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IL PATRIMONIO IMMATERIALE E I MEDIATORI DI ESPERIENZE

2. Dare forma al passato: casi di studio

2.7. Il Museo della Grande Guerra di Pays de Meaux

Nel 2013, a due anni dalla sua inaugurazione, il Museo della Grande Guerra di Pays de Meaux commissiona all’agenzia francese “Ddb” un progetto di social media marketing con l’intento di conquistare un pubblico giovane e riproducendo il macrocosmo della prima Guerra Mondiale utilizzando il social network di Facebook.

Ipotizzando che Facebook esistesse sin dagli inizi del Novecento, infatti, è stato creato il profilo di Léon Vivien, un insegnante di 29 anni che, lasciata la terra, gli amici e la famiglia nell’agosto del 1918 per entrare nell'esercito, racconta in prima persona attraverso la sua pagina l'orrore della grande guerra. Accanto

Il profilo dell'uomo è stato aggiornato per ben dieci mesi, durante i quali Vivien ha raccontato cosa stesse succedendo, le sue emozioni, l'angoscia, l'ansia di dover vivere ogni giorno a contatto con il pericolo e la gioia della nascita di un figlio. Un soldato come tanti altri. Una storia come tante altre. Con la differenza che Léon ha raccontato la sua storia su una pagina Facebook, come se il social network fosse esistito nel 1914. Post, commenti, foto, disegni, musiche, fino alla sua morte in battaglia che ha lasciato negli iscritti alla pagina un’enorme impressione.

73https://www.youtube.com/watch?time_continue=1&v=NA7Bre8zy1s

156 E voi, cosa ricordate della Prima Guerra Mondiale dai tempi della scuola? Il

nome di qualche personaggio o di qualche battaglia? Lunghe ore di noia a scarabocchiare sul quaderno del vicino di banco… ? Immaginatevi se il vostro professore di storia un giorno fosse entrato in classe e invece di farvi aprire il libro vi avesse detto: “Accendete il vostro computer e aprite la pagina Facebook. Vi presento Léon Vivien”.

Leon Vivien, giorno dopo giorno, racconta ai suoi amici e a Madeleine, la giovane moglie da cui aspetta un bambino, i cinque mesi di istruzione militare, dalla vita nella caserma alle grandi manovre, prima di essere arruolato al fronte nell’aprile del 1915

It’s been announced: tomorrow, we’re going to the front. Madeleine, never forget that I love you. (Leon Vivien, 18 Aprile 1915, ore 9:03)

Les gars ici ne font pas que se battre, jouer aux dés ou se gratter les totos. Parmi nous, il y a de fins artisans dont les mains sont d'une étonnante habileté. D'une douille ennemie, d'un reste d'obus ou d'une grenade désamorcée, ils tordent patiemment le métal et vous font en quelques heures un objet insolite, parfois utile, parfois décoratif. Comme un avion ou un coupe papier. Un objet qui, en tout cas, n'aura plus pour fonction de tuer des hommes. (Leon Vivien, 20 maggio 2015)

Il progetto ha avuto un enorme successo: la pagina ha ottenuto quasi 65.000 like (di cui 50.000 nelle prime due settimane) e i fans hanno seguito la storia di Léon interagendo con oltre 7.500 commenti e domande, a cui il museo ha puntualmente risposto.

Migliaia di persone hanno avuto potuto rivivere insieme a Léon l’orrore del conflitto, anche grazie ai materiali originali messi a disposizione dal museo. Dopo il successo iniziale del progetto sul web, il Museo ha saputo mettere a frutto la relazione instaurata con il pubblico, dicendo che le sorti del giovane soldato sarebbero state raccontate direttamente nel museo. L’idea è piaciuta, tanto che il flusso dei visitatori dopo la campagna è aumentato del 45%.

157 L’esperienza ci interroga su come i social possono aiutarci a ricreare vicende storiche per arricchire anniversari, come quello dei cento anni dallo scoppio della Grande Guerra. Il profilo immaginario eppure terribilmente realistico di Leon Vivien è stato costruito grazie alla ricca documentazione storica fornita dal Museo e alla supervisione sceintifica dello storico Jean-Pierre Verney, il quale applicando l’historical immagination, ha immaginato cosa avrebbe scritto un giovane francese ogni giorno se il social network fosse esisitito un secolo fa.

Il punto forte di questo progetto è stato proprio la possibilità da parte del pubblico di interagire direttamente con il personaggio di Léon Vivien. Poco importa se è un personaggio di finzione, è comunque realistico. Rigoroso dal punto di vista storico ma umano e quindi qualcuno verso cui si può provare empatia. E così anche la Prima Guerra Mondiale diventa una realtà più vicina, più “viva” perché si può rileggere attraverso il vissuto delle persone, raccontato con modalità comunicative nuove.

