioni molto complesse, con l'ausilio di strumenti avanzati (il laser ancora oggi è utilizzato per molte operazioni chirurgiche).

Come visto poi nel paragrafo dedicato alla manifattura additiva, oggi con tale tipologia di produzione, è possibile realizzare qualsiasi cosa, di qualsiasi dimensione, risparmiando in tempo ed in costi del materiale.

È vero anche che i computer, pur avanzati che siano, non possono sostituire l'uomo completamente perché sono privi di emozioni e d'istinto i quali guidano le azioni umane.

Nonostante l'avanzamento nella robotica, potrebbe essere difficile che un automa possa sostituire completamente la mente umana, talmente complessa e complicata, da essere essa stessa ancora di difficile comprensione per molti esperti.

Molti temono un futuro popolato da automi e macchine intelligenti che potrebbero sostituire l'uomo, altri invece ritengono che si debba valorizzare il capitale umano, potenziando ulteriormente professioni che coinvolgono molto l'aspetto umano dell'individuo (insegnanti, musicisti, disegnatori, medici, artisti) (Theda, 2016). L'uomo si esprime molto senza la parola, attraverso il corpo e questo linguaggio che utilizza racchiude determinate posture, gestualità, espressività facciali che rientrano in un tipo di comunicazione delicato, basato sulla deduzione e

non su un calcolo logico. (Brynjolfsson, McAfee, 2012)

Inoltre, è importante che sin dalle scuole primarie, si insegnino materie informatiche e tecniche, perché fanno ormai parte della quotidianità e che vengano formati coloro che sono già inseriti nel mondo del lavoro, affinché siano sempre aggiornati su tale progresso e non rimangano indietro, rallentando tale sistema. Nelle scuole però, dovrebbe essere insegnata anche l'empatia (questo già avviene in Danimarca55)(Balena, 2016) perché l'essere umano ha la possibilità di

55 Balena C. Nelle scuole danesi un'ora a settimana si insegna l'empatia. Per avere adulti più felici. Ischool Education il futuro della scuola, 2016

entrare in contatto con un'altra persona, grazie a questa particolarità oggi molto sottovalutata, ma che in realtà aiuta a vivere meglio e a essere meno competitivi e più umani.

Quindi, la questione della robotizzazione è legata a problemi di natura etica ( interessano l'intera umanità e devono essere risolti prendendo a riferimento i principi universali) ( Campa, Veruggio, Operto, Bignami, 2014, 2006, 2010) oltre a problemi di natura politica.

Dal momento che sul mercato sono sorti automi sempre più simili all'uomo, non solo nelle fattezze ma anche e soprattutto nell'apprendimento, sono sorte delle questioni e dei timori. Le macchine intelligenti non si trovano solamente all'interno di fabbriche o industrie, ma anche dentro abitazioni domestiche e sono sempre più in grado di saper svolgere compiti che prima venivano fatti dall'uomo.

Uno dei problemi principali è quello di considerare la possibilità che queste macchine vadano a sostituire professioni più tradizionali e umili.

Quando quindi la questione tecnologica tocca aspetti umani e psicologici, non possiamo girarci dall'altra parte, ma invece dobbiamo comprendere e cercare di capire quali strumenti adottare. In una società egualitaria i robot rappresenterebbero un bene, perché tutti potrebbero usufruirne facilmente e perché tali macchine, come già spiegato, potrebbero occuparsi dei compiti più noiosi, faticosi, stancanti e pericolosi per l'uomo, il quale avrebbe finalmente l'occasione di dedicarsi a sé stesso. I robot garantiscono una qualità più raffinata perché più precisi e questo consentirebbe una produzione più veloce ed economica dei beni di consumo, rappresentando un notevole vantaggio per il consumatore. Ma se una società ha una divisione di classe molto rigida (come per esempio l'Italia) si potrebbero verificare anche degli effetti negativi dovuti al cambiamento tecnologico.

Per evitare tali conseguenze bisognerebbe adottare la conclusione programmata dello scenario lavorativo.

Affinché i cittadini però possano sopravvivere senza lavorare, in quanto non hanno nessun lavoro da svolgere che garantisca loro un reddito, dovrebbero essere impiegati in attività alternative (nelle quali possano riconoscersi), affinché impieghino il tempo sentendosi utili. Dato che la scienza e la tecnologia sono prodotti collettivi, che esistono grazie a menti capaci di inventarle ed essendo la ricerca è finanziata da denaro pubblico, i cittadini dovrebbero parteciparvi, affinché non avvenga una emarginazione sociale. Dovrebbe essere applicata una politica basata sulla solidarietà, che abbatta le barriere che sono presenti ancora oggi (digital divide)(Murad, Ullah, Khan, 2009) che generano differenze di possibilità. (Bassen, Schwab, 2013, 2016)

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Un grazie particolare alla mia famiglia che mi ha sostenuto durante il percorso di studi, incoraggiandomi a non mollare ma a crederci e a non arrendermi alle prime difficoltà.

Grazie al mio compagno, che mi sta accanto anche nei momenti più difficili, esortandomi ad avere più fiducia in me stessa.

Grazie al mio relatore, che mi ha consigliato al meglio per la stesura, cercando di insegnarmi la giusta dose di umiltà.