• Non ci sono risultati.

5.1. Il modello dello sviluppo dell’accessibilità

5.1.1. Il progetto di accessibilità del Castello di Rivoli di Torino

Residenza sabauda progettata nel 1718 da Filippo Juvarra, il Castello di Rivoli viene inaugurato nel 1984 come museo di Arte Contemporanea per ospitare parte della collezione del Marchese Panza di Biumo, disponendo di 38 sale nel corpo centrale e dello spazio espositivo della Manica Lunga, per un totale di circa settemila metri quadrati. Contestualmente all’apertura del museo è stato istituito l’ ”Ufficio Scuola” trasformato nel tempo nel Dipartimento Educazione, diretto - da allora e fino ad oggi - da Anna Pironti, docente di Didattica all’Accademia di Belle Arti di Bologna e di Museologia all’Accademia di Belle Arti di Urbin e affiancata qualche anno più tardi da Paola Zanin. Negli anni l’attività e di conseguenza la struttura del Dipartimento si sono ampliate: oggi il team è costituito da professionisti provenienti da percorsi di studi in Architettura, dal Dams, dalle Accademie con in comune l’idea dell’arte al servizio delle persone. Per quanto riguarda l’attività educativo sono nati dialoghi con la politica e nuove collaborazioni con numerose scuole e istituzioni del territorio torinese. In particolare il Dipartimento ha condotto una ricerca unica al mondo per rendere accessibile l’arte contemporanea alle persone sorde, pubblicando il primo Dizionario di Arte Contemporanea in Lingua dei Segni Italiana che presenta ottanta segni inediti ideati dal gruppo di ricerca.

41 Figura 16 Il Castello di Rivoli si racconta con la lingua dei segni

Ad esso, ha fatto seguito l’aver affidato la conduzione di attività in LIS a professionisti sordi che, dopo un percorso di formazione specifica come guide museali, hanno condotto le prime esperienze di visita guidata in Lingua dei Segni con un eccezionale successo di pubblico. A questa esperienza, si aggiunge la collaborazione con l‘ Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti per e con la quale il Dipartimento Educazione ha sviluppato dei percorsi in cui l’arte può non solo essere toccata, ma anche ascoltata e odorate, accompagnando queste attività con la gratuità di ingresso per la persona con disabilità e il suo accompagnatore.

A coronare questo ricco percorso di ricerca e sperimentazione è stato avviato nel 2010 il Tavolo di Confronto Culturaccessibile in collaborazione con la “Consulta Persone in Difficoltà” che coinvolge più di venti soggetti tra associazioni culturali, fondazioni, musei e istituti legati alle disabilità. Questo gruppo di lavoro unico nel suo genere ha realizzato il “Manifesto per la cultura accessibile a tutti59 che affida l’esercizio del diritto di cittadinanza di tutti nei luoghi della cultura ai seguenti dieci articoli:

1) Conoscere, considerare e conciliare le differenti esigenze della pluralità delle persone 2) Offrire un’esperienza culturale appagante per qualsiasi persona

3) Miscelare ed equilibrare l’accessibilità agli spazi, all’esperienza e all’informazione 4) Privilegiare l’aspetto relazionale, educativo e l’accoglienza

5) Comunicare in modo positivo, non discriminante ed escludente.

6) Ricorrere a pluralità di modalità comunicative e all’uso appropriato delle tecnologie. 7) Fornire informazioni oggettive per permettere un’autovalutazione dell’offerta culturale. 8) Promuovere la formazione degli operatori nei confronti dell’accessibilità alla cultura.

42 9) Invitare gli artisti a considerare le istanze dell’accessibilità.

10) Promuovere la ricerca sui temi della cultura accessibile.

5.1.2. L’accessibilià nell’interpretazione del Museo della Scuola

Il Museo della scuola ha condotto un percorso di riflessione sulle tematiche dell’accessibilità al patrimonio storico-educativo con alcune sperimentazioni svolte nell’ambito delle collaborazioni con il Museo Tattile Statale Omero di Ancona e con la cattedra di Pedagogia delle disabilità tenuta dalla Prof.ssa Catia Giaconi dell’ ateneo maceratese, opportunità di pratica a cui ho avuto il privilegio di prendere parte offrendo il mio contributo. Si è trattato nello specifico:

a) della progettazione di un percorso tattile e olfattivo, nell’ambito della Biennale Arteinsieme – cultura e culture senza barriere, promossa dal museo dorico e Tactus, centro per le arti contemporane di domenica 28 maggio 2017.

b) della progettazione e conduzione di un percorso laboratoriale dedicato agli insegnanti, in formazione e in servizio, interessati all’inclusione di alunni ipovedenti e non vedenti60;

c) della narrazione dello spazio museale per mezzo di nuove tecnologie calibrata per persone con disturbi dello spetto autistico61.