Tabella.13 – Carta d’identità del Museo della Grande Guerra di Pays de Meaux

Informazioni generali

Indirizzo Rue Lazare Ponticelli – Meaux (Francia)

Anno di fondazione 2011

Categoria Museo storico

Mission Essere un alto luogo della memoria nazionale

Caratteristiche giuridiche Stato giuridico Gestione Direttore Comunicazione Contatti contact@museedelagrandeguerre.eu T.+ 33 1 60321418

Sito web www.museedelagrandeguerre.eu

Facebook www.facebook.com/musee2Gmeaux/

Twitter @M2GMeaux

Instagram Musee de la Grande Guerre du Pays de Meaux

You Tube Musee de la Grande Guerre du Pays de Meaux

Scheda tecnica.12 - Leon Vivien profilo Facebook di un soldato nel 1918

158

Risorsa culturale Personaggio immaginario di Leon Vivien, fonti storiche del museo

Strumenti Facebook - https://www.facebook.com/leon1914?fref=ts

Obiettivo Raccontare in prima persona sulla pagina facebook

Finalità Far rivivere gli orrori della Grande Guerra

159 3. Gli Spiriti-Testimoni come mediatori di esperienze

La tabella riassume i casi di studio presentati, ed indica sia il contesto in cui gli spiriti-testimoni sono stati incontrati sia la forma con cui essi sono stati rappresentati.

Tabella 14 Le forme degli spiriti-testimoni

MUSEO TESTIMONE FORMA

Museo dei Ragazzi, Firenze Il risveglio della granduchessa Persona fisica Museo archeologico, Pompei L’ultimo giorno di Giulio Polibio Persona virtuale Bunkart 2, Tirana La luce intermittente Suoni ambientali Museo di Storia naturale, Venezia Lo sciabordio dell’esploratore Suoni ambientali Ex carcere Le Murate, Firenze Le voci dei carcerati Audiotestimoninaze Museo della Arti Monastiche, Serra De’Conti (AN) Le stanze del tempo sospeso Audiotestimoninaze Museo Martinitt e Stelline, Milano Le ombre degli orfani Ombre

Il maestro virtuale Personaggio immaginario virtuale

Museo Mater, Marmoiada (NU) Personaggio virtuale

Museo dell’emigrazione, Recanati Personaggio immaginario

virtuale

Area archeologica, Brescia I riti del giorno e della notte Ombre

Lamahiriya Museum, Tripoli I cammellieri Ombre

Museo della Carrozza, Macerata Il passaggio di una carrozza Suoni ambientali Casanova Museum & Experience di Venezia Le ombre degli amanti Ombre

Casanova Experience Personaggio storico virtuale

Museo della Grande Guerra, Pays de Meaux Il profilo social di un soldato Personaggio immaginario virtuale

Piccolo Museo del Diario, Pieve Santo Stefano

La sala di Vincenzo Rabito Videotestimonianza Il fruscio degli altri Audiotestimoninaze

I dati raccolti possono essere rielaborati per provare a fare una prima mappatura delle modalità con cui i testimoni prendono forma (v.tabella.15) producendo materiale sonoro, audiotestimonianze, immagini in movimento, installazioni interattive, voci, ombre, persone virtuali e fisiche.

Tabella. 15 - La forma degli spiriti-testimoni

FORMA dei TESTIMONI-MEDIATORI

Suoni ambientali Audiotestimonianze Ombre Persone virtuali Persone fisiche Bunkart, Tirana Ex Carcere le Murate,

Firenze Museo Martinitt e Stelline, Milano Museo dell’emigrazione, Recanati Museo dei Ragazzi, Firenze Museo di Storia Naturale, Venezia

Museo delle Arti Monastiche, Serra

de’Conti

Casanova Museum,

Venezia Museo Martinitt e Stelline, Milano

Bunkart, Tirana Museo della

Carrozza, Macerata

Piccolo Museo del Diario, Pieve Santo

Stefano

Capitolium dell’Area Archeologica,

Brescia

Museo della Grande Guerra, Pays de

160 Museum, Tripoli Venezia

La tipologia di risorsa prevalentemente utilizzata dai musei selezionati per comunicare il loro patrimonio sono le nuove tecnologie.

Come abbiamo visto gli spiriti sono “evocati” avvalendosi di dispositivi audio per la diffusione di suoni ambientali e di voci, videopriezioni di ombre, personaggi immaginari sia reali che virtuali ed infine personaggi storici virtuali. Si tratta, in pratica, di pratiche comunicative e soluzioni tecnologiche che, se da una parte creano coinvolgenti luoghi di contestualizzazione, dall’altra riaccendono il dibattito sull’ autorevolezza e l’autenticità delle informazioni, valori di cui il museo è da sempre stato strenuo difensore e paladino.

