• Non ci sono risultati.

Mi accosterò all’esegesi del motto con il riguardo dovuto da chi, come me, non è né storico dell’educazione, né pedagogista o educatore, ma incoraggiata dalla consapevolezza che talvolta, quando si vuol capire come si è fatti delineando con la matita i contorni della propria ombra, la mano di una terza persona può essere utile.

La breve collezione di parole che sottotitola il nome del museo ci colloca in due ambienti, la scuola e il museo appunto, e lo fa con un chiasmo che capovolge i campi semantici che abitualmente li contraddistingue. Se è un dato certo che si va a scuola per imparare e che si entra in un museo per ricordare, cosa vuole provocare e comunicare questo scambio reciproco di parole? Credo di poter affermare che sono almeno quattro i principi fondativi che orientano le strategie di lungo termine del Museo della Scuola e che nascono da questa provocazione:

a) Il primo principio dichiara che la scuola è un’esperienza che si sedimenta nella memoria individuale e collettiva delle persone. Come spazio quotidiano degli allievi di ogni epoca, la scuola appartiene senza incertezza al presente: quello dell’apprendimento intellettuale e sociale importante per l’avvenire di tutti gli scolari. Allo stesso tempo la scuola ha un passato e si iscrive in una storia in cui si sono succedute generazioni di studenti e di insegnanti. Condurre le persone a porre la loro attenzione su questo passato, che il presente ci porta in eredità, può costituire la base per costruire, con consapevolezza, un patrimonio comune. Pochi luoghi infatti sono altrettanto condivisi quanto la scuola. Oggi, in Europa, ognuno di noi ha frequentato la scuola, per un periodo di tempo più o meno lungo. I ricordi di scuola restano i più vivi dell’infanzia, resi spesso tangibili grazie a un piccolo insieme di oggetti di affezione: libri, quaderni, giornalini, foto di classe. Questi oggetti, questi ricordi, questi odori, queste architetture fanno parte del nostro patrimonio. Ricordare la scuola significa lavorare su questo patrimonio per affermare che, pur con le nostre differenze, la scuola è e resta un luogo di condivisione, un nesso importante per l’integrazione di tutti nella società. 51

b) Il secondo principio identifica il museo come ambiente di apprendimento. A partire dagli anni Ottanta, accanto ad un’idea di sistema educativo scuola-centrico, si è affermato un nuovo

38 modello formativo, policentrico ed extrascolastico, che ha rivendicato l’esistenza di una pluralità di luoghi per l’apprendimento, travalicando i confini formali della scuola […] per approdare ai territori sconfinati dell’informale.52 Il museo è uno di questi luoghi. E’ un ambiente per imparare, appunto, e per sperimentare modi diversi di apprendimento, beneficiando del piacere estetico, dell’apprendimento ludico, della possibilità di argomentazione e discussione […] dell’importanza di scoprire e capire le radici dell’umanità e della creazione della cultura”53. c) Il terzo enunciato riconosce come protagonista della visita museale il visitatore. Colui che

ricorda, colui che impara è l’attore della scena. Il visitatore è al centro dell’esperienza museale, sia in riferimento ai diversi approcci delle teorie educative ’ approccio socio-costruttivista adottato54 all’apprendimetno (istruttivo o didattico; attivo o fondato sulla scoperta personale; costruittivista; socio-costuttivista) educative che sviluppano l’adozione nei musei dell’approccio socio-costruttivista, sia nell’ottica dell’audience development.

d) Il quarto principio spiega che i beni materiali ed immateriali del patrimonio storico- educativo sono mezzi con cui il visitatore può prendersi cura della sua formazione e del suo benessere lungo tutto l’arco della sua vita. Ho considerato, a questo proposito, come gli autori del motto non abbiano usato l’avverbio di luogo “dove” - che avrebbe trasformato il motto in “Una scuola dove ricordare, un museo dove imparare” - per non accentuare la centralità degli spazi e incontrare il rischio di connotarli come primi attori sul palcoscenico. Essi hanno invece accuratamente scelto la prepoposizione “per” che riconduce, per sua natura, ad un’idea di tramite e con la quale si vuole indicare i mezzi con cui si ricorda o si impara. D’altro canto il valore semantico dell’espressione sembra esprimere il valore d’uso dei mezzi stessi per evocare come il ricordare e l’imparare, la memoria e la storia, la conoscenza e la scoperta siano necessità fondanti dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita dell’essere umano.

Frutto dalla ricerca universitaria di cui si nutrono, i quattro principi fondativi fin qui individuati ed enunciati, fanno balzare il Museo della Scuola nel contesto delle politiche culturali europee come attuale ed autentico interprete, in grado di incardinare e combinare creativamente - nel modo di pensare e operare dei suoi policy makers e degli operatori culturali - il loro utilizzo.

52 Marta Brunelli, Heritage interpretation. Un nuovo approccio per l’educazione al patrimonio culturale, Eum edizioni,

Macerata, 2011, pp.9-12

53 C.Brüninghaus-Knubel, Museum Education in the Context of Museum Functions. In Boylan, P. J., Running a

Museum: A Practical Handbook (pp. 119-132). ICOM – International Council of Museums, Paris, 2006.

39 5. La valorizzazione del patrimonio storico-educativo del Museo della Scuola e i modelli di

politica culturale europea

Sotto un profilo storico, i tre grandi orientamenti di policy culturali emersi negli ultimi decenni sono stati classificati da Francois Matarasso nel saggio “L’etat, c’est nous: arte, sussidi e

stato nei regimi democratici”55 secondo tre principali approcci che esporrò in ordine cronologico.

Per ognuno di essi porterò la testimonianza di un caso paradigmatico e l’interpretazione che ne ha fatto il Museo della Scuola.