Queste due ultime iniziative sono state appositamente progettate per Unimc for Inclusion, un programma di formazione, convegni, laboratori, spettacoli e interviste sui temi dell’inclusione della durata di una settimana che si è svolta a dicembre, a cavallo della Giornata Internazionale della Disabilità, negli anni 2017 e 2018. Mi soffemerò, in particolare, su uno degli aspetti di cui mi sono presa cura con la sperimentazione dei percorsi appena elencati, quando per la prima volta mi sono approcciata all’uso dei cosidetti linguaggi dell’inclusione ovvero alla traduzione in parole delle immagini in 3D degli spazi museali.

Per la seconda edizione della Lezione al buio, nel tentativo di abbattere in autonomia la barriera del buio, ho guidato attraverso istruzioni esclusivamente verbali un partecipante che, bendato, dal proprio posto a sedere si è alzato, ha camminato fiancheggiando il perimetro dell’aula antica, ha svoltato dietro la parete divisoria e attraversato la porta di entrata dell’aula antica per andare poi sedersi in un banco prescelto, percorrendo con pochi passi il corridoio centrale.

60 Inserire articolo Ascenzi, brunelli 61 Inserire articolo Aldo caldarelli

43 Figura 17 Mappa del percorso laboratoriale della “Lezione al buio”

Nello svolgimento dell’azione, la mia postazione è sempre rimasta fissa e ad una certa distanza rispetto a quella mobile del partecipante per non incontrare il rischio di voler sostituire alla mia voce il gesto di una mano appoggiata al braccio o alla schiena che lo sostenesse. L’autonomia della persona bendata e la sua libertà di fermarsi, di rinunciare, di tornare indietro sono state le parole guida di questa sperimentazione che ha voluto dimostrare come possa bastare solo una voce che descriva cosa c’è nel buio per rendere accessibile uno spazio museale e far sentire integrate e incluse nel mondo reale le persone non vedenti o ipo-vedenti. Per quanto riguarda il linguaggio, nel mio nuovo ruolo di “traduttrice simultanea” (che ho crecato di mantenere con un ritmo misurato ed evitando di esibirmi) mi sono ispirata ai principi base elaborati a livello internazionale dall’Ofcom62 e alle linee guida dell’Audio description project dell’American Council of the Blind (ACB)63 statunitense che cita come prima regola: “quello che vedi è quello che dici”. Queste linee guida prestano molta attenzione al linguaggio e alla grammatica usati nelle descrizioni e da esse possono estrarsi e riassumere alcune regole:

• Essere chiari, concisi e discorsivi;

62 https://www.ofcom.org.uk/home https://it.wikipedia.org/wiki/Ofcom

44 • Usare dei termini ordinari oppure descrivere un termine tecnico e continuare poi a usare lo

stesso termine;

• Non usare frasi come “vediamo”, “una vista di” o “entra in vista”, perché è ovvio che lo vediamo;

• Variare i verbi. Usare per esempio gironzolare, bighellonare, marciare o andare a zonzo invece di camminare;

• Usare l’articolo indefinito invece dell’articolo definito se l’oggetto non è ancora stato introdotto o se non è un oggetto unico;

• Usare dei pronomi solo quando è chiaro a cosa riferiscono;

• Essere sicuri che il significato delle parole con diversi significati sia chiaro; • Non usare troppi avverbi o gerundi illustrativi;

• Descrivere le forme, la grandezza e altre caratteristiche delle immagini confrontandoli con oggetti che gli spettatori conoscono e usando delle metafore. Così non si descrive solo quello che si vedi, ma in questo caso è permesso, perché trasmettono l’essenza di quello che viene descritto.

La traduzione in pratica di alcune di queste regole è stata alla base della seconda sperimentazione a cui ho lavorato, ovvero quella della produzione di un’audio-descrizione64 nell’ambito di una progettazione inclusiva condotta con Aldo Caldarelli, video-maker dell’Università di Macerata, e svolta con la collaborazione di una studentessa universitaria con autismo ad alto funzionamento. L’audio-descrizione infatti è stata scelta come strumento tecnologico di realtà aumentata (AR)65 da offrire all’ingresso del museo con lo scopo di diminuire il livello di ansia creato dalla necessità di dover frequentare ambienti che ancora non si conoscono, frequente nel caso delle persone con Disturbi dello Spettro Autistico.

Questa volta, nel nuovo ruolo di “descrittrice” ho lavorato alla redazione della narrativa in due fasi. Per prima cosa abbiamo condotto un incontro al museo per visitare gli spazi insieme alla studentessa universitaria affinchè potessi comprendere quali fossero le criticità dell’ambiente rispetto alle sue necessità. Abbiamo insieme valutato, ad esempio, di non far ascoltare il suono vibrante della campanella, che abitualmente introduce all’area espositiva, per non provocare una crisi di agitazione che un rumore improvviso o insopportabilmente alto come quello avrebbe potuto

64 https://www.facebook.com/museo.scuola.Paolo.e.Ornella.Ricca/videos/976006612565651/

45 provocare. Molte persone con autismo possono soffrire infatti di iperacusia e mal tollerano rumori che normalmente non sono disturbanti per le persone neuro tipiche.