I responsabili dei musei hanno per secoli offerto la loro personale interpretazione delle collezioni ai visitatori: raggruppando gli oggetti per periodi storici o per soggetto, fornendo didascalie con precise chiavi di lettura, organizzando visite guidate studiate per fasce di pubblico. Insomma, offrendo una garanzia di qualità delle informazioni fornite ad un pubblico avezzo a considerare gli oggetti esposti come imparziali testimoni del passato.74

Quale garanzia di qualità e autenticità storica possono offrire dei personaggi virtuali? Ed in che modo un’ombra può essere considerata testimone del passato? Intorno alla questione si è interrogata Rosanna Pavoni la quale, nell’illustrare il percorso museologico che ha portato alla realizzazione del Museo Martinitt e Stelline di Milano, riflette su come il museo oggi non sia più un luogo che contiene e protegge una verità assoluta e univoca75. Al contrario, ricordando ciò che nel 1996 Gaynor Kavanagh evidenziava, il museo è una realtà negoziata, un luogo cioè in cui avvengono delle mediazioni tra il proprio patrimonio materiale ed immateriale, la mission del museo e la specifica cultura del curatore e dello staff scientifico. E riflette ancora, a questo proposito, su come in realtà

[…] ogni pratica espositiva è di per sé virtuale, perché gli oggetti, allontanati dal loro contesto originale, cioè dall’autenticità storica, fisica, emozionale, vengono

74 inserire riferimento 75 inserire riferimento

161 collocati in un nuovo ordine museale che può evocare l’originale, ormai però

perduto.76

Il patrimonio musealizzato al fine di essere comunicato è posto, per sua natura, ad un processo interpretativo: è dunque il modo in cui l’oggetto (o il patrimonio immateriale) viene presentato che produce significato (insieme ad retroterra socioculturale della persona che lo vede). In sostanza, come è stato riconosciuto con il Documento di Nara77 del 1994, l’autenticità, è una costruzione culturale e cambia da un contesto all’altro, variando a seconda delle culture e dipendendo da varie fonti contestuali di informazione.

Art.13 Il giudizio sull'autenticità, dipendendo dalla natura del monumento o del sito e dal suo contesto culturale, è legato ad una moltiplicità di fonti di informazione. Esse comprendono concezione e forma, materiali e sostanza, uso e funzione, tradizione e tecniche, situazione e ubicazione, spirito ed espressione, stato originario e divenire storico e possono essere sia interne che esterne all'opera. L'utilizzazione di queste fonti offre la possibilità di descrivere il patrimonio culturale nelle sue dimensioni specifiche sul piano artistico, tecnico, storico e sociale.

Dunque, facendo un passo in più nel procedimento logico, le ombre degli orfani del Museo Martinitt e Stelline, come tutte le altre rappresentazioni degli spiriti che sono stati incontrati, in virtù del loro legame con il patrimonio immateriale cui si riferiscono e alla loro capacità di dargli una forma, possono essere accreditate nella ricca categoria delle fonti d’informazione78. Oltre a ciò, nel tentativo di giungere ad una loro definizione più accurata, come primo passo possiamo qualificare gli spiriti come fonti di tipo secondario in quanto mediate da una molteplicità di linguaggi, e come fonti autentiche, perché efficaci nell’aiutarci a comprendere gli aspetti intangibili della visita.

Come testimoniamo i visitatori dei casi di studio presentati, si può dunque arrivare a dire che l’autenticità si sposta dalla fisicità del luogo all’esperienza personale che il visitatore fa nel museo stesso, passando, di fatto, dal patrimonio all’esperienza fatta: ho sentito l’odore della sofferenza e

76 Inserire riferimento 77 Inserire riferimento 78 Inserire riferimento

162 dell’ingiustiza del regime comunistra; mi sono sentito in fondo alla fila degli orfani che corrono per le scale; mi sono lasciato eccitare dalla sete di conoscenza degli esploratori ecc.

A conferma di ciò, Wilks e Kelly79 osservano che l’autenticità non dipende unicamente dalla possibilità di entrare in contatto con un manufatto e/o con un luogo storicamente genuino – come è lo Stasi Museum – quanto dalla possibilità di fare un’esperienza intesa come autentica. In questa ottica gli spiriti possono essere considerati non solo come parte integrante di un più vasto e complesso patrimonio, ma possono essere definiti come mediatori di esperienze.