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Sulla base delle esperienze introdotte in Italia è possibile imbattersi in una nuova categoria di reti culturali, i Metadistretti. Si tratta anche in questo caso di tipologie che prendono vita da quella classica dei DC e che hanno subito un’evoluzione per rispondere ad esigenze nuove dei territori e dei soggetti che ne hanno determinato la nascita. Risulta estremamente complesso rintracciare una specifica letteratura riguardo a questa forma in campo culturale. Procederemo dunque col mutuare concetti dal campo industriale.

La nascita dei metadistretti è rintracciabile nell’avvento dell’ICT, evento che ha reso meno fondamentale la prossimità geografica delle imprese/ soggetti: le relazioni vengono create utilizzando i nuovi mezzi tecnologici e telematici, rendendo la vicinanza geografica meno rilevante.

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I classici distretti marshalliani si giovano della prossimità territoriale e della co- localizzazione costruendo un vantaggio competitivo derivante dagli effetti positivi indotti sulle imprese che decidono di localizzarsi in zone ad alta intensità produttiva. Gli effetti positivi nello specifico sono quelli legati alla riduzione dei costi, alla possibilità di rintracciare manodopera e professionalità altamente qualificate, alla semplificazione dei rapporti con i fornitori e alla creazione di un ambiente in grado di agevolare la crescita (Marshall, 1920). Le tecnologie non risultano fondamentali in questo caso e l’innovazione è generalmente innovazione di processo (la tecnologia risulta inglobata nei macchinari utilizzati che portano su di se gli effetti dell’innovazione tecnologica introdotta da imprese che li producono e che appartengono ad altri settori). “Il

learning by using e learning by interacting rappresentano importanti mezzi

utilizzati dalle imprese distrettuali per creare e per diffondere le innovazioni in modo endogeno. Il modello distrettuale si configura pertanto come un sistema di innovazione scarsamente guidato da fattori istituzionali (mondo della ricerca, istituzione, ecc.) e ancorato invece a relazioni face to face, conseguenti alla contiguità fisica tra gli attori” (Penco, 2010, pag 11-12). Ovviamente esistono anche metadistretti in cui la componente tecnologica e innovativa riveste un ruolo fondamentale: sono i distretti tecnologici che generalmente vedono la presenza di un soggetto hub (generalmente una grande impresa innovativa o un’università) che si pone come soggetto focale, attivatore del processo distrettuale e innovativo (Penco, 2010). L’introduzione dell’ICT ha però in parte

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modificato questa “struttura”, rendendo più agevole lo scambio di informazioni e conoscenza, scambio non più strettamente legato alla prossimità geografica ma possibile e agevole grazie all’uso delle tecnologie. Inoltre l’impatto sempre maggiore delle attività del terziario ha spinto molte imprese a focalizzarsi su questo tipo di attività delegando alle economie in via di sviluppo le produzioni manifatturiere. Questo ovviamente grazie alla gestione per via telematica, possibile da qualunque posto del mondo. Dunque per questo e per molti altri motivi è evidente che l’impatto dell’ICT è niente affatto trascurabile. L’ICT ha reso inoltre possibile il fenomeno dei distretti core-ring with lead firm (Storper, Harrison, 1991)22 si tratta generalmente di imprese di medie e grandi dimensioni in grado di coniugare le potenzialità delle forme distrettuali con la sempre più accentuata necessità di internazionalizzazione delle imprese e di focalizzazione sulle attività terziarie della catena del valore. Queste imprese sono riuscite a collocare la produzione in zone più favorevoli (ottenendo generalmente vantaggi di costo) e a concentrare la propria attenzione su aspetti di natura immateriale. Ciò genera impatto anche sulle imprese appartenenti al tessuto locale che

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Nel lavoro di Storper ed Harrison (1991) si fa riferimento alle relazioni di potere tra le imprese della rete, distinguendo tra imprese centrali (core) in grado di decidere o influenzare le altre unità, e le imprese periferiche (ring). Dalla combinazione delle due tipologie scaturiscono 3 possibili forme di Governo:

- Anello periferico senza soggetto centrale (all ring, no core), dove le imprese del sistema sono assolutamente simmetriche

- Sistemi periferia centro (core-ring with coordinating firm) con presenza di un’impresa centrale avente funzione di coordinamento che tuttavia necessita delle altre imprese del network per realizzare perfettamente la strategia operativa

- Sistemi periferia centro con impresa guida (core-ring with lead firm) con soggetto core in grado di dominare gli altri nodi della rete.

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vengono indirettamente incentivate a spostarsi verso lo stesso campo d’intervento, perdendo interesse per le attività manifatturiere (Penco, 2010). Inoltre il processo innovativo viene sempre più attivato attraverso l’utilizzo di reti telematiche, sulla base del modello “system integration and networking”, finalizzato a ricercare l’integrazione tra le competenze e le risorse disponibili tra attori diversi. Queste riflessioni non implicano che le esternalità territoriali siano irrilevanti, ma che esse si siano evolute.

Le nuove reti che si creano sono caratterizzate dalla presenza di imprese che condividono non più una territorialità ma la complementarietà di conoscenze e la capacità di diventare centri di accumulo di informazioni e capacità. Ciò significa che le imprese non sono sganciate dal territorio ma fanno riferimento a contesti territoriali più ampi. Ciò nonostante i legami con il territorio circostante restano importanti soprattutto per quanto riguarda le innovazioni di prodotto (Foresti et alii, 2010). Il risultato è in definitiva una dilatazione del territorio distrettuale rilevante.

Sono queste le premesse per la nascita dei metadistretti, fattispecie nuova definibile come “reti tra imprese non appartenenti al medesimo territorio ma radicate in contesti territoriali diversi ma complementari, sotto un profilo dell’integrazione della filiera o delle competenze” (Penco, pag 18-19, 2010). Nei metadistretti la scala locale viene abbondantemente superata e si passa ad un orizzonte regionale, interregionale, se non addirittura internazionale (come vedremo il Metadistretto Veneto è un perfetto esempio di questo modello)

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(Taranzano, 2013). I Metadistretti sono caratterizzati da una multisettorialità spiccata e dalla predisposizione verso attività di ricerca e sperimentazione. In questo contesto è ovvio come la componente scientifica e tecnologica rivesta un ruolo di primo piano. Ricordiamo che si tratta comunque di teorizzazioni piuttosto recenti e la casistica italiana esplicitamente riconosciuta in campo culturale contempla attualmente un solo esempio di metadistretto, quello Veneto (Rapporto Osservatorio Nazionale Distretti Italiani, 2014).