La nostra attenzione si è poi concentrata sulla mancanza dell’apparato espografico e della segnaletica interna. Abbiamo infatti considerato che questo fatto avrebbe potuto condizionare la qualità della visita museale delle persone con autismo, provocando in loro un stato di ansia e angoscia. I deficit sociali, comunicativi e relazionali delle persone con autismo sono infatti dovuti alla loro incapacità di “capire” come funziona il mondo degli altri. Mancano di intuizione non solo per quanto riguarda il mondo sociale ma anche il succedersi degli eventi,66 che cosa accade e che cosa accadrà. Per tutte queste considerazioni abbiamo scelto di produrre una video-descrizione che traducendo in parole ed immagini la mappa del museo, diventasse un’audio-mappa in grado di anticipare, in modo semplice e essenziale, dove si può andare una volti entrati nel museo. Il deficit nella comunicazione che caratterizza le persone con autismo fa sì che le stesse abbiano bisogno che il linguaggio verbale venga supportato con immagini (foto o disegni) o scritte. Temple Grandin, una scienziata autistica ad alto funzionamento, ha addirittura dichiarato di “pensare per immagini” per sottolineare come il canale visivo sia per lei estremamente più importante di quello verbale. Tutto ciò considerato, ho proceduto alla stesura della forma narrativa di seguito riportata secondo i principi sopra esposti.

Da questa ampia porta si accede al primo ambiente del museo.

Questo ambiente è composto da una prima area espositiva tematica, sulla destra, e da un corridoio che, a sinistra, affianca una libreria a vetri e attraversa il museo in tutta la sua lunghezza. Sul soffitto di questo ambiente si apre un grande lucernario circolare.

Il tema della prima area espositiva è il corredo dello scolaro. La sezione delle cartelle scolastiche si trova immediatamente alla nostra destra e consiste di una parete su sui sono esposte in ordine cronologico e disposte su tre file numerose cartelle scolastiche antiche e moderne.

Sotto la stessa parete sono collocate tre bacheche contenetni ciascuna una particolare cartella scolastica. Subito dopo troviamo la sezione virtula composta da una grande schermo touch screen disposto orizzontalemte sopra una cattedra. Questo schermo ci permette di accedere a contenuti digitali e amostre virtuali. Conclude questa area la postazione calligrafica. Questa è composta di due

66 Fondazione Bambini e Autismo onlus ( a cura di), Persone con distrurbi dello spettro autistico (ASD) in emergenza.

46

repliche di banchi scolastici antichi a cui è possibile sedersi per scrivere con il pennino e il calamaio. I banchi sono accostati ad una composizione di tre bacheche contenenti vari oggetti di cancelleria di diverse epoche: matite, penne, temperini, calamai e boccette portainchiostro. Questa sezione si chiude con una parete su cui si trova a destra una porta e al centro due monitor. A sinistra della parete prosegue il corridoio delle librerie. I due monitor al centro della parete permettono di accedere ad una raccolta di video testimonianze che possiamo ascoltare anche con la cuffia.

Seconda area tematica: l’aula scolastica antica.

Salendo un gradino, entriamo nell’aula. Davanti a noi ci sono due file di banchi scolastici antichi divisi tra loro da un corridoio centrale che possiamo percorrere fino alla cattedra posta in fondo su una pedana rialzata. Una volta arrivati possiamo scendere e uscire dall’aula per accedere al corridoio delle librerie. Il corridoio ci conduce alla terza ed ultima area tematica.

Nella terza area è esposta una collezione di banchi scolastici di diverse espoche posizionati su pedane. I banchi sono collocati in un’isola centrale e lungo due pareti. Quest’ultimo spazio è chiuso su quattro lati da una libreria a vetri, una parete finsetrata, una parete decorata con gigantografie maxigrafiche, un’ultima parete color lavagna. Su questa, a sinistra, si trova una finestra che si apre sull’aula scolastica antica. Sotto la finestra c’è una piccola biciclettina rossa, a destra un ampio spazio vuoto dove poter lasciare un messaggio, la nostra firma o un disegno realizzato con i gessetti.

Per uscire dal museo possiamo ripercorrere a ritroso il corridoio delle librerie fino alla porta di ingresso.67

Il testo elaborato è stato successivamente tradotto in voce narrante e montato come traccia audio nel prodotto multimediale audiovisivo finale. In conclusione, lo scopo di quella che possiamo chiamare “Audio-mappa del Museo della Scuola” è stato quello di contribuire a migliorare la qualità di vita di persone con disturbi dello spettro autistico cercando di progettare e produrre uno strumento di aiuto che fosse in grado di garantire l’esercizio della capacità di scelta e di accrescere

47 le potenzialità di autodeterminazione anche durante una visita museale, ovvero nell’ottica di una politica culturale orientata all’accessibilità.