• Non ci sono risultati.

Capitolo 2. L’impatto delle tecnologie digitali sul processo

2.1 Gli effetti sull’organizzazione e sull’attività d

2.1.1 Metodo deduttivo e metodo induttivo

Per quanto concerne il contesto organizzativo aziendale, l’introduzione degli strumenti di simulazione virtuale apporta evidenti modifiche alle consuete modalità di operare e interagire dei diversi attori impegnati nel processo di progettazione, mutando, in particolare, l’approccio adottato per risolvere i problemi relativi al suo svolgimento e alla sua gestione. Tali problemi si possono suddividere in due principali tipologie: quelli di carattere tecnico, che si riferiscono, ad esempio, all’esatta elaborazione di un elemento nel rispetto di determinate specifiche funzionali e quelli di natura organizzativa, riguardanti invece la corretta integrazione delle varie risorse (input, componenti, persone) che partecipano al compimento delle molteplici attività di

24 BECKER MARKUS C., SALVATORE PASQUALE, ZIRPOLI FRANCESCO, The impact of virtual simulation tools on problem-solving and new product development organization, Research Policy 34, Elsevier, 2005.

47

sviluppo.

Nel corso dell’iter, che porta alla loro risoluzione, entrano in gioco due diverse categorie di conoscenza, strettamente legate l’una all’altra, il cui accostamento garantisce un considerevole miglioramento del procedimento in questione.

Il primo gruppo è costituito dalle nozioni teoriche scientifiche di base, mentre il secondo si fonda sull’esperienza pratica accumulata nel tempo in termini di applicazioni di prodotto e processo. L’impiego congiunto di queste classi di conoscenza consente di realizzare prodotti maggiormente innovativi e superiori sotto il profilo qualitativo, nonché di diminuire drasticamente i costi relativi al ciclo di sviluppo.

Tali categorie, se considerate singolarmente, vengono associate a due possibili strategie di risoluzione dei problemi definiti in precedenza, le cui principali caratteristiche sono riassunte in Tabella 5.

La prima, denominata “metodo deduttivo”, prevede di applicare le generali leggi scientifiche per dirimere particolari difficoltà sorte in fase di elaborazione del prodotto. Essa presume che, dopo aver identificato uno specifico problema, si proceda all’individuazione e comprensione delle norme di tipo scientifico, conosciute e a disposizione dell’impresa, che possono essere adottate per risolvere la circostanza oggetto d’esame e per prevedere le potenziali conseguenze future. La conoscenza su cui possono porre affidamento i membri del team è pertanto esplicita e formalizzata: consente di decifrare a priori con considerevole precisione e chiarezza i vari problemi, nonché di effettuare e interpretare con maggiore semplicità simulazioni, esperimenti in laboratorio e test, anche all’interno di un contesto virtuale (learning before doing). La seconda strategia è definita invece “metodo induttivo”: permette di generare spiegazioni, nozioni e concetti, a partire da esemplificazioni desumibili dalla concreta esecuzione, implementazione e sperimentazione delle diverse attività di progettazione e produzione nel reale ambiente di utilizzo (learning by doing). Questo approccio risulta decisamente importante soprattutto all’interno di contesti caratterizzati da un’elevata complessità e dove non esiste ancora un’affidabile base scientifica di supporto. Il tipo di conoscenza a sostegno dell’operato del team è, in questo caso, per lo più implicita e tacita. A tal proposito, un aspetto da tenere in grande considerazione è costituito dall’impatto esercitato dai cambiamenti tecnologici, sociali, economici e politici in merito alle conoscenze possedute dall’impresa. Dette improvvise variazioni possono rendere obsoleti i principi sui cui poggiano le competenze aziendali e comportare

48

rilevanti modifiche nelle modalità di risoluzione dei problemi da affrontare. In questa situazione il metodo deduttivo non si rivela molto efficace, mentre il meccanismo induttivo si dimostra adeguato nel fronteggiare tale tipologia di mutamenti.

Tabella 5. Caratteristiche distintive dei metodi deduttivo e induttivo25.

Caratteristiche distintive Metodo deduttivo Metodo induttivo

Conoscenza Formalizzata ed esplicita Tacita e implicita

Fonti conoscenza Esterne Interne

Tipologia di conoscenza Scientifica Esperienziale (reale) Approccio tipico Learning before doing Learning by doing

Contesto di applicazione Stabile Dinamico

È dunque evidente che una strategia di tipo deduttivo si dimostra maggiormente appropriata nelle circostanze in cui la conoscenza a disposizione dell’impresa risulta molto formalizzata, in quanto consente una più facile stima e valutazione delle conseguenze derivanti dalle interazioni tra le variabili progettuali. Al contrario, in presenza di contesti altamente instabili e dinamici, le possibilità di prevedere i suddetti effetti diminuiscono radicalmente e l’adozione di una strategia induttiva rappresenta quindi il migliore approccio. Come esplicitato precedentemente, per un’idonea risoluzione dei molteplici problemi riguardanti il ciclo di sviluppo, queste due metodologie si dovrebbero tuttavia implementare in modo iterativo e combinare opportunamente tra loro.

Le leggi di carattere scientifico, che costituiscono il fulcro della conoscenza formalizzata, derivano dalle attività di indagine realizzate dai vari enti di ricerca e solitamente la loro evoluzione segue un ritmo piuttosto lento. Queste rappresentano per l’azienda un fattore esogeno sul quale è dunque difficile influire nel corso del processo di progettazione. La conoscenza ereditata dall’esperienza costituisce, invece, un elemento su cui è possibile agire più facilmente per apportare sensibili miglioramenti all’esecuzione del ciclo di sviluppo. Si può ottenere a seguito del concreto svolgimento

25 Elaborazione personale su fonte: BECKER MARKUS C., SALVATORE PASQUALE, ZIRPOLI FRANCESCO, cit., p. 1308 e ss.

49

delle mansioni di progettazione e produzione e della successiva valutazione dei risultati da queste provenienti (ad esempio si può provvedere alla costruzione di nuove automobili e poi analizzare i dati sulle cause tecniche degli incidenti accaduti realmente), oppure attraverso l’effettuazione di esperimenti. In quest’ultimo caso è possibile distinguere due opposte modalità di sperimentazione: quella fisica, che prevede di compiere le diverse prove all’interno di un ambiente reale (ad esempio nei crash test automobilistici in cui la vettura viene fatta effettivamente schiantare contro un muro); e quella virtuale, che consente di simulare a computer l’esperimento in questione, permettendone continue reiterazioni26. La seconda alternativa consente di

testare moltissime ipotesi e le relazioni causali che le riguardano, permettendo quindi di osservare il comportamento del prodotto in molteplici situazioni e creando le condizioni ottimali per l’avvio di un valido processo di apprendimento.

2.1.2 Gli strumenti di simulazione virtuale e l’applicazione del metodo